Josée, la tigre e i pesci è un titolo tratto da un racconto breve di Seiko Tanabe del 1984 e ora edito anche in Italia grazie a JPOP. Il titolo però in Giappone assunse grande notorietà grazie al pluripremiato film live del 2003 del regista Isshin Inudō. Questo film animato quindi può essere considerato come una sorta di remake del film del 2003 che, forte di una solida base di notorietà in patria, va in cerca del successo internazionale sulla scia dei grossi calibri di Shinkai e Hosoda che hanno conquistato riconoscimenti da critica e dal grande pubblico in tutto il mondo al di là di quanto già avevano fatto i film dello Studio Ghibli.
 
Josee la tigre e i pesci
Tsuneo è uno studente universitario nella facoltà di biologia marina che sta per realizzare il suo sogno di andare a studiare all'estero, in Messico, dove vive la sua specie di pesci preferita. In cerca di vari lavoretti part-time utili a pagarsi gli studi prima della sua partenza, il giovane viene assunto da una signora anziana per occuparsi, durante la sua assenza, di sua nipote Kimiko, una giovane affetta da paralisi cerebrale costretta su una sedia a rotelle e impossibilitata ad uscire di casa: unica regola ferrea da rispettare è che non dovrà mai farla uscire perché il mondo esterno è pieno di pericoli.
Oppressa da una nonna iperprotettiva e bloccata dalla sua disabilità, Kimiko è infantile ed emozionalmente immatura, vuole essere chiamata Josée come la protagonista del suo romanzo preferito ("Quelli senza ombre" di Françoise Sagan) e si rivolge a Tsuneo con supponenza chiamandolo attendente. Un po' per il bisogno di soldi e un po' impietosito dalla condizione della giovane, Tsuneo cercherà di sopportare la situazione e alla fine i due cominceranno a sviluppare dei sentimenti reciproci.
 
josee


Senza fare spoiler sullo svolgersi della trama, uno sguardo critico potrebbe obiettare su tutta una serie di cliché e forzature che portano avanti la storia in un modo quasi innaturale fino ad una parte finale fin troppo melodrammatica e con una conclusione leggermente diversa da quella della storia originale. Se questo può essere vero da una parte, è però solo un'analisi molto superficiale delle sfaccettature della storia. In realtà quello che assume una maggiore rilevanza è il messaggio che il film vuole trasmettere: è il voler far riflettere sulla differenza tra amore e compassione, tra il pensare di aver capito i sentimenti dell'altra persona e il realizzare davvero cosa significa essere nella condizione dell'altro, tra il desiderio di perseguire il proprio successo personale ad ogni costo, il bisogno di socializzazione ed empatia e il volere realmente il bene di un'altra persona al punto da sacrificare un rapporto di vicinanza più stretta.
Non a caso la scena più bella è quando Josée legge la storia illustrata verso la fine del film: in quella scena è metaforicamente raccolto il succo e la morale di tutta la trama.

Un altro esempio emblematico può essere una scena che ha suscitato qualche ironia. Ovviamente Tsuneo e Josée romperanno presto la regola del non uscire di casa imposta dalla nonna e in una delle uscite, Tsuneo porterà la ragazza allo zoo di fronte al recinto delle tigri. Certo noi sappiamo come normalmente questi recinti siano protetti da gabbie o da fossati (ed è esattamente così nella location originale, il Tennoji Zoo di Osaka), ma i disegnatori hanno probabilmente voluto omettere questo particolare o rendere la prospettiva in modo da nasconderlo. Questo rende il pericolo della tigre palpabile, reale: guardare la tigre negli occhi è come uscire di casa e affrontare faccia a faccia i pericoli. È lo scoprire quanto il mondo sia terribile e meraviglioso allo stesso modo, ma anche di come aprirsi a qualcuno a cui appoggiarsi possa aiutare ad affrontare le proprie paure.
 
Josee, la tigre e i pesci


Parlando del lato tecnico, Bones compie un lavoro egregio con le animazioni e di particolare pregio è anche il character design di Haruko Iizuka che ci ritrae una Josée con diverse acconciature e outfit. Andando a parlare di sfondi, sicuramente il riferimento non possono che essere quelli splendidi dei film di Makoto Shinkai, ma il lavoro che diretto da Yūji Kaneko in questo film non è da meno. Tutto è disegnato a mano prima di essere digitalizzato, le strade di Osaka vengono riprodotte con la massima fedeltà, la stanza di Josée è curata e stracolma di dettagli; inoltre non ci sono luci o prospettive a richiamare l'attenzione dello spettatore verso il punto in cui si muoverà l'azione, ma è tutto pulito, uniforme e incredibilmente realistico.
 
Josee, la tigre e i pesci


Particolarmente significativo è anche il lavoro sulla colorazione che cambia in accordo all'evolversi del rapporto tra i protagonisti con un inizio su tonalità molto scure per poi diventare sempre più chiare con lo sviluppo della relazione tra Tsuneo e Josée, per poi virare su tonalità più grigie nei momenti più drammatici. Notevoli sono anche le parti marine sia delle immersioni che quelle immaginate: non può non venire subito in mente il confronto con il recente Ride Your Wave di Yuasa e per quanto i due film scelgano stili molto differenti direi che il livello è paragonabile con il film Josée che mantiene in ogni caso un approccio decisamente più realistico e meno sperimentale.
Di altissimo livello anche il comparto audio sia per le musiche di sottofondo che per quelle cantate (insert ed ending) affidate ad EVE, cantante già molto apprezzato per le sigle di Dororo e Jujutsu Kaisen.
 
Josee, la tigre e i pesci


L'edizione italiana è davvero superba e rispettosa della controparte giapponese. Spesso si nota anche una certa ricercatezza nello scegliere il vocabolo giusto per esprimere il concetto più vicino al senso originale piuttosto che la traduzione letterale: è il caso ad esempio di kanrinin tradotto come attendente che trovo essere molto più calzante nel rapporto tra Tsuneo e Josée di quanto avrebbero potuto esserlo traduzioni come servitore, assistente, segretario, guardiano, ecc...

Dal punto di vista del doppiaggio, va un plauso alla performance di Mosè Singh che rivela davvero calzante nel ruolo di Tsuneo, mentre la pur brava Luna Iansante su Josée forse non riesce a raggiungere l'intensità dell'originale Kaya Kiyohara (che tra l'altro marca la caratterizzazione del suo personaggio anche con un forte accento del Kansai).
 
Josee, la tigre e i pesci
Due sono i film che mi sono subito venuti in mente per somiglianze mentre guardavo Josée, la tigre e i pesci e sono La Forma della Voce di Naoko Yamada e Seishun Buta The Movie di Sōichi Masui. Ecco, forse il film non avrà la forza espressiva del primo o il fortissimo impatto emotivo del secondo, ma è un film che porta con sé un po' di entrambi e che sarà amato da chi ha particolarmente apprezzato questi due titoli. Di suo Josée, la tigre e i pesci è un film pieno di significati che vuole lasciarci qualcosa dopo la visione, ma che concede anche tanto spazio alle emozioni e al far empatizzare con i personaggi.

Poteva essere facile prendere un personaggio disabile e scadere nel pietismo, invece Josée si rivela un personaggio dalle mille sfaccettature e contraddizioni: la sua disabilità non fa che accentuare il suo senso di inadeguatezza nei confronti della società. La sola remora è che la tematica e il fatto che sia fondamentalmente un film romantico possa non essere nelle corde di tutti, però sono state usate delle accortezze per alleggerire un po' la storia e renderla fruibile al grande pubblico.
Aggiungendo anche un comparto tecnico e musicale di prim'ordine e un'edizione italiana curatissima sotto ogni punto di vista, non ci sono scuse per non tornare finalmente al cinema per godersi un'ora e mezza di un film di animazione di altissima qualità.