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Ogni tanto vi capita di rievocare dei ricordi felici della vostra infanzia? A me ogni tanto succede, e uno tra i momenti che ricordo con più piacere era quello della fiaba della buona notte.
Il letto è sempre stato il mio migliore amico, tanto che ancora oggi divento triste, quando la mattina devo interrompere quell’abbraccio durato tutta la notte. Tuttavia il motivo per cui ricordo con piacere le fiabe non è certo perché andavo a letto, ma quei dieci minuti prima di addormentarmi, quei minuti in cui sognavo ad occhi aperti mondi fantastici, abitati da personaggi stravaganti alle prese con problemi particolari, tutto orchestrato dalla voce narrante di mia madre. Nel mondo in cui viviamo la magia non esiste, eppure per me quel momento era equiparabile alla magia.

Vi chiederete: "Perché fare un'introduzione così personale?" Beh, perché secondo me non c’era modo migliore per introdurre una fiaba animata come “La canzone del mare”, la quale, incredibilmente, mi ha riportato a quella magia vissuta da bambino.

“La canzone del mare” è un film d’animazione irlandese del 2014, anche se a me piace definirlo fiaba animata per adulti e bambini. La storia, seguendo le vicende di Ben (dieci anni) e della sorellina Saoirse (sei anni), apparentemente muta perché ancora non ha imparato a parlare, svilupperà una trama ricca di richiami ad antiche leggende e fiabe irlandesi, adattandole e romanzandole a seconda delle necessità di trama. Nella storia troveremo la selkie, una creatura mitologica che, secondo la leggenda, era capace di trasformare il suo corpo da foca in quello di una donna, per poi tornare alla sua forma originale grazie all'utilizzo del mantello. Troveranno spazio anche altre figure mitologiche come Mac Lir, il dio del mare, e Macha, dea delle battaglie, così come altri personaggi o usanze associabili alla mitologia irlandese.
La trama, per quanto possa risultare interessante, è pensata per un pubblico molto giovane, infatti, soprattutto nella prima parte, un adulto potrebbe accidentalmente emettere qualche sbadiglio profondo con tanto di lacrima; tuttavia, man mano che si prosegue con la storia e le varie trame si intrecciano, quelle che prima erano lacrime da sbadiglio potrebbero trasformarsi in lacrime di commozione, leggera certo, ma pur sempre di commozione (la metamorfosi della lacrime per me è avvenuta).

Se nella narrativa il film potrebbe lasciare un po’ a desiderare, il comparto tecnico, invece, nasconde la parte più bella e preziosa di questo prodotto.
Devo ammettere che, prima di guardare il film, avevo dei dubbi proprio sulla natura tecnica, infatti, guardando le immagini di anteprima, lo stile sembrava abbastanza lontano dai miei gusti e fin troppo semplice... tuttavia, sono bastati i primi cinque minuti per farmi cambiare completamente idea.
Veniamo accolti da una voce narrante femminile molto chiara, dolce e accogliente, accompagnata da disegni dalle linee semplici e sinuose, racchiuse in una vignettatura bianca che ricorda le nuvole, il tutto colorato con delle tonalità prettamente calde e dall’effetto pastello. A completare il tutto c'è una dolce melodia, che fa da cornice a questo quadretto idilliaco iniziale.
Lo stile dei disegni è dominato da linee morbide e sinuose in cui però trovano spazio anche delle linee più nette e spigolose. Questo dualismo è gestito alla perfezione dalla produzione, la quale riesce abilmente a ricreare sia immagini che ricordano i disegni di un bambino, quindi donando un senso di tranquillità e pace allo spettatore più giovane, sia immagini molto più asimmetriche che portano alla memoria di un adulto alcuni famosi quadri di rinomati pittori, tutto questo senza mai tradire l’identità artistica del film. I colori, soprattutto per la gestione delle luci, sono l’elemento grafico che mi ha più impressionato: nonostante uno stile completamente 2D e fatto di fondali piatti, il suo uso dona una tridimensionalità alle scene che raramente mi è capitato di vedere.

L’altro grande elemento di pregio del film è il comparto sonoro. Le scene sono sempre accompagnate da pochi ma da eccentrici suoni: che si tratti di una goccia in una grotta o il vento tra le foglie degli alberi, i suoni sono sempre limpidi e cristallini, ognuno è protagonista, non fanno a botte tra di loro per chi deve prendere il sopravvento alle orecchie dello spettatore, c’è armonia.
A questo valzer ballato da grafica e sonoro, la colonna sonora non poteva che metterci la musica. Che sia una nota cadenzata o un canto, ogni scena in cui c’è l’accompagnamento musicale risulta permeata di un’ulteriore dose di mistero, magia, tristezza, paura e felicità, in relazione ovviamente all’emozione che quella scena voleva mostrare. Per quanto io abbia trovato perfetto l’accompagnamento musicale del film, qualcuno potrebbe trovare le melodie un po’ ripetitive, dato che alcuni motivetti sono riproposti in diverse scene con piccole modifiche.

Consiglierei il film? Sì, perché, nonostante il target di riferimento siano i bambini, anche un adulto, nella morale che il film nasconde, può ritrovarsi ed emozionarsi guardando questo prodotto.
Se si è genitori e si è alla ricerca di un film da guardare con i propri figli, “La canzone del mare” penso sia il film perfetto da guardare in famiglia. Chi invece, come me, da buon lupo solitario ha voglia di rilassarsi un po’, guardando un bel prodotto audio-visivo, potrebbe trovare in questo film il candidato perfetto per passare una dolce e spensierata serata.