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"Classrom of the É̵l̵i̵t̵e̵ Poveri Mentecatti" è una serie che ho dovuto rimandare varie volte, e su cui avevo grandi aspettative... che sono andate in buona parte disattese.

Trama e storia
La serie ruota attorno alle vicende del protagonista, Kiyotaka Ayanokōji, da poco ammesso in un prestigioso istituto "sperimentale" finanziato dal governo. Una scuola in cui al termine dei tre anni di studi il 100% dei diplomati trova lavoro o riesce ad accedere all'università. Perché la società giapponese solo a quello pensa: lavoro e università. Conta solo quello nella vita. Non è chiaro comunque se quelli che non arrivano al diploma perché vengono espulsi, perché si suicidano, perché muoiono di karoshi o perché vengono ammazzati da qualche bullo contano nelle statistiche...
I primi episodi, introduttivi, presentano i protagonisti e l'ambientazione, che è solo apparentemente meritocratica, in realtà semplicemente stupidamente punitiva. Di meritocratico infatti c'è poco, in quanto è l'intera classe ad essere penalizzata e non il singolo individuo. La punizione del gruppo per le mancanze di un singolo componente inetto è una cosa che personalmente non digerivo ai tempi della scuola, che mi ha fatto smettere di praticare sport, che mi ha fatto cambiare più di un lavoro e che trovo ancor più insopportabile nella finzione di un anime che punta tutto sugli aspetti di crescita, formazione, premio e punizione. Male (1).
Aggiungiamoci che l'autore si prende la libertà, in buona sostanza, di fare quello che gli pare, per non dover sottostare a restrizioni che in futuro potrebbero ritorcerglisi contro... e quindi le regole della scuola sono segrete, non le sa nessuno con precisione, e chi le conosce (gli insegnanti) non le condivide. Gli studenti si trovano in una sorta di videogame di cui non conoscono le meccaniche, navigano a vista e possono solo vivere nel costante sospetto, nelle supposizioni, senza poter pianificare sul lungo termine, senza poter reagire preventivamente e senza sapere cosa faccia davvero guadagnare punti. Male (2).
Punti che, molto istruttivamente, dopotutto è una scuola, possono essere usati per comprare voti, per scegliere la classe, per manipolare e comprare le persone. Ma tanto i disadattati della classe D li buttano via tutti nel primo episodio, e quindi sostanzialmente l'intero impianto si regge sul classico confronto impari contro un nemico soverchiante e apparentemente invincibile che tanto piace ai ragazzini. "Nessuna classe D finora è mai riuscita a risalire in classifica" si premurano cortesemente di farci sapere dalla regia. Male (3).
Ad essere premiato in ogni caso è solo in parte il rendimento scolastico, ma soprattutto una forma di austerità e disciplina che, unito al taglio di ogni contatto con il mondo esterno, mi ha fatto quasi subito tracciare un parallelismo fastidioso con le SS-Junkerschul. Poi l'analogia si perde velocemente, quando capisci che è anche peggio, possiamo dire, perché 'sta cosa non ha neppure un senso logico, visto che in realtà è solo una giungla regolata unicamente da potere e denaro. Non vedo onestamente alcun aspetto didattico e formativo neanche di facciata. Male (4).

L'intero impianto è in sostanza una stereotipata trasposizione di uno schema di classi sociali.
La sezione A ci viene fatto intendere che è frequentata dagli elementi migliori della scuola. Non necessariamente in termini di rendimento accademico ma, detta in soldoni, quelli che hanno attitudini e capacità legate all'autogestione, alla pianificazione, alla manipolazione, allo stringere accordi... i politici e gli alti manager. Se la vogliamo tagliare giù veloce, quello è.
La sezione B è invece apparentemente più aperta e socievole, e in un certo senso anche più economicamente benestante (guardando, capirete meglio cosa intendo). Sostanzialmente, è la classe che mi pare rappresentare l'alta borghesia, i ricconi influenti, forse anche i grandi industriali. Gente che trae il proprio potere dai soldi e dal saperli usare per scopi precisi.
La sezione C praticamente ha come elemento dominante uno yakuza. Non lo è davvero, ma i modi sono quelli. Pestaggi, vessazioni, minacce, molestie sessuali verbali, una bodyguard di colore alta due metri... sostanzialmente rappresenta la malavita, in senso lato. Gente che trae il proprio potere dalla forza e dall'oppressione.
E infine c'è la sezione D del nostro protagonista, che contiene gli elementi "difettosi". Abbiamo la idol timida, il giocatore di basket dalla miccia corta, il calciatore che gestisce male lo stress e le sconfitte, la tipa che va d'accordo con tutti (l'attrice) che però ha una doppia faccia, il nobilotto egocentrico, l'emarginata sociale... In sostanza, non rappresenta necessariamente il popolino più basso e umile, ma è una classe di gente che potrebbe avere del potenziale, ma che ha anche un grosso drawback a limitarla. E, a prescindere, non si capisce come alcuni degli elementi presentati abbiano avuto accesso a una scuola che dovrebbe essere di alto livello, sulla carta.
Alla fine, tutta 'sta palta di stereotipi da due soldi fa unicamente sembrare questa scuola una sorta di esperimento sociale partorito da un demente, pieno di forzature e con nessuna credibilità. Male (5).

Esperimento sociale, abbiamo detto. Ragazzini di quattordici-quindici anni lasciati liberi di fare sostanzialmente quello che gli pare, praticamente senza controllo. Gente che si picchia, che viene molestata, dinamiche da branco anziché da scuola. Possiamo parlare di responsabilizzazione, ma onestamente non vedo in che modo questo esperimento possa in alcun modo servire agli scopi del governo di creare un popolo migliore. Sinceramente, l'impianto di base è una vaccata surreale. Male (6).

Arriviamo poi al settimo episodio, la giornata in piscina. Episodio che segna una svolta, un netto confine tra un prima e un dopo, e la cosa viene fatta con un episodio semplicemente inaccettabile in termini di qualità. Storia inesistente, personaggi che precipitano nell'idiozia più totale, fanservice da dodicenne... questo è l'episodio che chiarisce in modo inequivocabile il target dell'intera serie. E il mio voto chiarisce in modo altrettanto chiaro che il target non sono le persone della mia età. Malissimo (7).

La seconda parte della serie vede i personaggi abbandonati su un'isola deserta, dove devono sopravvivere in autonomia per una settimana (ciascuna classe a sé). Non manca il solito tripudio di regole e cavilli burocratici che, sfruttati adeguatamente, ti conducono alla vittoria. 'Sta cosa dei cavilli burocratici ai Giapponesi li fa andare fuori di testa. Così come vanno fuori di testa per un paio di mutande... ebbene sì, sparisce un paio di mutandine di una ragazza e parte una manfrina stucchevole e ridicola che spacca la classe in due, con tutti che sbarellano, e una solfa imbarazzante che va avanti per due episodi abbondanti. Per un paio di mutande. Formare il futuro popolo giapponese, non lo stai facendo nel modo corretto. Male (8).

Sviluppo dei personaggi
Ci sono due personaggi di cui vale la pena parlare: Kiyotaka Ayanokōji (il protagonista) e Suzune Horikita (la sua compagna di banco). Il resto sono personaggi stereotipati, quando non sono vere e proprie macchiette, e in generale sono contorno privo di spessore.

Suzume è una ragazza asociale che vive per mettersi in luce agli occhi del fratello, che è il presidente del comitato studentesco. Intelligente e di buona volontà, il suo scopo è quello di completare la scalata sociale (*) fino alla classe A. Ovviamente dietro la sua asocialità c'è solo la paura di fidarsi degli altri, perché fare le cose da soli è più facile e, banalità per banalità, sarà per merito del protagonista se pian piano inizierà ad aprirsi. Crescita presente, ma solo il minimo sindacale, ed entro binari di una banalità sconcertante.

(*) Posto che parlare di "scalata sociale" è improprio, visto che è platealmente evidente come le classi abbiano elementi con attitudini sociali differenti, e non necessariamente meriti scolastici diversi. Trovo personalmente terribile il modo in cui nell'intera serie viene gestito il metro di giudizio e il concetto di valore delle persone.

Ayanokōji parte come un tizio anaffettivo che non vuole problemi, ma nel corso degli episodi scopriamo che nasconde qualche segreto. Tralasciando forzature del tutto inutili e degne di un anime spazzatura, come il fatto che abbia preso esattamente tutti 50 nei test d'ingresso, e senza scendere troppo nei dettagli, mi piaceva moltissimo all'inizio. Solo che poi è stato snaturato in modo che non ho gradito per nulla. Inizialmente era una sorta di medioman che dava piccole spinte qua e là e aiutava i compagni, restando in secondo piano. La cosa era interessante, perché era misurata, leggera e non necessitava particolari forzature narrative.
Verso la fine, invece, nella disperata ricerca di stupire lo spettatore, assistiamo a un'escalation in cui il protagonista diventa una sorta di Light Yagami dal passato oscuro e misterioso, una sorta di superuomo che mette a punto piani surreali e fa da eminenza grigia, senza mai esporsi in primo piano, ma restando nelle retrovie e facendo ricadere i meriti sugli altri. Mi sta bene, ma se è così, qualche indizio me lo devi dare fin dal primo episodio, così, se voglio, posso 'skippare' in toto la serie, 'droppando' immediatamente in santa pace, e scegliere un'altra pietanza più consona al mio palato.
Non voglio stravolgimenti che cambiano tutto. Non voglio power creep surreali. Situazioni tipo da oggi Capitan Coraggio sa volare immotivate e buttate dentro solo per colpire lo spettatore sono il male assoluto in qualsiasi opera narrativa. Se proprio devo stupirmi, il modo giusto è con l'arguzia di una trama complessa, articolata e priva di forzature, o per la profondità e credibilità dei personaggi. Ma in ogni momento voglio sempre sapere esattamente cosa sto andando a vedere. Dove sto investendo il mio tempo prezioso. Se tu, autore dei miei stivali, fai emergere la cosa negli ultimi tre episodi, la mia sospensione del dubbio va a farsi benedire, e tutto ciò che provo è fastidio per la tua scelta di costringermi a mangiare una pietanza che non è quella che c'era sul menù. Male (9).

Animazioni e disegni
Animazioni e disegni nella media, senza infamia e senza lode. Non ci sono grandi scene d'azione, e quel poco in tal senso è gestito in modo decente. Niente di particolare da segnalare, l'aspetto visivo non è mai stato il fulcro di questo anime.

Comparto sonoro
Anche qui tutto nella norma. Le sigle sono dimenticabilissime e non dicono niente, ma non sono neppure sgradevoli. Il doppiaggio è nella media, con qualche voce migliore e qualcuna peggiore. Il protagonista, in tal senso, non mi ha fatto impazzire, ma non posso neanche dire che sia inascoltabile.

In definitiva
In definitiva, sono piuttosto pentito di aver guardato questa serie. Mi aspettavo una cosa e mi sono trovato a doverne guardare un'altra. Troppe situazioni poco realistiche, sciocche o forzate. Un protagonista che evolve in modo inatteso e sgradevole che ha fortemente condizionato il mio voto. Qualcosa di buono c'è, quindi guarderò anche le serie successive per curiosità, ma con calma e stavolta (spero) con la consapevolezza reale di cosa sto iniziando a guardare, e sperando che l'autore non decida nuovamente di fasi beffe di me, cambiando nuovamente le carte in tavola e stravolgendo tutto in divenire come ha fatto qui.