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Gli isekai sono diventati sempre più numerosi, quindi, per sopravvivere nel mercato, l'unica soluzione è stata cercare sempre nuovi punti di vista. C'è chi si differenzia con l'umorismo, chi con le capacità particolari del protagonista, chi con gli ammiccamenti conturbanti, chi dando il ruolo principale al cattivo, chi passando all'ambientazione pseudo-storica, chi cambiando le modalità degli scontri ecc. "Quella volta che mi reincarnai in una melma" non sfugge a questa regola. L'anime parte da un'idea davvero simpatica: prendere uno slime, praticamente il più classico tra i nemici di partenza nei JRPG, e renderlo una bestia potentissima.

A voler essere corretti, gli slime non sono necessariamente nemici infimi, vi sono varietà più avanzate e con abilità dignitose. Alcune sono molto sfuggenti, altre discretamente versatili sia combattivamente che magicamente, altre ancora mangiando o unendosi possono generare una creatura più potente, e raramente vi sono state versioni di taglia colossale utilizzate come mid-boss. Se poi usciamo dall'ambientazione medievale e andiamo in quella moderna, non è troppo raro vedere esempi di combattive versioni umanizzate a far da waifu. Insomma, che li si chiami slime, poring, gelatine, melme, blob, puyo, unchiku o in altro modo, possono risultare, a dispetto della loro fama, quantomeno una bella seccatura.

La storia narra di Satoru, alias Limur Tempest, un vergine trentasettenne dall'aria simpatica che, per fare il senpai eroico, viene pugnalato da uno squilibrato (che deve aver rubato il coltello a Rambo), le cui motivazioni non sono state rese note, anche se è ipotizzabile un eccesso di fanatismo, come nel caso che colpì la povera idol Mayu Tomita nel 2016. Ovviamente, una vita solitaria come quella del protagonista inevitabilmente lascia qualche rimpianto, quindi quale scusa migliore per dare alla sua anima una seconda possibilità in un mondo alternativo? Come al solito, il concetto di rinascita verrà interpretato a proprio piacimento, quindi il nostro impiegatuccio non solo manterrà i ricordi, ma non sarà nemmeno più umano. Appigliandosi alla crudele battuta/leggenda che, in certe condizioni, si possa diventare degli stregoni, il tapino riceverà anche abilità passive che gli permetteranno di espandere pian piano il numero delle sue abilità e, come se non bastasse, farà subito un incontro amichevole che lo potenzierà ulteriormente. Non è ben chiaro però perché prima di morire abbia acquisito una sorta di entità compagna, dall'orribile impostazione robotica, e sia passato a livello "saggio", senza manco aver toccato i quaranta ipotizzati. Comunque, inizia così la nuova vita invertebrata di Limur Tempest, che fondamentalmente si rivelerà la versione buona, meno avvantaggiata, ma anche meno carismatica, del più noto "Ainz Ooal Gown" di "Overlord". Come lo scheletrico litch di Nazarik, il rinato slime metterà in piedi un temibile, piccolo regno, avrà al servizio servitori molto forti e di varie specie, sarà amato e idolatrato da tutti, in particolare dalle donne, che non vedranno l'ora di tenerlo in braccio o di farci il bagno assieme e, sempre come Ainz (e altri protagonisti isekai), sarà schifosamente forte.

La prima cosa evidenziata di questo mondo alternativo è che, a parte umani, elfi e nani, nessuno, per quanto senziente e civilizzato, abbia uno straccio di nome e, se lo riceve, si evolve manco fosse un pokemon. Il concetto di "bestia" è molto largo e il tutto risulta un po'... ridicolo. La seconda è che il cambiamento, per quanto avvertibile in termini di forza, si nota soprattutto a livello estetico. Considerando l'iconografia sballata, in cui i nani sono alti e tutte le creature sono molto poco mostruose d'aspetto, potrebbe essere davvero utile per correre ai ripari, ma in ottica commerciale viene piuttosto usata per danneggiare l'atmosfera. Se i maschi partiranno da un aspetto debole, diventeranno versioni muscolose, oppure subiranno piccole aggiunte, tipo corni o ali, mentre quelli con un compromesso di partenza più accettabile verranno rovinati con versioni più "biscione". Le donzelle, che ve lo dico a fare, saranno invece sia di partenza che di evoluzione solo ed esclusivamente tramutate da carine a bellone, con occasionale aumento del seno e con una incomprensibile cancellazione dei pochi elementi mostruosi che erano loro concessi, ad esempio il colorito pelle, segni sul volto, addirittura nel caso delle femmine lucertola esse cambieranno del tutto conformazione della testa. Il menefreghismo per i canoni estetici fantasy è qualcosa che, finché era circoscritto ai goblin, mi faceva pure simpatia, mi ricordava alcune serie anni '80, ma, con l'andare delle puntate, questo elemento mi è piaciuto sempre meno. Nel migliore dei casi, il character design si potrà definire solo un sufficiente compitino, e non si può dire che vada bene nemmeno col protagonista. Se, come slime, l'aggiunta di poteri da dopplegӓnger risulta una trovata 'sgrava', dal punto di vista narrativo, fargli assumere l'aspetto di una ragazzetta è stata una scelta infelice, e nemmeno giustificata, dato che potrebbe dichiaratamente modificarsi. Quel suo volto innocente e sorridente rende poco quando Limur vorrà esternare un'emozione, e gli farà avere pure un'aria poco simpatica. Francamente, rendeva meglio da salaryman, ma per fortuna starà più nella forma di globo gelatinoso, che in quella umana.

In termini di personaggio, Limur non si avverte particolarmente definito. E' tendenzialmente pacifico, cerca di fare meno vittime possibili, ma non svetta per acume strategico rispetto ad altri protagonisti isekai. Si è abituato subito alla sua condizione, a divorare e uccidere, senza scusanti caratteriali. Certo, ci viene detto più volte che passano settimane e mesi tra gli avvenimenti, ma non si avverte lo scorrere del tempo. Per quanto poi abbia palesemente un cervello maschile e dei sentimenti, non si capisce se sia il suo corpo ad alleviare la sua libido, perché non mostra desideri degni di nota: si limita a qualche arrossamento, ma anche quello col tempo avviene sempre meno. Limur, fondamentalmente, si fa travolgere dagli eventi e dai suoi sottoposti, sempre alla Ainz Ooal Gown, ma senza lo stesso effetto comico. Per quanto riguarda gli attendenti, pochi sono quelli che si fanno notare, nel bene o nel male: il lupo Ranga (che pare uscito da "Monster Rancher") col suo misto di cagnolone e badass; il banalissimo kijin-"sakuke" Sohei; il piccolo Gobta, che si stava rivelando un buon personaggio, prima di finire oscurato e parzialmente rimpiazzato da Gabil; e... basta, gli altri aiutano, magari sono forti più di alcuni nominati, ma, a parte la loro introduzione, diventano più elementi per far numero, che altro. Nessuna donna si salva? Beh, una è quantomeno rilevante, ma resta sorprendentemente poco, e le restanti servono più a giocare con l'acqua delle terme. Ah, già, non è proprio un sottoposto, ma ci sarebbe Milim... purtroppo. Dico purtroppo, perché ha segnato, dal sedicesimo episodio, il declino definitivo della stagione.

Il più grave difetto della serie credo sia la gestione dei tempi, aggravata dall'impostazione del protagonista e dei nemici. Visto il buon numero di episodi, gli autori si sono presi tempo con una narrazione lenta, per delineare la crescente ampliazione del villaggio in città multietnica. La gente spunta, si unisce, ma i progressi in termini di trama, a parte Shizu, sono pochi. Più o meno dal decimo episodio cominciano a spuntare nemici forti, ma i combattimenti non mantengono le aspettative sperate, da una parte per l'eccessiva forza crescente di Limur, dall'altra per come sono impiegati i nemici davvero potenti, i cosiddetti "Re Demoni", che tutto fanno tranne mostrare i denti. L'unico interessante è Kleiman, che almeno trama qualcosa di grosso, ma richiederà tempo ulteriore, mentre la peggiore di loro sarà Milim, una lolitina dal design orrendo, che verso fine serie si arpionerà al gruppo principale giusto per schifare quanto più possibile gli episodi restanti, con la sua banalità e carico ulteriore di forza esagerata.

Alla fine, "Tensei Shitara Slime Datta Ken" non è risultata una serie brutta, ma sicuramente di scarso carattere e non gestita a dovere, in quanto mancante degli intrighi necessari a nascondere la lentezza e squilibrata nell'impiego dei suoi attori. Buona parte degli episodi hanno una metà accettabile e l'altra perdibile, inoltre l'atmosfera da "volemose bene", in cui ogni attaccabrighe capisce i propri errori, cambia carattere o perdona l'ex nemico magicamente, pure se gli hanno ammazzato il padre, senza provare mai un briciolo di rancore, fa piangere. Meglio non va con le motivazioni dello stesso Limur verso Shizu e Leon, che sono poco interessanti come obiettivo finale e, a dirla tutta, è più una volontà mentale che reale. Insomma, questa serie è un bel galleggiante che, nonostante la buona partenza e l'idea di base (che adoravo), alla fine sfiora la noia a più riprese.