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Una delle prime cose che spesso mi domando quando leggo opere come questo "Magical girl of the end" è: ma l'autore aveva già ben chiaro dall'inizio come si sarebbe dovuta svolgere l'intera storia, oppure la sua evoluzione è stata il risultato di più momenti creativi? Il motivo di una domanda del genere risiede nella grande complessità che avvolge un opera che, nei piani dell'autore, doveva essere molto ambiziosa ma che, dopo un ottimo inizio, ha poi finito per perdersi un po' per strada. Proprio per questo motivo credo che l'opera sia nata "incompiuta" nella testa dell'autore e che poi quest'ultimo abbia dovuto successivamente provvedere a completarla usando idee che se da un lato miravano a stupire il lettore dall'altro finivano per rendere la narrazione piuttosto confusa e spesso incoerente.
Alcuni cenni sulla trama: in un giorno qualsiasi il mondo viene sconvolto dall'invasione delle "magical girls", ossia di un numero indefinito di maghette, dall'aspetto molto simile a delle bambole, che vengono giù dal cielo e cominciano a fare stragi di civili. Tra le persone impegnate a nascondersi dalla furia omicida delle magical girls ci sono anche Kii Kogami, un ragazzo che era solito lamentarsi della sua vita "troppo tranquilla" e la sua amica d'infanzia Tsukune Fukumoto; si scoprirà molto presto che i due ragazzi hanno un ruolo molto importante nello svolgimento di questi strani eventi.
"Magical girl of the end", quindi, inizialmente è un survival dove i personaggi cercano di scampare all'apocalisse portata da queste entità sconosciute. Questa impostazione, però, durerà solo fino alla fine del primo arco, che termina col volume numero otto. Dal secondo arco in poi, invece, lo scenario cambierà più volte con molteplici viaggi temporali tra passato e futuro e addirittura viaggi tra universi paralleli alla ricerca di una soluzione che riporti il mondo in condizioni di sicurezza.
Devo dire che l'inizio di questo manga mi aveva impressionato molto positivamente: sostituire gli zombie (che comunque ci sono ma hanno un'importanza secondaria) con queste "ghotic magic dolls" m'era sembrata un'idea "spaventosamente" divertente; tutti i personaggi, inoltre, sono caratterizzati veramente bene e raccolgono facilmente il consenso del lettore. Insomma c'erano tutti i presupposti per una storia bella ed avvincente; poi, però, forse perché colto da un insano desiderio di strafare, l'autore decide di mettere troppa carne sul fuoco e la puzza di bruciato comincia a diffondersi nell'aria.
I personaggi, infatti, cominciano a spostarsi continuamente da un mondo all'altro creando una confusione che ho trovato davvero irritante. Questi viaggi piegano le logiche spazio-temporali e le teorie sui mondi paralleli al piano che viene ideato sul momento, creando evidenti paradossi e rendendo troppo complicata la comprensione della storia. In certi momenti si fa fatica anche a capire chi è il personaggio che c'è sulla scena dato che in un dato momento in un dato mondo sono presenti fino a tre versioni dello stesso personaggio (quello originario di quel mondo, quello proveniente dal futuro e quello proveniente dal mondo parallelo); e se si tiene conto che i personaggi "modello base" raccontati in questo anime sono comunque tanti, si può intuire la "Babele" che si viene a creare in determinati momenti. E tutto questo al fine di creare un finale che, a parere di chi scrive, non è certamente da annoverare tra gli "indimenticabili".
Questo aspetto finisce inevitabilmente per influire molto sul giudizio finale dell'opera, ed è un peccato perché "Magical Girl of the end" è un manga che per almeno due terzi della sua durata riesce a catturare l'attenzione spettatore e lo spinge ad assumere un atteggiamento attivo nei confronti del manga, al fine di comprendere con esattezza quello che sta succedendo; quello stesso atteggiamento, però, finirà per essere frustrato dalla grande confusione contenuta nell'ultima parte.
Tenendo conto di quanto detto, mi risulta abbastanza difficile dare a questo manga la giusta valutazione; nonostante i suoi difetti supera ancora la sufficienza, ma i punti persi inopinatamente per strada sono davvero tanti.