Dopo essere giunta nel catalogo Disney+ nipponico la scorsa primavera, a sorpresa è stata infine resa disponibile anche nel nostro Paese la serie TV I casi del giovane Kindaichi in una versione non soltanto in lingua originale con sottotitoli in lingua italiana, bensì anche con doppiaggio multilingue, tra cui l'italiano.
 
Kindaichi copertina


Prima di lasciarvi alle nostre impressioni sulla visione completa della serie, ne ricordiamo alcune peculiarità: 
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Hajime Kindaichi è un detective liceale dal quoziente intellettivo di 180, capace di risolvere intricati casi di omicidio di fronte a indizi complessi da rilevare. Kindaichi si mette al lavoro con l'amica d'infanzia Miyuki Nanase e Isamu Kenmochi, capo ispettore presso il Dipartimento di Polizia Metropolitana di Tokyo.
 
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Chiunque apprezzi i romanzi gialli alla Sherlock Holmes e Miss Marple, o sia affascinato dalle serie mystery come "La signora in giallo" della compianta Angela Lansbury, non potrà che essere contento dell’arrivo, sulla piattaforma a pagamento Disney+, del Live Action a tema investigativo I casi del giovane Kindaichi.
Ad un occhio attento i casi del giovane studente ed investigatore potrebbero ricordare le gesta del suo più famoso "fratellino" Detective Conan, manga di Gosho Aoyama pubblicato a partire dal 1994, ma le due serie anche se intrinsecamente similari risultano differenti in alcuni aspetti.

I casi del giovane Kindaichi - in originale Kindaichi shounen no jikenbo - è un manga shōnen del 1992, composto da 27 volumi ed edito da Kōdansha, nato dalla penna di Yōzaburō Kanari e Seimaru Amagi (ai testi) e di Fumiya Satō (ai disegni). Partendo da una semplice idea; ovvero quella che il giovane Hajime Kindaichi sia il nipote del famoso detective privato Kōsuke Kindaichi - personaggio dei romanzi di Seishi Yokomizo - che con estrema nonchalance risolve i crimini che, inspiegabilmente, lo circondano.
Il modus operandi della serie è molto semplice e lineare, infatti rispetta in pieno tutti i criteri di un classico romanzo giallo che si rispetti: “l’investigatore” che si ritrova su una scena del crimine, alcune delle quali sono estremamente macabre, che grazie al suo spiccato intelletto, e senso di osservazione, riesce sempre a risolvere i casi consegnando il colpevole alla giustizia. 

I casi del giovane Kindaichi, arrivato da noi l’11/01/2023 su Disney+, è solo l’ultimo di una serie di adattamenti Live Action che questa fortunata, ma da noi quasi sconosciuta, serie ha avuto il piacere di ricevere durante il corso degli anni. 
Giunta alla sua quinta rappresentazione, questa serie ha avuto sempre una costante, che definirei “da molti gradita”, cioè quella di avere sempre come attore protagonista che interpretava Hajime Kindaichi un giovane idol. Questo onore - ed onere - stavolta è toccato al giovane Shunsuke Michieda, componente del gruppo idol Naniwa Danshi, che anche se giovanissimo risulta essere già un “veterano” nella recitazione - degna di nota, infatti, è la sua interpretazione del giovane Sota Aoki nel drama Kieta Hatsukoi - My Love Mix-Up!, da noi reperibile sulla piattaforma Viki.

A differenza del più celebre Conan Edogawa, Kindaichi risulta - almeno nella interpretazione del bravo Michieda - sicuramente più simpatico, alla mano e meno “perfettino” rispetto al suo fratellino “occhialuto”. La forza di questa serie è sicuramente la spiccata e fresca rappresentazione che Michieda riesce a dare al giovane investigatore (qui lo ammetto sono di parte perché mi diverte proprio vedere le facce che fa Michieda sullo schermo). 

Svogliato nello studio ma puro di cuore, Hajime Kindaichi risulta in tutto e per tutto un adolescente tipico dei manga shōnen, che grazie al suo alto QI riesce a risolvere casi che, alle volte, sono davvero ai limiti del fantasioso.
La bellezza di questa serie, infatti, non è tanto lo scoprire chi sia l’assassino, questo lo spettatore riesce a fare subito anche da solo, ma più che altro è il farsi trasportare dai suoi personaggi, carismatici e divertenti, seguendoli nei loro arzigogolati casi per lasciarsi immergere nelle suggestive atmosfere che la serie ci regala.  
Con un’ottima regia, realizzata da Syunpei Maruya e Hisashi Kimura, una fotografia curata ed esemplare - che rende al meglio soprattutto nelle scene più tetre e oscure, ma che risulta sempre chiara e d’aiuto allo spettatore nel comprendere cosa sta accadendo in scena, ed infine un ritmo incalzante e trascinante, I casi del giovane Kindaichi riesce con estrema facilità a trasportare lo spettatore nel suo mondo, accompagnandolo caso dopo caso ad un epilogo che epilogo purtroppo non è. Il drama, infatti, composta di 10 episodi, tratta solo alcuni dei vari casi risolti dal giovane detective, che a fine serie si congeda allo spettatore in un finale aperto che lascia un po’di amaro in bocca, perché si avrebbe la voglia di vederne ancora e ancora.

Il cast composto sia da attori veterani quali Ikki Sawamura - che interpreta il detective Isamu Kenmochi - che da giovani attori quali Moka Kamishiraishi e Taisho Iwasaki (anche lui facente parte del gruppo idol Bishōnen) che interpretano rispettivamente Miyuki Nanase, amica di infanzia di Hajime e Ryuta Saki che è un loro compagno di scuola - è sicuramente un’altra forza in più di questa piacevole serie.
È evidente la forte chimica che si è instaurata tra questi quattro personaggi principali: ognuno di loro è protagonista ma anche comprimario, spalla comica ma figura di spicco, che con destrezza si alternano, aiutandosi a vicenda, in questa sorta di danza attoriale che si sussegue puntata dopo puntata.
Tutte le puntate, anche se simili nella forma, funzionano ed intrattengono proprio grazie a questa sorta di “famiglia” che si è venuta a creare sullo schermo, al punto che a fine visione se ne sentirà una terribile mancanza.

Non tutti i casi risultano, purtroppo, ben orchestrati, ma nell’insieme la serie risulta estremamente appagante e ben riuscita. Io personalmente ho apprezzato molto già il primo episodio “Il caso dei sette misteri” che riesce a trasmettere fin da subito che tipo di prodotto vuole essere e che andremo a vedere nel corso delle puntate. Ecco perciò che si susseguono elementi ricorrenti che diventeranno familiari, puntata dopo puntata, come: il “caso” illustrato ad inizio puntata sempre reso in bianco e nero che da' quel guizzo oscuro piacevole, la presentazione dei vari personaggi con tanto di note, i cambi d’atmosfera e musica la quale passa dall’essere allegra e spensierata a cupa, tetra e incalzante, alla risoluzione del caso che sorprende, sempre, ma non nel rivelare chi è il colpevole (che ripeto è molto facile dedurre) bensì nello scoprire sempre che c’era un dettaglio - un elemento - che ci era sfuggito e che risultava invece collegato intrinsecamente al caso.

Menzione d’onore a Disney+ che ci propone questa serie sia in versione originale sottotitolata che doppiata, questo fa intendere quanto abbiamo creduto al progetto. Proprio quest’ultima risulta ben riuscita, godibile e soprattutto credibile. Il lavoro che il cast di doppiatori ha svolto è davvero ottimo e può sicuramente invogliare uno nuovo spettatore, poco avvezzo alla fruizione di prodotti sottotitolati, a visionare questa serie.
In particolare mi sento di lodare il lavoro svolto da Riccardo Puertas Suarez, che presta la sua voce al giovane Kindaichi, risulta estremamente convincente, sempre in parte e mai sopra le righe, riuscendo a far trasparire ottimamente le emozioni che il giovane Michieda propone sullo schermo.

Insomma il Live Action I casi del giovane Kindaichi risulta sicuramente un buon prodotto di intrattenimento, non solo adatto a chi predilige le serie mystery, che regala allo spettatore ore di puro svago per tutta la durata della serie. Non credo, purtroppo, che si farà una seconda stagione, dato che anche le precedenti serie avevano un solo cour, ma forse possiamo sperare in un film per il piccolo schermo - incrociamo le dita - anche perché già mi manca vedere il giovane Kindaichi girarsi a favore di camera per dichiarare che risolverà il caso anche solo per far “onore al nome dell’illustre nonno” che lui ammira tanto.

Voto complessivo: 78
Autore: CloveRed
 
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Da grande appassionata di giallo classico, attendevo da tempo di poter posare gli occhi su una almeno delle versioni delle avventure del giovane Kindaichi, visto che, finora, la barriera linguistica mi aveva impedito di conoscere di prima mano quello che può considerarsi il primo dei detective liceali dell’intrattenimento giapponese, filone in cui si colloca un’opera frequento sempre con piacere, Detective Conan. E posso dire che, per me, la visione di questa recente trasposizione Live Action è stata decisamente soddisfacente.
Il gruppetto di protagonisti, divertente ed equilibrato, è composto da tre liceali: Hajime Kindaichi (il nipote di quel Kōsuke Kindaichi), l’amica di infanzia Miyuki Nanase (sì c’è un interesse romantico e, ovviamente, per la struttura della serie non sarà mai rivelato), il kōhai Ryuta Saki (che filma tutto, abitudine assai utile ai fini investigativi) e da un adulto: il detective Kenmochi.

Si tratta di intrattenimento leggero: i casi sono di semplice risoluzione, il colpevole è facilmente individuabile (qualche volta è sul "come" che bisogna attendere la spiegazione finale), il gruppetto di protagonisti si sa che -nonostante il buon numero di morti che si vedono in ogni episodio- arriverà senza troppi problemi al termine della serie, la verosimiglianza non è un obiettivo della scrittura: nessun agente di polizia lascerebbe mai mano libera a un ragazzino (ma dopo anni di Detective Conan, a questo mi sono abituata).

La regia è affidata a Hisashi Kimura, che padroneggia la materia: si sofferma a suggerire quando serve per guidare lo spettatore, ha un buon ritmo e rende bene le ambientazioni, che sono -soprattutto in alcuni episodi- decisamente suggestive.
Il tono è tra il serio e il faceto: il giovane Kindaichi nell’interpretazione di Michieda è buffo e ci gioca, così come il detective Kenmochi di Sawamura. Anche la sigla d’apertura, troppo glamour per essere credibile, invita a non prendere troppo sul serio il tutto (anche se in quest’ultimo caso, un dubbio mi è rimasto).

Voto complessivo: 78
Autore: Shiho Miyano
 
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Nel corso del 2022 Disney aveva più volte annunciato una distribuzione internazionale di prodotti giapponesi, sia anime che drama, i quali però non sono mai approdati al di fuori dell'Asia. Con immenso stupore, a metà gennaio vengono rilasciate sulla piattaforma streaming Disney+ alcune delle serie annunciate l’anno precedente, oltre qualche nuova sorpresa, e, tra l’altro, alcune già doppiate! È proprio il caso, questo, di Kindaichi Shounen no Jikenbo, tradotto sulla piattaforma con I casi del giovane Kindaichi, e conosciuto più semplicemente come Kindaichi.

Il manga prende forma dalle mani di Youzaburou Kanari, Seimaru Amagi e Fumiya Satō nel lontano 1992. La serie, mai giunta in Italia, può vantare in patria un grande seguito. Questo ha portato negli anni non solo alla realizzazione di diversi sequel e spin-off del manga, ma anche a una lunga tradizione di adattamenti drama, che dal 1995 ad oggi consta di ben 12 produzioni. Di tutto ciò, quello che è approdato su Disney+ è solo la quinta e ultima stagione della serie drama.
La storia segue un ragazzo liceale con uno spiccato senso investigativo, che si ritrova a dover risolvere astrusi casi di omicidio, ovunque lui metta piede. Lo sviluppo della serie, quindi, si basa proprio su questa dinamica episodica, ben nota a chi è appassionato fruitore di gialli, e che affiancano Kindaichi a detective più famosi sul nostro territorio, provenienti sempre dal Sol levante, come Detective Conan.
Personalmente, non sono mai stata una grande fan di anime e serie tv con poca trama orizzontale, i cui protagonisti portano sfortuna a quelli con cui si trovano a condividere anche una semplice vacanza, che siano esse storie di stampo orientale od occidentale. Per Kindaichi è stato parzialmente diverso in quanto la possibilità di vedere in streaming tutti gli episodi, rilasciati in unica tranche, mi ha permesso di non perdermi sviluppi della trama orizzontale che si percepiscono, anche se sono minimi, potendo in questo modo provare più empatia e affinità con i personaggi.

Gli episodi si susseguono con un ritmo incalzante e divertente che riesce a mantenere viva l’attenzione dello spettatore, alcuni sono anche farciti di curiosità e approfondimenti storici; certamente più intensi e elaborati risultano le indagini che si dipanano su due episodi consecutivi.
La risoluzione dei casi è assai complessa, e più si procede con l’avanzare degli episodi, più questa complessità si acuisce, anche se per lo spettatore è in realtà semplice arrivare alla verità sull’assassino: il bello, insomma, è proprio cercare di capire gli stratagemmi usati dal colpevole per commettere il delitto.
Mentre la regia riesce a dare uno sguardo centrato e coinvolgente, la sceneggiatura alcune volte si perde in minuzie che, purtroppo, fanno stonare il modo in cui si arriva alla risoluzione del delitto: alcuni dettagli non risultano in linea con quanto accade o con ciò che viene spiegato dal giovane detective. Minuzie che ahimè si notano e una maggiore cura del dettaglio, avrebbe reso il tutto più coerente e fluido.

Le interpretazioni degli attori sono convincenti, mai nodose né impacciate, e creano subito empatia. Su tutti spicca il protagonista interpretato da Shunsuke Michieda che, diventato celebre per aver interpretato Aoki in Kieta Hatsukoi - My Love Mix-Up!, raccoglie un’eredità importante in quanto nelle produzioni precedenti il giovane Kindaichi è stato interpretato da Jun Matsumoto, amatissimo esponente del famosissimo gruppo idol degli Arashi, e successivamente da Ryosuke Yamada, anche lui idol del gruppo Hey! Say! JUMP, famoso per aver vestito i panni di Edward Elric nei tre adattamenti live-action di Fullmetal Alchemist. Michieda prende il testimone e si fa grande sullo schermo, rilasciando tutta la sua capacità emotiva ed espressiva, anche se con qualche nota ancora acerba dovuta alla sua giovanissima età.
La sinergia tra i personaggi è cardinale per la riuscita della serie e al fianco di Kindaichi troviamo: la sua amica d'infanzia Moka Kamishiraishi, interpretata da Miyuki Nanase (voce di Kun nel film d’animazione Mirai di Mamoru Hosoda) tenera e determinata, per niente spaventata da tutti i cadaveri che si ritrova davanti, ma sempre pronta a seguire il suo amato amico; il divertente e impacciato Detective Isamu Kenmochi, interpretato da Ikki Sawamura (13 Assassini), che senza Kindaichi sarebbe stato licenziato da molto tempo; in fine il cameraman amatoriale Ryuta Saki interpretato dal giovane idol Taisho Iwasaki, che segue sempre Kindaichi con una camera in mano, riprendendo ogni cosa, e che spesso si rivela fondamentale per la scoperta di dettagli essenziali che portano all’assassino.
Se gli attori giapponesi quindi fanno un eccellente lavoro interpretativo, lo stesso si può dire dei doppiatori italiani chiamati a prestare la voce per i personaggi. Su Kindaichi, spicca un giovane Riccardo Puertas Suarez, centrato e calibrato. Veronica Benassi, Andrea Lavagnino, Mattia Fabiano, voci già note, fanno un altrettanto ottimo lavoro sui personaggi a loro assegnati. Per ogni episodio poi, ci sono diversi doppiatori che si affiancano al quartetto principale e anche su di loro non si notano particolari sbavature.  L’adattamento, affidato alla direzione di Giulia Nofri per lo studio SDI Media, invece soffre di qualche problema di scorrevolezza; la traduzione alcune volte risulta purtroppo del tutto errata rispetto all’originale. È una problematica che però si riscontra solo nella versione doppiata, perché in quella con i sottotitoli il testo rimane fedele all’originale. Con una maggiore cura nella revisione dei testi adattati, il doppiaggio sarebbe stato più apprezzato.

Una nota tutt’altro che scontata sono le musiche create da Akira Mitake, Tatsuhiko Saiki e Shū Kanematsu che sottolineano in modo impeccabile i momenti più importanti, innalzano l’attenzione di chi guarda, accompagnandoli durante il momento di massima attenzione. La sigla iniziale "The Answer", cantata dal gruppo di idol Naniwa Danshi di cui Michieda è membro, rimane in testa a lungo con la melodia un po’ rock, mentre il testo, scritto appositamente per la serie, sottolinea l’importanza di trovare sempre la verità e di non arrendersi alle apparenze.

I casi del giovane Kindaichi è pertanto un drama fresco e leggero, non troppo cervellotico, e dona una buona dose di intrattenimento e divertimento amplificato dalla freschezza di Shunsuke Michieda nei panni del protagonista. Il doppiaggio può avvicinare alla visione chi è ancora poco abbuiato alla recitazione giapponese o chi non ha voglia di seguire i sottotitoli, comunque rimane lodevole l’iniziativa inaspettata da parte di Disney+.

Voto complessivo: 70
Autore: Arwen1990
 
 

 
 
Sin da quando ero bambina amo leggere romanzi e guardare telefilm di ogni origine e provenienza a tema mystery, poliziesco e investigativo; persino quando la principale delle mie passioni è divenuta il Giappone, tale fascinazione non si è sopita... perché era pronto ad attendermi Detective Conan.
Quanto a Kindaichi, invece, non mi sono mai avvicinata a quest'opera pur conoscendone da tempo la fama, tanto come manga quanto nelle numerose versioni live action che ne sono state tratte negli anni, ciascuna caratterizzata da un diverso protagonista ma tutti invariabilmente idol maschili della potente agenzia di talenti Johnny's Entertainment.
Si tratta di serie popolarissime in patria, divenute quasi dei telefilm di culto, eppure mai esportate in Occidente prima d'ora. Questo è stato vero sino al quinto capitolo, il più recente in ordine di tempo: la collaborazione di NTV con Disney+ oggi consente infatti anche a noi di godere in streaming di una serie che agli occhi degli appassionati del genere presenta tutti gli elementi giusti per coinvolgere lo spettatore di turno. Inoltre, l'opera viene proposta sia in lingua originale giapponese con sottotitoli che comodamente doppiata in italiano.

Chi è abituato alle atmosfere di Conan pertanto ritroverà in Kindaichi quel medesimo schema narrativo, partendo proprio dal protagonista liceale ossessionato di crimini con un'amica d'infanzia al suo fianco, e fedeli aiutanti tanto tra coetanei quanto nel corpo di polizia: dopo un accadimento tragico che casualmente (o forse non troppo) vede sempre il protagonista nei paraggi, tutti gli indiziati coinvolti di turno vengono individuati con ordine e nel dettaglio e chiamati insieme a raccolta per consentire di dissipare il mistero e svelare il colpevole.
Tale schema si presenta a ripetizione e potrebbe apparire persino banale, eppure è una struttura che funziona piuttosto bene nella maggior parte degli episodi, quasi interamente giocati sulla freschezza del cast e la leggerezza di un protagonista giovane ed entusiasta: Shunsuke Michieda, che interpreta oggi Hajime Kindaichi, è infatti cresciuto guardando alla TV i "tanti Kindaichi" che lo avevano preceduto, sognando di essere un giorno uno di loro, vedendo il proprio sogno infine realizzarsi, come in un miracolo, in una luce che fa scintille. Proprio come quell'illuminazione che si accende nella testa, ogni volta che Kindaichi comprende ogni cosa, invariabilmente prima degli altri.
A differenza di Detective Conan o di altri colleghi detective, tuttavia, potremmo curiosamente definire Kindaichi "più letale", dal momento che là dove lui appare, ahimé, un cadavere è solo l'inizio di una lunga scia!
Di Kindaichi è noto peraltro il taglio spesso soprannaturale delle atmosfere, e questa nuova serie non fa eccezione, giocando con episodi che vanno dalle misteriose leggende metropolitane della scuola al segreto del canto delle sirene, finanche a due lunghi casi ove l'indiziato è lo stesso Kindaichi, costantemente in fuga, e alla magnifica rielaborazione del Fantasma dell'opera in chiusura di serie. L'uso della fotografia è ottimo, capace di evidenziare accuratamente le belle ambientazioni attraverso tanti piacevoli dettagli ed accorgimenti, i quali riescono persino a far soprassedere a piccole pecche di sceneggiatura che lo spettatore non mancherà suo malgrado di notare.
Nel complesso, difficile quindi resistere alla tentazione: ad ogni dubbio e mistero il giovane Kindaichi saprà trovare l'unica risposta, quella "The Answer" che titola l'accattivante sigla di apertura della serie, interpretata dagli osakensi Naniwa Danshi di cui lo stesso Michieda è esponente. E le magnifiche maschere di kitsune che vi si scovano, d'altronde, sono simbolo di astuzia, di rapidità e del folklore stesso nipponico.
Piccoli grandi dettagli di stile, come si diceva poc'anzi.

Voto complessivo: 78
Autore: zettaiLara
 
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