Spulciando tra saggi, interviste e articoli, sempre in cerca del nuovo approfondimento da scrivere, diventa abbastanza comune imbattersi in numerosi aneddoti dietro le quinte su questo o quell'anime, personaggio o studio di produzione. Piccole curiosità, non tali da realizzarne articoli dedicati, ma abbastanza interessanti da volerli diffondere agli interessati.

In questa rubrica andremo quindi a raccogliere alcuni di questi aneddoti e curiosità.

Otaku maschi adulti a caccia di giovani maghette

 
  • Qual era il target di pubblico pensato per Minky Momo?
Era il gruppo di consumatori che avrebbe acquistato i giocattoli prodotti da Bandai... le bambine tra i 3 e i 5 anni.
 
  • Vi aspettavate che ci sarebbero stati fan adulti?
Assolutamente no. La serie iniziò nella primavera 1982 e loro apparirono circa sei mesi dopo. Fu completamente inaspettato, ma un ragazzo venne nel nostro studio a dirmi che era il presidente del fan club dedicato a Minky Momo, che era formato da membri di età compresa tra i 18 e i 30 anni. Fui sconvolto! Mi disse che trovata Minky Momo carina. Per me è una cosa difficile da comprendere ancora oggi. Sì, Minky Momo è carina, ed è un personaggio che piace a tutti. Mi aspettavo una reazione simile dalle bambine di cinque anni e dalle loro madri, che magari potevano guardare la serie insieme a loro, ma non da uomini adulti.
 
  • Quello era un periodo in cui i fan club dedicati agli anime stavano crescendo
Sì, ero consapevole dell'esistenza di fan club dedicati a Gundam, ma non mi aspettavo comunque ne esistessero anche per Minky Momo.
 
  • Le ultime opere dedicate a Minky Momo sono state molto apprezzate da questi fan maschi. Le animazioni erano eccellenti ed il personaggio era doppiato dalla famosa Megumi Hayashibara. Vi stavate deliberatamente rivolgendo a questi fan per spingerli all'acquisto videocassette della serie?
Assolutamente no. Non avevamo mai tenuto questi fan in considerazione. Tuttavia, affrontammo nella serie la questione di bambini che non vogliono crescere. Nella seconda serie ci spostammo più nel rappresentare il mondo degli adulti che quello delle bambine. Ci sono più livelli di lettura della serie. 

Toshihiko Sato, addetto alla pianificazione di Minky Momo e presidente di Production Reed
 
 
  • L'esistenza di fan maschi adulti vi sorprese?
Sì, fu una grande sorpresa per noi. Da circa metà serie ci rendemmo conto della loro esistenza. Eravamo ancora più sorpresi dal fatto che quando facevamo degli eventi dedicati a Creamy Mami il pubblico era prevalentemente maschile. Prima di allora gli eventi dedicati alle maghette non attiravano i fan maschi. Loro magari c'erano, ma erano poco visibili. I fan maschi delle maghette sono cresciuti dopo Creamy Mami. All'epoca il termine otaku per indicare questo tipo di fan non era ancora molto conosciuto, tuttavia Creamy Mami può essere considerato uno dei fattori che ha portato alla diffusione del fenomeno. 
 
  • Avevate cercato di catturare questo tipo di pubblico?
Non all'epoca. Non ci avevamo neanche pensato, dal momento che lo sponsor voleva vendere giocattoli per bambine. Non ci eravamo resi conto che avremmo potuto vendere videocassette, dal momento che erano molto costose.
 
  • Quali sono i tuoi sentimenti riguardo a questi fan maschi?
Come detto, non abbiamo realizzato Creamy Mami per loro. Ci era stato chiesto di creare un anime televisivo originale per vendere giocattoli alle bambine, e noi realizzammo personaggi e situazioni con queste limitazioni ben in mente. Siamo felici se la serie è rimasta nei cuori delle persone. E siamo onorati in quanto creatori se il pubblico ha ricevuto dalla serie più di quanto noi avessimo pianificato.

Yūji Nunokawa, produttore di Creamy Mami e fondatore di Studio Pierrot
 

Fonti consultate:
- Interview with Sato Toshihiko: On Magical Girls and Male Fans (Part One) - A Different Sort of Heroine
- Interview with Nunokawa Yuji: On Magical Girls and Male Fans (Part Two) - Kindness Rather than Strenght
(The Moè Manifesto: An Insider Look at the Worlds of Manga, Anime, and Gaming di Patrick W. Galbraith)

82 sfumature di grigio


Le risorse di Sunrise erano esigue, e Gundam non ebbe nemmeno uno dei migliori trattamenti da parte dello studio. La maggior parte dei nostri animatori faceva parte del team Nagahama, che lavorava su progetti subappaltati da Toei. Perchè tutta questa attenzione ai progetti subappaltati? Sunrise stava indebolendo i suoi progetti originali... non aveva senso! La situazione con Yamato era completamente diversa. Con quelle risorse Sunrise avrebbe potuto realizzare ben tre anime contemporaneamente. Prendiamo per esempio la color chart. Quella di Yamato aveva più di 300 colori, Gundam mi pare fossimo intorno ai 79. Ricordo che dovetti insistere per far aggiungere altri tre colori intermedi, arrivando a 82 colori complessivi. Con Yamato arrivavamo a 82 già solo con le sfumature di grigio!
  

Fonte consultata:
Making Gundam: The Inside Story (youtube.com)

Yukito Kishiro e gli adattamenti animati di Gunnm


Quando mi fu presentato il progetto di una trasposizione animata di Gunnm c'erano diversi aspetti con cui non ero d'accordo, per cui lo rifiutai. Il progetto partì nonostante tutto, e venni portato a Tokyo per un incontro di produzione dove mi furono mostrati gli storyboard. Alcuni aspetti non mi convincevano e chiesi quindi alcuni cambiamenti e correzioni. Il team di produzione rispose tuttavia che non avevano il tempo per operare tali cambiamenti, cosa che mi fece dubitare del senso di quell'incontro. Non rimasi soddisfatto dal momento che non avevo potuto dare alcun apporto al prodotto. Mi piacerebbe molto se venisse fatto un nuovo adattamento animato di Gunnm, ma sarebbe difficile dal momento che, quando furono venduti i diritti per l'adattamento cinematografico dell'opera, anche i diritti per una trasposizione animata vennero ceduti a FOX, che fu poi acquistata da Disney. Ad oggi, Disney possiede i diritti per un adattamento animato di Gunnm. 
 
 

Fonte consultata:
Gunnm - Yukito Kishiro Panel in Paris (fullfrontal.moe)

Shonen Magazine da un milione di copie


Gli anni '60 portarono ad un'esplosione incredibile del fumetto giapponese: la crescita economica del dopoguerra, l'esplosione di nascite del baby-boom, il successo dell'intrattenimento televisivo e delle trasposizioni animate, la regolarizzazione del merchandise, la rivoluzione della narrativa shojo e la completa assenza di censure che permetteva ai narratori di seguire la contestazione studentesca e universitaria con opere sovversive e dissacranti sancirono una crescita impensabile del settore. La diffusione della televisione fece inoltre abituare il pubblico alla periodicità settimanale degli spettacoli, spingendo gli editori di manga a prediligere una periodicità settimanale per le loro riviste principali. Sfruttando questa contingenza, lo storico Shonen Magazine di Kodansha sarebbe stata la prima rivista di manga a toccare il significativo traguardo del milione di copie, sul finire del 1966.
 
Shonen Magazine 1966-1967

Fonte consultata:
Il manga - Storie e universi del fumetto giapponese di Jean-Marie Bouissou

I dolori della giovane Ikeda


Devo ringraziare solo l'energia che mi derivava dalla giovane età. Al tempo le riviste di manga per ragazze erano settimanali: significa che dovevo passare giorni interi senza dormire e, il giorno della consegna di un episodio, crollavo, dormendo per sedici ore. Poi, al risveglio tornavo a disegnare l'episodio successivo. I manga per ragazze, contrariamente a quelli per i maschi, richiedono un maggior lavoro da parte dell'autore: mentre i mangaka uomini spesso affidano molte parti della lavorazione ad assistenti, le lettrici sono molto più sensibili e si accorgono subito quando un singolo sopracciglio o un boccolo di capelli sono disegnati da un'altra persona. Perciò dovevo prendermi cura io di tutto, dalle complicatissime divise ai dettagli delle capigliature, limitando il ruolo delle assistenti a funzioni molto ridotte. Avevo tempo solo per mangiare cibi precotti, cosa che peggiorò i problemi che avevo a un rene. Continuai a disegnare anche con la febbre a 39, ma quando il problema renale si aggravò fui ricoverata d'urgenza. I redattori vennero subito a prendermi in ospedale e mi costrinsero a farmi dimettere e a continuare a disegnare. Per certi versi fu un inferno, ma a 24 anni ero così eccitata per quello che stavo disegnando che spesso, quando finivo un episodio, anche se ero spossata non riuscivo a dormire. Così a volte con le assistenti andavamo a Tokyo a far compere, principalmente di vestiti! 
Le rose di Versailles

Fonte consultata:
Intervista a Riyoko Ikeda - parte prima - (Le rose di Versailles vol.1, edizione d/books)