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"Kimi ni Todoke", o "Arrivare a te", l'avevo nel mirino da tempo, e con mia somma sorpresa una nota piattaforma streaming ha reso disponibile da poco sia la prima sia la seconda serie di questo anime shōjo... e così ho approfittato dell'occasione.
Premetto che non sono un "cultore" del genere: apprezzo le opere rom-com scolastiche, possibilmente un po' realistiche e non troppo sdolcinate e mielose. "Arrivare a te" rientra proprio in questo filone/tipologia, dove la trama e lo sviluppo sono, per così dire, un po' artefatti, molto romantici, positivi sempre secondo la filosofia del "guardare sempre il bicchiere mezzo pieno", e dove i "drammi" e le "tragedie" molto spesso sono le incomprensioni e gli equivoci più puerili, piuttosto che le vere difficoltà da affrontare nella vita.

Si parte, è vero, da una "storia" di "emarginazione" (non lo definirei di "bullismo") della protagonista, Sawako Kuronuma, ma viene trattata in modo tanto edulcorato, da diventare solo il pretesto per Shōta Kazehaya per dare "il la" alla storia di amicizia e amore alla base di "Kimi ni Todoke".
E fin qui tutto apprezzabile... poi sulla storia di amore tra Sawako e Shota francamente stenderei un velo proprio, per l'eccessivo temporeggiare non tanto di Sawako quanto di Shota, che in questa prima serie non sembra tanto più brillante di lei in quanto a capacità decisionale. Mi è piaciuta la parte in cui Shota cerca di convincere lei e i compagni di classe e della scuola che le dicerie sulla povera Sawako erano solo delle insulse stupidità che non meritavano alcun valore: nei venticinque episodi della prima serie si toccano alcuni aspetti anche profondi della "cattiveria" e della "superficialità" umana nelle relazioni interpersonali. E Shota da questo punto di vista sblocca la situazione, convincendo prima le due compagne Ayane Yano e Chizuru Yoshida, che poi diventeranno le più care amiche di Sawako, e poi pian piano tutti i compagni di classe. Bella e significativa la scena in cui Shota, Ayane e Chizuru si siedono in classe all'inizio dell'anno scolastico vicino a Sawako, per smentire davanti a tutti gli altri la paura che lei portasse sfortuna.

La povera Sawako Kuronuma ha il torto di essere sia tanto introversa, insicura, imbranata, infantile, senza malizia sia tanto dolce, sensibile, incapace di mentire, altruista e dotata di una resilienza senza pari, tanto da aver maturato, as usual, non solo la convinzione di non poter aver amici a causa della sua incapacità ad esprimersi in modo appropriato con gli altri, ma anche di doversi scusare sempre, per farsi accettare per qualsiasi cosa, anche la più insignificante.
E così Sawako appare un personaggio un po' troppo surreale, tanto da apparire alla lunga poco credibile: il suo infantilismo è così marcato ed eccessivo, che più che una ragazza di quindici-sedici anni sembra una bambina di quattro-cinque anni, tanto è ingenua e credulona... e con tale atteggiamento è in grado di "disinnescare" qualunque malintenzionato voglia arrecarle danno o offesa. Tanto è spiazzante, che si ha l'impressione, come si suol dire, di "sparare sulla Croce Rossa".
E anche Shota in un certo senso non brilla molto per coerenza: tanto è brillante nei rapporti interpersonali, quanto imbranato con Sawako, quando inizia a capire che le piace e di piacere a lei... e si ricasca nel solito cliché degli anime tutto imbarazzi, rossori di guance e orecchie, sguardi bassi, balbettamenti e altre amenità del genere, che francamente sono un po' stucchevoli e alla lunga noiosi. Shota sembra la versione maschile di Sawako: la differenza tra i due è che il primo indossa una maschera di persona gentile, affabile, easy going, accomodante, compiacente, sempre sorridente, sensibile e accorto ai bisogni e problemi altrui, e quindi capace di superare la altrettanto innata timidezza che invece lo contraddistingue una volta che ci sono in gioco la sua persona e i suoi sentimenti. Va letteralmente in crisi nella gestione di Sawako, e ciò determina l'allungamento oltremodo fastidioso della trama con dei fraintendimenti ed equivoci anche puerili, che va a scapito della piacevolezza della visione dell'anime.
Di questo suo limite sembra essere consapevole l'unica vera rivale di Sawako: Ume. Non a caso, pur dichiarandosi interessata a lui fin dalle scuole medie, non ha mai affondato il colpo, perché temeva di ricevere il rifiuto, che poi sotto la "pressione" della presenza di Sawako subirà nel momento della sua dichiarazione a Shota. Da questo punto di vista Ume è un personaggio che sotto l'apparente maschera della "gatta morta" un po' machiavellica si dimostra essere molto più sveglia e, in un certo senso, più matura tra i personaggi femminili dell'anime o, perlomeno, tra i più realistici, al pari di Ayane e Chizuru. Purtroppo, dopo il confronto con Sawako a metà dell'anime, sparisce letteralmente dalla trama, lasciando spazio all'arco narrativo dedicato a Chizuru/Ryu e poi alle festività natalizie tra Shota e Sawako. Chissà se nella seconda serie riapparirà e sarà in grado di mantenere la trama e i due personaggi principali sul filo del rasoio...

Nonostante le forzature/sfumature anche un po' melodrammatiche e da soap opera, nell'anime ci sono altri aspetti positivi degni di nota: la crescita e l'evoluzione, lenta ma inesorabile, dell'atteggiamento di Sawako verso gli altri che non siano i suoi familiari, un percorso lungo tutto l'arco dei venticinque episodi che si comincia ad apprezzare verso gli ultimi episodi, quando inizia ad aprirsi verso il mondo esterno, sentendo la necessità di frequentare i suoi coetanei; l'amicizia di Sawako con Ayane e Chizuru, che si dimostrano veramente amiche di Sawako e cercano con tatto e attenzione di aiutarla nel suo percorso di crescita, senza forzarla; l'arco narrativo dedicato a Chizuru e la sua cotta "infantile" nei confronti di un adulto che conosce fin dall'infanzia. Il contrasto tra la disillusione dell'amore non corrisposto di Chizuru con quello potenziale e un po' troppo romantico di Sawako rappresenta un gran bel contrasto nell'anime e una metafora della storie d'amore.
È proprio quest'ultimo aspetto (assieme all'accenno sul passato e il carattere di Ume) che rende l'anime ancor più interessante: non si focalizza solo sulla protagonista e su colui che aspira a conquistarne il cuore, ma riesce a trattare anche i personaggi secondari, dedicando loro anche delle puntate, in modo da rendere la trama più articolata e stimolante in un intreccio di interessi, amicizie, illusioni che in qualche modo alleggeriscono (e di molto) la particolarità della narrazione sul personaggio di Sawako.

“Arrivare a te” (“Kimi ni Todoke”), mai titolo è stato più azzeccato per la storia narrata: non solo una storia d'amore (ancora potenziale nella prima serie dell'anime), ma un percorso di evoluzione di un gruppo di ragazzi che a vario titolo affrontano le piccole e grandi difficoltà della loro giovane esistenza, formandosi e affermandosi nel loro percorso di crescita.
In attesa di vedere la seconda serie, per poter constatare se alcune situazioni arrivano alla loro "naturale" e auspicata conclusione positiva...