Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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«The Seven Deadly Sins» (originalmente “Nanatsu no Taizai”) è un anime le cui animazioni sono curate dallo studio A-1 Pictures, tratto da un manga scritto e disegnato da Nakaba Suzuki, che riesce a rapire lo spettatore portandolo in un mondo fiabesco e convincente.

C’erano un tempo sette eroi, ora diventati sette criminali in seguito a un loro crimine. Una ragazza sta cercando quelle persone, in quanto, convinta della loro bontà, ha bisogno di aiuto per la sua famiglia che ritiene in pericolo. Nel suo girovagare incontra un ragazzo e un maialino parlante che decideranno di aiutare la giovane nella sua ricerca.

C’era una volta... in effetti molte favole iniziano in questo modo, e quella che vedremo è una favola senza tempo. Lo stile della narrazione è fiabesco, vedremo folletti e giganti, sentiremo parlare di demoni, vedremo paladini in azione. Quasi tutto quello che accade è volutamente esagerato, volutamente folle, volutamente incredibile, ma nella sua esagerazione riesce a convincere, ad essere, in quel mondo particolare, in questo contesto fiabesco, credibile. Del resto, in un mondo dove è normale trovare un maiale parlante, fra l’altro simpaticissimo, non possiamo aspettarci del realismo. Alla lunga un percorso non facile.

Questa favola fatta di cavalieri e di misteri, di intrighi e di scontri epici meraviglia e affascina, mentre non si ha tempo di annoiarsi. Sono queste le sensazioni nel vedere questi primi ventiquattro episodi di una serie complessivamente più lunga, ma che non pregiudica la godibilità di questa parte, trovando nella sua conclusione un punto fermo.

A ognuno dei sette eroi è stato associato un peccato capitale, per una qualche atrocità commessa in passato, eventi molto misteriosi su cui all’inizio della storia nulla sappiamo, ma in questo mondo fantastico tutti nascondono qualcosa, segreti, misteri. Il più misterioso di tutti è forse il protagonista, Melodias, che con il suo inconfondibile intercalare, il quale in originale suona come "Sate sate sate" ("さて さて さて"), non si scompone mai. Dietro ai suoi modi di fare che potrebbero facilmente risultare fastidiosi, nasconde un passato sul quale tace e un velo di tristezza traspare talvolta dalla sua anima. Chi ha creato la storia aveva bene in mente la sua conclusione, il suo apice, rivedendo il tutto si comprende e si ridimensiona l’atteggiamento del piccolo ragazzo biondo, e soprattutto le sue relazioni con gli altri protagonisti.

La ricerca sarà lunga e spesso interrotta. Nel lungo cammino incontreremo personaggi affascinanti come Ban e la sua intensa storia d’amore, il misterioso Gowther, il paladino Gilthunder e Gulia. Tutti personaggi ben costruiti, importanti per questa prima parte della storia, capaci di creare scene veramente ad effetto: come non ricordare la “presentazione” di Gowther o i vari scontri frenetici contro Gulia o Gilthunder. Si nota qualche pecca sulla gestione non perfetta di personaggi secondari come Veronica.

La serie si interrompe nel momento più opportuno, molti dei misteri verranno chiariti, si affronterà quello che sembrerà essere il nemico finale, eppure c'è molto altro. Forse, se fosse finito il tutto leggermente prima, sarebbe stato ancora meglio, ma questo voler continuare ad oltranza è un vizio che danneggerà più avanti l'opera; per il momento va benissimo così.

Musica, quella bella. Una colonna sonora da applausi a partire dall'OST “Perfect Time”, mentre le opening (prima “Netsujō no Spectrum” di Ikimono-gakari e la seconda intitolata “Seven Deadly Sins” cantata da Man with a Mission) sono suggestive, riescono a trasportarti in quel mondo lontano, con un testo e ritmo coinvolgenti ed emozionanti. Anche le ending non riescono a trattenersi, “7-Seven” di Flow e Granrodeo è spumeggiante, mentre la seconda ending, “Season” di Alisa Takigawa, è l’unica ad essere calma e rilassante. Le animazioni a cura dello studio A1 (fra I tanti che hanno curato, “Black Butler”, “Fairy Tail”, “Sword Art Online”, “Shinsekai Yori” e “Aldnoah.Zero”) sono fluide, adeguate a tanta azione. Ottimi i disegni. Lato doppiaggio, in quello originale tutti svolgono un ottimo lavoro, compreso Misaki Kuno su Hawk.

Consigliato a chi vuole entrare in una favola.

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Ambientato in un mondo fantasy dominato dalla magia e dalle arti marziali, "Shadow Skill" narra la storia della giovane Elle Ragu e del suo allievo Gau Ban, entrambi guerrieri al servizio del regno di Kuruda.
Senza entrare troppo nel dettaglio della trama, la vicenda è incentrata sull'evoluzione di Elle da semplice combattente a vero "Sevalle", ovvero difensore ufficiale del regno, e sulla maturazione di Gau da giovane praticante di arti marziali a guerriero vero e proprio.
La loro storia si evolve nel mezzo di cospirazioni, tradimenti di corte, nonché minacciose ambizioni di personaggi oscuri intenzionati a spezzare i delicati equilibri di pace fra Kuruda e gli altri regni.

Questa serie TV del 1998 fa seguito a un OAV e a un film usciti rispettivamente tre e due anni prima, ricalcandone in parte la storia (ad esempio l'incontro tra Kyou ed Elle, il combattimento tra quest'ultima e Faury oppure la sfida nell'arena), in parte arricchendola di nuove vicende e personaggi. Elemento centrale della serie è costituito dai combattimenti di arti marziali, con tanto di "epic move" e mosse speciali urlate durante l'esecuzione. Altro elemento ricorrente sono i poteri magici, evocati attraverso l'esibizione di card simili a tarocchi. È apprezzabile il fatto che la magia resti però un elemento di contorno, facendo capolino solo con l'entrata in scena di determinati personaggi ed evitando così di rubare la scena agli scontri fisici.

Parlando dei personaggi principali, Elle e Gau sono i protagonisti e quindi le figure meglio caratterizzate. Il loro doppio rapporto, quello di insegnante-allievo e sorella maggiore-fratello, è certamente uno dei tratti distintivi della loro caratterizzazione, ed è oltretutto una dinamica che si evolve nel tempo.
Altrettanto importante è il rapporto tra Elle e il fratello "vero" Diaz Ragu che, tra quelli secondari, è forse il personaggio più interessante, la cui comparsa in scena spesso coincide con una repentina drammatizzazione dei toni.
Più marginali invece le figure di Faury, la maga che accompagna i ragazzi, e della giovane Kyuo, ragazzina che recita costantemente la parte dell'adolescente insicura e che fa da controcanto alla protagonista Elle, che da buona guerriera è anche una sorta di ragazza "maschiaccio". A parte questi, l'unico altro a meritare una menzione è Scarface, un soggetto ambiguo che si muove nell'ombra senza mai esporsi, mentre i restanti personaggi sono decisamente meno interessanti e tendono ad essere stereotipati, ovvero del tutto buoni o del tutto malvagi, e persino gli antagonisti della storia compaiono in modo tardivo, e comunque alla fine non risultano granché convincenti.

Volendo parlare di stile della narrazione, a differenza dei predecessori qui c'è poca omogeneità dall'inizio alla fine. Nella serie TV infatti troviamo diversi registri, spesso capita che si passi nell'arco di qualche scena da sequenze comiche se non addirittura slapstick (che fanno principalmente perno sull'atteggiamento di Elle e sulla sua cronica propensione ai vizi) ad altre decisamente più seriose e drammatiche. Questi cambi di registro funzionano solo in parte e scompaiono quasi del tutto verso la fine, dove la vicenda assume toni più drammatici se non addirittura cupi, focalizzandosi in particolare sui complotti orditi dai personaggi che gravitano intorno alla corte di Kuruda.

Il comune denominatore resta l'evoluzione, sia in termini di abilità guerriera che soprattutto in termini psicologici, dei giovani personaggi principali, aspetto che lascia intendere come "Shadow Skill" sia rivolto principalmente a un pubblico adolescenziale, anche se nelle scene di combattimento il sangue non manca (pur senza spargerne a fiumi come nei prequel).
La storia a mio avviso ha alti e bassi in termini di qualità, nei ventisei episodi assistiamo al susseguirsi di diverse mini-vicende, che poco aggiungono alla trama principale (vedi ad esempio l'episodio delle due archeologhe), tanto da trasmettere la sensazione che, per almeno metà della sua durata, la serie TV sia costituita da un collage di episodi poco legati tra loro.
Questa sensazione di eccessiva frammentazione è alimentata anche dallo stile grafico: in generale "Shadow Skill" si attesta su livelli di qualità appena discreti, lo stile però varia visibilmente dall'inizio, dove i disegni sono più tondeggianti e meno curati (mi verrebbe da dire più "televisivi"), alla fine, dove i lineamenti dei personaggi si fanno più affusolati e stilizzati, nonché più simili a quelli dell'OAV originale. Questo non è necessariamente un male, intendiamoci, ma lascia l'impressione che in episodi diversi ci sia la mano di artisti diversi, aumentando la sensazione generale di "collage".

Per tutte queste ragioni, cercare di dare un giudizio univoco su quest'opera risulta abbastanza complicato.
I due protagonisti nel complesso funzionano e lo stesso vale per l'ambientazione pseudo-fantasy (anche se personalmente preferivo le atmosfere cupe degli OAV), spesso però si tende a perdere il filo della narrazione principale e il ritmo è spezzato da sequenze puramente "filler" che non aggiungono nulla, e anzi spesso abbassano il livello complessivo di interesse.

Ora la domanda inevitabile per un'opera che risale alla fine degli anni '90: "Shadow Skill" resiste alla prova del tempo ed è ancora godibile a qualche decennio di distanza? Facendo la somma degli addendi, direi di no, almeno non da tutti: le vicende di Elle e Gau sono consigliate solo a chi sa apprezzare lo stile degli anime anni '90 (ragione per cui l'ho guardato) e non disprezza le lunghe sequenze di combattimento a suon di colpi che spaccano anche le rocce, ma questo a patto di saper sorvolare pazientemente sulle lunghe pause narrative e su qualche evidente mancanza nella sceneggiatura.

Ecco, per tutti questi coraggiosi, recitando un meme ricorsivo di "Shadow Skill", "comincia il linguaggio dell'arte marziale".

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"Una mattina mi svegliai e trovai un lucertolone in camera mia. Ci fissammo per un po'.
Il primo a rompere il silenzio fu lui."

Inizia così "Samidare - Lucifer & Biscuit Hammer" un manga in 10 volumi, edito in Italia dalla Flashbook Edizioni.
La lucertola, che si presenterà col nome di Noi Crezant, richiederà l'aiuto del protagonista Yuuhi Amamiya per proteggere la principessa Samidare e salvare il mondo dal villain della serie, un mago che vuole distruggere la terra con un martello gigante chiamato Biscuit Hammer. A seguito di questa dichiarazione Yuuhi proverà a sbarazzarsi di Noi, lanciandolo fuori dalla finestra.

Dopo un incipit del genere, è necessario a mio avviso spendere alcune parole sulla descrizione del target dell'opera. Ciò che colpisce subito di questo manga è la capacità di coniugare temi maturi tipici di un seinen con una vicenda di puro stampo battle shonen. Un mago vuole distruggere la terra; i protagonisti, i 12 cavalieri animali, dovranno sconfiggere i golem, creati dal villain, di livello via via crescente. Tutto ciò potrebbe far storcere il naso a chi a un manga chiede altro. Va però detto che questi temi sono presentati volutamente in maniera leggera e spesso ironica, a partire dall'inizio delle vicende, ai limiti del non-sense, per arrivare agli attacchi più potenti di ogni cavaliere che dovranno obbligatoriamente avere un nome (se no che attacco finale sarebbe?). A questo aspetto si contrappone quello più profondo dell'opera, che concorda con il fatto che il manga sia un seinen. Ogni personaggio presentato avrà una caratterizzazione psicologica davvero ben realizzata, cosa per nulla scontata, dato il loro numero. Tutti i personaggi matureranno volume dopo volume in modo graduale e naturale, soprattutto Yuuhi, il protagonista della vicenda. Proprio Yuuhi è uno dei principali punti di forza della storia: non è il classico protagonista stupido e impulsivo, né l'anonimo osservatore in cui il lettore dovrebbe (ma perché poi?) più facilmente immedesimarsi. È invece un personaggio sfaccettato, interessante e in costante miglioramento nel corso dei dieci volumi ed è etichettabile con la definizione di anti-eroe; un discorso simile può essere fatto anche per gli altri protagonisti della vicenda, a partire da Samidare. Gli stessi rapporti tra i personaggi sono spesso complessi e gestiti su più livelli, come sono realistiche le interazioni tra di loro.

Per farla breve, "Samidare" è un'opera matura sotto tutti i punti di vista, ma che non per questo si fa mancare l'azione, grazie a combattimenti molto ben realizzati, nè il lato comico, con gag ironiche (e autoironiche nei confronti dello stesso manga) sempre piazzate nel momento giusto e che mai spezzano il ritmo della narrazione o risultano fuori posto.

Avevo iniziato la lettura, dopo l'annuncio della trasposizione animata di "Samidare", cercando qualcosa di poco impegnativo che mi facesse svagare in un periodo abbastanza faticoso: ho trovato tutt'altro e ne sono rimasto davvero colpito. Ho trovato una storia capace di prenderti, farti sorridere e, perché no, farti emozionare: non posso quindi che consigliarla a tutti.