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10.0/10
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Mi sembra un po' strano commentare un'opera con attori in carne e ossa su AC che non sia in qualche modo collegata ad anime o manga. Tanto più che l'opera in questione è, nientemeno, uno dei capolavori del cinema mondiale, creazione di uno dei più famosi registi mai esistiti: Akira Kurosawa.

Questa pellicola ha avuto un'enorme influenza nei decenni successivi, tale da ispirare numerose pellicole con ambientazioni, ovviamente, differenti, ma con il plot narrativo fortemente debitore nei confronti del lavoro di Kurosawa. In questa lavorazione, infatti, vengono introdotte delle innovazioni tutt'altro che scontate per l'epoca in cui il film fu girato (1954), innovazioni che infatti pesarono notevolmente sul budget messo a disposizione dalla casa di produzione; cosa, questa, che comportò ritardi e interruzioni nelle riprese.
Tanto per incominciare, il set fu creato all'aperto, in esterni, e non in studio, per aumentare il realismo dell'opera. Inoltre il plot narrativo era strutturato in maniera più complessa delle pellicole coeve (da qui anche la lunghezza del film), con la presenza di alcune sotto-trame. Per finire, le scene dei combattimenti furono di un realismo inusitato per gli anni '50, con grande impiego di comparse e di riprese concitate (dal punto di vista del montaggio), anche se, in linea con le consuetudini dell'epoca, non si vede una sola goccia di sangue. Comunque le scene di guerra non sfigurerebbero, a mio parere, con una produzione contemporanea, anche in considerazione del fatto che non esistevano certo effetti speciali in CG.

La storia è celeberrima: siamo nel Giappone medievale del XVI secolo. Un villaggio di montagna abitato da poveri contadini cerca disperatamente qualche samurai (a poco prezzo) per difendersi da una banda di briganti che ne minaccia la sopravvivenza; è loro intenzione, infatti, saccheggiare tutte le risorse dell'abitato subito dopo il raccolto. Il compenso che possono offrire i contadini? Vitto e alloggio e niente più. Un po' poco per gli orgogliosi samurai, ma abbastanza per un gruppo sparuto di samurai senza padrone (sette, per l'appunto), mossi dalle più disparate motivazioni. Si tratta di tipi piuttosto differenti tra di loro: c'è l'anziano saggio, il giovane che lo segue per spirito di ammirazione, il falso samurai in realtà ex contadino, ma coraggioso (uno strepitoso Toshiro Mifune, con licenza di improvvisazione), il samurai silenzioso alla ricerca della perfezione nell'uso della lama; un ex che si è dato al commercio (ma che riprenderà la spada per senso di amicizia), il bontempone, scarso con la spada ma che riesce a tenere alto il morale della truppa, e infine l'arciere e stratega.
Tutti gli abitanti del villaggio vengono coinvolti nella difesa, e grazie all'organizzazione e al coraggio dei samurai, pur tra molte difficoltà e qualche attimo di sbandamento, i contadini ottengono il loro scopo, ma non senza sacrifici per tutti. Sto facendo una sintesi piuttosto succinta della trama, ho sorvolato sulle numerose implicazioni e risvolti psicologici, nonché sulle sotto-trame.

Una cosa che mi colpì vedendo il film: come in altri lungometraggi ambientati nel Giappone medievale (alcuni dello stesso Kurosawa), l'immagine che viene data dei samurai è piuttosto differente da come la intendiamo noi Occidentali. Non ascetici e nobili guerrieri (uno solo dei protagonisti si presenta in questo modo), ma piuttosto mercenari inaffidabili e da temere, delle schegge impazzite, proprio la stessa idea che noi Italiani ci siamo fatti, ad esempio, sui libri di storia pensando ai lanzichenecchi (mi si perdoni l'audace similitudine).
Vorrei terminare questa mia recensione con una delle ultime frasi pronunciate nel film: "Noi samurai siamo come il vento che passa veloce sulla terra, ma la terra rimane e appartiene ai contadini".