Isekai è una parola che ultimamente sta andando molto di moda tra le produzioni giapponesi e si riferisce ad un'opera in cui una persona normale viene trasportata (solitamente non per sua volontà) in un universo parallelo. Anche se non è detto, gli isekai sono per lo più dei fantasy. In una società giapponese dove la spersonalizzazione è all'ordine del giorno e dove ogni lavoratore è considerato né più e né meno come un ingranaggio della società, il desiderio di evasione è molto forte. Ecco quindi che i protagonisti sono spesso hikikomori che rifiutano la società moderna o lavoratori costretti a turni ed orari impossibili (in Death March ad esempio tutto il primo episodio è dedicato ai massacranti turni di lavoro del protagonista). Per un pubblico giapponese è quindi una tematica che può far presa in modo molto forte: la possibilità di ripartire da zero, di avere poteri soprannaturali impensabili per chiunque in quel mondo, magari anche un harem di ragazze (o ragazzi anche se gli isekai coniugati al femminile rimangono una minoranza), insomma avere un vero e proprio riscatto sociale.

E per il pubblico occidentale? Ovvio che un appassionato di manga e anime possa appassionarsi a queste serie ritrovando gli stili classici di ciò che più amano, ma è più difficile che questo basti a conquistare un pubblico mainstream. Ecco quindi che non basta la tematica del personaggio sfigato che acquisisce superpoteri in un altro mondo. Un protagonista che non viene mai messo in difficoltà da nulla e da nessuno (come può essere in titoli come That Time I Got Reincarnated as a Slime) alla lunga finiscono per stancare e c'è bisogno di quello spunto in più che può essere dato da una forte impronta comica (Konosuba), una trama cruda e drammatica che non lascia spazio a momenti leggeri (Grimgar), un protagonista schierato dalla parte del male (Overlord) o una trama mozzafiato in cui il protagonista è messo in costante difficoltà (Re: Zero). Tutto questo lungo preambolo per dire che spesso si tende a fare tutto un fascio degli isekai, ma che ogni opera fa storia a sé e può avere tratti distintivi e tratti in comune con altre opere dello stesso genere (a proposito, volendo anche La Città Incantata di Hayao Miyazaki rientra nel genere e questo dovrebbe bastare a chiudere un eventuale dibattito sulle potenzialità espressive e qualitative del genere).

The Rising of The Shield Hero
 
Naofumi Iwatani passa molto del suo tempo a leggere light novel e fumetti fantasy. Un giorno la sua attenzione viene attirata da un misterioso libro con molte pagine ancora bianche e, dopo averlo sfogliato, si trova improvvisamente evocato in un universo parallelo. Scopre quindi di essere uno dei quattro eroi in possesso delle armi leggendarie, i quali hanno il compito di salvare il mondo dalla distruzione della profezia. Naofumi è "L'eroe dello scudo", il più debole, e si ritrova ben presto emarginato e tradito, con la sola compagnia del suo scudo. Ora Naofumi deve risorgere, diventare un vero eroe e salvare il mondo.

The Rising of The Shield Hero, anime disponibile con i sottotitoli in italiano sulla piattaforma Crunchyroll, ha un inizio davvero promettente. Tradito dalla sua compagna, trattato come reietto dal regno e accusato falsamente di stupro (anche se nell'anime è alleggerita come semplice tentativo), il protagonista Naofumi Iwatani deve cercare di sopravvivere con questo marchio di infamia e senza poter disporre di un'arma vera e propria. Allo scopo di trovare compagni si rivolge al mercato nero degli schiavi, e proprio qui acquista la semiumana Raphtalia. E sarà proprio lei a salvare l'umanità di Naofumi.
Raphtalia è il classico personaggio per cui non si può non provare empatia. L'aspetto iniziale è quello di bambina moe, ma con una storia tragica alle spalle: i genitori sono stati uccisi e lei è stata catturata, torturata e venduta come schiava. L'eroe dello scudo è l'unico a trattarla con umanità, ad insegnarle a combattere e ad offrirle la possibilità di riscatto. E dall'altro lato lei lo ricambia facendo in modo che Naofumi non ceda mai alla rabbia e al risentimento. Insomma una facile "perfect waifu" per il pubblico.

The Rising of the Shield Hero

Il problema è che la parte interessante finisce qui. Tutto il resto è una serie di scontri improbabili contro nemici vari, intermezzi leggeri che sanno di già visto, e altri eroi che si rivelano sempre più inetti e inaffidabili. Solo verso il finale si comincia ad intravedere un possibile filo drammatico relativo ai nemici che devono affrontare, ma le spiegazioni sono rimandate al prosieguo della storia. La sensazione resta quindi quella di un inizio dai toni molto dark con elementi decisamente pesanti (stupri, tratta di schiavi), ma bloccata in una serie di filler infiniti in attesa di uno sviluppo della trama e della personalità dei protagonisti che però non arriva mai.

Forse il problema di The Rising of The Shield Hero è tutto qui. A fronte di una buona idea e di protagonisti carismatici, alza tantissimo l'asticella delle aspettative verso una serie matura, ma prosegue poi sul falso binario di una serie leggera con combattimenti, cattivi stereotipati e poco approfondimento sui personaggi principali. La visione resta anche piacevole a tratti, ma dopo aver assaggiato uno splendido antipasto, il resto delle portate sfigura al confronto, lasciando un retrogusto amaro.

The Rising of The Shield Hero

E allora ci ricolleghiamo al preambolo sugli isekai. The Rising of the Shield Hero porta qualcosa di nuovo e di diverso nel genere o si perde nel marasma di titoli discreti e/o mediocri? Ahimé, purtroppo va detto che nonostante la buona premessa, l'anime rientra subito nei ranghi canonici dei fantasy giapponesi col rischio di finire presto nel dimenticatoio. La storia riesce a catturare subito l'attenzione, ti fa affezionare immediatamente ai personaggi e ti convince di avere grandi potenzialità. Ma poi le potenzialità non vengono espresse, i personaggi non vengono sviluppati completamente e la drammaticità resta soltanto un sottofondo a combattimenti e intermezzi leggeri.
Cosa si poteva fare di diverso? Naofumi inizia come reietto e probabilmente c'erano due strade possibili: trasformarlo in eroe maledetto, sopraffatto da rabbia e risentimento o mantenerlo integro nell'animo, creandogli un percorso di riscatto (come anche il titolo lascia intendere).
E se non c'è nulla di male nello scegliere la seconda strada, il problema è che è tutto troppo facile. Naofumi diventa subito l'eroe del popolo e la sua rivincita dà l'impressione di arrivare anche fin troppo facilmente. Messo a contrasto poi con altri eroi assolutamente inetti e incapaci, sembra davvero di un altro livello sin dall'inizio. Se non un maggior approfondimento psicologico, almeno un maggior pathos che avesse creato una risalita meno repentina e più irta di difficoltà, avrebbe giovato al tutto.

The Rising of The Shield Hero

Analizzandolo nel suo complesso ad ogni modo non si può dire che non sia apprezzabile. La storia non cerca di stupire con colpi di scena forzati e tutta l'ambientazione e i personaggi rimangono sempre in un contesto coerente. A voler proprio essere pignoli magari può suonare un po' forzata l'evoluzione quasi istantanea di Raphtalia da bambina ad adulta, ma non credo sia un delitto far sognare lo spettatore ad uno sviluppo romantico tra lei e Naofumi. Il fatto che poi Raphtalia rimanga mentalmente una bambina è anche funzionale a spiegarne il suo attaccamento all'eroe dello scudo e la sua infantilità.
Anche Naofumi dal canto suo è un personaggio interessante. Non agisce per una sua moralità o per giustizia: cercando di rimanere razionale, compie le azioni che più gli tornano vantaggiose. La sua indole buona rimane, ma è evidentemente ferito e non si concede troppo alle emozioni anche se farebbe di tutto per proteggere il suo gruppo.

Anche alcune tematiche proposte non sono di poco conto. C'è ad esempio la già citata tratta degli schiavi, con un protagonista che ritiene accettabile prendere una schiava al suo servizio, ci sono eroi che combattono per la gloria anche a discapito di eventuali "danni collaterali" e nel finale si scopre che anche gli antagonisti sono mossi dalle loro valide ragioni, costringendo Naofumi ad interrogarsi sulle sue motivazioni in battaglia. Peccato a tal proposito che l'ultimo arco risulti un po' troppo compresso: forse sarebbe stato meglio fermarsi prima e non introdurlo affatto piuttosto che riassumerlo in tre soli episodi.

The Rising of The Shield Hero

Il livello tecnico è buono pur senza avere particolari picchi, la CGI è presente, ma non disturba la visione integrandosi molto bene in battaglia. Le sigle sono davvero ottime anche se la colonna sonora di Kevin Penkin non spicca particolarmente specialmente nelle scene d'azione. Rispetto al manga (edito in Italia da J-POP) alcuni eventi hanno toni emotivamente più attenuati e alcuni approfondimenti sembrano sacrificati all'azione, lasciando l'impressione di aver voluto rendere il prodotto finale più simile ad un classico battle shonen che a un fantasy.
 
In definitiva non mi sento di bocciarlo senza appello e voglio comunque tenere in conto il setting iniziale buono. Alcuni episodi sono piacevoli e si riesce ad empatizzare con Naofumi e compagni. Tuttavia, l'anime non ha il pathos di Re:Zero o la complessità degli intrighi di Overlord, non ti lascia il magone di Grimgar o il buonumore di Konosuba. Rimane una storia leggera che si può guardare, ma che dopo aver stabilito un inizio decisamente originale e particolare, poteva e doveva osare un po' di più magari evitando di concedere praticamente subito il riscatto e la rivincita ai protagonisti. Non sarà la serie che cambierà gli isekai o che sarà ricordata negli anni, ma probabilmente una seconda stagione la guarderei volentieri, sperando in una svolta su toni più drammatici sulla falsariga dei primi episodi e di alcuni di quelli centrali.