Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

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6.5/10
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Attualmente "Konosuba", nella mezza dozzina e oltre di isekai che ho visto, credo sia quello con l'anima più scema, e questo... considerando la sovrabbondanza del genere, può anche essere positivo.

Il mio primo pensiero, appena ho visto il protagonista, Kazuma, è andato subito a Subaru di "Re:Zero". Un altro semi-recluso in casa, con la tuta, stranamente senza problemi di interazione sociale, che ha scelto la serata sbagliata per mettere il piede fuori dal suo tugurio. La differenza tra i due ragazzi sta nel fatto che Kazuma, oltre a cambiare il suo indumento e non finire stecchito ad ogni episodio, sarà pienamente conscio del motivo (imbarazzante) che lo ha portato a tanto e, cosa rara, verrà pure coinvolto in prima persona nella scelta della destinazione. Sua sarà la volontà di un luogo medievaleggiante al posto del paradiso o di un nuovo inizio sulla Terra.

Questa sorta di affinità tra le due serie è stata successivamente sottolineata anche nello spin-off superdeformed "Isekai Quartet", dove, all'ormai famoso Ainz di "Overlord" veniva affiancata, per similitudine, la terribile nazi-bimba Tanya di "Yojo Senki".

Vedendo la prima puntata di "Konosuba", le due domande che sorgono spontanee sono: "Perché le divinità dovrebbero progettare questa sorta di purgatorio tolkeniano e dare pure piccole concessioni, dato che nessuno vuole comprensibilmente finirci? Il signore oscuro da sconfiggere lo hanno creato loro oppure è uno di loro?" Nessuno se lo chiede, e anche noi dobbiamo sorvolare, prendendola come semplice, ennesima parodia dei Jrpg classici e, soprattutto, del cosiddetto eletto.

Il gruppetto principale, come da tradizione, andrà a costituirsi rapidamente - per essere precisi, nei primi tre episodi. Kazuma finirà per l'essere l'unico maschio in un quartetto di belle ragazze, che però non avranno interesse romantico per lui e anzi gli causeranno più guai che momenti piacevoli. L'idea vincente in effetti sta in questo, un harem senza vantaggi. La loro graziosità superficiale sarà l'unica nota positiva nell'averle vicino. D'altro canto, Aqua è sì una dea/arciprete con potenti capacità di purificazione e supporto, ma è anche piuttosto lamentosa, irresponsabile, insensibile e imbranata. Di buono ha che stranamente, per quanto egocentrica e desiderosa di attenzioni (pur sempre una dea), non ha problemi a sporcarsi le mani nei lavori umili né mostra di disprezzare in alcun modo i semplici umani. La più giovane Megumin invece è sì un'arcistrega con ottime potenzialità magiche offensive, ma per una volontà di stampo puramente feticista padroneggia solo una magia ad area dal tempo prolungato, che una volta utilizzata la prosciuga, rendendola un peso morto per la squadra. Inoltre è il tipico personaggio con la cosiddetta "sindrome della seconda media", ovvero che vuole apparire 'figo' facendo grandi proclami di sé, o di ciò che gli interessa, sempre con lo stesso schema. A chiudere poi la formazione vi è la crociata Darkness, l'unica delle tre che smuove un minimo l'interesse mascolino di Kazuma... quando è seria. Ecco, Darkness sarà anche una di nobili intenti e forzuta, ma non solo nella scherma si farebbe battere facilmente da un novellino, ma è anche una super-masochista che fantastica sempre a voce alta cose imbarazzanti. In pratica, Kazuma, pur essendo un 'niubbo' che impara abilità in stile power-player, cioè senza un'interpretazione ruolistica netta, avrà da subito, al suo servizio, ben tre classi avanzate, tutte perfette per compensare un aspetto vitale del party. Una situazione davvero invidiabile in un contesto fantasy, peccato che tutte e tre abbiano il cervello bacato e siano scarsamente efficaci nel momento del bisogno. Del resto, nemmeno Kazuma è un tipo senza macchia, e difficilmente lo si potrebbe definire davvero il capo del gruppo. Per quanto si dimostri da subito stranamente efficace nelle nuove abilità acquisite e sia dotato di un po' più di buon senso rispetto alle compagne, il ragazzo sarà sempre piuttosto diretto nel rinfacciare i difetti altrui, mostrerà una morale ballerina e sarà a sua volta tendente all'egoismo/competitività infantile. Tutti e quattro insieme faranno una bellissima e disfunzionale Armata Brancaleone.

Gli episodi puntano totalmente sull'umorismo e sulla vita quotidiana di Kazuma & compagnia nel villaggio di partenza, ovvero il luogo più lontano dal loro obiettivo finale. Una vita fatta di missioni (meno semplici di quanto si aspettassero) e di piccoli litigi. I protagonisti saranno per buona parte del tempo in bolletta e, per migliorare la loro condizione, dovranno aspettare parecchio. In questa stagione vi sono pochi combattimenti importanti, le poche morti sono visivamente innocue, la gente viene resuscitata, c'è fanservice, perlopiù leggero - eccetto che nella pepata puntata 9 con le succubi -, mancano accenni di intrighi malvagi, c'è carenza (per fortuna) di elucubrazioni paranoiche fini a sé stesse e l'atmosfera avventurosa è inevitabilmente sotto il livello degli altri isekai, più o meno seri. In pratica, è tutto un mega-tutorial.

Le occasioni per prendersi un minimo sul serio però a "Konosuba" non sono mancate, ma vengono volutamente saltate, come nell'episodio 5 con Mitsurugi. Il ragazzo, con un'origine parzialmente simile a Kazuma, era un personaggio con del potenziale drammatico, aveva dedicato tutto sé stesso alla missione, ma non solo non gli hanno fatto metabolizzare adeguatamente la verità, ma è stato pure trattato da misera macchietta perdente di passaggio. Questo episodio, ammetto, mi ha quasi tolto la voglia di continuare la visione, perché, pur rendendomi conto dello stile della serie (per questo basta il primo episodio), mi ha tolto ogni speranza di qualche sviluppo più intelligente.

Per quanto riguarda invece le figure secondarie, non si può dire che "Konosuba" ne sia particolarmente ricco. Certo, alcuni volti della città si vedono con una certa frequenza, perlopiù nella gilda, e di qualcuno ci viene accennato persino il nome verso la fine delle puntate, ma il loro sviluppo e utilizzo sono sotto la soglia minima per poterli definire dei veri personaggi. Si salva, a pelo, solo la tardiva e procace Wiz, che è pure poco credibile nel suo ruolo.

Alla fine... la leggerezza, unita ai pianti e broncetti di Aqua, sarà l'arma principale di "Konosuba". Una serie assolutamente gradevole e rilassante, ma che, anche senza tradirsi, poteva dare enormemente di più, magari non perdendo così tanto tempo con la zona di partenza o con quest poco interessanti. Presentando un avanzamento minimo della storia, almeno. Per fortuna in questa stagione (più breve della già scarsa media), vi sono almeno due boss-fight, che, per quanto in chiave di commedia, alzano un minimo l'interesse.

Staremo a vedere se la seconda stagione e i due OAV smuoveranno un minimo la situazione. Francamente non me lo aspetto, ma... mal che vada, sarà una visione divertente.

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Premesso che "Re:ZERO" potrebbe apparire ai più come quel tipo di anime che o lo si ama o lo si odia, io personalmente faccio parte di quella ristretta cerchia di spettatori che cerca e trova una sorta di via di mezzo. Ma andiamo per gradi.

Trama: Subaru è un ragazzo privo di vita sociale che, all'improvviso, viene catapultato in un mondo fantasy di ambientazione medievale, in cui si svolgerà il resto della serie, e, senza porsi alcuna domanda, accetta, anche abbastanza felicemente, questa "scelta del destino". Si trova poi ad essere tratto in salvo da una brutta situazione da Emilia, giovane mezz'elfa dai capelli argentati, di cui si innamora quasi subito. Per ripagare il debito (e in funzione dei sentimenti che prova per lei), decide di accompagnarla nelle sue avventure (o disavventure) future. In breve tempo Subaru si accorge di aver acquisito una capacità che gli permette di sopravvivere alla morte, riavvolgendo il tempo e facendolo ripartire da una sorta di check point posto qualche giorno addietro, capacità definita dallo stesso Subaru "Ritorno dalla Morte".

Il teletrasporto in un mondo parallelo è ormai cosa nota, vista e rivista, ma ben venga, visto che permette agli autori di non avere alcun limite a livello di trama e ambientazione, che è cosa buona e giusta. Il problema è che questo tipo di premessa genera delle aspettative che pretendono e meritano di essere alimentate a dovere. E' proprio il caso di "Re:ZERO", ovvero un anime che parte con tanti buoni propositi e un'idea, quella del "respawn", tutto sommato, originale e dall'ottimo potenziale, finendo però per perdersi per strada. Analizziamolo nel dettaglio.

Malus: la trama c'è, si percepisce, appare anche abbastanza avvincente e potenzialmente articolata. Il problema è che manca di un qualsiasi tipo di approfondimento, tanto che a metà serie viene da chiedersi se abbia effettivamente avuto inizio. E' di genere mistery, e quindi può anche andare bene porre alcune domande senza dare le risposte, ma, se all'ultimo episodio non sono ancora venuto a conoscenza di nulla, ci rimango male. La caratterizzazione dei personaggi è superficiale e piatta; persino per i protagonisti Subaru e Rem (sì, di fatto è lei la coprotagonista, non Emilia) non vengono approfonditi a dovere i tratti e i background (quasi totalmente inesistenti per gli altri personaggi). Inoltre molti vengono estremizzati all'inverosimile senza motivazione alcuna, tanto da rasentare, in alcuni casi, il ridicolo. Estremizzare non è sbagliato, ma è un tipo di caratterizzazione da non prendere alla leggera, bensì da trattare con cura e devozione. I dialoghi non sono gestiti troppo bene; sono belli, ma risentono dei personaggi eccessivamente stereotipati, finendo per apparire, in molti casi, prevedibili e banali (riferimenti a episodio 18 puramente casuali).

Bonus: il design dei personaggi è in assoluto, a mio parere, il punto di forza dell'anime; le gemelle in primis sono trattate in modo eccelso dal punto di vista estetico. Pur essendo, soprattutto Rem, pura carne da macello per l'otaku medio, non ho potuto fare a meno di apprezzarle. Anche Emilia, le altre candidate al trono e i cavalieri non sono da meno. La grafica in generale è da pieni voti così come il sonoro.

In conclusione, non è difficile notare come lo scopo ultimo dell'anime sia far parlare di sé, nel bene e nel male, lasciando quei buchi nella trama per alimentare la curiosità dei fan, pubblicizzando di fatto la serie di light novel. Anche questa volta ha vinto il portafogli. Una seconda stagione trattata a dovere potrebbe porre rimedio a tutti gli errori presenti in questa prima serie, che sono di fatto buchi di trama e mancanza di approfondimento dei personaggi. Nonostante tutto l'ho seguito abbastanza volentieri e mi ha lasciato dei buoni spunti, anche se mi aspettavo molto di più, perciò conquista una sufficienza di fiducia in vista appunto di stagioni successive. Ne consiglio una visione tranquilla e priva di aspettative e qualcosa di buono ci troverete.

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"Dio c'è e vive a Bruxelles" titolava un film transalpino in tempi relativamente recenti. "Anche il Signore del Male c'è, e vive ad Asakusa (Tokyo)" si potrebbe dire dopo aver avuto a che fare con l'anime di "Hataraku Maou-sama"!

Tratto da una light novel (tra l'altro ancora in corso) di Satoshi Kawahara, la storia ci propone quello che ora come ora potremmo definire un "reverse-isekai" incrociato con lo schema che abbiamo visto già applicato in un opera come "Maoyuu: Il re dei demoni e L'Eroe".
Troviamo infatti il signore dei demoni Satan che, dopo aver imperversato nel modo di Ente Isla, viene messo alle strette dall'eroe e dalla sua cricca e quindi fugge in un portale e finisce nel nostro mondo insieme al suo generale Ashiel. Arrivato da noi però non ha praticamente nessun potere e quindi deve darsi da fare per portare a casa la pagnotta. Qualche tempo dopo lo troviamo nei panni di Maou Sadao, ligio dipendente del fast food WacDonald, che abita insieme al fedele coinquilino Ashiya in un monolocale da soli sei tatami di metratura. Egli vorrebbe far carriera nella compagnia e conquistare a suo modo il mondo umano, ma ben presto incontra il suo acerrimo nemico l'Eroe, anzi l'eroina Emilia, anche lei finita nel nostro mondo e ora impiegata senza (anche qui o quasi) poteri in un elegante call center.

Non è facile, a dire il vero, inquadrare "Hataraku Maou-sama!". L'inizio è da battle-fantasy e ci fa vedere una incalzante e spettacolare prima sequenza. Con il passaggio nel nostro mondo i toni si fanno quelli da quasi situation comedy ma ecco poi che il fantastico ritorna più al centro della scena dopo non molto tempo. Alla fine gli elementi principali che danno consistenza alla storia sono due: l'eterno dualismo tra l'Eroe e il Re dei demoni e il veder calati questi due attori da mondo fantastico nella realtà quotidiana.
A dire il vero questi due non paiono avere molto di fantastico: il "malvagio" Maou alla fine pare giusto un ragazzuolo smargiasso e abbastanza pragmatico, e ben poco si sa sul perché sia finito al comando degli eserciti demoniaci; l'eroica Emilia invece sembra in tutto e per tutto una ragazza normale che ben presto si adatta alla vita giapponese e riesce con facilità a svestire i panni dell'Eroe che, si apprenderà, ha dovuto vestire suo malgrado. Due figure, come da tradizione, ben più vicine di quanto non si pensi. E infatti i due più volte faranno fronte comune nelle situazioni "fantasy" che porteranno con loro alcuni visitatori dal mondo di Ente Isla.
Nel lato dell'isekai inverso invece siamo deficitari. In pratica viene saltata tutta la fase di adattamento dei personaggi alla vita nel Giappone moderno e la cosa viene ripresa, con qualche risvolto comico, solo quando entra in scena il personaggi di Suzuno.

Diciamo poi che l'anime in sé è ben confezionato: gradevoli e puliti i disegni; ben realizzate le ambientazioni che rendono davvero bene il paesaggio metropolitano di Tokyo; buone le scene d'azione con il caso a parte dell'ottima sequenza di apertura; gradevole anche la musica con due belle sigle, in particolare l'ending dei Nano.ripe; e poi c'è la divina Yoko Hikasa che dà la voce ad Emilia e che vale ogni secondo in cui è possibile ascoltarla.
"Buono" è quindi il giudizio che possiamo dare a questo anime che come unico limite ha quello di mostrare uno "straordinario quotidiano" piuttosto che un "quotidiano vero e proprio", e che inoltre, come molti adattamenti di light novel, mostra solo una fase iniziale di una storia ben più ampia che può svilupparsi in ogni modo possibile. Al limite ci sono sempre i volumi originali pubblicati, anche ufficialmente, in lingua inglese.