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Sui viaggi nel tempo le produzioni artistiche di ogni genere si sono sprecate negli anni e questa non è la sede per aprire disquisizioni tecnico/artistiche su quali siano state fino ad oggi gli esempi più fulgidi di viaggio nel tempo tra film, opere letterarie di fantasia, anime, ecc.

In genere il viaggio nel tempo rimane un tema tipico della fantascienza ma è presente anche nel fantasy, sotto varie forme. Uno dei meccanismi narrativi spesso utilizzati è quello di portare un protagonista in un particolare tempo a cui non appartiene, ed esplorare le possibili interazioni del personaggio con le persone e la tecnologia dell'epoca. Questo espediente narrativo si è evoluto per esplorare i cambiamenti e le relative reazioni ad essi e esplorare le idee di universi paralleli dove le conseguenze delle azioni anche più insignificanti causano massicci cambiamenti nel futuro. In "Iroduku - Il mondo a colori", in giapponese "Irozuku Sekai no Ashita Kara", realizzata dallo studio P.A. Works in 13 episodi e andata in onda nel secondo semestre 2018 ,non si trova nulla del tipico genere del viaggio nel tempo di cui sopra accennato.

La serie animata, che vede alla regia Toshiya Shinonara, alla sceneggiatura Yuuko Kakihara e al comparto musicale di Yoshiaki Dewa ha una storia tutto sommato "standard": inizialmente è ambientata nella città di Nagasaki, nell'anno 2078 in una realtà in cui la magia è un aspetto "quotidiano" della vita delle persone. È un dato di fatto: non c'è nessuna spiegazione per questo aspetto e si intravede solo per poco un mondo piuttosto tecnologico ed evoluto. La protagonista della serie è Hitomi Tsukishiro, una ragazza appartenente a una famiglia che, storicamente, è composta da maghe/streghe che ha un problema fisico: ha perso la capacità di vedere la realtà che la circonda a colori a causa di traumi e lutti (su tutti la madre). Ma il problema più evidente è quello della apatia/atarassia che mina il suo status psicologico: sembra uno "zombie" che vagola tra le persone senza provare, in apparenza, alcuna emozione. Nell'espressione normale mi è sembrata molto il personaggio di Violet Evergarden: come si vedrà nei 13 episodi farà fatica a togliersi di dosso questa maschera di "sofferenza" e allo spettatore le porte della verità si schiuderanno solo negli episodi finali.
Ma procediamo con ordine: la nonna di Hitomi, Kohaku Tsukishiro, grande maga utilizza i suoi poteri magici per mandare la nipote nel passato di 60 anni prima per farle incontrare la se stessa diciassettenne nel 2018 sempre nella stessa città di Nagasaki. Dall'arrivo nel 2018, Hitomi, suo malgrado, inizierà un percorso di crescita personale grazie all’aiuto di un gruppetto di coetanei che diventeranno i suoi nuovi amici. Senza entrare nei dettagli per non spoilerare, saranno proprio le nobili arti della rappresentazione della realtà attraverso le opere d'arte e l'immagine a riaprire gli occhi assieme alla stimolazione emozionale del suo "io" inaridito dai traumi patiti. In questo senso l'incontro con Yuuito Aoi è fondamentale per sbloccarla.

E così la storia che parte dal viaggio nel tempo, diventa una sorta di storia alla scoperta di se stessi in quel particolare periodo della vita di ciascuno di noi che è l'adolescenza. E la magia? E le conseguenze di questa "violazione" della "consecutio temporum"? Non pervenute come ce le si aspettava: la magia è un semplice contorno del mondo reale che convive con l'elemento magico sfruttandolo anche in modo piuttosto "limitato e ludico". La presenza di una ragazza del 2078 nel 2018 non sembra generare alcun squilibrio nel passato e nel futuro: il viaggio è servito solo a Hitomi per ritornare a vivere e uscire dalla sua "gabbia" in b/n (associato in modo penalizzante alla apatia/atarassia/depressione di Hitomi).
Tra l'altro vengono completamente dimenticate anche le paure e le difficoltà di come far tornare nel suo vero mondo Hitomi: i personaggi si sveglieranno dal "torpore" solo quando realizzeranno che Hitomi sparisce all'improvviso a causa dell'instabilità della magia fatta da Kohaku del futuro e così correranno ai ripari per rispedirla indietro nel futuro...
I personaggi del 2018 vengono tutti ben delineati: dalla nonna in versione giovanile ai suoi compagni di scuola, tra i quali spicca Yuito Aoi che si rivelerà come il personaggio che più si avvicina al carattere di Hitomi e che di conseguenza sarà la "causa" della sua evoluzione in positivo. Se la trama e le sue modalità di sviluppo non mi hanno entusiasmato (in particolare per l'eccessiva dilatazione della storia prima dell'organizzazione del rientro di Hitomi al futuro), la grafica è eccellente con disegni e colori veramente ben realizzati. A livello musicale particolarmente bella la ending.

Un anime che ha fatto delle emozioni delle più semplici situazioni quotidiane il suo manifesto per sanare le ferite dell'animo, utilizzando una sorta di "metafora" del motto latino "historia magistra vitae" (recuperare le proprie radici nel passato), con un finale agro-dolce nella solita tradizione giapponese, dove attraverso la sofferenza e la privazione si raggiunge un nuovo e più solido equilibrio personale.