Veniva trasmesso quarant'anni fa in Giappone il primo episodio della serie animata robotica Daltanious - Il robot del futuro (Mirai Robo Darutaniasu), arrivata anche in Italia un paio di anni dopo e diventata presto un grande successo, uno dei robotici anni '70 più famosi e apprezzati nel nostro paese.
 
Nel 1995 la Terra viene attaccata da invasori alieni e la guerra che ne deriva causa morte e povertà in tutto il Giappone. Kento è il capo di un gruppo di ragazzi che fa di tutto per garantire la sopravvivenza dei suoi amici, ricorrendo a qualsiasi espediente e rubando anche il cibo, se necessario. Un giorno Kento trova e attiva una misteriosa astronave e conosce il Dr. Earl, alieno proveniente dal pianeta Helios, che tempo prima era stato invaso e distrutto dagli stessi invasori che ora minacciano la Terra. L'unica speranza di salvare la Terra risiede nel principe del suo pianeta e nel potente Daltanious, di cui tuttavia il Dr. Earl ha perso le tracce durante l'atterraggio sulla Terra...
 

Daltanious segna anche il punto d'arrivo di Tadao Nagahama, l'imperatore del super robot classico, che con quest'anime realizza la sua ultima regia per un mecha. Nel 1980, infatti, ancora prima della fine della trasmissione della serie il regista si spegne a soli 47 anni a causa di un'epatite contratta in un viaggio negli Stati Uniti insieme alla moglie.

Tadao Nagahama e l'evoluzione del robotico

Tadao Nagahama nasce il 26 settembre 1932 e inizia come regista di spettacoli di marionette, entrando poi nell'industria degli anime: già nel 1965 è alla regia di vari episodi di Obake no Q-tarō, una serie umoristica molto celebre in Giappone, tratta dal manga omonimo di Fujiko Fujio. Tra i suoi anime degli anni sessanta il più noto è Tommy, la stella dei Giants, che abbiamo visto anche in Italia. Per arrivare al suo ingresso nel genere robotico dobbiamo attendere il 1975, l'anno del Prode Raideen, che recentemente è stato doppiato in italiano dalla Yamato Video.

È bene ricordare quale fosse lo stato del genere robotico agli inizi del 1975, nel pieno dell'era nagaiana. Mazinga Z era da poco terminato dopo quasi due anni di programmazione, Getter Robot stava per terminare, mentre il Grande Mazinga era a metà della sua corsa. Getter Robot G, Jeeg e Goldrake erano ancora da venire. Era chiarissimo che il genere tirava molto tra i bambini e che non si poteva lasciare un affare così redditizio per le vendite dei giocattoli in mano alla Toei. E così che la Tohoku Shinsha, un colosso cinematografico giapponese, commissionò all'allora giovane casa di produzione Sunrise la realizzazione di un anime robotico originale, Yuusha Raideen. La regia dell'anime venne divisa tra Tomino (primi 26 episodi) e Nagahama (rimanenti 24 episodi), semplicemente perché Tomino doveva dirigere anche la Stella della Senna in contemporanea e non riusciva a stare dietro ai suoi impegni.
 
Un articolo giapponese dedicato a Tadao Nagahama

All'epoca il genere robotico era malvisto dai registi, in quanto sembrava impossibile raccontare più che qualche storia infantile in queste serie prigioniere del canovaccio tokusatsu e schiave delle esigenze dei produttori di giocattoli. I grandi registi come Osamu Dezaki non lavoravano certo nel robotico, e a dirla tutta, i primi robotici non avevano un vero e proprio regista: avevano diversi direttori delle animazioni e registi di episodi singoli, ma la mano principale dietro di loro era quella del mangaka Go Nagai, non a caso li chiamiamo collettivamente robotici nagaiani. Sappiamo da interviste di Tomino come egli non amasse affatto il genere robotico ed è probabilmente da questa sua insofferenza che scaturì la rivoluzione Gundam.

Raideen

Diversa è la situazione per Tadao Nagahama. Artigiano dell'animazione, senza nessuna velleità autoriale, senza esternazioni e trollaggi vari, Nagahama si adatta a fare quanto gli viene richiesto, fa da supplente a Tomino e porta a compimento Raideen, mettendoci pure del suo - gli episodi di Nagahama si distinguono per una maggiore continuità e per la sottotrama della madre del protagonista - ma senza rivoluzionare alcunché.

Raideen è un grande successo, probabilmente grazie all'invenzione del colpo finale e alle caratteristiche divine del robot titolare. È a sorpresa un successo anche tra il pubblico femminile e pare che all'epoca il principe Sharkin fosse considerato un sex symbol, almeno secondo quando riporta Francesco Prandoni in Anime al cinema. Addirittura, quando Nagahama ne diresse la morte nell'episodio 27, alla redazione della Sunrise arrivò una busta contenente un rasoio! Questo dimostra che il problema dei fan squilibrati non è un problema solo di oggi.
 
Il principe Sharking, il sex-symbol di Raideen

Raideen è la prima tappa su un percorso che porterà la Sunrise a diventare la più grande casa di produzione del genere robotico, soffiando il primato alla Toei. È grazie alla successo di Raideen che viene prodotto l'anno successivo Combattler V, seguito da Vultus V, General Daimos e Daltanious, tutte opere di Tadao Nagahama, che lasceranno il segno nel genere e verranno poi copiate per anni, basti pensare ad anime come God Sigma, Golion, God Mars e Dairugger, che non sono parti di Nagahama, scomparso nel 1980, ma che in spirito sono suoi figli diretti, non fosse altro che per l'attenzione rivolta agli antagonisti, segno caratteristico del regista.

Grazie agli sforzi della Sunrise, che getta tutte le sue energie sul versante robotico - non dimentichiamo che negli stessi anni Tomino è all'opera con Zambot III, Daitarn III e Gundam, realizzando quasi altrettante serie di Nagahama - si assiste a un'esplosione del genere che ha dell'incredibile, un'esplosione superata soltanto da quanto avverrà dopo, nella prima metà degli anni ottanta, quando in un anno potevano venire trasmessi fino a cinquecento (500!) episodi robotici, una cosa unica e irripetibile nella storia dell'animazione.
 

Una cosa però è la quantità, un'altra la qualità. È facile produrre centinaia di episodi, meno facile è produrre episodi in grado di tenere vivo l'interesse e l'attenzione dello spettatore. C'è differenza tra un genere vivo e dinamico e un genere inflazionato, imprigionato in una bolla che è preludio a una scomparsa a breve termine. Prendiamo per esempio il periodo 1976-1977, durante il quale venivano trasmessi oltre 300 episodi robotici l'anno. Erano tutti di buona qualità o il genere era già inflazionato e a rischio di implosione?

La mia personale risposta è che sì, il genere era già inflazionato, che serie come Gaiking, Godam, Diapolon, Groizer X, Blocker Gundan (da noi Astrorobot Contatto Ypsilon), Gakeen, Mechander, Ginguiser non erano altro che opache copie degli anime degli anni immediatamente precedenti, senza nessuna innovazione significativa. Per un osservatore smaliziato il robotico sembrava avviarsi inevitabilmente verso la stagnazione e quell'esplosione appariva come il canto del cigno di un genere che non aveva più nulla da dire. In questo contesto entra in campo Tadao Nagahama e da solo salva il genere robotico, con un'espressione forse un po' forte, ma che a mio avviso rende l'idea di quale sia stata l'importanza di questo regista troppo spesso trascurato. È Tadao Nagahama che prende il timone del genere robotico nella sua accezione più tradizionale e lo guida con mano sicura verso nuovi lidi. È lui il maggiore regista del classico super robot classico che combatte contro il mostro della settimana, in un contesto fantastico in cui medioevo fantascienza si mescolano in un unicum indimenticabile e di grande impatto sulla giovani menti.
 
Gekido e Gorai da Il prode Raideen

Al contrario, Yoshiyuki Tomino è quello che uccide il genere robotico come era stato sempre inteso fino ad allora: novello Robespierre, con il suo Gundam decapita il vecchio super robot che Nagahama invece è stato in grado di tenere in vita. Probabilmente la scomparsa del super robot sarebbe stata inevitabile comunque, ma grazie a Nagahama la sua dipartita è stata posticipata al 1981 invece che al 1977. Ha dato almeno 4 anni di vita in più al genere, cosa di cui non si può che essergli immensamente grati. Nel 1984, anno ancora più inflazionato del 1976, con oltre cinquecento episodi trasmessi, Tadao Nagahama era scomparso, Tomino si era stancato - basta leggere le sue dichiazioni su Z Gundam - e nessun altro era più in grado di risollevare un genere che si sgonfiò improvvisamente e di fatto scomparve l'anno dopo.

Basta pensare che degli anime robotici del 1985, Z-Gundam fu un insuccesso, Dancougar e Layzner vengono interrotte prematuramente al 38esimo episodio e Ninja Senshi Tobikage troncato al 41esimo (gli episodi 42 e 43 sono degli inutili recap). Il mondo si era stufato del genere che scomparirà quasi del tutto per una manciata di anni, prima di tornare indietro al suo target naturale infantile con Jushin Liger del 1989 (di Go Nagai!) e alle serie Yusha degli anni novanta, dove lo Yusha del titolo è un omaggio allo Yusha Raideen di Tomino e Nagahama, tanto per cambiare. Il genere tornerà ancorato ad un target infantile fino ad Evangelion, che inaugurerà una nuova età dell'oro di sofisticati anime robotici che continuerà per un altro decennio.

Combattler V

Ma non facciamola troppo lunga, torniamo al 1976. Abbiamo detto che si trattava di un'epoca inflazionata, in cui centinaia di episodi robotici venivano trasmessi in TV, ma in che questa abbondante produzione le innovazioni significative erano ben poche. La serie più rilevante è stata senz'altro il Combattler V di Nagahama. Si noti bene, essere la serie più rilevante tra serie di qualità bassa o bassissima non è un grande merito, ma senza Combattler Vultus non ci sarebbe stato e quindi vale la pena di spendere qualche parola su di essa.
 
Mia e Garuda, gli amanti di Combattler

Combattler V è diviso in due parti, sul modello di Raideen, di cui si può considerare una copia spudorata. Come in Combattler la prima parte è dominata da un cattivo biondo di bella presenza - il principe Sharkin di Raideen diventa il Garuda di Combattler - destinato a una fine tragica, cosa che diventerà un marchio distintivo del robotico di quegli anni. Si parla per l'appunto del "cattivo tragico di Nagahama" anche se l'idea del biondo carismatico si può far risalire al Supremo Desslar della Yamato, andato in onda poco prima, nel 1974.

La prima parte di Combattler è la parte più seria dell'opera e si può vedere come il canovaccio iniziale su cui si svilupperà successivamente Vultus, anche perché i nemici sono in corrispondenza uno a uno: Garuda diventerà Heinel, la sua amata Mia diventerà Katherine, il suo braccio destro Shirei diventerà Luis Jeangyal e lo scienziato Narua diventerà Do Zuul. Ciò contribuirà a dare una cattiva reputazione a Combattler in Italia, perché ai tempi era molto probabile che capitasse di vedere Vultus prima di Combattler, facendo sembrare Combattler una brutta copia.
 

In Giappone invece Combattler è molto amato, non fosse altro che per famosa per la scena di agganciamento delle cinque unità che ha fatto scuola, e per la spettacolare colonna sonora. Inoltre è la serie robotica che porta al successo l'idea della squadra composta da cinque componenti (l'eroe, l'amico fico, il grassone, il bambino e la ragazza). Va detto che l'idea non è originale, perché è copiata direttamente dai Gatchaman della Tatsunoko (1972). Inoltre due settimane prima di Combattler la Tatsunoko manda in onda Godam, una serie robotica sui generis che ha pure una squadra di cinque componenti, anche se l'amico viene sostituito da un secondo bambino e quindi non può considerarsi canonica.

Anche la seconda parte di Combattler segue il modello preesistente di Raideen: avviene il cambio dei nemici e i due fratelli Gekido e Gorai fanno il paio con i fratelli Dangel e Warchimedes. In questa seconda parte il registro delle serie cambia e gli aspetti umoristici diventano più importanti di quelli drammatici. Rimane una serie godibile, più che altro per la simpatia del generale Dangel, sempre destinato ad essere sconfitto e a fuggire dal mostro della settimana a bordo della navicella di salvataggio, idea che vedremo in molte altre serie successive, ma va ammesso che questa parte è tutt'altro che innovativa e dal punto di vista della trama è quasi completamente statica.
 
I fratelli Dangel e Warchimedes di Combattler V

La transizione tra robotico nagaiano e di Nagahama è chiara a tutti i fan fin dall'inizio ed è resa magistralmente in un anime del 1997, Nadesico, che con idea geniale contiene al suo interno una serie anime che omaggia il robotico degli anni settanta. Dentro Nadesico assistiamo alla trasformazione di Gekiganger 3 (evidentemente modellato su Getter Robot) in Gekiganger V (evidentemente modellato su Combattler V), compresa anche una versione del principe Heinel di Vultus. Esiste un OAV di Nadesico tutto dedicato a Gekiganger che considero essenziale per chiunque volesse farsi un'idea dell'impatto del robotico di Nagahama. E' anche significativo il fatto che nel 2012, a 35 anni dalla conclusione della serie, si sia voluto omaggiare la opening di Combattler in un gioco di Pachinko.

Nonostante tutti i suoi pregi Combattler non si distingue particolarmente da Raideen e non porta grandi innovazioni sul lato tramistico, se non la storia d'amore tra Garuda e la sua subalterna Mia, che però dura solo due episodi, per quanto estremamente pregnanti.

Vultus V

Vultus V è l'anime che salva il robotico: in un momento in cui sembrava che il genere si incamminasse per una china discendente è la serie che prova che c'era ancora molto da dire e da mostrare, anche dopo l'abbandono di Go Nagai. Non bisogna scordare infatti che il 1976 è l'anno in cui Go Nagai litiga con la Toei che non gli accredita il lavoro fatto su Gaiking e abbandona il mondo della televisione per un bel po' di anni. La mancanza di Nagai segna la fine di un'epoca: la messa in onda di Combattler e Vultus segna l'inizio di un'altra era, quella del robotico di Nagahama. Quattro anni dopo, nel 1981, il successo dei film di Gundam segnerà l'inizio del robotico Tominiano.

Vultus segna un punto di svolta anche perché non è un caso isolato: l'anno successivo Nagahama supera se stesso con General Daimos, che per certi versi è anche superiore a Vultus, cui seguono altri buoni robotici sulla stessa falsariga, come God Sigma e Golion. Fino al successo di Gundam con i film del 1981 il robotico di Nagahama è il paradigma con cui tutti devono confrontarsi.
 

Ma torniamo a Vultus V. Cosa ha di tanto innovativo questa serie? Molto e allo stesso tempo non molto. Nagahama non è un rivoluzionario, è un evoluzionario, e quindi in Vultus - come in tutte le sue opere, comprese anche le precedenti Raideen e Combattler - ci sono in primo luogo tutti i topoi del robotico classico, semplicemente resi di nuovo bene e non come nelle copie di serie B che proliferavano in quegli anni. Tanto per parlare dell'aspetto più noto, quello per cui il robotico di Nagahama viene detto anche robot shojo, va detto che gli amori infelici destinati a finire tragicamente erano un tratto distintivo del robotico nagaiano da sempre. Possiamo per esempio ricordare un episodio di Mazinga Z, in cui un robot femminile creato dal Dottor Hell si innamora di Koji e muore per lui, oppure il film Uchu Enban Daisenso, il pilot di Goldrake, in cui la principessa Telonna, figlia del re nemico, muore per salvare Duke Fleed, trama poi riproposta nell'episodio di Goldrake con Robina e anche in un episodio di Gaiking.

Tuttavia Tadao Nagahama è il primo a spostare l'attenzione dal protagonista all'antagonista: in Vultus (e in Combattler prima di lui) la storia d'amore è tra i cattivi, non tra gli eroi! Nelle serie di Nagahama i nemici sono interessanti tanto quanto (e a volte anche più) dei protagonisti. Si tratta certo di un'evoluzione di idee nagaiane: anche in Mazinga Z dispiace quando muore il Barone Ashura e nel Grande Mazinga la morte del Generale Nero è indimenticabile. Tuttavia, si tratta di un'evoluzione non banale perché per la prima volta nel genere robotico i nemici vengono visti come essere umani e non come mostri che pensano solo a combattere e dominare. Possono avere le ali, oppure le corna, ma sono comunque umani e possono innamorarsi come tutti noi. Dopo Nagahama l'umanizzazione dei nemici diventerà lo standard dei robotici successivi, da Danguard, a Daitarn, a Gundam a Gordian, Ideon e Baldios, che spingeranno in avanti la frontiera del realismo psicologico di protagonisti e antagonisti.
 

C'è poi in Nagahama per la prima volta un aspetto sociale e politico, che era quasi del tutto assente nel robotico precedente e diventerà la norma nel robotico successivo. Per esempio in Vultus il tema portante è quello del razzismo. I Boazani (la razza nemica che tenta di invadere la terra a cui appartiene il principe Heinel, che più che antagonista chiamerei co-protagonista della serie) sono divisi in due "razze": i boazani con le corna (i nobili) e quelli senza corna (gli schiavi). La differenza non è netta e infatti seppur raramente un boazano senza corna può nascere anche da boazani cornuti (e immagino anche il viceversa). La cosa naturalmente è molto problematica, specialmente se il boazano in questione fa parte della famiglia reale regnante e viene cresciuto come nobile grazie a delle corna posticce, fino a quando la verità non verrà scoperta. Si noti che il tema del razzismo non è sconosciuto al robotico nagaiano e il celebre episodio del Grande Mazinga "Giovane sangue sulla neve" torna immediatamente in mente. Nella puntata Jun entra in crisi e cerca assurdamente di schiarirsi la pelle, in quanto mezzosangue, figlia di una giapponese e di un africano. Tuttavia nel Grande Mazinga questa tematica è estemporanea, si trova solo in quell'unico episodio, da un'idea di Gosaku Ota e non di Go Nagai, ed è interessante più per dare spessore psicologico al personaggio di Jun che per altro.

Vultus V invece è un anime di critica sociale, in cui fanno vedere le contraddizioni di un'intera società fondata sul razzismo. Dopo Nagahama la critica sociale nel robotico diventerà di casa, arrivando ai massimi livelli in anime come Ideon, Baldios e Dunbine, che possiamo considerare come anime decisamente politici. Ma tutto inizia con Nagahama.
 
Il principe Heinel di Vultus V

Vultus V è più di tutto la storia del principe Heinel che scopre a sue spese che è stato cresciuto in un mare di bugie, che tutto quello in cui ha creduto per tutta la vita è falso e che la sua buonafede gli è costato tutto. La crisi di Heinel rimarrà impressa nella mente degli spettatori per la sua potenza espressiva, anche perché la fine tragica è destinata a un maschio. Di donne crudelmente ingannate e portate a combattere contro l'eroe, il robotico nagaiano era pieno, pensate al generale Flora di Jeeg o a Naida e Rubina di Goldrake. Ma mentre in Nagai l'attenzione è sul lato sentimentale, in Nagahama viene condannata tutta una società, che non è difficile identificare con quella militaristica del Giappone Imperiale, responsabile della seconda Guerra Mondiale. In questo Vultus si differenzia dalla prima parte di Combattler, in cui manca del tutto l'aspetto sociale. Ciò detto, il destino di Garuda non è diverso da quello di Heinel: anche Garuda scopre che tutta la sua vita è stata una menzogna. Ma in Combattler queste idee sono solo abbozzate, svolte in due puntate centrali su 54 episodi di cui cinquanta si possono considerare filler infantili. Lo stile cambia completamente in Vultus e nei robotici successivi, che diventano decisamente più ricchi di tematiche pur rimanendo adatti un pubblico molto giovane. Vedremo quindi in Daimos ancora più politica che in Vultus (compresa una critica feroce dei militari terrestri), così come in Daltanious (qui i biodroidi hanno un destino ancora peggiore di quello degli schiavi senza corna) e in opere figlie spirituali di Nagahama (pensate a God Sigma o a Dairugger).

Vultus è il punto di svolta per Nagahama, che capisce come sia possibile far maturare il genere, pur senza snaturarlo e rispettando i vincoli del canone robotico. In questa serie Nagahama mostra mirabilmente come sia possibile coniugare il canovaccio tradizionale del mostro della settimana con una continuità serrata. Vultus V si distingue infatti per lo scarsissimo numero di puntate filler, intese nel senso di puntate riempitive, che non fanno progredire la storia, che si potrebbero bellamente saltare: su 40 episodi se ne contano 3 o 4, mentre tutte le altre contengono qualche collegamento con le puntate successive e non possono essere saltate. D'altra parte su 40 episodi, soltanto in uno manca il mostro della settimana, quello in cui vengono narrati i retroscena della vita di Kentarus in uno spettacolare flashback. Si tratta di un'impresa non da poco che gli riuscirà anche nelle serie successive, garantendo la sopravvivenza del mostro della settimana fino a dopo Gundam, quando verrà messo in dura crisi da Tomino lo sterminatore, tanto che finirà per scomparire negli anni ottanta.
 

Ma lasciamo parlare Nagahama: traduco da una sua intervista (dal Roman Album #14 Voltes V) le frasi seguenti:
 
"Fino ad allora le scene di battaglia erano il punto saliente di un anime robotico e la storia si concludeva in un episodio. Vultus V intendeva andare oltre. Volevo mostrare agli spettatori la prospettiva del nemico e la sua psicologia. Volevo anche creare qualche tipo di relazione di sangue tra l'eroe e il nemico. Gli anime precedenti non si erano mai interessati ai temi sociali, ma in Vultus V ho mostrato una situazione di razzismo tra chi aveva le corne e chi no."

Da queste parole si evince chiaramente come Nagahama avesse ben chiaro in mente cosa volesse fare. Si trattava di un regista eccezionale, che ha permeato di sé non solo tutte le opere su cui ha lavorato ma anche quelle in cui non ha lavorato, tanto forte era il suo influsso. Non a caso veniva soprannominato "L'imperatore", così come Akira Kurosawa. Inoltre, forse non tutti sanno che Nagahama ha contribuito anche alle colonne sonore di Vultus e Daimos sotto il nome di penna di Akira Aoi, questo per dimostrare quanto fosse dietro tutti gli aspetti della realizzazione dei suoi anime. Eppure, nonostante ciò, da semplice artigiano, all'epoca non veniva neppure creditato e il suo contributo si mescolava con quello di tutto lo staff sotto il nome collettivo di Saburo Yatsude, che ha caratterizzato una generazione di anime robotici.

General Daimos

La serie che segue Vultus è General Daimos, il coronamento della trilogia dei robot shojo e forse il suo capolavoro. La trama ruota attorno all'amore contrastato tra Kazuya, il pilota di Daimos, e Erika, sorella del generale nemico, Rikiter. La storia si dipana tra incontri, separazioni, rapimenti, inseguimenti e fughe varie dei novelli Romeo e Giulietta. Per molti versi Daimos non sembra scritto nel 1978, ma nel 1878, nel senso che non si fa sfuggire nessuno degli stratagemmi del romanzo d'appendice. Per esempio, in un episodio per fuggire di prigione la protagonista usa lo stesso trucco di Sandokan: la pozione che permette di fingere la morte apparente. In un altro episodio ci viene narrata l'infanzia dell'amico del pilota del robot: lo vediamo bambino a Parigi, con una madre poverissima e malata di tubercolosi, scacciata dal nonno perché ha sposato un pittore spiantato poi morto in un incidente; ad un certo punto madre e figlio vengono gettati fuori di casa nella strade tra il vento e la neve, neanche stessimo assistendo ad una puntata di Remì, anche se Daimos è ambientato nel futuro prossimo!
 

L'atmosfera generale ricorda un misto tra il feulleitton ottocentesco e il kolossal in costume anni cinquanta, visto che graficamente i baamesi sono raffigurati  vestiti da antichi romani e la base extraterreste è un tempio greco, seguendo anche in questo la tradizione nagaiana che data dai tempi di Mazinga Z. D'altra parte in Daimos sono anche presenti anche alcune scene di fan service, molto divertenti; per esempio c'è una puntata in cui il robottino mascotte della base cerca di costruire una macchina fotografica a raggi X per vedere le donne nude. Le gag umoristiche non mancano e per molti versi è una serie più leggera di Vultus, anche se non mancano i momenti con scene drammaticissime.  Come in Vultus, la sceneggiatura è serrata e praticamente senza filler, ogni puntata porta naturalmente all'episodio successivo, pur senza togliere l'amato mostro della settimana, riuscendo a mantenere un equilibrio invidiabile fra gli stilemi classici del genere e le idee originali, che di certo non mancano. In particolare sono notevoli i personaggi del comandante delle forze militari terrestri (Miwa) e il comandante delle forze di invasione baamesi (Rikiter) immagini speculari. Miwa è interessante perché parte come macchietta comica e si trasforma nel terrestre più crudele e bastardo che abbia mai visto. Daimos contiene anche una riflessione sulla guerra e sulla società che lascia il segno, e sorprende specialmente trattandosi di una serie che sembrava essere leggera e sentimentale. In Daimos sono presenti anche delle scene di tortura piuttosto pesanti, specialmente per il contesto spiazzante, ma negli anni settanta negli anime per bambini si poteva fare passare di tutto.
 
Rikiter e Laiza, i tragici amanti di General Daimos

Come da tradizione non manca la storia d'amore tragica tra i nemici, ovvero tra Rikiter e Laiza,  la bella scienziata dai capelli verdi che si occupa dei mostri meccanici baamesi. Com'è giusto, lo sconvolgente finale è tutto dominato dalla figura tragica di Rikiter, ed è un'altro di quei finali che solo Nagahama sa realizzare. 

Daltanious

Daimos viene seguito immediatamente da Daltanious, che non fa parte della trilogia shojo solo perché gli aspetti sentimentali sono secondari, ma per tutto il resto è un vero robotico di Nagahama. A dire il vero il regista no ha potuto lavorarci full time perché nello stesso tempo era impegnato anche con la realizzazione di Lady Oscar e forse per questo risulta essere un gradino sotto Vultus e Daimos, pur essendo un ottimo robotico, tra l'altro con una realizzazione tecnica eccellente per l'epoca. Daltanious è anche il primo robot ad avere un leone sul petto, idea che successivamente sarà ripresa molto spesso. Il tema principale di Daltanious è ancora quello della inumanità della politica dei grandi imperi, a cui viene contrapposta l'umanità del protagonista, che allo stesso tempo è un poverissimo orfano terrestre e l'erede al trono dello sterminato impero galattico degli Akron. Come in Combattler, Vultus e Daimos anche qui c'è un cattivo tragico, il Supremo Kloppen, che scoprirà che tutta la sua vita è fondata su una bugia: non solo, nell'eccellente finale scopriremo che anche l'intero impero degli Akron è fondato su una bugia, con una delle classiche rivelazioni alla Nagahama.
 
Kloppen, il nemico di Daltanious

L'assenza di relazioni sentimentali importanti, penalizza un po' questa serie, anche perché i comprimari di Kloppen non sono alla sua altezza, mancandogli l'umanità che ha caratterizzato i comprimari di Vultus e Daimos. A queste mancanze sopperisce però un'idea di fondo molto interessante, quella dei biodrodi, cloni umani usati come serbatoi di organi dalla classe dirigente di Helios. Decenni prima della pecora Dolly Nagahama si interroga sugli aspetti etici della clonazione e come sempre fa riflettere i suoi piccoli spettatori: chi sono i buoni e chi sono i cattivi? In questi giorni ricorre il quarantesimo anniversario della messa in onda di Daltanious in Giappone (da noi uscito nel 1981) e vale la pena far contenti i suoi fan con la sigla italiana:
 

In quegli anni, tanto era il rispetto verso Nagahama che si possono considerare suoi anche anime in cui non fu il regista, come God Sigma, il robotico Sunrise successivo a Daltanious. Addirittura si dice che il cattivo principale, Terral, fosse un personaggio femminile in un corpo maschile semplicemente per omaggio al Nagahama di di Versailles no Bara. Lady Oscar non portò fortuna al nostro, che in seguito alle critiche ricevute decise di ritirarsi dopo aver diretto i primi 18 episodi e di consegnare il timone al più quotato Osamu Dezaki. Ebbe ancora il tempo di dirigere la prima puntata di Ulisse 31, prima di incontrare una morte prematura il 14 gennaio 1980. Così si concludeva la sua parabola terrena ma non la sua influenza sul genere per cui è più conosciuto - anche se ha lavorato anche in altri generi - su tutti consiglio il bellissimo Io sono Teppei, realizzato lo stesso anno di Vultus. Rimane il dubbio su cosa sarebbe successo al genere robotico se Nagahama non fosse scomparso. Che cosa avrebbe realizzato in risposta al Gundam di Tomino? Sfortunatamente, non lo sapremo mai.
 
Saluto all'imperatore del robotico