Un titolo decisamente chiacchierato della stagione è Heavenly Delusion, adattamento dell'omonimo manga di Masakazu Ishiguro in Italia edito da Star Comics, per la regia di Hirotaka Mori e disponibile su Disney+.

Dentro a una misteriosa struttura dotata di un’area verde sono ospitati dei ragazzini. Durante una verifica, Tokio riceve un fugace messaggio che recita: “Vorresti andare all’esterno dell’esterno?”, e da quel momento comincia a chiedersi come sia il mondo al di fuori. Altrove, Maru e Kiruko, impegnati in una quotidiana lotta per la sopravvivenza in ciò che resta del Giappone, sono alla ricerca del “paradiso”...

 

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La serie è molto misteriosa ed intrigante ma è anche corredata da un interessante comparto tecnico. Per questo riportiamo in traduzione un articolo scritto da Kevin Cirugeda su Sakugablog.com riguardo proprio i retroscena della produzione della serie.


Heavenly Delusion è una serie eccezionale che ha dovuto fronteggiare sfide altrettanto eccezionali. L'ambiente produttivo in cui è immersa è piena di talenti per cui altre produzioni farebbero a botte, ma ha anche l'onere di dover adattare una serie post-apocalittica che in qualche modo riesce ad essere sia pesante che rilassata. 

Creare anime per la televisione è l'arte del compromesso. Si sa che le risorse sono insufficienti e le schedules di produzione non fanno altro che peggiore col tempo. Fermo restando che già dagli inizi non erano così benevolenti, non siamo arrivati ad un ottimo traguardo; ma questa ormai è la norma. Una nota positiva è che dalle restrizioni sono germogliate correnti creative davvero interessanti che hanno fatto di necessità virtù: se bisogna smussare gli angoli, allora smussiamoli bene, magari esplorando altri metodi espressivi.
Che sia la necessità di trovare nuovi metodi di modulazione dei disegni, mettere l'accento sulla messa in scena, oppure impratichirsi con recenti avanzamenti tecnologici per portarsi a casa efficienza e un buon comparto espressivo, l'animazione ha ormai dietro di sé una lunga scia di debolezze tramutate in punti di forza.

Può succedere che, però, fronteggiare le limitazioni arrivi a prosciugare la linfa vitale di questi lavori. Ci possono essere compromessi poco efficaci o mal suggellati che finiscono per portare un titolo già malandato a collassare sotto il peso delle proprie ambizioni; oppure un approccio eccessivamente conservativo che mette sul mercato un prodotto assolutamente sterile. E il rischio che si verifichi una delle due circostanze è abbastanza comune per gli anime televisivi. D'altro canto può anche accadere che con le giuste persone, un ambiente di produzione di prim'ordine e una schedule che lascia margini di respiro, un progetto non dovrebbe, forse, andare incontro a chissà quali problematiche. Ma è davvero così semplice?
 
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Non possiamo negare che Heavenly Delusion sia un titolo particolarmente fortunato, anche se di primo acchito potrebbe non sembrare. Hirotaka Mori ha fatto il suo debutto come regista proprio con questa serie perché contattato dal produttore delle animazioni, Masashi Ohira, cioè colui che ha gestito l'episodio di Mori in Joker Game. Da quel momento hanno lavorato gomito a gomito nello studio Production IG, per esempio a Psycho-Pass e Moriarty the patriot. Il lavoro di Mori è stato memorabile per quanto riguarda 86- Eighty Six e 22/7, però gestire un intero progetto è un compito che richiede diverse abilità, quindi non è da dare per scontato che il salto venga fatto senza intoppi.

Anche Ohira aveva un solo titolo alle spalle prima di diventare produttore delle animazioni, quindi c'è una collettiva mancanza di esperienza, ma nonostante questo è riuscito a mettere insieme un team davvero competente. La sinergia di artisti che ha riunito è esemplare: le scene carismatiche ed eleganti di Mori si sono già guadagnate la stima di molti giovani feelancers di grande talento con cui ha condiviso vari progetti, mentre la posizione di Ohira in una delle case di produzione più famose e tradizionali gli ha dato accesso ad una manodopera dalle solide fondamenta artistiche. Dalle prime impressioni poco chiare e lo spessore del progetto, hanno riunito molti geni creativi: Heavenly Delusion ha un team robusto come pochi. Pieno di giovani talenti e storiche superstar, storyboarder dalle grandi capacità evocative ma abbastanza esperti da fare in modo che anche le idee più ambiziose vadano in porto.

Ovviamente aiuta che le altre variabili impazzite che minacciano le produzioni televisive di anime siano state particolarmente clementi. Il titolo è stato annunciato nell'ottobre 2022 ma per molti non è stata una sorpresa: la macchina produttiva era già in moto da tempo perché doveva andare in onda nell'aprile 2022, praticamente un anno prima della sua effettiva messa in onda. Mancare la prima finestra di distribuzione è abbastanza comune e del tempo in più non basta per calmare lo stress da scadenza; però un ampio margine di manovra e la possibilità di tenersi stretto un team davvero capace, sul lungo periodo ha reso le fondamenta di questo progetto davvero solide. Dopotutto il tempo non è poi tanto utile se tutte le risorse creative si disperdono e si sparpagliano, ma il team di Heavenly Delusion ha sapientemente dosato la mole di lavoro fino ad ottenere qualcosa di davvero completo. Quel tempo in più gli è servito per accomodare meglio le star che sono venute a dare una mano, dato che sono riuscite a contribuire più di quanto avrebbero originariamente dovuto; sia a disegnare animazioni eccezionali che fare storyboard, oppure affidare al prossimo istruzioni estremamente dettagliate per continuare i lavori.
Possiamo vederlo sin dai primi episodi, e andrà migliorando con il passare delle puntate.
 
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Però le grosse magagne dell'industria non derivano soltanto dalla programmazione raffazzonata e dalla mancanza di risorse, infatti alcune sono ancora più legate al format. La durata standardizzata degli episodi e il loro numero deve adattarsi forzatamente alla programmazione televisiva stagionale: questo può essere un bel problema dal punto di vista della narrazione. Molti format hanno la loro durata più o meno regolare ma possono variare con una certa libertà, ma la televisione non se lo può permettere. Ogni secondo di prodotto trasmesso in un blocco televisivo da trenta minuti ha uno scopo ben preciso sin da quando viene dato il via libera alla messa in onda. Non si potrà avere più tempo, né di meno, a patto che non si sia disposti a lottare. Ci sarà pur un motivo, per cui se c'è la possibilità, i team si catapultano verso una messa in onda speciale anche se nella pratica significa maggior lavoro da fare. Allo stesso modo l'enorme numero di anime ha reso sempre più difficile farsi approvare più di un cour alla volta, proprio perché l'industria pretende sempre contenuti nuovi.

Ovviamente nessuno di questi problemi è esclusivo di Heavenly Delusion: sono comuni e non sono nemmeno i più deleteri che si possono avere. Però questo non è un anime televisivo come tutti gli altri e le variabili hanno interagito in modo tale da aver reso l'adattamento un prodotto davvero difficile da portare a casa. Un'ultima considerazione da fare prima di entrare nei dettagli, riguarda la serie stessa: dannatamente densa ma anche spesso molto rilassata, perennemente in contraddizione con sé stessa e il regista Mori è rimasto colpito da come il manga sia riuscito a rappresentare tutto ciò senza peccare di incoerenza.

Mori ha avuto tra le mani un thriller complesso strutturato da un'ossessiva pianificazione che si espande su più archi, ma i protagonisti sono due idioti che combinano casino in un mondo post-apocalittico. Due storyline principali che si intrecciano spesso, poi talvolta aiutano lo spettatore a capire cosa stia succedendo, altre lo buttano completamente fuori pista. Heavenly Delusion ha raggiunto un importante obiettivo di storytelling che potrebbe sorprendere chi conosce Masakazu Ishiguro solo per la sua opera sulle maid, e forse è proprio per questo che i suoi adattamenti sono così complessi.
Il team ha molti più mezzi e supporto di altri gruppi di lavoro, ma allo stesso tempo l'opera che devono adattare è decisamente complessa: la struttura di Heavenly Delusion ne è il punto di forza ed è necessario farla incastrare nel format restrittivo della televisione.

Per chi non conoscesse Heavenly Delusion, il primo episodio chiarifica subito le due storyline separate: Maru e Kiruko nella macchia post-apocalittica e l'orfanotrofio super tecnologico in cui vive Tokio, dannatamente simile a Maru. Ishiguro fa la spola tra le due narrative cercando costantemente modi per connetterle; può essere un personaggio che sviene da una parte e si risveglia nell'altra, una transizione che sottintende una continuità fisica tra i due, un tema comune, una condizione implicita, come volete. Di questi stratagemmi ne usa spesso e magari possono sembrare una tattica, ma mentre ci si immagina il sorrisetto soddisfatto dell'autore che vede le due storie correlate, aggiungono anche una buona dose d'intrigo e un ritmo piacevole.
 
Sequenza animata da Hiroyuki Yamashita, un esempio di "risveglio di soprassalto" con palesi implicazioni narrative.
 
L'anime non perde tempo a mettere in pratica tutto questo e lo fa più velocemente del manga. Mentre il primo capitolo era praticamente dedicato ai bimbi in orfanotrofio e il cambio di protagonisti viene illustrato solo alla fine, la composizione della serie rimescola gli eventi mostrati sin a quel momento per stabilire un nuovo punto di connessione. Dopo che Tokio, da sempre abitante della struttura, apprende i destabilizzanti concetti "interno" ed "esterno", la transizione si allaccia direttamente a Maru e Kiruko. E ciò accade più volte: a volte sono dei furbi rimaneggiamenti di scene, altri sono segmenti del tutto originali, ma sempre a sfociare verso un cliffhanger degno del manga.

L'abilità del team e la loro volontà di emulare lo storytelling dell'autore senza limitarsi a copiarlo, indica quanto siano davvero riusciti a comprenderlo a fondo; ancora più importante è sintomo di aver compreso davvero le motivazioni dietro l'uso che ne fa l'autore.
Questa stagione dovrebbe adattare circa sei volumi del manga, molto complesso e denso. Semplicemente aumentare la velocità di narrazione non avrebbe costruito in maniera convincente e avvincente il mistero dietro alla storia, anzi, gli avrebbe remato contro.

Nonostante il mondo terribile di Heavenly Delusion, Mako e Kiruko sembrano divertirsi molto insieme: scherzano, fanno battute stupide, combinano guai. La premessa codifica la struttura come "Il paradiso" che i due devono trovare, in contrasto con la città orrorifica e post-apocalittica, piena di mostri, in cui stanno viaggiando. Dei collegamenti con Cil che stanno cercando sono rintracciabili senza troppi sforzi, ad esempio la terribile somiglianza di Tokio e Maru. O i pomodori.
Ma le cose non stanno davvero così perché anche l'orfanotrofio nasconde dei segreti oscuri. Mentre le scoperte di Tokio sono sempre più aberranti, le scampagnate di Maru e Kiruko nella distruzione della città sembrano decisamente più allegre. Non c'è  nero e bianco in Heavenly Delusion, la tragedia impregna tutti i fili del telaio, ma è chiaro che la cosa più simile al paradiso che si possa vedere sono le avventure spensierate dei due.
 

Da qui si capisce come gli scambi di battute e le chiacchierate tra i due siano il fulcro della storia, non metterle in scena o sorvolarvi velocemente non avrebbe dato loro l'importanza narrativa giusta perché sarebbe diventato un semplice thriller privo del carisma del lavoro originale. Il team si è quindi sobbarcato un'enorme mole di duro lavoro in pre-produzione, l'unica via possibile per adattare al meglio Heavenly Delusion. Ovviamente però sono stati fatti dei sacrifici, perché hanno dovuto tagliare alcune scene molto amate tra i protagonisti e molti altri indizi sparsi qua e là. Si parla sempre di dover scendere a compromessi. Ma Mori e il suo team sono riusciti ad individuare precisamente i punti di forza del manga, fare le giuste scelte di ritmo e focalizzarsi sugli aspetti che avrebbero reso l'adattamento degno di questo nome.

Quindi, quali sono gli aspetti che Mori identifica come fondamentali per la realizzazione dell'adattamento animato di Heavenly Delusion? In varie interviste il regista ne ha sottolineate spesso un paio. Tra tutte il comparto sonoro su cui si è molto concentrato. Un fumetto non ha l'audio ma ci sono alcuni lavori che sembrano emettere un suono, e per il regista il lavoro di Ishiguro chiamava a gran voce la colonna sonora composta da Kensuke Ushio (Liz e l'uccellino azzurro, Chainsaw Man). I suoi suoni eterei calzano a pennello con il mondo post-apocalittico.
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Sfondi di Yuki Kaneko.

Altri elementi chiave sono stati il colore e gli sfondi. Dal primo episodio si può vedere che la direzione artistica di Yuji Kaneko (Madoka Magica, Little Witch Academia: The Enchanted Parade) è importante come non mai. L'ambientazione rafforza i suoi vecchi lavori con lo studio Aoshashin, ma è anche vero che lavorare su qualcosa che sa essere nelle proprie corde porterà a ottimi risultati. Negli ultimi anni Kaneko ha ampliato i suoi orizzonti, non solo in ciò che raffigura ma anche nel processo, per esempio ha imparato a enfatizzare disegni digitali o a mano. Il sentimento di concretezza di Josee è molto diverso dall'ambientazione fiabesca di Osama Ranking, ed entrambi coesistono in Heavenly Delusion: un consunto e invadente spettacolo post-apocalittico accostato ad una clinica super tecnologica e sterile. 

In contrasto, l'altro punto sottolineato da Mori è stato l'adattamento in sé. Nel passaggio in animazione le scene d'azione sono diventate un punto assai forte della produzione, vista la confidenza che il suo team ha nella realizzazione di quel tipo di avvenimenti: per ottenere un gruppo simile non si sono limitati a far entrare nel team degli assi del combattimento. Le scene più concitate vengono prese da parte da un animatore specializzato che può occuparsi dello storyboard, oppure fare da solo da key animator o dividerselo tra conoscenti. Nel primo episodio c'è una scena d'azione seminale di cui Tetsuya Takeuchi (Yomigaeru Sora - Rescue Wings) ha curato lo storyboard. L'artista non nasconde di essere in disaccordo riguardo lo stato generale delle scene d'azione negli anime siccome non vanno a braccetto col suo desiderio di unire coreografie in stile wuxia (combattimenti con le spade tipici della narrativa cinese) con movimenti di camera molto vivaci. I registi furbi lo attraggono dunque con promesse di lasciarlo realizzare le scene come preferisce. L'animazione chiave fatta da Ryo Araki (Fire Force, Sword art online- Alicization) seguace di Takeuchi, rende ancora più incalzante la scena.
 
Sequenza animata da Ryo Araki nel primo episodio della serie.

Alla direzione del primo episodio di Mori, elegante ma brutale, segue un secondo episodio che sfrutta molto bene il format. Lo storyboarder in questo caso è Itsuki Tsuchigami (Flip Flappers, Ranking of Kings) e il regista è Kai Shibata (Chainsaw Man, Made in abyss), uno degli "esterni" che prima si diceva avessero contribuito più del necessario. Il framing voyeuristico e sinistro nell'anime viene accentuato e il cambiamento al cinemascope aumenta la tensione in maniera anche un po' goffa, molto in linea con la serie. C'è anche una certa consapevolezza delle potenzialità del medium nelle scena in stile horror: il manga e la serie fanno un uso unico dell'oscurità, impossibile da replicare. La rivelazione del mostro uccello nel manga usa sapientemente lo spazio negativo, conveniente ad un fumetto in bianco e nero. E l'anime deve approcciarsi in maniera per forza differente. Nel frattempo questa scena nella serie è strettamente collegata all'uso della camera e della luminosità, tipico del medium animato.
 
L'atmosfera horrorifica continua nel terzo episodio diretto dall'amico Kazuya Nomura (Joker Game, Ghost in the shell-the rising) che ha anche creato lo storyboard. Un immaginario grottesco e immersivo fatto di body horror e il terrore della trasmigrazione di corpi. Forse l'episodio più monotematico in tutto l'anime, ma proprio per via dello storyboard elegante di Nomura e del ritmo più rilassato nell'adattare il flashback. In un certo senso è solo un assaggio di cosa sarebbe potuto essere un adattamento di Heavenly Delusion senza dover scendere a compromessi. 

In sé, gli eventi dell'episodio mettono in luce le qualità della serie. Per esempio la professionalità di Ishiguro a modulare la circolazione di informazioni: può nascondere cose in bella vista in modo tale che lo spettatore le possa notare solo retroattivamente; la serie è densa di quello che possiamo definire "foreshadowing maniacale" da parte dell'autore.
Ma se da un lato c'è una pianificazione precisissima, dall'altro ci sono una pletora di temi presi in considerazione. Mori stesso ha voluto inserirli nella versione animata proprio perché è l'opera stessa di Ishiguro a mettere sul tavolo alcune tematiche e lasciare che sia lo spettatore ad interpretarle. Si parla di identità di genere, tecnologia, natura con tutte le letture che si possono dare, nessuno meglio dell'altro. Kiruko e Maru vengono etichettati come membri della "generazione sregolata" ma sono gli adulti ad avere la colpa delle peggiori macchinazioni post-apocalittiche. Potrebbe essere facile lanciarsi in una lettura ecologica della serie ma allo stesso tempo l'anime sembra poi mettere in cattiva luce queste comunità verdi. Alla peggio, i tentativi di parlare di temi importanti risulta superficiale e fuori contesto, ma spesso è proprio la profonda lettura che se ne può dare a costituire il cuore pulsante dell'attrattiva dell'anime.
 
Kazuya Nomura alla regia dell'episodio tre, estremamente drammatica che riesce a distinguersi dalle puntate precedenti, sia per la narrazione che per la messa in scena. Framing e staging estremamente forti che si avvalgono di colori per implementare lo storytelling emotivo. 
 
In un certo senso sembra che con ogni episodio la serie diventi un po' più sprezzante nel saltare alcune scene per focalizzarsi maggiormente su alcune cose. L'episodio 4, con lo storyboard di Takashi Otsuka (Smile Pretty Cure!), sottolinea il contrasto tra i bambini della struttura che cercano intimità fisica sotto gli occhi panottici dei sorveglianti, e lo fa spostando o togliendo scene dal manga, con un maggior effetto narrativo. Riesce anche a dare più spazio di manovra a Asuka Suzuki (FLCL Progressive) che si mette al lavoro nelle scene d'azione. Ugualmente l'episodio 5 con lo storyboard di Yojiro Arai (Penguin Highway, Taifuu no Noruda) si addentra in alcuni flashback più che nel manga, grazie a strabilianti visuals. L'aspetto finale dell'episodio, dal punto di vista delle animazioni, restituisce un effetto nostalgico che esemplifica l'essenza stessa della serie.
 
Scena animata da Asuka Suzuki.
 
Ishiguro è chiaramente un grande fan di Katsuhiro Otomo, e attivamente prova a non far somigliare troppo l'opera ad AKIRA. Anche le figure in stile Otomo sono malleabili e ottime per essere animate, soprattutto per un team con molti specialisti nel character acting: molti animatori hanno sfruttato al meglio queste qualità come la opening di Weiling Zhang (Mob Psycho), che straborda personalità. Interessante è come riesca a trovare un terreno comune tra diversi stili storici dell'animazione. Per esempio le forme tondeggianti come quelle di Satoru Utsunomiya (Gosenzosama Banbanzai!, Aquarion) che ha sviluppato proprio dopo AKIRA, sono passate in seguito per Norio Matsumoto (Inu-Oh, Escaflowne) e poi Shingo Yamashita (Jujutsu Kaisen, Chainsaw Man), fino a diventare un tratto estetico dei webgen animators (animatori formatosi sul web). La sigla di apertura in sé sembra un miscuglio di tratti vecchi e nuovi di Yamashita, piena di influssi di altri numerosissimi artisti.
 
Heavenly Delusion quindi non fa parte di una singola corrente di animazione, anzi, è aperta a molte variazioni. Uno dei maggiori contribuenti è Shuto Enomoto (Heike Monogatari) che si distanzia dallo stile precedentemente descritto in favore di linee più acuminate. Non si stacca del tutto dal lavoro di Ishiguro ma rimangono una cosa a parte. Le scene di character acting del primo episodio, più cartooneschi e rilassati, sono in contrasto con momenti ben più carichi di drammatizzazione. Enomoto si distanzia molto dai suoi colleghi però riesce a creare sinergie grazie alla passione condivisa delle articolazioni dei personaggi. Una sorpresa è stata vedere Hiroyuki Yamashita ad illustrare l'incubo ad occhi aperti di Kiruko e anche quando l'animazione non era sfacciatamente segmentata, viene data comunque molta importanza alle movenze dei personaggi, più di quanta se ne veda nell'animazione per la TV.
 
Vi lasciamo con la opening di Weilin Zhang di cui ha curato storyboard, regia e anche dei disegni chiave. One-man army.
 
Quindi, Heavenly Delusion non è un progetto come gli altri. Per alcuni frangenti è stato decisamente baciato dalla fortuna: una produzione bella lunga, piena di talenti e fondi adeguati, e non abbiamo ancora visto all'opera i famosi artisti che ci hanno lavorato. Ma allo stesso tempo la serie è sia densa che rilassata, e la precisione chirurgica con cui il materiale originale è stato trattato per poterlo incasellare in una serie da un cour (12 o 13 episodi) senza sacrificare nulla la rende davvero fenomenale. Fin ora i compromessi sono stati ragionevoli, in grado di catturare il fascino del manga ma sfruttando al massimo le caratteristiche uniche dell'animazione.
 
Fonti consultate: