Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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"Innocent Rouge" di Shin'ichi Sakamoto, prosegue naturalmente le vicende del precedente "Innocent" portandoci dentro il periodo di poco antecedente la Rivoluzione Francese, fino ad immergerci completamente negli orrori e terrori portati dalla sanguinosa rivoluzione che sconvolse la Francia alla fine del '700.

Opera a sfondo storico, pur tratteggiando velocemente alcuni eventi, riesce a suggerire un quadro generale omogeneo e abbastanza chiaro di tutto, portando in campo quasi tutti i protagonisti importanti di quel periodo e facendone ritratti efficaci; da Maria Antonietta, a Luigi XVI, fino ai rivoluzionari Robespierre, Sant Just, Danton.

Mi sono avvicinata alle due serie (prima "Innocent" e poi questo "Rouge") spinta più da curiosità che reale interesse, e i riferimenti abbastanza evidenti a Versailles No Bara, hanno di certo avuto il loro peso, almeno per quanto mi riguarda.

Anche la stessa vicenda personale e famigliare dei Sanson mi ha attirata, col suo concetto di colpa, peccato, innocenza costretta a portare un pesante fardello che si tramanda di generazione in generazione, un terribile 'destino' a cui nessun appartenente alla famiglia Sanson può sottrarsi, per quanto lo voglia.

La saga dei fratelli Sanson, gli angeli della morte disprezzati per il loro lavoro, che non hanno scelto, ovvero l'attuazione delle esecuzioni capitali sotto il potere regio e poi quello rivoluzionario, è una storia affascinante, cupa e dolorosa, ma capace di stupire per la forza delle sue immagini bellissime e a volte terribili.
La storia di Henry, boia di Parigi e la sorella minore Marie Joseph, si intreccia con quella di altre figure storiche reali che hanno segnato un'epoca terribile, oscura e sanguinosa, e trasformato una nazione; ma se Henry in qualche modo, dopo anni di dolore e rifiuto, accetta il suo destino sognando l'abolizione della pena di morte, Marie è una ribelle che lotta costantemente e sfida la propria sorte, non accettando imposizioni né dagli uomini, che la vorrebbero relegata alla semplice condizione di donna, quindi inferiore all'uomo, né dal destino, alla costante ricerca di libertà e affermazione di se stessa.
Marie è una figura di donna forte, volitiva, sanguinaria, lucida e intelligente, eppure folle ed eccessiva in certi suoi atteggiamenti, una donna che uccide e combatte come un uomo, capace di riconoscere la falsità dietro i concetti di libertà, uguaglianza e fraternità, portati dalla rivoluzione, applicati sempre e solo agli uomini e non alle donne.
Le similitudini con Oscar, l'eroina di Versailles No Bara sono molteplici - Marie ha perfino un aiutante che si chiama André e un amore perduto, un uomo di nome Alain ucciso da un aristocratico - ma non ha l'equilibrio né il senso della giustizia che aveva Oscar, e il suo tormento inquieto non è mai condizionato dalle sue azioni, che Marie persegue fino in fondo e fino all'estremo, andando oltre i comuni concetti di bene e male, guidata solo dal suo istinto.

"Innocent Rouge", come la serie precedente, non è un'opera semplice da sostenere; è pervasa da tanto dolore, sofferenza, orrore, è cruda e crudele; mostra gli aspetti più brutali e violenti della natura umana, il lato più oscuro e bestiale, e ce lo mostra senza veli, attraverso un disegno iper-realista.

Ammetto che certe tavole sono state davvero difficili da sostenere, tra torture, pene atroci, violenze, tanto sangue... e morte. A volte ho dovuto fermarmi e prendermi delle lunghe pause, prima di riprendere la lettura, ma volevo comunque arrivare in fondo.

Non sono un amante dello stile iper-realista, che trovo spesso inquietante, ma qui è certamente adatto al tipo di storia; i disegni di Sakamoto, graficamente sono qualcosa di spettacolare e impressionante, non posso negarlo, e hanno a volte, su alcuni personaggi un tratto marcatamente caricaturale che in alcuni casi diventa sottilmente ironico, e non credo che sia un caso, ho addirittura trovato il personaggio di un prete rappresentato come Mr Bean!
E non mancano neppure le citazioni artistiche di altre opere, la Pietà di Michelangelo, la morte di Marat, Napoleone di David.

Spesso vicino a tanto dolore, accanto alle brutture, Sakamoto rappresenta tavole che sono piene di luce e bellezza, mostra dettagli preziosi che brillano di vita, fiori che evocano profumi e cieli luminosi, metafore di un mondo che è fatto di luci e ombre oscure che convivono tra loro.

Il finale è degno della storia e dei suoi personaggi e chiude ottimamente questa serie, che so già non riprenderò mai più in mano, perchè non riuscirei di nuovo ad attraversare tanto dolore e orrore.
Sono contenta di averla portata a termine, perchè è indubbio che la lettura porti il lettore a riflettere su tanti concetti che riguardano la natura umana e la sua essenza; cosa sono bene e male, la colpa, il peccato? Lo spirito umano cosa può sopportare senza finire schiacciato dal peso della sua esistenza?

Un' opera non facile, e non per tutti, ma con un po' di coraggio si può affrontare una lettura di sicuro molto interessante.

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"La Regina d'Egitto" è un manga storico che narra le avventure di Hatshepsut, uno dei pochissimi e rari faraoni donna che siano mai esistiti e, probabilmente, la più importante da un punto di vista politico.
Mi sono avvicinato a quest'opera perché sono sempre stato appassionato di storia e cercavo qualche cosa che potesse approfondire un personaggio femminile interessante e posso ritenermi soddisfatto di questa scelta.

Il manga ha diversi punti di forza. In primis il disegno, pulito, chiaro e ricco di dettagli capaci di farti immergere bene nell'ambientazione della storia. Sicuramente un'opera che si legge in maniera molto semplice e godibile.
A questo si aggiunge l'indubbio lavoro di ricerca fatto dall'autore, che si vede aver studiato a fondo questo mondo antico; non di rado ci sono digressioni utili a spiegare usi e costumi dell'Egitto, che sono poi parte integrante della trama e necessarie per capire le motivazioni della protagonista.

Ma quello che ritengo essere il punto più importante di questo manga e il motivo per cui ne consiglio la lettura è il modo in cui è tratteggiata la protagonista.
Uno dei più classici difetti delle opere ambientate nel passato, è la tensione degli autori a creare personaggio che abbiamo una moralità e un senso delle cose estremamente attuale e quindi anacronistico rispetto all'epoca trattata. Molto spesso ciò è dovuto all'esigenza di aiutare i lettori a comprendere e parteggiare per personaggi che, spogliati della mentalità moderna, risulterebbero difficili da apprezzare e sostenere.
"La Regina d'Egitto" fa un lavoro ottimo da questo punto di vista.

Hatshepsut è una donna che sogna di poter vivere come un uomo e avere le loro stesse libertà e il manga mette subito in evidenza il suo carattere e le sue doti da regnante, ma non mette mai da parte la dura realtà dell'Egitto di 3500 anni fa. Ci troviamo quindi di fronte ad una protagonista pragmatica, che cercherà di piegare le regole della società in maniera sicuramente progressista, ma che mai -nella sostanza- ripudia l'intero sistema di valori del tempo e che non di rado dimostrerà di saperne venire a patti in maniera credibile e naturale. Hatshepsut non è una supereroina a cui riesce ogni cosa e destinata ad una luminosa riuscita di tutti i suoi ideali, ma una donna forte, con tutte le sue debolezze, che cercherà sempre di trovare la soluzione migliore con i mezzi a sua disposizione. Il risultato finale è una protagonista credibile e con cui si può sinceramente empatizzare quando si troverà in situazioni spiacevoli e terribili.

Un manga, quindi, molto interessante e con una scrittura dei personaggi molto bella, ma con alcuni difetti che vale la pena sottolineare.
Sicuramente la lunghezza del manga è molto interessante per chi cerca serie brevi, ma i 9 volumi dell'opera risultano un poco stretti in alcune parti e forse un paio di volumi aggiuntivi avrebbero fatto bene alla gestione di alcuni personaggi secondari. Tuttavia la trama giunge ad una conclusione esaustiva e piena di tutti gli snodi principale presentati.
Alcuni personaggi di contorno risultano poco interessanti o poco sfruttati, ma questo è conseguenza anche del fatto che si stia cercando di trattare una storia vera e quindi non c'era una libertà totale nel raccontare le storie di alcuni di loro.

Sicuramente il manga potrebbe risultare manchevole di azione, essendo la protagonista la rappresentante delle vie diplomatiche in contrapposizione alla via della guerra dei suoi predecessori. Molti dei conflitti infatti troveranno risoluzioni pacifiche e, in generale, ci sono stati momenti in cui ho sentito la mancanza di un poco di azione e di alcuni scontri che speravo di vedere nel corso della narrazione. Ma anche qui l'autore non poteva inventare guerre e scontri laddove la storia dimostra che non ci sono stati. Un manga, quindi, dal ritmo tutto sommato calmo e che potrebbe annoiare lettori abituati a ritmi frenetici e continui colpi di scena.

"La Regina d'Egitto" è quindi un ottimo manga storico che consiglio a chiunque ami il genere e anche un ottimo esempio di manga con protagonista femminile.
Il voto è un 8 pieno, in quanto è un ottimo prodotto nel suo genere, ma la durata troppo breve e un ritmo non eccellente della narrazione mi portano a non dargli il massimo.

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"Thermae Romae Novae" per certi versi è una sorta di isekai “invertito”, dove il protagonista, invece di spostarsi dai nostri giorni verso un passato più o meno fantasy, viaggia dall’antica Roma al Giappone contemporaneo, e l’unica cosa fantasy di tale opera è una specie di “portale” termale dove, di volta in volta, il nostro eroe cade dentro accidentalmente.

Partiamo subito dalle note negative: il comparto grafico è orribile, se i fondali non sono poi così male (i disegni sono discreti, anche se c’è una fastidiosa tonalità di rosso sugli scenari della Roma antica), la rappresentazione dei personaggi è purtroppo scadente, poiché i soggetti sono così piatti, da sembrare dei cartonati incollati su un fondale 3D; le espressioni dei volti sono poco curate e le animazioni, create con la computer grafica, sono semplicemente agghiaccianti.

Se si è disposti a chiudere un occhio (e mezzo) sul comparto visivo, bisogna dire che, alla fine, la visione degli episodi risulterà piacevole, poiché ci sono comunque delle cose che funzionano bene: l’idea di collegare due mondi così lontani nello spazio e nel tempo, come lo sono la Roma imperiale e il Giappone moderno, tramite il culto delle terme, è semplicemente geniale. Certo, a un italiano non sarebbe venuta mai in mente una cosa del genere, visto che ormai è da secoli che le terme, nel nostro Paese, sono una pratica di nicchia, e non un’istituzione nazionale come in Giappone (tanto da divenire uno dei cliché più usati nelle animazioni di quel lato dell’Estremo Oriente).

Il momento in cui il protagonista riemerge nelle acque del “Sol Levante” è quello in cui questa serie dà il meglio, poiché vi nascono una serie di siparietti che strappano più di un sorriso: un antico romano, che riemerge “ignudo” dalle varie sorgenti d’acqua nipponiche, più o meno artificiali (c’è anche un bagno di una casa), permette all’autrice di imbastire dei piccoli sketch simpatici, divertenti e originali, capaci di creare quelle situazioni tipiche di una commedia degli equivoci.

L’autrice, forse senza desideralo, strizza l’occhio al mondo dell’archeologia alternativa: se da una parte Lucius cerca di carpire il funzionamento delle moderne tecnologie con cui viene in contatto, in una sorta di “reverse engineering” (stile UFO di Roswell), dall’altra spesso, nel suo ritorno a Roma, si porta dietro qualche “souvenir”, che risulterebbe a un ipotetico archeologo contemporaneo un “oggetto fuori dal tempo”. Ogni viaggio nel mondo dei “faccia piatta” (cit.) è anche fonte d’ispirazione per il giovane architetto, e questa esperienza gli permette anche di risolvere con brillantezza il lavoro commissionatogli, di volta in volta, da un suo concittadino romano, che sia un ricco mercante, un senatore o addirittura l’imperatore Adriano.

Non mancano delle forzature nella trama: c’è una certa fierezza nel parlare di Roma e dell’impero, da parte di Lucius, cosa che però mi sembra più comune nelle storie riguardanti i samurai, che non in quelle sugli antichi romani. Traspare una visione un po’ troppo “terme”-centrica e buonista, dove qualsiasi avversione dei personaggi che via via Lucius incontra nelle sue avventure viene “stiepidita” da un bel bagno rilassante.

C’è poi una stranezza a livello di produzione, perché questo anime è successivo a “Thermae Romae” del 2012 (che non ho visto), ma, più che un seguito, sembra un remake, dato che “Novae” inizia quando Lucius è ancora un bambino (a questo punto potevano aspettare di ottenere un budget migliore per rifarlo).

Originale e gradevole è il breve documentario che chiude ogni episodio, dove l’autrice Mari Yamazaki (che ha studiato a Roma) guida gli spettatori tra le varie località termali giapponesi. Tali cortometraggi sono a tutti gli effetti un intelligente “spottone” di questi luoghi, e ti fanno venir voglia di partire per quelle acque.

Essendoci anche un parallelismo tra alcune vicissitudini che vive Lucius nella sua epoca e quelle che devono affrontare alcuni Giapponesi con i quali lui interagisce, si riesce a intravedere anche una piccola morale: alla fine tutto il mondo (in tutte le epoche) è paese!