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Ad agosto sulla piattaforma Netflix è uscito il drama coreano "Il tempo per noi", di dodici puntate, conosciuto anche con il titolo internazionale "A Time Called You".
Questo è un remake di un drama taiwanese pluripremiato intitolato "Someday or One Day" del 2019 che conta tredici episodi da circa settanta minuti ciascuno e uno speciale di quattro minuti; ha avuto così tanto successo che è stato girato anche un film sequel nel 2022.
Per me, l’uscita del drama coreano è stata l’occasione per recuperare sia questo, sia l’originale che era tanto che volevo vedere.
Il remake è molto simile al drama taiwanese: ha preso una storia già bellissima e l’ha resa ancora più bella.
Regia e sceneggiatura sono state magnifiche, rendendo magiche e iconiche alcune scene che già nell’originale erano favolose; oltre al fatto che ogni puntata termina nel momento di maggior suspense in modo da invogliare la visione della puntata successiva.

La storia parte presentandoci Jun-hee, una donna dedita al lavoro che ha perso il fidanzato Yeon-ju un anno prima in un incidente aereo. Per il giorno del suo compleanno riceve in regalo un vecchio walkman e una musicassetta. Ascoltandola si ritrova nel 1998, nei panni della studentessa delle superiori, Min-ju. Subito fa la conoscenza di due suoi compagni di classe: In-gyu e Si-heon che assomiglia inverosimilmente al suo defunto fidanzato.

Sia l’attrice Yeo-bin Jeon che l’attore protagonista Hyo-seop Ahn sono stati meravigliosi: hanno interpretato ciascuno due personaggi completamente diversi di carattere, in due epoche diverse, sia da giovani che da adulti, dando vita a una moltitudine di espressioni.
La loro chimica è stata pazzesca, dando vita a episodi toccanti; la scena in cui lei si ritrova nel corpo di Min-ju, vede per la prima volta Si-heon, che somiglia così tanto al suo ex-fidanzato, e lo abbraccia è stata davvero emozionante.
Jun-hee e Min-ju, infatti, sono interpretate dalla bravissima attrice Yeo-bin Jeon, che io avevo già apprezzato nel drama "Vincenzo", sempre presente su Netflix. Ammetto di non averla riconosciuta subito, conferma della sua grandissima versatilità.
Lei nello staff era l’unica che aveva visto "Someday or One Day" e ha sentito subito la pressione di recitare nel suo remake, essendo lei una grandissima fan dell’opera originale.
Il regista, Jin-won Kim (di cui ho amato ogni lavoro a partire da "Hello Monster - Mi ricordo di te" e finendo per "My Country", passando per "The Package"), ha vietato agli altri attori protagonisti di vedere l’originale perché non voleva che ne fossero influenzati. E, secondo me, è stata la scelta giusta.

A conferma di ciò è l’interpretazione di Hyo-seop Ahn che non aveva un compito facile: il suo corrispettivo taiwanese altri non è che Greg Hsu, presente anche lui su Netflix con il bellissimo "Marry My Dead Body".
Hyo-seop Ahn è maturato veramente tantissimo! Lo avevo amato in "30 But 17": era un ragazzino magro, dalla pettinatura improponibile che ripeteva in continuazione “Don’t think, feel!” anzi “Don’t think, pil!”
Il ragazzo è cresciuto benissimo e non solo di muscoli! Oltre a essere diventato un bellissimo uomo, in questo drama è stato straordinario nella recitazione, ancora di più di quando l’ho visto l’ultima volta.
Inoltre dobbiamo ringraziare lui se Rowoon ha fatto il suo cameo.

Parliamo di una delle puntate più discusse sul web, l’ormai famosa puntata numero otto. Molti l’hanno interpretata come una trovata coreana per cavalcare l’onda della moda del boys' love; ma è proprio così? Vi rispondo subito: no. Yeon-ju anche nella versione originale era gay, solo che nel drama taiwanese non è stato così “fortunato”. L’amico di cui si è innamorato, non solo non lo ricambia, ma lo bullizza anche, insieme ad altri compagni, portando il ragazzo ad un gesto estremo.
Nella versione coreana almeno il suo amore è ricambiato. Non semplice è stata la scelta dell’attore che interpreta Seok-woon.
Anche in questo caso, il regista ha preso la decisione migliore: ha chiesto direttamente a Hyo-seop se conosceva qualcuno con cui aveva già una grande chimica. Lui non ha avuto dubbi, indicando subito, per l’appunto, il suo amico e collega Rowoon. E la scelta è stata perfetta! In pochi minuti di drama sono riusciti a trasmetterci tantissimo.
Anche Hoon Kang ha fatto un lavoro grandioso: lui interpreta In-gyu, uno studente con problemi di udito. Nella versione coreana i suoi sentimenti e i suoi pensieri vengono lasciati maggiormente all’intuizione dello spettatore rispetto all’opera originale e proprio per questo Hoon Kang aveva il difficile compito di far capire ogni emozione anche solo attraverso uno sguardo, interpretando, oltretutto, un ragazzo piuttosto silenzioso e riflessivo.
La storia, grazie alla duplice ambientazione e alla varietà di personaggi, si presta a trattare argomenti diversissimi. Nel presente si parla del dolore per la perdita di una persona cara, mentre nel passato si hanno incertezze e tenerezze del primo amore, ma anche la difficoltà di accettarsi per quello che si è, in un’età non proprio semplice.
Ma non solo: infatti, c’è anche un enigma da scoprire. Jun-hee, indagando nel presente, è venuta a conoscenza che Min-ju verrà uccisa nel 1998 e decide di fare il possibile per salvarla.
Proprio del passato, è la melodia che sarà il fulcro di tutto e che farà viaggiare nel tempo ai nostri protagonisti! La canzone, che vi entrerà in testa e non vi lascerà più, è infatti uscita nel 1996: si intitola "Gather My Tears" di Sei Ji-won dall’album "Tears".

In conclusione "Il tempo per noi", con solo dodici episodi, parla di un amore forte che vince veramente contro il tempo e lo spazio, ma con un pizzico di mistero e thriller che vi terrà incollati allo schermo fino all’ultimo minuto.
Preparatevi a una giostra di emozioni, a spiazzanti colpi di scena, a pianti commoventi e a un tumulto di salti temporali, con atmosfere alla "Your Name".