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“Le situazioni di Lui e di Lei” (“彼氏彼女の事情”, “Kareshi Kanojo no Jijo”), abbreviato molto spesso in “Karekano” o “Kare Kano”, è una serie anime andata in onda in Giappone su TV Tokyo tra il 1998 e il 1999. La serie, composta da ventisei episodi, è tratta dal manga della fumettista Masami Tsuda, pubblicato dalla Hakusensha sulla rivista LaLa, a partire dal febbraio del 1996.
L’anime in questione fu realizzato dallo studio Gainax, il quale affidò la regia a Hideaki Anno, che portò avanti i lavori sino alla diciottesima puntata, poi, per problemi sorti con la stessa mangaka Tsuda, la regia passò a Kazuya Tsurumaki per i restanti episodi. Purtroppo, anche con l’arrivo del nuovo regista, continuarono ad esserci malumori tra la Gainax e l’autrice, motivo per cui la serie venne precocemente conclusa in corrispondenza del settimo volume del manga.

L’opera narra le vicende di Yukino Miyazawa, la tipica studentessa modello, ben vista e apprezzata dalle sue compagne di classe, dai professori e da chi le sta intorno. Inoltre Yukino ha veramente un bel carattere, è bella, brava nello studio e nello sport, disponibile ed educata e molto ambita dai ragazzi. Yukino sembra avere infatti una vita bellissima, sino al primo giorno delle scuole superiori, quando si presenta davanti a lei un ragazzo con le sue stesse caratteristiche e con i suoi stessi pregi, il suo nome è Souichiro Arima. Anche lui bello e bravo, apprezzato dai professori, dai suoi amici e dai compagni di classe. In poco tempo Arima metterà in ombra la povera Yukino, creando in lei sentimenti di rabbia, odio e invidia.
Da questo momento in poi inizierà una lunga e dura competizione tra i due, che cercheranno in tutti i modi di essere i migliori.

Una trama molto semplice, tipica per un anime scolastico: un ragazzo e una ragazza che frequentano lo stesso istituto competono per essere i più bravi agli occhi degli altri, piano piano si conoscono, si innamorano e si fidanzano. Come contorno vengono inserite tutta una serie di situazioni (proprio come ci ricorda il titolo) che aggiungono un po’ di pepe al racconto.
Elemento particolarmente significativo che arricchisce fortemente la trama sono i personaggi, un cast abbastanza ricco, forse troppo considerando la durata complessiva della serie, che sicuramente apre diversi scenari e possibilità di sviluppo per il racconto.
Ciò che non quadra, pecca principale dell’anime, sono gli sviluppi: nulla di sensazionale, nulla fuori dalla norma, tutto troppo schematico e scontato in molte situazioni. C’è però anche da considerare un fattore fondamentale che sfrutta questo deficit nello sviluppo della trama: l’indagine psicologica dei personaggi, principalmente dei due protagonisti.
Più volte la storia si sofferma, concedendosi anche lunghe pause, per indagare i personaggi dal punto di vista emotivo e sentimentale, cerca di soffermarsi sulle loro sensazioni e sui loro pensieri che, ovviamente, sono lo specchio del liceale giapponese degli anni ’90. Si potrebbe forse arrivare a dire che l’anime ci fornisce uno spaccato di una parte della società giapponese del finire del XX secolo, intenzioni ancor più comprensibili considerando le varie volte in cui la regia cerca di dare un vago inquadramento storico, politico ed economico durante il racconto.

E, per finire, ma non per importanza, vorrei spendere due parole sul regista Hideaki Anno e sul suo montaggio dal punto di vista artistico.
In “Le situazioni di Lui e di Lei” la classica animazione giapponese è fortemente alternata, se non in alcune situazioni, addirittura, sostituita, da uno stile di montaggio innovativo e sperimentale che si avvicina al montaggio delle attrazioni teorizzato e utilizzato negli anni ’20 del Novecento da Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, famoso regista sovietico che ha cambiato la storia del cinema e del montaggio.
Hideaki Anno cerca spesso di utilizzare una particolare sequenza di scene, montate a un ritmo incostante e a volte frenetico per impressionare lo spettatore e sconvolgerlo dal punto di vista psicologico.
Inoltre Anno utilizza diversi tipi di inquadrature differenti, cercando di sottolineare punti e aspetti solitamente considerati superflui, ricorre a tecniche visive non convenzionali come l’uso di scritte e onomatopee per far emergere emozioni e stati d’animo, e utilizza tantissimi tipi di disegno a seconda delle sequenze, a volte arrivando addirittura a disorientare chi sta dall’altra parte dello schermo.
Tutto ciò evidenzia la voglia del regista di concentrarsi prevalentemente sulla questione psicologica dei suoi personaggi, rendendo così l’opera un po’ particolare, forse troppo, e coinvolgendo attivamente lo spettatore durante la visione.
Purtroppo, forse, proprio per questo modo alternativo di concepire l’opera, Anno dovette allontanarsi dalla regia a causa del malumore di Masami Tsuda, insoddisfatta dell’adattamento. Per questo motivo il finale è aperto o, meglio, incompleto.

Peccato però, così facendo si è persa per l’ennesima volta la possibilità di osare, proprio sperimentando tecniche molto più vicine al cinema che al mondo dell’animazione.
Un’opera diversa, un’opera che osa e soprattutto un’opera che ragiona e che fa ragionare.
Pur considerando le varie lacune e le numerose pecche, solo per questi tre motivi merita di entrare a pieno titolo nella lista dei titoli più interessanti e singolari del panorama giapponese degli anni ’90.