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9.5/10
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“Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita”.

Magari suonerà scontato alle orecchie di molti, ma quando Shakespeare diceva che siamo fatti della stessa sostanza dei sogni aveva terribilmente ragione. Me ne rendo conto adesso, che sono quasi alla fine di uno dei percorsi della mia vita, quello della laurea triennale. Senza sogni, non puoi dire di sentirti veramente vivo. Me ne accorgo guardando alcuni dei miei amici più stretti, arrivati alla mia stessa età senza uno straccio di idea o ambizione per il proprio futuro, che tirano avanti a testa bassa e con la schiena ricurva, probabilmente in attesa che la ruota della fortuna inverta il proprio giro o che la sorte vada a bussare direttamente alla loro porta. Potrà sembrare poetico, ma in loro manca quella luce che ti dona ogni sogno, che ti permette di guardare al futuro con fiducia. Avere un sogno significa avere un’ambizione nella propria vita, un obiettivo, prefissato il quale non ti resta che lavorare duramente per conseguirlo. Sognare è sinonimo di vivere e, a differenza di tante altre “attività”, è accessibile a tutti e completamente gratuito. È come un’offerta irrinunciabile, la prendi al volo e se anche ti va male non potrai pentirti, perché intanto ci hai provato. In tutta una vita intera, niente e nessuno ti può spronare e spingere ad andare avanti più dell’avere un sogno, neanche l’incoraggiamento degli amici e dei parenti. Ciò che ti serve è soltanto una buona dose di determinazione. Questo, perlomeno, è ciò che emerge a chiare lettere dalla lettura di “Bakuman.”, il manga disegnato da Takeshi Obata e scritto da Tsugumi Ohba, gli autori del ben più celebre “Death Note”. Una storia intensa, che è un autentico inno alla vita vissuta inseguendo un sogno e che, questo è ben chiaro sin dai primi capitoli, terminerà con il suo conseguimento.

Takagi Akito è uno studente modello delle medie e un abile scrittore, che un giorno si accorge del gran talento come disegnatore del suo compagno di classe, Mashiro Moritaka, e gli propone di cooperare al fine di diventare una grandiosa coppia di mangaka, gli Ashirogi Muto. Mashiro è restio ad accettare, conscio della difficoltà di sfondare nello spietato mondo dei manga, nonché scoraggiato dall’esperienza negativa vissuta in passato dal suo caro zio Kawaguchi Taro, autore di gag manga, che si è lasciato consumare da questa professione. Ogni reticenza è destinata, però, a venire spazzata via con l’entrata in scena di Azuki, graziosa studentessa che coltiva segretamente il sogno di diventare una doppiatrice di anime. Mashiro, perdutamente innamorato della ragazza, prende la decisione che gli cambierà per sempre la vita: come da accordo, realizzerà assieme al suo amico un manga di successo, e la sua amata ne doppierà l’eroina protagonista, solo allora i due potranno sposarsi! Cominciano, così, le avventure di questa simpatica e promettente coppia di aspiranti mangaka affamati di successo.

Era probabilmente dai tempi di “Vinland Saga” o, forse, da quelli di “Attack on Titan”, che non mi spingevo a leggere più di un volume al giorno, non perché avessi tempo a disposizione, ma soltanto voglia di farlo. Quando un manga ti spinge a leggere fino a notte fonda, mentre invece dovresti andare a dormire, è sicuramente un buon segno, perché significa che quello è un grande manga. “Bakuman.” è una storia avvincente e coinvolgente, a tal punto che, ad un certo punto della storia, inizi a fare tue le vicende di cui stai leggendo, come se le vivessi in prima persona. L'immedesimazione è totale. Il sogno di Shujin e Saiko diventa, gioco-forza, anche il tuo e tu non puoi fare altro che tifare per loro, deprimerti quando una porta gli viene sbattuta in faccia e rallegrarti fino a urlare di gioia per il raggiungimento di un traguardo. Shujin e Saiko sono l’emblema di come inseguire i propri sogni, con costanza, determinazione e grinta, non importa quanto possa essere difficile, se ci credi, prima o poi ce la farai. E sul fatto che i loro sogni si realizzeranno, possano servire quattro anni oppure dieci, non c’è alcun dubbio, perché manga come “Bakuman.” servono anche per dare speranza alle persone che lo leggono. In giro per il mondo, ci sono tantissimi mangaka e fumettisti che vorrebbero fare breccia in questo mondo infernale, ma in pochi ci riescono. “Bakuman.”, dal canto suo, affronta anche questo tema e, in quanto rarissimo caso di manga nel manga, racconta anche gli sviluppi che stanno dietro la nascita di ogni un buon fumetto e le dinamiche interne al grande mondo dell’editoria, giapponese e non solo. Dinamiche che quasi sicuramente ignoravi e che ti aprono a un universo del tutto nuovo, una landa inesplorata, con i suoi segreti da scoprire e sottotrame da svelare. Oltre questo, però, il manga tratta anche il tema dell’amore, ma lo fa a modo tutto suo. Mashiro ed Azuki sono legati certamente dal filo rosso del destino, ma la loro storia d’amore è quanto di più surreale possa esistere. Appurato che i giapponesi sono timidi, non tutti, ma la maggior parte, come potrebbe mai sembrare credibile la storia di due giovani ragazzi, innamorati l’uno dell’altra sin dalle elementari, che decidono di sposarsi solo una volta realizzati i propri sogni, inconsapevoli del tempo che potrebbe volerci. Per giunta, non vedendosi mai e sentendosi solamente via mail! Eppure, proprio per questa sua spiccata eccentricità, la storia d’amore tra Mashiro ed Azuki ti entra nel cuore e, alla fine, ti ritrovi anche tu a sperare nel loro matrimonio, consapevole del fatto che, se quest’ultimo dovesse celebrarsi, significherebbe essere arrivati alla fine della storia. Il finale arriva proprio come te lo sei immaginato, eppure non puoi fare a meno di sorridere, perché sai che i ragazzi hanno coronato i propri sogni.

Quel leggero calo nel volume sedici e un finale scontato ed emotivamente scarico, a differenza di ciò che mi ero aspettato, pregiudicano a questo manga il voto dei grandi capolavori, ma sono dell’idea che il finale di un’opera non debba influenzarne troppo il giudizio ultimo, soprattutto quando il percorso compiuto è stato così avvincente ed emozionante, come quello di “Bakuman”. Infine, nota al merito per i disegni di quel matto di Obata, che con alcune vignette parodiche da gag manga mi ha fatto morire dalle risate, emblematico il caso del volume diciotto.

Detto onestamente, potremmo stare qui a parlare di “Bakuman.” ancora per ore. Potremmo dire quanto il manga sia certamente autoreferenziale, soprattutto nel rapporto tra Shujin e Saiko; potremmo fermarci a parlare di quanto gli autori diano importanza alla rivalità sana e genuina, che ti spinge a migliorare; potremmo dire tantissime cose, ma nessuna di esse riuscirebbe a spiegare bene quanto mi sia piaciuto questo manga. Per capirlo, non dovrete far altro che cimentarvi in questa spassosa ed entusiasmante lettura.