The Saintʼs Magic Power is Omnipotent
Un po’ come tutti gli altri isekai, anche questo parte in maniera simile a tutti gli altri, venendo evocati in un altro mondo.
Ma l’elemento sorpresa è che non viene evocata solo una persona, ma due ragazze nello stesso momento.
Il principe altezzoso del regno identifica come “Santa” la ragazza evocata assieme alla protagonista della storia, Sei, che viene completamente dimenticata e relegata a vivere in un’ala del castello.
Nel giro di poco, Sei comincia a lavorare in un laboratorio dove producono pozioni curative usando le varie erbe disponibili in natura e da lì parte tutta la storia.
Un isekai molto delicato, che strizza molto l’occhio alle ragazze che guardano l’anime, permettendo loro di sognare di essere in un mondo magico, immedesimandosi con la protagonista e con le attenzioni che i vari personaggi maschili le riservano.
Per i miei gusti è stato fin troppo delicato, costringendomi già durante il secondo episodio ad aumentare la velocità di visione, altrimenti non sarei riuscita a reggere i classici venti minuti a velocità normale.
Per un attimo avevo pensato che le cose stessero cambiando nell’episodio sette, dove finalmente si vede un po’ anche l’altra ragazza evocata, scoprendo che cosa ha fatto finora e vedendo dal suo punto di vista fatti che finora lo spettatore conosce solo in un determinato modo.
Purtroppo però l’attenzione sull’altra potenziale Santa ritorna dietro le quinte, quindi le mie speranze si sono infrante praticamente subito.
A tenere l’atmosfera placida è anche il fatto che non ci sia un vero e proprio nemico da sconfiggere.
Si parla solo di mostri che si mostrano con più frequenza rispetto a prima, ma non c’è un essere umano che magari sta tramando nell’ombra per chissà quale scopo.
Le varie presenze maschili hanno tutte un loro modo di apparire, ma nessuno è cattivo.
A parte il principe del regno che sarebbe da prendere a schiaffi perché in base all’aspetto delle due ragazze ha decretato chi doveva essere per forza di cose la Santa, sbagliando clamorosamente e cercando di uscirne senza fare figuracce.
I personaggi li ho trovati un po’ privi di caratterizzazione, semplicemente era più importante inserire quanti più ragazzi possibili per attorniare Sei.
Nonostante Sei sia una donna adulta, in certi situazioni si comporta come un’adolescente alla prima cotta e al primo appuntamento.
Si emoziona per tutto ciò che il capitano delle guardie fa per lei e la sua battuta preferita è sempre “Grazie mille” per ogni bel gesto che viene fatto per lei o per ogni bella parola spesa per lei.
E anche il capitano non è da meno su questo argomento, perché anche lui ha i suoi momenti dove arrossisce per una stretta di mano con Sei più duratura del solito o perché le loro dita si sono sfiorate in un momento inaspettato.
Tirando le somme, purtroppo questo isekai non mi è piaciuto.
Pensavo che sarebbe stato un po’ diverso dal classico isekai perché la protagonista è una donna, ma questo fattore ha fatto sì che l’opera risultasse fin troppo delicata, per i miei gusti.
Non ci sono intrighi, la trama è molto basilare e scorre senza che ci siano intoppi.
In sostanza, non c’è “movimento” in questo anime.
So che c’è una seconda stagione, ma dato l’andazzo di questa prima stagione, non la guarderò.
Data la forte noia che mi ha trasmesso l’anime, non mi sento neanche di consigliarlo a chi cerca un po’ di romanticismo.
Ok volere del romanticismo, ma che non ci si debba addormentare perché non accade nulla di nulla.
Ma l’elemento sorpresa è che non viene evocata solo una persona, ma due ragazze nello stesso momento.
Il principe altezzoso del regno identifica come “Santa” la ragazza evocata assieme alla protagonista della storia, Sei, che viene completamente dimenticata e relegata a vivere in un’ala del castello.
Nel giro di poco, Sei comincia a lavorare in un laboratorio dove producono pozioni curative usando le varie erbe disponibili in natura e da lì parte tutta la storia.
Un isekai molto delicato, che strizza molto l’occhio alle ragazze che guardano l’anime, permettendo loro di sognare di essere in un mondo magico, immedesimandosi con la protagonista e con le attenzioni che i vari personaggi maschili le riservano.
Per i miei gusti è stato fin troppo delicato, costringendomi già durante il secondo episodio ad aumentare la velocità di visione, altrimenti non sarei riuscita a reggere i classici venti minuti a velocità normale.
Per un attimo avevo pensato che le cose stessero cambiando nell’episodio sette, dove finalmente si vede un po’ anche l’altra ragazza evocata, scoprendo che cosa ha fatto finora e vedendo dal suo punto di vista fatti che finora lo spettatore conosce solo in un determinato modo.
Purtroppo però l’attenzione sull’altra potenziale Santa ritorna dietro le quinte, quindi le mie speranze si sono infrante praticamente subito.
A tenere l’atmosfera placida è anche il fatto che non ci sia un vero e proprio nemico da sconfiggere.
Si parla solo di mostri che si mostrano con più frequenza rispetto a prima, ma non c’è un essere umano che magari sta tramando nell’ombra per chissà quale scopo.
Le varie presenze maschili hanno tutte un loro modo di apparire, ma nessuno è cattivo.
A parte il principe del regno che sarebbe da prendere a schiaffi perché in base all’aspetto delle due ragazze ha decretato chi doveva essere per forza di cose la Santa, sbagliando clamorosamente e cercando di uscirne senza fare figuracce.
I personaggi li ho trovati un po’ privi di caratterizzazione, semplicemente era più importante inserire quanti più ragazzi possibili per attorniare Sei.
Nonostante Sei sia una donna adulta, in certi situazioni si comporta come un’adolescente alla prima cotta e al primo appuntamento.
Si emoziona per tutto ciò che il capitano delle guardie fa per lei e la sua battuta preferita è sempre “Grazie mille” per ogni bel gesto che viene fatto per lei o per ogni bella parola spesa per lei.
E anche il capitano non è da meno su questo argomento, perché anche lui ha i suoi momenti dove arrossisce per una stretta di mano con Sei più duratura del solito o perché le loro dita si sono sfiorate in un momento inaspettato.
Tirando le somme, purtroppo questo isekai non mi è piaciuto.
Pensavo che sarebbe stato un po’ diverso dal classico isekai perché la protagonista è una donna, ma questo fattore ha fatto sì che l’opera risultasse fin troppo delicata, per i miei gusti.
Non ci sono intrighi, la trama è molto basilare e scorre senza che ci siano intoppi.
In sostanza, non c’è “movimento” in questo anime.
So che c’è una seconda stagione, ma dato l’andazzo di questa prima stagione, non la guarderò.
Data la forte noia che mi ha trasmesso l’anime, non mi sento neanche di consigliarlo a chi cerca un po’ di romanticismo.
Ok volere del romanticismo, ma che non ci si debba addormentare perché non accade nulla di nulla.
Nell’ambito dell’ormai ricco, e anche un po’ inflazionato, filone degli isekai, rispetto alla traccia classica col tempo sono immancabilmente spuntate anche delle variazioni sul tema, tra cui anche quelle che propongono storie rivolte più verso un pubblico femminile.
Tra i titoli di maggiore evidenza per questa categoria, stando almeno ai titoli che maggiormente vendono nel settore delle light novel, si trova proprio tale “Seijo no Maryoku wa Bannou Desu” di Yuka Tachibana e Yasuyuki Syuri, trasposto l’anno scorso in una serie animata dallo studio Diomedea (che abbiamo visto per “Kantai Collection” e “Sakurako-san no Ashimoto”). Altro titolo affine sarebbe “Madoushi wa Heibon wo Nozomu”, che però animato ancora non è.
Come da canone del genere, la protagonista della storia è Sei Takanashi, impiegata sulla ventina tartassata dai ritmi lavorativi infernali giapponesi, che viene evocata in un altro mondo, in cui un certo regno è alla ricerca della cosiddetta “santa”. Insieme a lei anche un’altra ragazza, Aira Misono, viene subito riconosciuta come la santa che tutti cercavano, e quindi subito captata dai reali, mentre Sei è scartata e, sebbene trattata come una nobile di rango, rimane nell’inedia, ospite all’interno di un castello. Sei, comunque, non resta a lungo con le mani in mano, e in breve finisce a lavorare in un laboratorio di erboristi, dove si avvicina anche all’uso della magia e dove, col tempo, inizia anche a capire di avere qualche potere non proprio comune.
L’indirizzo verso il pubblico femminile si nota già dai primi momenti della visione, con l’emergere di un approccio e di elementi specifici. Su tutti il fatto che l’harem è invertito, e quindi Sei viene ben presto circondata da bellocci e ‘figaccioni’ vari (ma questo ci sta), ma nell’aria c’è anche quasi sempre molta gentilezza, dolcezza, educazione e anche una vena di romanticismo. Su questo forse si eccede anche un po’ e non di rado il tutto diventa la fiera dell’ “Arigatou gozaimasu”, “Yoroshiku onegai shimasu”, “Gomen nasai” e così via.
Sei resta comunque un personaggio interessante, bello anche esteticamente, praticamente un ideale per delle giovani impiegate nipponiche oppresse dalle dinamiche d’ufficio. Non le manca una certa ironia e di disincanto, come quando, dopo che viene posta di fronte all’aitante capitano delle guardie Albert Hawke, si lascia scappare un introspettivo “Evviva i mondi paralleli!”.
Come detto in apertura, la serie arriva dallo studio Diomedea, che mette il suo marchio di fabbrica soprattutto nell’estetica, con un character design morbido e gradevole, ambientazione ricche e vividamente colorate e qualche buona animazione, sebbene la storia non ne richieda di complesse. Musiche e canzoni sono armoniose e delicate, del tutto in tema con l’aura che vorrebbe avere la serie.
Per punti contro, se vogliamo, si possono citare il ritmo, che spesso è anche troppo calmo, e poi le classiche negatività da isekai, come la Sei che sviluppa pure la sua dose di abilità “cheat”.
Alla fine non si può dire che “Seijo no Maryoku wa Bannou Desu” sia un brutto anime, di sicuro, essendo più orientato a un pubblico femminile, non è molto nelle mie corde. Ne lodo di sicuro l’estetica, che è appieno nel gruppo di quelle a me più gradite. Resta interessante anche il metterlo a confronto con le opere di pari genere rivolte verso il pubblico dei maschi.
Tra i titoli di maggiore evidenza per questa categoria, stando almeno ai titoli che maggiormente vendono nel settore delle light novel, si trova proprio tale “Seijo no Maryoku wa Bannou Desu” di Yuka Tachibana e Yasuyuki Syuri, trasposto l’anno scorso in una serie animata dallo studio Diomedea (che abbiamo visto per “Kantai Collection” e “Sakurako-san no Ashimoto”). Altro titolo affine sarebbe “Madoushi wa Heibon wo Nozomu”, che però animato ancora non è.
Come da canone del genere, la protagonista della storia è Sei Takanashi, impiegata sulla ventina tartassata dai ritmi lavorativi infernali giapponesi, che viene evocata in un altro mondo, in cui un certo regno è alla ricerca della cosiddetta “santa”. Insieme a lei anche un’altra ragazza, Aira Misono, viene subito riconosciuta come la santa che tutti cercavano, e quindi subito captata dai reali, mentre Sei è scartata e, sebbene trattata come una nobile di rango, rimane nell’inedia, ospite all’interno di un castello. Sei, comunque, non resta a lungo con le mani in mano, e in breve finisce a lavorare in un laboratorio di erboristi, dove si avvicina anche all’uso della magia e dove, col tempo, inizia anche a capire di avere qualche potere non proprio comune.
L’indirizzo verso il pubblico femminile si nota già dai primi momenti della visione, con l’emergere di un approccio e di elementi specifici. Su tutti il fatto che l’harem è invertito, e quindi Sei viene ben presto circondata da bellocci e ‘figaccioni’ vari (ma questo ci sta), ma nell’aria c’è anche quasi sempre molta gentilezza, dolcezza, educazione e anche una vena di romanticismo. Su questo forse si eccede anche un po’ e non di rado il tutto diventa la fiera dell’ “Arigatou gozaimasu”, “Yoroshiku onegai shimasu”, “Gomen nasai” e così via.
Sei resta comunque un personaggio interessante, bello anche esteticamente, praticamente un ideale per delle giovani impiegate nipponiche oppresse dalle dinamiche d’ufficio. Non le manca una certa ironia e di disincanto, come quando, dopo che viene posta di fronte all’aitante capitano delle guardie Albert Hawke, si lascia scappare un introspettivo “Evviva i mondi paralleli!”.
Come detto in apertura, la serie arriva dallo studio Diomedea, che mette il suo marchio di fabbrica soprattutto nell’estetica, con un character design morbido e gradevole, ambientazione ricche e vividamente colorate e qualche buona animazione, sebbene la storia non ne richieda di complesse. Musiche e canzoni sono armoniose e delicate, del tutto in tema con l’aura che vorrebbe avere la serie.
Per punti contro, se vogliamo, si possono citare il ritmo, che spesso è anche troppo calmo, e poi le classiche negatività da isekai, come la Sei che sviluppa pure la sua dose di abilità “cheat”.
Alla fine non si può dire che “Seijo no Maryoku wa Bannou Desu” sia un brutto anime, di sicuro, essendo più orientato a un pubblico femminile, non è molto nelle mie corde. Ne lodo di sicuro l’estetica, che è appieno nel gruppo di quelle a me più gradite. Resta interessante anche il metterlo a confronto con le opere di pari genere rivolte verso il pubblico dei maschi.
Il regno di Slantania, in difficoltà per l'energia maligna che brulica e si espande, decide di ricorrere all'evocazione della Santa. Il rituale ha successo, evocando così due ragazze, ma solo una, la più giovane Aira, viene scelta dal principe ereditario Kyle Slantania e insignita del titolo di Santa, mentre Sei non viene degnata di uno sguardo. Sei, dopo aver ricevuto spiegazioni, lascia il palazzo reale, trasferendosi all'Istituto di ricerca di piante medicinali del regno, per lavorare e vivere una vita tranquilla. Riuscirà Sei a vivere la vita che non era riuscita ad avere nell'altro mondo e a non finire invischiata nei gravi problemi del regno?
La trama illustrata può sembrare molto semplice e un po' noiosa, e per certi versi lo è, ma funziona. L'autore non desidera raccontare una storia epica piena di scontri all'ultimo sangue, poteri straordinari e potenziamenti assurdi, né tantomeno narrare la storia di un eroe già onnipotente che salva tutti, come nei più classici isekai. Ciò che si vuole narrare è una favola. La fiaba di una ragazza trascinata contro il suo volere in un luogo lontano, inizialmente trattata male per presunta mancanza di talento, ma che poi riesce per pura bontà d'animo a risplendere poco a poco nella sua quotidianità, tanto che poi verrà riconosciuta dal re in persona. Il susseguirsi degli eventi e il loro svolgimento possono sembrare un po' pigri e decisamente lenti, ma è la trama stessa che lo richiede, inoltre non vi è alcun motivo di avere fretta. La storia d'amore di Sei è fiabesca e molto dolce, ricca di quelle piccole incomprensioni che ad alcuni potrebbero sapere di cliché, ed è un po' vero, ma oggigiorno, ovunque guardiamo, li troviamo, ed è inevitabile. A parer mio i generi assegnati all'opera sono azzeccati, aggiungerei solo slice of life.
Il design dei personaggi è molto bello, colorato e curato nel dettaglio. La caratterizzazione della protagonista è semplice, molto buona e cristallina nella sua semplicità. Pochi altri personaggi hanno una buona caratterizzazione. I pretendenti bishōnen di Sei, a parte il suo grande amore, rimangono molto in disparte e messi lì per fare presenza e limitarsi a seguirla e a guardarla da lontano. Forse questo però è voluto dall'autore, per farci concentrare solo sul reale pretendente, per non creare tensioni inutili.
Il comparto tecnico è sufficiente, sebbene l'effettistica sia fatta molto bene, quello in cui pecca un po' sono i fermi immagine a scorrimento, belli sì, okay, ma forse un po' troppi, e quei momenti rallentati e incorniciati durante la narrazione potrebbero dar un po' fastidio; alcuni li ho trovati davvero piacevoli.
In conclusione, un buon isekai, che riesce a discostarsi dai canoni classici e a trovarsi un posticino tutto suo, soprattutto grazie alla sua narrazione e alla protagonista femminile. Consiglio la visione a tutti, è bello e piacevole. Spero in una prossima stagione.
La trama illustrata può sembrare molto semplice e un po' noiosa, e per certi versi lo è, ma funziona. L'autore non desidera raccontare una storia epica piena di scontri all'ultimo sangue, poteri straordinari e potenziamenti assurdi, né tantomeno narrare la storia di un eroe già onnipotente che salva tutti, come nei più classici isekai. Ciò che si vuole narrare è una favola. La fiaba di una ragazza trascinata contro il suo volere in un luogo lontano, inizialmente trattata male per presunta mancanza di talento, ma che poi riesce per pura bontà d'animo a risplendere poco a poco nella sua quotidianità, tanto che poi verrà riconosciuta dal re in persona. Il susseguirsi degli eventi e il loro svolgimento possono sembrare un po' pigri e decisamente lenti, ma è la trama stessa che lo richiede, inoltre non vi è alcun motivo di avere fretta. La storia d'amore di Sei è fiabesca e molto dolce, ricca di quelle piccole incomprensioni che ad alcuni potrebbero sapere di cliché, ed è un po' vero, ma oggigiorno, ovunque guardiamo, li troviamo, ed è inevitabile. A parer mio i generi assegnati all'opera sono azzeccati, aggiungerei solo slice of life.
Il design dei personaggi è molto bello, colorato e curato nel dettaglio. La caratterizzazione della protagonista è semplice, molto buona e cristallina nella sua semplicità. Pochi altri personaggi hanno una buona caratterizzazione. I pretendenti bishōnen di Sei, a parte il suo grande amore, rimangono molto in disparte e messi lì per fare presenza e limitarsi a seguirla e a guardarla da lontano. Forse questo però è voluto dall'autore, per farci concentrare solo sul reale pretendente, per non creare tensioni inutili.
Il comparto tecnico è sufficiente, sebbene l'effettistica sia fatta molto bene, quello in cui pecca un po' sono i fermi immagine a scorrimento, belli sì, okay, ma forse un po' troppi, e quei momenti rallentati e incorniciati durante la narrazione potrebbero dar un po' fastidio; alcuni li ho trovati davvero piacevoli.
In conclusione, un buon isekai, che riesce a discostarsi dai canoni classici e a trovarsi un posticino tutto suo, soprattutto grazie alla sua narrazione e alla protagonista femminile. Consiglio la visione a tutti, è bello e piacevole. Spero in una prossima stagione.
Quando si tratta di un isekai, la nostra mente in genere preconfeziona un prodotto come già visto, con i soliti topos degli evocati in un altro mondo, un po' come se fossero tutti uguali, ma non stavolta.
“Seijo no Maryoku wa Bannou Desu” è sì un isekai, ma è riuscito a farsi spazio nella mente come qualcosa di molto differente, e non solo perché è del target per ragazze. La nostra eroina, richiamata in un altro mondo, viene tenuta dapprima in disparte, come se la sua evocazione fosse stata frutto di un errore, e questo le ha permesso di introdurre lo slice of life all’interno della storia. Rimasta quindi senza una vera mansione, ciò le ha permesso di esibirsi come alchimista di corte e quindi di poter contribuire alla società e di svolgere la sua professione di farmacista. Fatto strano però, si dimostra non solo portata, ma in grado di poter svolgere quei compiti in modo pressoché perfetto, e di arrivare a risultati impensabili che ad altri richiedono anni e anni di esperienza. Ma così come se fosse anche questa storia frutto di un medicamento portentoso, oltre al genere fantasy e allo slice of life, bisogna introdurre anche il genere romance. Attorno alla nostra protagonista, Sei, sbucano come da target anche altri pretendenti, ad iniziare dai suoi colleghi, Jude e Johan. Ma, oltre loro due, il nostro prodigio della farmaceutica attira l’attenzione di altri pretendenti, tra cui Erhart Hawke e di suo fratello Albert, rispettivamente vice capo dei maghi il primo e comandante dei Cavalieri del Terzo Ordine il secondo. Insomma, ha tutti gli elementi tipici del reverse harem, anche se da subito la trama è abbastanza chiara e ci indica senza indugiare la persona che farà battere il cuore alla nostra eroina. La storia va avanti e veniamo presto introdotti in un fantapolitico con i fiocchi, perché, è bene dirlo, una storia con una sola leva narrativa avrebbe da subito spento i suoi motori. Ma qua abbiamo altre leve da spendere, e Yuka Tachibana, l’autrice di questa storia, si dimostra un’autrice brillante e capace. Oltre la nostra Sei, nel regno è stata evocata anche un'altra pretendente al ruolo di Santa, ossia Aira Misono, una ragazzina delle superiori che è dotata di un gran potere magico.
Un piccolissimo spoiler molto generico: questa ragazza viene usata come un fermacarte politico, per le ambizioni del giovane principe, Kile Slantania. Il principe, fermamente convinto del suo operato, pensa di voler ambire al ruolo di re, mostrando che la sua intuizione è quella giusta. Le vicende però si dimostrano ben più intricate di quel che sono. Il re non crede affatto a quello che gli viene proposto dal principe ereditario.
Sarà poi la storia che autonomamente dimostrerà chi nel regno ha acquisito il ruolo di Santa. I misteriosi poteri di questo ruolo, infatti, sono quelli della classica guaritrice, anche se, chi acquisisce il titolo di Santa, ha un potere che è in grado di compiere dei veri e propri miracoli, facendo sì, prima ancora che venga riconosciuta dai reali, che la gente la riconosca per merito in quel ruolo. Così la contesa per il ruolo di Santa giunge alla conclusione. Non rimane altro che poter quindi adoperare quel potere, per svolgere le missioni e liberare i posti infettati dalle creature magiche spaventose che invadono il regno. Vi è un solo problema, come si fa ad attivare tale potere? Ma ben presto anche questo nodo giunge al pettine. Servirà qualcosa che si riesce a vedere bene solo con il cuore, giusto per parafrasare “Il piccolo principe.”
Detto così, sembra che la storia sia tutta perfetta, per la verità non è del tutto vero. Soprattutto per il ruolo di pretendenti del reverse, dove spesso la serie cade d’intensità, mostrando i vari bishounen come se fossero degli Arbre Magique al gusto melone (gusto che nessuno metterebbe mai in macchina,) da appendere così nella trama.
I bellocci infatti, oltre che rimanere come dei fantocci all’interno della storia, non hanno un ruolo di primo piano. Svolgono il compito di accompagnatori e vivono di quella luce ‘sbriluccicosa’ che solo l’amore riesce a far risplendere. Probabilmente, il ruolo in secondo piano dei pretendenti riesce meglio a mettere in evidenza il ruolo della nostra Santa, ma delle volte l’idea dell’accompagnamento è talmente insensata, che si fatica a crederla.
Completamente avvolti dalle lucine dello shoujo manga, all’idea che è arrivata la primavera nella vita della nostra Sei, tutto si avvolge della luce della speranza.
Anche il comparto tecnico si mostra altalenante e sottotono. La regia è molto lenta e spesso sembra di rivedere un prodotto dei primi anni del 2000. I freeze frame e la ripetizione degli sfondi la fanno da padrone, e in molte occasioni si vedono i personaggi fermi immobili con il solo doppiatore a tenere la scena, mentre si muove solamente la bocca. Dal punto di vista tecnico è stato fatto il compitino, ma nulla di eclatante per far risultare più avvincente il prodotto.
Una serie da sette, che comunque, per quanto è riuscita a intrattenermi, si meriterebbe una seconda occasione, peccato che il mercato non premi questi tipi di serie, quindi non ho molte speranze per un sequel, anche se l’avrei vista con immenso piacere. Premiatissima.
“Seijo no Maryoku wa Bannou Desu” è sì un isekai, ma è riuscito a farsi spazio nella mente come qualcosa di molto differente, e non solo perché è del target per ragazze. La nostra eroina, richiamata in un altro mondo, viene tenuta dapprima in disparte, come se la sua evocazione fosse stata frutto di un errore, e questo le ha permesso di introdurre lo slice of life all’interno della storia. Rimasta quindi senza una vera mansione, ciò le ha permesso di esibirsi come alchimista di corte e quindi di poter contribuire alla società e di svolgere la sua professione di farmacista. Fatto strano però, si dimostra non solo portata, ma in grado di poter svolgere quei compiti in modo pressoché perfetto, e di arrivare a risultati impensabili che ad altri richiedono anni e anni di esperienza. Ma così come se fosse anche questa storia frutto di un medicamento portentoso, oltre al genere fantasy e allo slice of life, bisogna introdurre anche il genere romance. Attorno alla nostra protagonista, Sei, sbucano come da target anche altri pretendenti, ad iniziare dai suoi colleghi, Jude e Johan. Ma, oltre loro due, il nostro prodigio della farmaceutica attira l’attenzione di altri pretendenti, tra cui Erhart Hawke e di suo fratello Albert, rispettivamente vice capo dei maghi il primo e comandante dei Cavalieri del Terzo Ordine il secondo. Insomma, ha tutti gli elementi tipici del reverse harem, anche se da subito la trama è abbastanza chiara e ci indica senza indugiare la persona che farà battere il cuore alla nostra eroina. La storia va avanti e veniamo presto introdotti in un fantapolitico con i fiocchi, perché, è bene dirlo, una storia con una sola leva narrativa avrebbe da subito spento i suoi motori. Ma qua abbiamo altre leve da spendere, e Yuka Tachibana, l’autrice di questa storia, si dimostra un’autrice brillante e capace. Oltre la nostra Sei, nel regno è stata evocata anche un'altra pretendente al ruolo di Santa, ossia Aira Misono, una ragazzina delle superiori che è dotata di un gran potere magico.
Un piccolissimo spoiler molto generico: questa ragazza viene usata come un fermacarte politico, per le ambizioni del giovane principe, Kile Slantania. Il principe, fermamente convinto del suo operato, pensa di voler ambire al ruolo di re, mostrando che la sua intuizione è quella giusta. Le vicende però si dimostrano ben più intricate di quel che sono. Il re non crede affatto a quello che gli viene proposto dal principe ereditario.
Sarà poi la storia che autonomamente dimostrerà chi nel regno ha acquisito il ruolo di Santa. I misteriosi poteri di questo ruolo, infatti, sono quelli della classica guaritrice, anche se, chi acquisisce il titolo di Santa, ha un potere che è in grado di compiere dei veri e propri miracoli, facendo sì, prima ancora che venga riconosciuta dai reali, che la gente la riconosca per merito in quel ruolo. Così la contesa per il ruolo di Santa giunge alla conclusione. Non rimane altro che poter quindi adoperare quel potere, per svolgere le missioni e liberare i posti infettati dalle creature magiche spaventose che invadono il regno. Vi è un solo problema, come si fa ad attivare tale potere? Ma ben presto anche questo nodo giunge al pettine. Servirà qualcosa che si riesce a vedere bene solo con il cuore, giusto per parafrasare “Il piccolo principe.”
Detto così, sembra che la storia sia tutta perfetta, per la verità non è del tutto vero. Soprattutto per il ruolo di pretendenti del reverse, dove spesso la serie cade d’intensità, mostrando i vari bishounen come se fossero degli Arbre Magique al gusto melone (gusto che nessuno metterebbe mai in macchina,) da appendere così nella trama.
I bellocci infatti, oltre che rimanere come dei fantocci all’interno della storia, non hanno un ruolo di primo piano. Svolgono il compito di accompagnatori e vivono di quella luce ‘sbriluccicosa’ che solo l’amore riesce a far risplendere. Probabilmente, il ruolo in secondo piano dei pretendenti riesce meglio a mettere in evidenza il ruolo della nostra Santa, ma delle volte l’idea dell’accompagnamento è talmente insensata, che si fatica a crederla.
Completamente avvolti dalle lucine dello shoujo manga, all’idea che è arrivata la primavera nella vita della nostra Sei, tutto si avvolge della luce della speranza.
Anche il comparto tecnico si mostra altalenante e sottotono. La regia è molto lenta e spesso sembra di rivedere un prodotto dei primi anni del 2000. I freeze frame e la ripetizione degli sfondi la fanno da padrone, e in molte occasioni si vedono i personaggi fermi immobili con il solo doppiatore a tenere la scena, mentre si muove solamente la bocca. Dal punto di vista tecnico è stato fatto il compitino, ma nulla di eclatante per far risultare più avvincente il prodotto.
Una serie da sette, che comunque, per quanto è riuscita a intrattenermi, si meriterebbe una seconda occasione, peccato che il mercato non premi questi tipi di serie, quindi non ho molte speranze per un sequel, anche se l’avrei vista con immenso piacere. Premiatissima.