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8.0/10
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Il problema delle grandi opere che, per un motivo o un altro, spopolano è che creano attorno a sé un'aura di esaltazione che è utile per far sì che le stesse siano conosciute per il globo, ma che spesso - ma non sempre - è costituita parzialmente da aria viziata. Il rischio è, più che altro, che la passione facilmente attizzabile dei più travolga anche chi ha necessità di un quid in più per essere davvero sconvolto e che quindi rimarrà necessariamente deluso. La fama di Monster è leggendaria, ma molto esasperata. Monster è un'ottima opera, ma trovo che non sia né psicologica, né investigativa; la classificherei come un'opera che avrebbe voluto essere ambedue, ma che è troppo lunga e ingarbugliata per mantenere il pathos della psicoanalisi e del giallo, ma che riesce ad essere superbamente narrativa. Perché allora dare comunque un voto elevato? Perché Urasawa è egualmente riuscito a creare un qualcosa che, sebbene non sia perfetto e mi sia spesso sembrato un po' superiore alle attuali capacità dell'Autore, è un'opera d'arte capace di suscitare emozioni possenti.
Il fatto di non dare all'opera né l'appellativo di "psicologica", né di "investigativa" non è dovuto al volerla retrogradare verso una bolgia indefinita, ma è causato dal fatto che, dopo aver terminato la lettura, mi sono reso conto di aver apprezzato più il continuo fluire della narrazione che l'opera in blocco, o la trama. Non so esattamente come faccia, ma Urasawa è uno dei più grandi narratori nell'ambito del fumetto giapponese, capace di descrivere avvenimenti, azioni e sentimenti in un modo talmente lineare che pare quasi che sia stato semplice il farlo. Se alcune vicende non si incastrano troppo bene o, paradossalmente, se si incastrano troppo bene per essere ritenute realistiche, se il finale non spiega alcunché perché l'Autore ha talmente dopato la figura di Johan da renderlo quasi una figura divina, le cui motivazioni sono, come per ogni Dio, incomprensibili da una razionalità finita, dicevo: se alcune cose della trama o dell'opera in generale effettivamente non van bene, come il tutto è narrato, cioè gli sguardi, gli sfondi, i dialoghi, i personaggi stessi, tutto è perfetto. D'altronde sebbene Monster sia composto da ben 18 volumi, se Urasawa avesse voluto davvero stringere il tutto fino a meramente esporre le vicende avrebbe occupato credo la metà. La restante metà dell'opera è composta da volti, sguardi e pose dei personaggi ripetute più volte, col compito di potenziare il realismo e l'estro cinematografico del tutto.