Quando si pensa alle arti marziali inevitabilmente la mente corre a figure legate all'Estremo Oriente: da Bruce Lee al maestro Miyagi di Karate Kid sono tanti i personaggi e le personalità che popolano il nostro immaginario collettivo. Molte hanno la loro origine in paesi come Cina, Corea e appunto Giappone. Facciamo quindi un rapido excursus sulla loro storia concentrandoci ovviamente su quelle nipponiche.
 

Le origini delle arti marziali in Giappone sono legate a doppio filo alla figura del samurai. La classe dei guerrieri nella società giapponese medievale era altamente addestrata al combattimento ed erano inseparabili dalla loro katana che imparavano ad impugnare correttamente attraverso un rigoroso addestramento.
Durante gli allenamenti venivano usate armi finte per non rischiare che ci fossero vittime ed era praticato il combattimento corpo a corpo per imparare a battersi senza armi usando il corpo dell'avversario come arma di difesa e offesa.
La filosofia seguita dai samurai era chiamata "bushido", la cosiddetta "via del guerriero". Unendo i principi del bushido ad un severo allenamento ottenevano una forte disciplina anche nella vita quotidiana. Sebbene la classe dei samurai sia stata abolita durante il periodo Meiji (1868-1912) è rimasto presente il loro insegnamento e molte persone oggi praticano arti marziali per allenare il proprio corpo e la propria mente.
 

Il suffisso "Do" è molto comune in giapponese: traducibile come "via" implica come la disciplina mentale e fisica siano assolutamente necessarie per imparare un'arte marziale. "Do" può anche indicare il "modo" in cui l'arte marziale dovrebbe essere praticata: per esempio, il judo è la via gentile e l'aikido è la via dello spirito armonioso.
Gli allenamenti si tenevano nei "dojo", parola che letteralmente si traduce come "stanza di passaggio" ed è ancora usata oggi per riferirsi alla maggior parte delle palestre in cui si pratica uno di questi sport.
Le arti marziali giapponesi moderne sono spesso descritte usando due termini in modo intercambiabile: budo (via marziale) e bujutsu (tecnica marziale). Esiste però una sottile differenza: mentre il bujutsu si concentra su come sconfiggere il nemico, il budo si basa sulla filosofia dell'auto-sviluppo.


Al giorno d'oggi si possono contare oltre 180 arti marziali nel mondo. Molte di queste non hanno un solo metodo di insegnamento o un solo stile, ma sono invece catalogate in base alle diverse scuole in cui si sono sviluppate, ciascuna con le proprie caratteristiche distintive.
Per indicare che una persona pratica quella specifica arte marziale si è soliti aggiungere il suffisso "ka" al nome dell'arte: ad esempio karateka o judoka. Padroneggiare e salire nei ranghi delle diverse arti marziali richiede anni di disciplina e concentrazione.
Essendoci molte scuole e molti stili, il numero esatto di arti marziali in Giappone varia a seconda della persona a cui si chiede e se è prevista l'uso o meno di un'arma. Vediamo quindi di stilare un parziale elenco delle otto arti marziali più popolari del paese.

Arti marziali giapponesi basate sulle tecniche corpo a corpo

Alcune delle arti marziali più famose non prevedono l'uso delle armi. La loro filosofia si concentra su vari aspetti filosofici e sull'uso di calci e pugni per sconfiggere gli avversari.

1) Jujutsu
Il Jujutsu è un'antica forma di arte marziale che enfatizza il combattimento senza armi. "Ju" significa gentile e "jutsu" significa tecnica.
 

Invece di usare esclusivamente il proprio potere, il jujutsu si concentra sulla manipolazione del potere dell'avversario: se ne usa il corpo come arma offensiva.
Il jujutsu ha una storia lunga e poco chiara, perché è stato spesso insegnato e tramandato oralmente; fu formalizzato solo durante il periodo Edo (1603 - 1868) e messo per iscritto in modo da poter essere condiviso. Il jujutsu era particolarmente utile quando i samurai erano troppo vicini ai loro avversari per usare le armi.

2) Judo
Il padre del judo fu Jigoro Kano, un pioniere delle arti marziali e dell'educazione giapponesi. Ha sviluppato il judo nel 1882 contribuendo a crearne il sistema di classificazione. Come risultato dei suoi sforzi, il judo divenne la prima arte marziale giapponese a diventare uno sport olimpico ufficiale, con il suo debutto nel 1964.
 

Kano facilitò anche l'introduzione del judo e del kendo nel sistema scolastico pubblico giapponese. Kano si ispirò alle varie forme di jujutsu per creare una nuova arte che battezzò "judo", cioè "via dolce": concentrandosi sugli aspetti spirituali dell'arte marziale si può migliorare anche la propria forma fisica.
A chi la pratica è insegnato il modo per usare la loro energia mettendo così gli avversari a terra senza causare lesioni. Per questo il judo è utilizzato dai dipartimenti di polizia in Giappone come parte dei loro programmi di formazione degli allievi.

3) Aikido
L'Aikido è un'arte marziale profondamente spirituale, il cui nome si può tradurre come "la via dello spirito armonioso". È stata fondata negli anni '20 da Morihei Ueshiba, un maestro di diversi tipi di arti marziali. Ueshiba voleva combinare varie ideologie e arti marziali per crearne una nuova, pacifica ma efficace.
 

L'Aikido così come il judo si basa sull'utilizzo dell'energia dell'avversario per avere la meglio. L'obiettivo non è sconfiggere l'avversario, ma piuttosto essere gentili e raggiungere un equilibrio e un'armonia reciproci. Chi pratica correttamente l'aikido può eseguire tutti i movimenti senza ferirsi o senza arreccare danno all'avversario.
Inizialmente c'erano solo due cinture: bianca e nera ma nel tempo sono stati aggiunti più colori. Il numero di cinture può variare a seconda della scuola.

4) Karate
Il karate è nato a Okinawa, diffondendosi poi in tutto il Giappone e in tutto il mondo. Il nome "karate" significa "mano vuota", un nome appropriato per un'arte marziale che non si concentra sull'uso delle armi.
Ci sono quattro stili principali: Shito-ryu, Wado-ryu, Shotokan-ryu e Goto-ryu. Ciascuno di questi differisce leggermente per quel che riguarda le posizioni e l'origine della forza nei movimenti. Oggi il karate è praticato in varie forme da oltre 100 milioni di persone in tutto il mondo e continua a guadagnare popolarità.
 

Il karate usa una combinazione di colpi, fra pugni e calci. Inoltre un karateka viene giudicato non solo in base alle sue mosse, ma anche alla velocità, all'equilibrio e al ritmo dei suoi movimenti e alla chiarezza della tecnica con cui si esprime. Quando la mente e il corpo sono in perfetto equilibrio, il karate può essere un'arte marziale estremamente letale.
Il karate ha preso in prestito dal judo il sistema di kyu e dan per classificare i livelli dei suoi praticanti. Incorporato nel sistema di classificazione è poi il colore delle cinture, partendo dal bianco per il livello più basso e arrivando al nero per il più avanzato.

5) Sumo
Il sumo è l'arte marziale più antica del Giappone e può vantare origini shintoiste: si ritiene infatti che fosse una forma di intrattenimento per gli dei per propiziarsi un buon raccolto. Nel Giappone medievale, il sumo veniva insegnato come forma di addestramento al combattimento ed era usato raramente per l'intrattenimento.
Quando il Giappone è entrato in un periodo relativamente pacifico, il fattore di intrattenimento è tornato, assumendo le forme che conosciamo oggi e diventando lo sport nazionale del paese. Rimangono diverse antiche tradizioni, come la pratica shintoista di gettare il sale sul ring per purificarlo prima che entrino i lottatori.
 

Gli atleti professionisti, noti come "rikishi", sono vere e proprie celebrità: devono quindi attenersi ad uno stile di vita rigoroso, vivere e allenarsi insieme e seguire una dieta ricca di proteine ​​e carboidrati.
Il sumo professionistico rimane uno sport per soli uomini, ma esistono club femminili di sumo più piccoli che lo praticano senza poter diventare professionisti.

Arti marziali giapponesi basati sull'uso delle armi

Queste arti marziali sono nate dalle armi usate sul campo di battaglia durante l'era dei samurai. Oggi sono praticate come sport e le armi sono spesso modificate per adattarsi alle esigenze dei praticanti.

6) Kendo
Le origini del kendo risalgono alle spade tradizionalmente usate dai samurai, da cui il nome "kendo", che significa "la via della spada". Questa arte marziale usa spade di bambù chiamate "shinai" e i kendoka indossano indumenti protettivi ed elmetti per evitare lesioni. L'obiettivo degli atleti è colpire testa, gola, busto o polsi per fare punti, rendendo così questo sport estremamente veloce ed eccitante.
 

Il kendo non è solo uno sport fisico, ma anche mentale. I praticanti devono essere equilibrati sia fisicamente che mentalmente e quando colpiscono l'avversario emettono delle grida chiamate "kiai" per dimostrare il loro equilibrio psicologico. Essendo uno sport rigoroso e disciplinato, ci sono molte regole che vengono applicate a ogni movimento. Fra le regole base, va ricordato che quando si colpisce l'avversario, entrambe le mani devono essere sulla spada, non si può cadere o perdere l'equilibrio e il kiai deve essere adeguatamente sentito altrimenti il punto non viene assegnato.
I kendoka sono classificati con il sistema kyu e dan: più è altto il numero, più il livello di bravura aumenta.

7) Naginata
"Naginata" è il nome sia dell'arte marziale che dell'arma e potrebbe essere tradotto come "spada per falciare il nemico". Lo svolgimento degli incontri assomiglia molto a quello del kendo, anche se il modo di impugnare la naginata è unico e consente colpi agli stinchi. La spada naginata ha una lama attaccata all'estremità di un lungo palo: ciò originariamente permetteva colpi a lungo raggio ai guerrieri in posizioni difficili come ad esempio quando erano a cavallo.
 

Con l'introduzione delle armi da fuoco nel 1500, la naginata diventò solo una decorazione oppure diventò un'arma di difesa per le figlie delle famiglie di guerrieri. Per questo le donne sono le principali praticanti di quest'arte marziale.
Analogamente al kendo, la postura e il kiai sono una parte importante dell'arte marziale. L'arma è manovrata per "abbattere" l'avversario e alcune tecniche si sono sviluppate nelle diverse scuole sorte durante il periodo Edo. La Naginata usa il sistema kyu e dan per classificare i suoi atleti e gli esami condotti per misurare il livello di ogni studente possono essere differenti da scuola a scuola.

8) Kyudo
Kyudo è il tiro con l'arco giapponese, d'altronde il nome significa appunto "la via dell'arco". È un'arte marziale altamente sofisticata e richiede maturità e disciplina per padroneggiarla, e ha una lunga storia che risale al periodo Yayoi (circa 300 aC - 300 d.C.). Il Kyudo era molto importante per un samurai, se pensiamo che Yoritomo no Minamoto, famoso shogun giapponese, affermava che i samurai dovevano eccellere nel tiro con l'arco a cavallo (detto yabusame) al fine di aumentare la disciplina spirituale. Il tiro con l'arco consentiva attacchi a lungo raggio e in movimento avendo così un grande vantaggio contro gli avversari.
 

Ancora una volta, con l'introduzione delle armi da fuoco, il tiro con l'arco è stato usato sempre meno in combattimento e sempre più nell'addestramento.
La Federazione giapponese di Kyudo afferma che l'obiettivo generale di questa disciplina può essere sintetizzato nel trittico "shin-zen-bi" (verità-bontà-bellezza): gli arcieri devono scagliare la freccia in modo sincero e con bontà nello spirito. Quando lo fanno, danno vita ad uno spettacolo meraviglioso.
 

L'arco utilizzato per la pratica del kyudo è esso stesso un'opera d'arte. Il suo design asimmetrico consente a persone di diversa forza fisica di competere in modo equo. Le dimostrazioni di kyudo si svolgono ancora oggi, comprese le esibizioni di yabusame tenute in alcuni festival. Le gare sono molto elaborate: hanno un complesso cerimoniale e talvolta possono durare fino a otto ore!


Le donne nelle arti marziali

Nella storia del Giappone, le donne hanno svolto un ruolo importante nella guerra. Ci sono testimonianze di molte grandi donne guerriere (onna-bugeisha) ma il loro ruolo si è modificato nel tempo e le norme sociali hanno quindi loro imposto di rimanere a casa. Anche così però le donne guerriere continuarono a usare le loro abilità per proteggere le loro case e i villaggi, specialmente durante il periodo Sengoku (1467-1615).
 

Al giorno d'oggi mentre alcune arti marziali come il sumo limitano la partecipazione delle donne, le altre come il judo e il karate non fanno distinzioni. Uomini e donne imparano e praticano insieme e molte scuole hanno anche istruttrici donne. Tuttavia, nelle competizioni professionali di arti marziali, la maggior parte vedrà separati i due sessi.

Fonte consultata:
TsunaguJapan