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8.0/10
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“L'eccesso è una parte di me. La monotonia è un male. Ho davvero bisogno di pericolo ed eccitazione.” (F. Mercury)

"Black Lagoon" mi ha ricordato di primo acchito una serie che ho visto un paio di anni fa che al di là delle scene di azione non mi aveva colpito per la sua sostanza: "Cyberpunk: Edgerunners".
Solo che la serie in recensione è del 2006 e che credo abbia in un certo senso lasciato il segno per come abbia mescolato la sua estetica della brutalità (alla "Arancia Meccanica" giusto per intendersi), il cinismo dei personaggi, un mondo narrativo grottesco e disilluso ispirato tuttavia alla realtà.
A mio avviso, a "Black Lagoon" è mancata quell'atmosfera malinconica e un po' filosofica di "Cowboy Bebop": probabilmente, se avesse rinunciato un po' alla demenzialità e all'eccesso e avesse spinto di più sulle riflessioni amare di chi dalla vita ha preso solo calci nel sedere, e se ne è reso conto, sarebbe stata una pietra miliare dell'animazione. Nonostante gli eccessi (quasi pulp, alla Q. Tarantino), resta comunque una serie di un certo spessore e pregio, almeno per chi riesce ad apprezzare una sceneggiatura e dei dialoghi ispirati al "tantra" citato in apertura di recensione.

"Black Lagoon" si ispira al manga di Rei Hiroe e viene adattato in anime nel 2006 dallo studio Madhouse. La storia ruota attorno a Rokuro Okajima, un impiegato giapponese che, dopo essere stato rapito da un gruppo di mercenari, si unisce a loro, abbandonando la sua vita ordinaria da umile travet e strumento di responsabili senza scrupoli. Viene ribattezzato Rock, diventa membro della Lagoon Company, un gruppo che si occupa di traffici illeciti nella città di fantasia Roanapur, un meltin' pot di criminalità e corruzione.

La sceneggiatura è costruita su archi narrativi episodici, ma con una coerenza interna che permette di apprezzare una certa crescita psicologica dei personaggi ed in particolare di Rock e di Revy/Rebecca. Al di là degli eccessi di linguaggio e delle scene di azioni che prendono ispirazione anche da personaggi di film d'azione e fantascienza del passato (uno su tutti: Terminator per Roberta, il solito sicario che appare in 2 episodi), il cuore della serie è il rapporto che si costruisce proprio tra Rock e Revy. Lei è una quasi infallibile pistolera, tanto violenta e cinica, quanto fragile ed instabile tanto da risultare la personificazione della disillusione nichilista sull'esistenza dovuta alle bastonate ricevute nella vita.
Il confronto con Rock, che a tratti sembra quasi ideologico/filosofico (tra nichilismo ed esistenzialismo), con quest'ultimo che, nonostante la profonda delusione patita, cerca di non perdere la sua fiducia nei valori morali in cui ancora crede, costituisce il leit motiv della serie.

E attraverso questo confronto, che almeno in questa prima serie non assume mai alcun connotato romantico, che si affrontano temi interessanti come la disillusione, la perdita degli ideali, la relatività del bene e del male: ovviamente il tutto è trattato anche e soprattutto in modo un po' troppo caciarone ed eccessivo e non sembra voglia trasmettere una morale ma piuttosto una presa di coscienza della realtà: più che insegnare, mostrare.

Un mondo in cui i personaggi non cercano una redenzione, ma accettano la brutalità e la sopraffazione come una condizione necessaria e irrinunciabile della realtà, tanto da rendere questa serie destinata ad un pubblico adulto non tanto e solo per la violenza esplicita, quanto per la sua weltanschauung.
"Black Lagoon" racconta di un mondo in cui non c'è una contrapposizione tra bene e male e in cui non esistono eroi; anzi, si potrebbe sostenere che affronta una sorta di decostruzione del concetto di "eroe", perché nessuno dei protagonisti "Black Lagoon" è senza macchia e tutti hanno nella loro esistenza molte zone d'ombra che li ha portati a non considerare più gli ideali in cui credevano. "Black Lagoon" è una sorta di riserva in cui i personaggi si muovono contro qualsiasi convenzione in una visione epicurea e spietata del carpe diem in spregio a qualsiasi rischio, come se per affermare il proprio essere e valore sia necessario mettere a repentaglio perennemente la vita: in periculo sum, ergo sum.

A livello tecnico, lo studio Madhouse è riuscito a offrire una resa visiva forte e realistica, soprattutto nelle scene d’azione: le lotte, le sparatorie, gli inseguimenti presentano una animazione notevole, spettacolare e la regia è riuscita ad alternare in modo piacevole i momenti di tensione con quelli riflessivi senza rinunciare alla comicità e demenzialità. Il chara design è ancora oggi realistico e dettagliato e la resa cromatica riesce a riflettere al meglio l’ambiente decadente ed enigmatico di Roanapur con quei toni scuri, luci artificiali, cieli cupi. Non siamo di certo ai livelli di "Blade Runner" ma la resa è comunque notevole.

"Black Lagoon" è un'elegia della violenza e del cinismo in cui spesso offre riflessioni prevalentemente amare sull'esistenza che la rendono anche inaspettatamente "umana": una sorta di viaggio nella vita anche in un'ambientazione border line ed eccessiva.