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Qualora il vostro "coraggio" vi suggerisca di andare a rivangare un po' il passato alla ricerca di titoli vetusti (ed illustri), scoprirete quante opere siano finite nel dimenticatoio immeritatamente. "Akage no Anne" (conosciuto qui in Italia come "Anna dai capelli rossi"), purtroppo, non si salva da questo destino.
Per la regia di un relativamente giovane Takahata (che non ha bisogno di molte presentazioni), si decide di fare un adattamento animato di 50 episodi di quello che originariamente è un romanzo per ragazzi.

Matthew e Marilla sono due anziani fratelli che, non essendosi mai sposati, vivono insieme in una fattoria chiamata "tetto verde" ad Avonlea. Decidono di adottare un ragazzo per aiutare Matthew nei lavori pesanti nei campi. Per un equivoco dell'orfanotrofio, al posto di un ragazzo arriva Anna, una bambina molto eloquente, vivace e felice di aver trovato delle persone disposte ad adottarla. Decideranno infine di tenerla con loro nonostante l'equivoco e una ferrea e scettica Marilla.

"Anna dai capelli rossi" rappresenta a mio avviso il prototipo di anime anti-otaku per eccellenza, perché ha tutte le caratteristiche che farebbero allontanare qualunque persona che è attratta da cose come stereotipi e ritmi super frenetici a cui l'animazione odierna ci ha un po' abituati. Oggi come oggi, la generazione di persone che segue animazione attuale, in media, è abituata a maratonarsi gli anime da dodici episodi in un giorno e a spararsi più episodi di fila, cosa completamente sbagliata con molte serie di una volta e questa a maggior ragione. In media, difatti, ho notato che molte serie di una volta hanno dei ritmi molto più dilatati di quelle di oggi, vuoi perché comunque all'epoca erano fatti per essere visti episodio dopo episodio quando venivano trasmessi in TV, vuoi perché comunque lo stile era diverso, fatto sta che per alcuni questo è visto come un difetto, cosa che per me non è affatto vera, in quanto penso siano semplicemente due modi diversi di narrare.

Detto questo la prima cosa che colpisce lo spettatore è il carattere incredibilmente singolare di Anna, una ragazza piena di immaginazione che, vista la vita che il crudele destino le ha affibbiato, ha finito per rifugiarsi nella sua fervida immaginazione e nel diventare una sorta di "fanciullino" in cui vede lo stupore e la meraviglia anche nelle cose più piccole.
L'anime procede quindi come un susseguirsi di vita quotidiana episodio dopo episodio, con vari mesi che passano da un episodio all'altro con Anna che cresce e che pian piano diventa una donna e iniziando a capire cosa fare della propria vita e trovare la sua posizione nel mondo. Crescendo, infatti, si cambia e siamo costretti a fare delle rinunce anche pesanti, cose che Anna vivrà sulla propria pelle. E' infatti curioso notare come l'anime stesso, assieme ai personaggi, inizi a mutare spessore episodio dopo episodio in una maniera così naturale e genuina, praticamente unica, senza uno stacco vero e proprio, e il fatto che non ci siano dei veri e propri timeskip, ma è tutto molto graduale, rendendo il tutto ancora più realistico. Ed è proprio per questo motivo che non ha senso farsi le maratone di un anime di questo tipo, perché devi sentire la nostalgia, devi sentire il tempo che passa, i personaggi che crescono e il coinvolgimento non può venire altrimenti, per come la vedo io.

Si assiste ad un livello di caratterizzazione dei personaggi che dire sublime è dire poco: i personaggi riescono a rompere il muro dell'animazione e a diventare delle persone vere e proprie in carne ed ossa, in quanto non sono più dei personaggi che seguono una sceneggiatura, ma sono delle persone che stanno vivendo.
Guardatelo davvero perchè ne vale la pena, posso dire senza dubbio alcuno che si tratta di una delle migliori serie drammatiche (se non la migliore) che abbia mai visto.

L'apparato tecnico si dimostra un valore aggiunto di questo capolavoro che trova nei background e nella regia i suoi punti di forza più grandi. Animazioni abbastanza buone per gli anni anche se in alcuni casi lasciano un po' a desiderare in quanto poco definite e con dei disegni un po sproporzionati a tratti, ma è davvero una minuzia che viene letteralmente coperta da tutto il resto. Le musiche inoltre sono fantastiche, anche se non moltissime, e ci immergono in un ambientazione ottocentesca incredibilmente realistica e ben curata nel dettaglio, dai paesaggi agli interni.