Dallo scorso 5 luglio è iniziata Tokyo Mew Mew New, reboot dell'originale Tokyo Mew Mew, serie maho shojo del 2002 (in Italia è arrivata su Italia 1 nel 2004) tratta dall'omonimo manga scritto da Reiko Yoshida e disegnato dalla compianta Mia Ikumi. L'anime fa parte del rilancio dell'opera per il ventennale, avvenuto già nel 2020, con il breve sequel Tokyo Mew Mew 2020 Return e lo spin-off "al maschile" Tokyo Mew Mew Ore, un'operazione di rilancio che comprende anche una nuova edizione del manga, il quale raccoglie i sette volumi originali, i due del sequel Tokyo Mew Mew à la mode e un ultimo volume con l'ulteriore sequel del 2020.

 

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Tokyo Mew Mew New, anime prodotto da Yumeta Company (La corda d'oro) e Graphinica (Record of Ragnarok) conta al momento due episodi.
La cosa che innanzitutto balza all'occhio, per chi non ha avuto modo di leggere Tokyo Mew Mew 2020 Return (chi scrive ha comprato in Giappone i due numeri della rivista Nakayoshi su cui è stato pubblicato e ha perciò avuto modo di leggerlo così), è il cambiamento dello stile grafico. Rispetto alla vecchia serie, lo stile è molto meno "shojo anni novanta" e molto più semplificato, più "moe", più proporzionato con meno occhi giganteschi ma anche un po' più approssimativo nel tratto. Il motivo di questo cambiamento è da ricercare nel cambiamento dello stile della mangaka Mia Ikumi, che è rimasta lontana dalle scene per più di un decennio ed è tornata a disegnare la sua ultima opera, Tokyo Mew Mew 2020 Return, con uno stile molto meno anni novanta e più simile a ciò che sono gli shojo adesso. Non è la prima volta che un'autrice modifica, anche radicalmente, il suo stile per adattarsi a ciò che va di tendenza in quel momento: guardate i primi e gli ultimi volumi di Tokimeki Tonight, le varie opere disegnate dal corso degli anni da Natsumi Matsumoto o Nami Akimoto o anche solo le copertine dell'edizione anni 2000 di Saint Tail contrapposte a quelle anni novanta.

 

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Personalmente, resto estremamente affezionato allo stile anni novanta, che per me è LO stile da shojo manga, quindi preferivo di gran lunga l'estetica della vecchia serie di Tokyo Mew Mew, coi suoi occhioni giganteschi e Zakuro che era una sex symbol da far girare la testa, mentre qui, a giudicare dalle sigle, è decisamente meno sensuale. L'anime è comunque carino da vedere a livello estetico e ci sono diversi cambiamenti, alcuni graditi e altri meno, nelle acconciature e nei colori dei capelli dei vari personaggi. C'è solo una cosa che personalmente detesto, gli orribili "brufoli col pus", ossia gli arrossamenti con un pallino bianco al centro che vengono inseriti ovunque per decorare i volti e i corpi dei personaggi: un artifizio grafico che non amo affatto e che speravo fosse sparito dopo i primi anni 2010, invece vedo che purtroppo persiste, dando un grosso colpo al mio apprezzamento verso la grafica di questa serie, dove questo elemento viene abusato in parecchie scene.

A livello grafico, i colori sono inevitabilmente meno accesi e le animazioni più belle (specialmente quelle di trasformazioni e attacchi) rispetto alla vecchia serie che era palesemente colorata con gli evidenziatori Stabilo e con una vecchissima versione di Paint e soffriva di quelle animazioni in CGI ancora un po' traballanti tipiche dei primi anni 2000. È chiaro che Tokyo Mew Mew New, inevitabilmente, non può che rifarsi in certi artifizi grafici come la resa degli attacchi, a quel Pretty Cure che in Giappone è iniziato poco dopo la fine della sua serie originale e ha dato "il via" a un modo tutto nuovo, più animato e dinamico, di rappresentare i combattimenti: meno cuoricini e pose plastiche e più onde energetiche ed esplosioni alla Dragon Ball, cosa che poi ha influenzato anche diversi remake di vecchi maho shojo, come questa serie (basti guardare com'era reso l'attacco di Ichigo nella vecchia serie e come lo è adesso) o Sailor Moon Crystal.

 

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Da Sailor Moon Crystal arriva dritto dritto anche Yasuharu Takanashi, il compositore della colonna sonora, che si limita ad essere il "solito" Yasuharu Takanashi, riproponendo quello stile ormai vincente che sin dai tempi di Suite Pretty Cure accompagna tutte le colonne sonore dei suoi anime maho shojo: musiche ritmate con cori epici alternati a ritmi rock e accattivanti. Sono sempre musiche molto belle da sentire, non c'è dubbio, e ovviamente mi ci sono fissato come mio solito in attesa dell'uscita della colonna sonora, ma dopo la quarta o quinta volta ci si rende conto che mancano un po' di personalità, che Takanashi è sempre uguale a se stesso, che questa potrebbe benissimo essere la colonna sonora del prossimo venturo Sailor Moon Cosmos. Forse era meno epica (ma siamo sicuri che una storia sciocchina come quella di Tokyo Mew Mew abbia bisogno di tutta questa epicità?), ma la colonna sonora firmata da Takayuki Negishi per la serie originale, che mescolava in maniera interessante musica classica, rock, flamenco e ritmi della musica tradizionale cinese, risultava più incisiva e memorabile, con temi che ancora oggi rimangono in testa mentre questi, a distanza di anni, ci chiederemo se venivano da Tokyo Mew Mew o da una qualsiasi delle stagioni di Sailor Moon Crystal, anche se indubbiamente ci farà piacere ascoltarli.

 

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È ancora difficile definire il doppiaggio, dato che non sono ancora apparsi tutti i personaggi, ma le interpretazioni sinora sentite si sono rivelate più generiche rispetto alla vecchia serie, dove mostri sacri super riconoscibili come Hikaru Midorikawa e Megumi Ogata davano la loro personale impronta a personaggi che qui invece sembrano più "banale bishonen amorfo" e "banale bishonen più vitale". Le voci delle protagoniste, affidate a doppiatrici molto giovani che hanno anche cantato le varie sigle della serie, funzionano anche se pure qui non sembrano nulla di particolare, Ichigo ha la classica vocetta da "ragazzina kawaii", meno bella e più legnosa della vecchia interprete, mentre Mint non si discosta troppo dalla vecchia interpretazione, caratterizzata da una parlata snob da signorina. Aspettiamo l'arrivo di Purin, che nella serie originale era l'unica ad avere una verve tutta sua e sono curioso di vedere come verrà ripresa.

In generale, il tono è molto kawaii andante, anche nelle sigle, che sono cantate con vocette carine, riprese dei motti dei personaggi e testi che parlano di dolci. Non sono il mio genere di musica, ma Tokyo Mew Mew alla fine è questo, gattini, cuoricini, fragoline e dolcetti kawaii, quindi sono adatte a rappresentarlo.

 

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La storia di base resta tutto sommato quella della serie originale, che in questi primi episodi seguiva anche abbastanza fedelmente il manga. Ci sono tuttavia qua e là piccole differenze: Ichigo, Mint e Lettuce fanno il liceo e non le medie; ci viene mostrato il momento in cui Ichigo incontra Aoyama e si innamora di lui; la tematica ambientalista viene suggerita in maniera più concreta, con Aoyama che si lancia in un'invettiva al veleno contro gli umani che mettono in pericolo gli animali (chi conosce già tutta la storia sa e sogghigna) e Ichigo che dichiara un certo interesse nel voler proteggere la Terra e sembra prendere più sul serio questo suo interesse, invece di prenderla come una cosa detta così tanto per farsi bella agli occhi dell'amato. Inoltre, Shirogane e Akasaka hanno scelto di proposito gli abbinamenti eroina/animale, sanno già chi sono le eroine e cambia l'ordine in cui appaiono, con Mint che ha già avuto e risvegliato i poteri off screen ben prima di Ichigo. In generale molte scene sembrano più vicine al manga, come si intuisce dalla preview del terzo episodio, ma molte sono rielaborate in maniera ancora diversa rispetto al manga e alla vecchia serie.

 

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Cosa comporteranno questi cambiamenti è ancora presto per dirlo. Che abbiano voluto anticipare il risveglio di Mint per darle chissà quale ruolo più importante, per rimediare al fatto che nella vecchia serie oltre a bere tè tutto il tempo e ad attaccarsi invano a Zakuro come una cozza non faceva null'altro di concreto? Oppure, visto che tanto una volta comparsa Zakuro si sarebbe comunque tuffata con lei nel tunnel dell'inutilità anche in questa serie, si sono risparmiati proprio la fatica di darle un episodio dedicato dove risvegliava i suoi poteri perché tanto non ne valeva la pena?

I due episodi sinora trasmessi corrispondono ai primi tre capitoli del manga e ai primi tre episodi del vecchio anime, a cui sono abbastanza fedeli, a parte il fatto che tre quarti del secondo episodio, quelli relativi al risveglio di Mint, sono stati tolti, e siamo molto curiosi di vedere se, quando e come (perché le sue origini dovranno inevitabilmente essere diverse da quelle dell'opera originale, non potendo farla interagire con Ichigo) la cosa verrà reinserita più avanti. Le gag sono carine (molto in stile anni novanta, almeno quello) e il ritmo è buono, ma è ancora presto per dare un giudizio.

 

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Tokyo Mew Mew era una serie abbastanza sciocchina, scritta un po' coi piedi, che non riusciva a valorizzare tutti i suoi personaggi perché a parte l'onnipresente protagonista, la timida e dolce Lettuce con cui era facilissimo identificarsi e l'iperattiva e casinista Purin (che nell'anime riservava anche un lato più tragico e profondo), tutti gli altri erano trascurati o scritti in maniera schizofrenica, il gruppo era molto male amalgamato ("amiche vincenti", diceva il sottotitolo dell'edizione italiana, ma non sembravano molto amiche, in primis Zakuro che stava lì tanto per ma non sembrava avere alcun interesse a fare gruppo) e anche le parti "di trama" risultavano essere un po' raffazzonate perché si capiva che fossero solo una scusa per narrare della storia d'amore della protagonista, del suo bello e dell'harem di vari biondoni tsundere e alieni tossici che gravitavano intorno a Ichigo.

 

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Se il nuovo anime riuscirà a riscrivere trama e personaggi dando finalmente loro un po' di giustizia e di carattere, se daranno a Mint un ruolo più attivo, a Zakuro una ragione d'esistere o a Quiche una ragione per affezionarsi a Ichigo che non sia solo "tu sei il mio giocattolo", se spiegheranno meglio la genesi del cattivo finale, se si concentreranno scrivendo una trama più organica... sarà tanto di guadagnato! Ma questo è ancora prestissimo per dirlo. Del resto, anche la vecchia serie era partita bene, in maniera fresca e interessante, per poi incartarsi strada facendo. In ogni caso, al momento la visione è piacevole, quindi vediamo come intenderà svilupparsi, se anche dovesse mantenersi mediocre come la serie originale sarebbe comunque una visione abbastanza gradevole.

I maho shojo puri (non quelli dark, comici o fanservice pensati per gli otaku) ormai sono estremamente rari, essendo un genere che non piace più alle giapponesi adolescenti ed essendo il target delle bambine eternamente monopolizzato da Pretty Cure e ci tocca tenerceli stretti, anche in casi come questo, che riprendono brand del passato per proporli alle donne oggi adulte e nostalgiche di ciò che seguivano da ragazzine.
Ciò che invece mi auguro con tutto il cuore non accada è che Tokyo Mew Mew New vada avanti narrando anche i fatti di Tokyo Mew Mew à la mode, perché se già la prima serie coi suoi personaggi chiamati Fragola, Menta, Lattuga (?), Budino e Melograno sembrava una sciocchezza, il seguito con l'eroina mezza gatto e mezza coniglio, lo scettro a fragoline e i cattivi usciti da un gruppo cosplay di Kuroshitsuji non si salva nemmeno per i più accaniti fan del maho shojo, e nemmeno il più grande dei miracoli-reboot potrebbe aiutarlo.