logo AnimeClick.it

-

"La Tigre e il Dragone"? "La Foresta dei Pugnali Volanti"? Qualunque altro film a scelta tra quelli di combattimento con spade e arti marziali? Tutta robetta rispetto a "Thunderbolt Fantasy", a mio avviso il vero capolavoro (post)moderno del genere wuxia. Uscito in sordina e ignorato dagli anime-fan con la scusa che non si tratta di un anime, questa si è rivelata la migliore serie della stagione e una delle migliori dell'ultimo decennio.

La prima cosa che colpisce, per chi non conosce le serie dello studio Pili di Taiwan ed è rimasto ancorato alle marionette del secolo scorso (chi ricorda i Thunderbirds inglesi o il nipponico X-Bomber?) è la qualità della realizzazione tecnica. Il livello di dettaglio delle marionette, dei costumi e delle armi è a dir poco impressionante; inoltre gli effetti speciali sono i migliori che abbia mai visto in una serie TV non occidentale. Sorprende anche l'espressività dei personaggi, ottenuta grazie alla gesticolazione enfatica e all'abilità degli animatori. I combattimenti sono tra i più sanguinolenti e spettacolari che si siano visti negli ultimi anni e la colonna sonora è a dir poco eccezionale.

E tutto questo è secondario rispetto alla capacità di avvincere di questa serie, dotata di una trama ricca di colpi di scena e piena di capovolgimenti inaspettati: era da molto tempo che non mi trovavo a seguire una serie in diretta, episodio per episodio, aspettando con ansia l'uscita della nuova puntata. D'altro canto, non posso ignorare l'arte con cui sono stati confezionati i dialoghi, elevati talvolta al rango di veri e propri combattimenti verbali, come nell'indimenticabile quinta puntata.

Ma il vero punto di forza della serie sono i personaggi. Personaggi carismatici, sorprendenti, semplicemente geniali. Tutti i personaggi sono ottimamente curati e enormemente superiori alla media dei personaggi degli anime degli ultimi tempi; eppure, su questo substrato di eccellenza, ci sono tre figure che brillano di luce accecante: il protagonista ("the Edgeless Blade"), l'enigmatico coprotagonista ("the Enigmatic Gale") e l'arrogante antagonista ("the Bones of Creation"). Dieci e lode a tutti e tre.

"Thunberbolt Fantasy" è di gran lunga la migliore prova di Gen Urobochi, che dev'essersi divertito moltissimo a realizzarla. Tutta la serie è percorsa da una fortissima carica ironica, seconda solo all'amore per il genere wuxia, che viene spesso e volentieri preso in giro, ma a cui non si manca mai di rispetto. Così come al livello tecnico abbiamo un perfetto sincretismo tra antico e moderno, così avviene al livello di trama e personaggi. In "Thunderbird Fantasy" convivono felicemente la secolare tradizione del teatro delle marionette di Taiwan (di origine cinese) ed effetti speciali computerizzati di ultima generazione. Personaggi e topoi dell'epica cinese antica vengono brillantemente adattati al ventunesimo secolo, aggiungendo una sofistica patina di ironia, ma senza perdere il carisma dei secoli passati.

Se c'è una parola associabile a "Thunderbolt Fantasy", quella parola è "virtuosismo". Non solo a livello tecnico, ma a tutti i livelli: un esempio è il fatto che la serie sia circolare e finisca nello stesso modo in cui inizia. Oppure il fatto che sia uscita in simultanea in tre lingue (cinese di Taiwan, cinese mandarino e giapponese), con la versione giapponese che ha mantenuto in lingua originale i monologhi di presentazione dei personaggi, tipici della tradizione cinese. E si potrebbero fare molti altri esempi.

L'altra parola associabile alla serie è un neologismo: "trollosità". Sono poche le serie che possono vantare un tale livello di trollosità, sia verso il genere, che verso i personaggi, che verso gli spettatori. Questa è una serie intelligente. È difficile riuscire a intrattenere in un genere a canone strettissimo come il wuxia, in cui si deve narrare una storia che è già stata raccontata migliaia di volte, con sempre gli stessi ingredienti: Eroi, Demoni, Spade Magiche, Combattimenti, Tradimenti e tutto il solito armamentario del caso. "Thunderbolt Fantasy" riesce ad essere originale nella sua classicità. E non è cosa da poco.

L'unico motivo per cui questa serie non si prende il massimo dei voti è che è troppo corta: tredici episodi sono insufficienti a renderle giustizia, considerando tutta la carne al fuoco che c'è. Ne sarebbero serviti almeno cinquantadue. Inoltre, considerando tutto il background che viene accennato ma non mostrato (i precedenti incontri dei personaggi, la loro storia personale), sarebbero serviti almeno altri cinquantadue episodi di prequel. Si vede come Urobochi ci abbia lavorato per un anno intero. Per adesso abbiamo un sequel in lavorazione, ma la serie ha tutte le carte in regola per diventare un brand di successo. Vedremo!