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"Nodame Cantabile: Paris-Hen" è il secondo capitolo della saga di Megumi Noda e Shiniki Chiaki, il cosiddetto sequel in undici episodi del 2008 della fortunata prima serie del 2007, di cui rappresenta la continuazione logico-temporale.

Se della prima serie avevo apprezzato l'equilibrio tra i vari possibili elementi caratterizzanti il genere della serie, definendola una classica commedia a tutto tondo, la seconda riprende i "canoni" di genere della prima, senza tuttavia riuscire a raggiungere il livello di "qualità" generale della precedente, avendo solo il pregio di illustrare il possibile consolidamento del rapporto amoroso tra i due protagonisti nella città europea romantica per eccellenza: Parigi.

"Nodame Cantabile: Paris-Hen" riparte dal frettoloso e più o meno romantico finale della prima serie, e lo spettatore potrà osservare Megumi e Shiniki alle prese con la vita in un Paese lontano in una specie di condominio in cui sono presenti altri studenti provenienti da tutto il mondo che ambiscono a diplomarsi al conservatorio di Parigi. Quindi conosceremo nuovi e simpatici personaggi, tra i quali Tanya, Franck, Yunlong, ma anche nuovi insegnanti che prenderanno soprattutto a cuore le sorti della problematica Megumi, e rivedremo alcuni dei personaggi della prima serie che nel frattempo hanno preferito anche loro trasferirsi all'estero, per completare gli studi al di fuori del Giappone, come Kuroki.
Si rivede, e bene, la talentuosa Son Rui, e negli undici episodi le storie, le aspirazioni, i timori, i problemi di tutti si intrecceranno in modo simpatico e piacevole, garantendo quel mix già apprezzato tra ottima musica, commedia, drama, introspezione e crescita personale di questi ventenni a caccia della loro affermazione professionale attraverso un percorso personale di crescita e maturazione. Ma si perdono buona parte dei personaggi che avevano caratterizzato in positivo i primi ventitré episodi, che restano tutti in Giappone.

L'impressione che ho avuto al termine della visione di questa seconda serie è che mi è sembrata un po' "interlocutoria". La prima è riuscita a dare un senso alla trama, introducendo il rapporto tra Shiniki e Megumi, fino all'epilogo finale in cui lui convince lei a seguirlo a Parigi, per continuare assieme nel mondo della musica, a illustrare una bella evoluzione dei personaggi secondari, il ruolo di menthoring di Stresemann, la fobia di Shiniki a volare, il passato del padre di Shiniki, le questioni irrisolte di Megumi e la sua "allergia" a tutto ciò che è disciplina e rigore.

Nella seconda serie non assistiamo a grandissime novità, anzi: la serie è più "Shiniki/Megumi centrica", fatte salve alcune brevi digressioni su alcuni personaggi "secondari" come Tanya o Rui, ma non fa evolvere il loro rapporto, che resta ancora un po' nel "vago" tira e molla con una certa sottotraccia di leggera rivalità o, meglio, di complesso di inferiorità di Megumi nei confronti di Shiniki, dovuto prevalentemente alla sua insicurezza nelle sue capacità, unita alla difficoltà di studiare secondo i canoni classici tipici del conservatorio. Un talento "grezzo" insofferente a tutto ciò che rappresenta una regola: Megumi in questo senso è così poco "giapponese". Infantile, imprevedibile, senza troppo ritegno nel non riuscire a mascherare le sue debolezze, eccessivamente espansiva, altruista, sensibile e capace di attirare la benevolenza e la comprensione degli altri su di sé, grazie al suo modo di fare e pensare fuori da qualsiasi schema. Dalla sua inoltre c'è il grande talento che catalizza l'attenzione di tutti coloro che ne capiscono e che tendono (ma non sempre...) a perdonarle le "licenze" che si prende nell'interpretare in modo personale i brani che suona.

L'impressione che se ne trae è che Megumi a causa del suo carattere e del suo atteggiamento non riesca a emergere rispetto ad altri studenti e che i suoi insegnanti in un certo senso tendano a bloccarla nel suo percorso di crescita, timorosi che possa esplodere loro in mano come una bomba. Anche Shiniki in fin dei conti nutre questo "pregiudizio" nei confronti di Megumi e anche il suo affetto resta sempre più o meno condizionato dall'importanza che per lui riveste la musica "tout court", tanto da diventare assolutamente intransigente anche a livello sentimentale, lasciando Megumi sempre in una sorta di limbo, come se non la prendesse mai sul serio.

Se questo aspetto della storia suscita ilarità, simpatia e comicità, al di sotto della apparenza Megumi sembra costretta a studiare per dimostrare di essere coerente da un lato alle aspettative dei suoi insegnanti (incluso Shiniki) e dall'altro a snaturare la sua personalità e natura per restare inquadrata negli schemi "esogeni" che non le si addicono e che a fasi alterne determinano delle "crisi" di identità della povera ragazza.
Vedere il maestro Auclair chiamarla sempre "bebe-chan" e non per cognome o nome è il sintomo di cui sto cercando di dare una spiegazione, e che francamente alla lunga è anche "fastidioso". E Shiniki ci mette del suo per farla soffrire, sempre focalizzato quasi esclusivamente sulla musica e sulla sua aspirazione di diventare un direttore d'orchestra famoso e capace alla stregua dei suoi punti di riferimento Viera e Stresemann.
In un certo senso, può sembrare fastidioso che lui riesca pian piano ad emergere (in fondo gli affidano la direzione di un'orchestra in disarmo e la rivitalizza) e Megumi no (non le consentono di provare alcun concorso...), se non in certe circostanze, quando qualcuno le dà un po' di credito (come nell'episodio dell'esibizione a Saint Malo), e questo qualcuno non è lui...

Tenendo conto di quanto sopra, mi è pertanto difficile pensare che questa seconda serie riesca a "pareggiare" a livello di voto la prima: se da un punto di vista tecnico il livello resta lo stesso, con il "plus" dell'ambientazione parigina e europea, e con il comparto musicale sempre di eccellenza e con il giusto mix tra parte musicale e commedia, "Nodame Cantabile: Paris-Hen" resta inferiore alla prima serie sotto il punto di vista della trama e sceneggiatura, in cui non sono riuscito ad apprezzare ulteriori significativi avanzamenti nel character development. Sicuramente, si è persa un po' della spensieratezza e comicità tipiche della prima serie e si introduce un minimo di senso di responsabilità in più, ma senza che si percepisca in modo evidente una evoluzione in positivo dei due protagonisti e della loro relazione.

"Dove le parole non arrivano... la musica parla" (L. V. Beethoven), ma, nel caso della protagonista Megumi, sembra che gli autori hanno fatto di tutto per "zittire" e "piegare" un personaggio tanto strambo e a volte anche fastidioso quanto apprezzabile nella sua spontanea ingenuità e nei suoi slanci incontrollabili e ingestibili.
Mi auguro che, con la terza serie finale, venga attribuita a Megumi una apprezzabile evoluzione positiva anche dal punto di vista della "gratificazione" musicale.