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5.0/10
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Opera poco archetipica ma che al tempo stesso non brilla di originalità, "Defense Devil" narra la storia dell'erede al trono demoniaco - anche se di demoniaco ha ben poco - Mephisto Barto Kukabara, e delle sue gesta in qualità di avvocato.
Il protagonista infatti, diseredato per l'eccessiva bontà d'animo, recita il ruolo di difensore delle anime destinate ingiustamente all'inferno. E fin qui l'intreccio è pure godibile: le diverse vicissitudini avvocatesche che Kucabara si trova a dipanare durano però a malapena sino a metà opera (5 volumi). La seconda parte, che vede la discesa agli inferi del protagonista e del suo gruppo, si allontana prepotentemente dagli esordi: lungi dall'esercitare ancora la professione di "Defense Devil", Kucabara si ritroverà avvocato solo in una sparuta occasione, peraltro piuttosto marginale. E questo a favore di una interminabile, noiosa e prolissa traversata dell'inferno condita da scontri tutt'altro che interessanti.

Possiamo dunque dividere l'opera in due grossi tronchi: il primo incentrato sul protagonista e sui casi che via via si troverà a risolvere in maniera perlopiù episodica - la parte più interessante della trama, menzione d'onore per alcuni momenti e gag decisamente interessanti - mentre la seconda parte subisce un fisiologico calo di qualità e quantità narrativa: vengono introdotti numerosi personaggi che non fanno il paio con una caratterizzazione sufficiente e adeguata.
Se nei primi cinque volumi il numero di personaggi è esiguo e la loro caratterizzazione risulta quantomeno sufficiente, in seguito tutto viene ribaltato. Le gag tra Bichura e Kukabara, divertenti e scanzonate, pian piano scompaiono cedendo il posto a personaggi come Zodi, Kant e la stessa Idamaria intrappolati in ruoli insignificanti o addirittura parossistici.
Pare quasi che la sceneggiatura, già precaria a inizio opera, si sia completamente sfaldata proprio nel tentativo di effettuare il decisivo salto di qualità e di registro funzionale all'acme finale dell'opera. Come dire, buone premesse ma del tutto bruciate nel finale.
E questo senza entrare nel giudizio relativo al finale dell'opera, di per sé dubbio e approssimativo.

La parte grafica è sicuramente il fiore all'occhiello dell'opera: ordinaria e regolare nei personaggi maschili, si scatena in quelli femminili (Elimona e Idamaria su tutti) con punte mai troppo esagerate di fanservice.
Le note dolenti vengono invece dalla introspezione e caratterizzazione dei personaggi: se il personaggio meglio definito è sicuramente il piccolo Bichura - perfetto esempio di equilibrio tra visibilità e descrizione - non è altrettanto ben definito il protagonista Kucabara, di cui non si riesce mai a comprendere appieno il motivo della bontà delle sue azioni. Certo, le risposte a questo proposito alla fine arrivano, ma deludono le aspettative mancando del tutto una coerenza logica interna al personaggio.
Opera molto leggera che non mantiene le promesse iniziali, non offre una lettura godibile e interessante. Parzialmente sconsigliata.