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menelito

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
Emozioni inaspettate: non mi ha fatto piangere, ma ci sono momenti drammatici e non solo che difficilmente lasceranno indifferenti. Se sono partito con un interesse e delle aspettative piuttosto minime, dato che non sono un fervente appassionato di anime con 'ragazze magiche combattenti', ho dovuto pian piano ricredermi, visto che i personaggi (tranne un paio di eccezioni) sono tutto sommato interessanti. La conclusione è fra quelle che negli ultimi tempi mi ha sorpreso di più, però ci sta assolutamente e aggiunge molto pepe alla storia... anche in vista di una non probabile ma possibile seconda stagione.

dawnraptor

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
“WorldEnd” (per brevità) è un anime in dodici episodi tratto da una light novel sicuramente più ampia delle vicende che descrive.

Partendo con ordine, ho trovato adeguati i fondali e le animazioni, molto piacevole il chara design. Ho gradito particolarmente la rappresentazione degli occhi dei protagonisti, anche se in un paio di occasioni parevano concavi invece che convessi. Gradevole anche la rappresentazione delle ali. Sufficienti i mostri. I doppiatori fanno lodevolmente il loro lavoro.

La storia che qui si racconta ruota attorno alle vicende di una coppia formata da Willem Kmetsch, un militare, e Chtholly Nota Seniorious, una ragazza che scopriamo presto essere qualcosa di diverso da quello che appare.

L’ambientazione è apparentemente quella di un mondo in guerra: cinquecento anni dopo la grande catastrofe che ha visto l’umanità estinguersi ad opera di “bestie” mostruose, i pochi superstiti, in una moltitudine di razze animali antropomorfe, sopravvivono su isole nel cielo, assediati dai mostri in superficie.

Willem, che è rimasto pietrificato per cinque secoli, viene riportato in vita e gli viene affidata la cura delle armi più particolari: le uniche che possano brandire delle spade magiche che, solo loro, possono ferire e uccidere le “bestie”. Willem è l’unico essere umano rimasto, unico esemplare di una razza che viene, a torto o a ragione, accusata di aver distrutto il pianeta. Oggi l’avere aspetto umano è, molto spesso, causa di disprezzo e odio. Un episodio sarà dedicato a problematiche sociali di integrazione sociale vs. segregazione.

Su questo sfondo si sviluppa la timida storia d’amore tra Chtholly e Willem, un giovane di età incerta, che prima di essere pietrificato aveva dei figli (edit: si tratta di compagni di orfanotrofio? Grazie, pippo311lp), e che nasconde comunque un passato oscuro. Allo stesso modo, anche Chtholly ha un passato misterioso e un futuro molto incerto, così come tutte le sue compagne, il cui unico scopo nella vita è - o dovrebbe essere - combattere per gli altri e morire alla bisogna.

Le premesse per un anime magnifico c’erano tutte, ma qualcosa è andato storto. In una serie di soli dodici episodi è stato dato, almeno per la mia opinione di spettatrice, decisamente troppo tempo alle interazioni tra le ragazze e le bambine e alla vita quotidiana in quello che potrebbe essere considerato una specie di collegio, a scapito dell’azione e di qualche spiegazione in più su quelle che sono le cause della situazione in essere.

Per essere un mondo in guerra, assediato dalle “bestie” su tutti i fronti, non si avverte nessuna sensazione di agitazione, solo una gran tristezza che permea ogni cosa, soprattutto per via del triste destino delle fate. Ci sono pochissime battaglie, e quelle poche mancano spesso di pathos. L’attesa per il ritorno delle guerriere non genera ansia in chi guarda, è tutto molto piatto. Soprattutto, moltissime cose non vengono spiegate. Se un’idea di chi siano le fate e di come siano venute in essere le “bestie” alla fine ce la facciamo, continueremo per sempre a domandarci da dove arrivino tutte le razze animali antropomorfe che ora popolano le isole nel cielo, visto che cinquecento anni sono pochi per una mutazione. Non è chiarissima nemmeno la situazione dei capintesta. Il finale aperto ci lascia, almeno apparentemente, con una vaga sensazione di speranza, ma poca aspettativa per una eventuale seconda serie che ormai, passati tre anni, difficilmente ci sarà.

Si ha l’impressione che tutta la storia sia solo il pretesto per sviluppare la storia d’amore tra i due protagonisti principali. Peccato che lo svolgimento non sia condotto in modo molto interessante e le elucubrazioni personali dei due in merito, così come quelle di coppia, risultino spesso noiose e a volte forzate.

Quello che ho veramente apprezzato, più che la storia romantica, di cui si sarebbe potuto anche fare a meno senza nulla togliere all’anime, è la situazione di Willem, il suo essere l’unico superstite, cosa che, in realtà, parrebbe aver preso fin troppo bene. Ma il colpo di scena degli ultimi episodi, quando si trova fra le rovine della sua vecchia città, è forse il migliore di tutta l’opera. La sua disperazione in quel frangente è, per me, il culmine di tutta la serie, non le vicende di Chtholly, con buona pace del tragico destino suo e delle sue compagne.

In tutta questa dissertazione non ho ancora parlato di uno degli aspetti positivi di quest’opera, forse in assoluto la cosa migliore: la colonna sonora.
Si parte con “Farborough Fair”, ennesimo adattamento di un pezzo del 1600 che ha più cover di un negozio di dischi. Ma questa versione non ha nulla da invidiare a quelle che l’hanno preceduta e contribuisce a farci entrare nell’immaginario dell’opera. È un pezzo di pathos innegabile, di un respiro amplissimo, che riesce a rendere malinconici anche vedendo un sorriso. Perché, conoscendone tutto il testo, già si capisce dove, poi, si andrà a parare. Il tema verrà poi ripetuto in uno degli ultimi episodi.
Ma anche tutto il resto del commento musicale è pregevole e ben si presta a commentare la scena, e anche opening ed ending sono molto gradevoli. Insomma, OST promossa su tutta la linea.

Alla fine della visione resta un po’ di amaro in bocca per un’occasione tutto sommato sprecata. Sì, la visione in generale è gradevole, ma non entusiasmante. Avrebbe potuto essere un fuoco d’artificio e invece ci si ritrova in mano una di quelle stelline di Capodanno. Carine, per carità, ma il fuoco vero è altrove.


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Kotaibushi

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6,5
È un anime che indubbiamente ho trovato interessante, ma che purtroppo, per quanto mi riguarda, non viene sfruttato al meglio, proponendo sì una buona storia ma anche diverse perplessità.

Devo dire che la trama era partita subito molto bene già dai primi episodi, purtroppo con il proseguire delle vicende la storia non riesce sempre a mantenere questo livello, infatti in almeno un paio/tre puntate accade veramente poco e nulla, per poi ritrovarsi verso il finale con mille questioni aperte, che ahimè non verranno mai risolte del tutto. Credo che sia proprio questo il maggior problema dell'opera, ovvero gettare tanta carne al fuoco, per poi non approfondirla come meriterebbe, per soffermarsi decisamente un po' troppo su altre vicende, vedi lato romantico della storia che, nonostante l'enorme spazio, a mio parere risulta forzatissimo, problema che, come detto in precedenza, si noterà soprattutto verso la conclusione dell'anime, dove tutto verrà gestito con troppa rapidità, lasciando davvero lì troppe domande in sospeso.
Sul fronte personaggi sicuramente spicca il protagonista, senza ombra di dubbio il più riuscito tra tutti; per il resto abbiamo tutti personaggi abbastanza standardizzati che fanno il proprio ruolo, probabilmente l'unica sottotono è la protagonista femminile, non sempre all'altezza della situazione.

Nel complesso, un anime sicuramente positivo, con una bella storia romantica da raccontare, ma nonostante ciò sono presenti diverse forzature e troppe questioni lasciate in sospeso che ne abbassano il valore.

Voto finale: 6,5

ALUCARD80

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
“Stai andando alla Fiera di Scarborough?
Prezzemolo, Salvia, Rosmarino e Timo;
Porta i miei rispetti ad una persona che vive lì,
Lei che un tempo fu il mio Vero Amore.”

Inizia con i magici, malinconici e struggenti versi di “Scarborough Fair”, un anime che di impegnativo ha anche il titolo: “Che farai alla fine del mondo? Sei impegnato? Verrai a salvarmi?”, abbreviato più comodamente in “WorldEnd”, o “SukaSuka”. Eccoci quindi a parlare di un’altra perla, passata un po’ inosservata rispetto a quanto avrebbe potuto raccogliere.
La prima cosa che appare palese è che questo prodotto ha fra i suoi punti di forza una colonna sonora semplicemente mostruosa, un assoluto capolavoro. A parte i numerosi e solidi brani d’ambientazione, come citato poc’anzi, il tutto si apre con una rivisitazione sinfonica moderna del celebre canto inglese (fra le sue rivisitazioni si annoverano le storiche versioni di Simon & Garfunkel o del nostro Branduardi), canto popolare inglese che presumibilmente risale ai primi del 1600 e che narra di una storia d’amore “impossibile”, ambientata in un’epoca medievale piuttosto vaga; racconto di un amore impossibile che calza perfettamente con il canovaccio di “WorldEnd”: malinconico, tragico, drammatico, tuttavia intriso di un amore inossidabile, con la giusta dose d’azione e colpi di scena che non lasceranno certo indifferenti, ambientato in un mondo fantastico e originale, popolato dalle razze ibride più disparate, a cavallo fra il fantasy classico e il tecno-futuristico, che strizza l’occhiolino a uno steampunk appena accennato.

Sono passati ormai circa cinquecento anni da quella che fu una terribile guerra, capace di estinguere quasi l’intera totalità del genere umano. Oggi, le razze che popolano il mondo vivono su delle cittadelle volanti, poiché a terra, sulla “superficie”, il rischio di morte è quasi certo, a causa della presenza di gigantesche creature mostruose e spietate, causa primaria proprio della fine dell’umanità stessa. È questo l’incipit della storia che segue le vicende di Willelm, un ragazzo misterioso legato in qualche modo all’esercito militare, e che sarà incaricato della custodia di alcune “armi” piuttosto particolari, armi che gli permetteranno di scoprire verità terribili e strazianti legate al destino del mondo stesso e di chi lo abita.
Ma, prima di questo incarico, il nostro protagonista fa un incontro inaspettato: una giovanissima ragazza dai capelli azzurri e dagli occhi dolcissimi, un po’ infantile e un po’ timida sembra essere nei guai. Willelm è un gentiluomo, ma non può avere idea che si tratta dell’incontro che gli cambierà la vita - ancora una volta. Come un fiore in piena primavera, la trama si apre all’improvviso, accompagnata dalle note di “Scarborough Fair”, melodia che riesce a donare un tocco antico, nostalgico e prettamente medievale alle scene già di per sé coinvolgenti e piene d’atmosfera.

I primi dieci minuti sono un vero capolavoro, dove si tesse l’incipit di coinvolgimento emotivo immediato, capace di gettare lo spettatore in un mondo e sufficientemente credibile, compreso un avvenimento - seriamente scioccante - che mette in chiaro sin da subito il sapore drammatico e commovente della vicenda stessa.

Tratto dalla prima parte di una sequenza di novel che raccontano le vicende di Willelm e di questo mondo misterioso, l’anime viene trasposto in dodici episodi che risultano stretti per poter narrare la storia in modo elastico e ampio come avrebbe meritato.
Come spesso accade quando la trasposizione animata viene compressa (o talvolta mutilata), il rammarico è notevole, ma, nonostante ciò, la qualità complessiva del prodotto rimane alta.
Oltre all’intera OST memorabile (tutte le sue sfaccettature, dalla opening alla ending, passando per i brani d’atmosfera e i pezzi cantati che vorrete salvare e risentire per anni e anni), “WorldEnd” mostra dei personaggi secondari apparentemente corposi e intriganti. Sebbene sulle prime battute rischia di trasformarsi in qualcosa che ricorda alla lontana un vago “harem”, perde immantinente (e fortunatamente) tali parvenze, scivolando inevitabilmente, passo dopo passo, verso toni ben più seriosi e drammatici.
È la storia di un mondo fantastico nel più classico stile fantasy nipponico, punteggiato di sci-fi e tecnologia superstite, un post apocalittico inusuale e piacevolissimo che vi farà affezionare ai personaggi in breve tempo. Nonostante la trama sembri inizialmente incentrata su questioni di guerra, ciò si rivelerà invero un palcoscenico per una storia d’amore dolce, tenera, sofferta e sincera, sicuramente telefonata eppure gradevolissima.

“WorldEnd” non si preoccupa degli stereotipi. Ci cammina sopra grazie alla sua potenza emotiva, accompagnata da superbe animazioni durante le sequenze di combattimento, qualità che raggiunge un livello eccelso nell’ultimo, roboante episodio. Anche i colori scelti per i personaggi, le loro evoluzioni e gli scenari stessi vengono selezionati con cura in modo da rispecchiare lo stato emotivo del momento, creare contrasti cromatici d’impatto e accentuare la drammaticità o l’intensità delle scene.
Se si tratta di un anime sicuramente meno apprezzato di quanto avrebbe potuto meritare, è anche vero che nei brevi, dodici episodi a disposizione sono presenti vistosi cali d’animazione nei momenti più blandi, e talvolta il ritmo di narrazione risulta farraginoso e poco intrigante, ma sono difetti, che, a conti fatti, non possono che passare in secondo piano.
Ciò che lascia perplessi, invece, è la mancanza di spiegazioni riguardo alcuni avvenimenti e situazioni lasciati sfumare lentamente, soprattutto nella seconda parte della storia. Le questioni più importanti, fortunatamente, vengono esplicate in modo esaustivo, ma taluni particolari rimangono oscuri o per nulla accennati, compresi quesiti legati proprio alla vicenda del mondo e dei protagonisti.
È così che si giunge a un finale superbamente animato, un climax altalenante che guadagna potenza negli ultimi tre episodi ed esplode inarrestabile nell’ultimo quarto d’ora: si tratta di un epilogo insospettabile, nonostante le chiare, amare premesse; un finale che parrebbe aperto, e da cui si suppone possa scaturire un seguito per andare a concludere le vicende ispirate alle novel.

Rimango saldamente dell’idea che “WorldEnd”, nonostante tutti i suoi inestimabili pregi, meritasse un lavoro ancora più approfondito e longevo, probabilmente il doppio degli episodi, per permettersi un’introspezione più ampia su diversi personaggi secondari, e per gestire meglio l’evoluzione della storia d’amore che, a conti fatti, è al centro di ogni cosa. Sarebbe potuto divenire un vero e proprio capolavoro del genere fantasy-sentimentale/tragico, ma la sensazione post-visione è che sia stato gestito in modo “discreto” e nulla di più.
Ciò che ci rimane, ad ogni modo, è un insegnamento veramente importante, che pochi sanno mettere in pratica nella vita di tutti i giorni: passiamo troppo tempo della nostra vita ad appassire dietro i nostri problemi, e questo ci distrae dalla bellezza delle piccole cose. Perché siamo noi a dover decidere di essere felici, e nessun altro può né deve interferire con questo.
Ci credereste, se vi dicessi che in una delle storie più tragiche mai animate, si possa incontrare la ragazza più felice del mondo?
Una cosa è certa: nessuna guerra potrà mai cancellare il vero Amore.


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Hatake Rufy

Episodi visti: 12/12 --- Voto 5,5
"WorldEnd" si presenta immediatamente come una di quelle serie che riuscirà a incatenarti davanti allo schermo, grazie alla sua trama davvero intrigante, tuttavia la delusione è subito dietro l'angolo pronta a farti lo sgambetto!
L'umanità si è estinta per via della comparsa dal nulla di esseri mostruosi chiamati Bestie, che hanno seminato morte e distruzione. Dopo 500 anni la guerra contro le bestie continua, e a fronteggiarle ci sono un gruppo di ragazze speciali che solamente loro possono brandire le armi speciali che possono distruggere i nemici. Willelm è l'ultimo umano sopravvissuto, risvegliatosi dopo secoli dall'ibernazione; gli eventi saranno dettati da quest'ultimo e dalle guerriere.

Dunque, cosa c'è che non va in "World End" e cosa invece spicca sopra ogni altra cosa? La trama post-apocalittica è già di suo interessante, e sicuramente scoprire col tempo dettagli catastrofici fa di questa serie un bel lavoro, ma, se questi dettagli ed eventi non vengono spiegati e analizzati con cura, tutto il resto è noia, per così dire. Sì, molto carino il rapporto amoroso tra i due protagonisti, che colorano gli episodi e rendono tutto più tenero, però "World End" sbaglia binario, perdendosi e non concentrandosi su ciò che sarebbe dovuto essere più importante. Il problema di "WorldEnd" è proprio questo, l'essersi focalizzati maggiormente su dei particolari non importanti, mentre nei momenti decisivi fallire miseramente. Infatti nel finale abbiamo la prova che questa serie ha cercato in tutti i modi di colpire lo spettatore con la classica lacrimuccia, che per carità ha fatto la sua parte, ma non rende giustizia a tutto il resto.


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Ame-Stark

Episodi visti: 12/12 --- Voto 9
E' una storia in cui il dolore del passato non si riesce a cancellare così facilmente, soprattutto se del passato hai perso tutto. Una storia d'amore sì, ma anche una storia in cui il contesto tragico è alle porte, una storia in cui non sai come potrebbe andare a finire, dove ogni episodio ti fa restare incollato allo schermo grazie a tutti i quei momenti, sia dolci che d'azione, che si presentano durante l'opera.
Il destino ignoto delle Leprecaune e il dolore del passato di Willen, che ha paura di perdere ancora tutto, riescono a farti provare empatia per i personaggi, rendendo quindi ogni episodio un misto di ogni cosa, dove hai la consapevolezza che potrà succedere qualcosa di brutto, non sapendo se tirare un sospiro di sollievo per quello che succede o meno. Un anime dai tratti tragici resi dolci dall'amore tra i due protagonisti, un amore che nasce per motivi diversi, ma dove fa capire che i due hanno bisogno l'uno dell'altro. Non è presente moltissima azione, ma quella poca che c'è fa sempre pensare al peggio più passa il tempo. Insomma, non è un anime canonico pieno di azione gratuita senza (spesso) una giusta motivazione.

La storia va avanti senza intoppi, buchi di trama non ce ne sono, e piano piano, andando avanti con la storia, danno spiegazione a quasi tutte le domande (ovviamente non tutte, per quelle rimaste però non era il momento ancora o sarebbe stato una forzatura) e capisci sempre di più.
I personaggi sono fatti bene, il background del protagonista è qualcosa che mi è piaciuto un sacco, così come le personalità delle bambine.

La grafica è molto buona, qualche pecca forse quando uccidono le bestie e fuoriesce sangue che sembra più colore che altro, ma quello non influisce molto sul resto, dato che non succede tantissimo.
L'opening e l'ending sono molto carine, si ascoltano facilmente, ma le OST sono qualcosa di spettacolare, enfatizzano in una maniera pressoché perfetta ogni momento.

Senza fare spoiler, il finale dell'opera è qualcosa di grandioso, ma ti lascia l'amaro in bocca, dato che non capisci se sia un finale "positivo" o "negativo". Sembra strano detto così, ma, una volta guardato, lo capirete voi stessi.

npepataecozz

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8,5
Se vuoi provarmi il tuo amore, dovrai cimentarti in imprese all'apparenza impossibili; questo perché non c'è stata concessa una lunga vita, quindi non possiamo permetterci di attendere, ma dobbiamo cercare di trovare la felicità il prima possibile.
Ovviamente quella sopra non è una citazione tratta da questo anime (ed è per questo, infatti, che non l'ho virgolettata), bensì una delle interpretazioni più diffuse di “Scarborough Fair”, una ballata scozzese del XVII secolo che in “WorldEnd” viene suonata due volte: la prima volta all'inizio della storia e la seconda alla fine. E in entrambi i casi la musica unita alle immagini mi ha fatto venire la pelle d'oca: lo spirito della canzone, infatti, sembra essere in una sorta di “comunione” con le vicende narrate dall'anime, e non a caso viene usata per sottolineare i due momenti simbolicamente più importanti di tutta la storia. Roba da applausi a scena aperta.
In molti hanno commentato “Worldend” descrivendolo come il racconto di una storia d'amore e poco più; dal mio punto di vista, invece, accanto alle vicende sentimentali dei due protagonisti, che sono comunque il perno portante di tutta la storia (non c'è dubbio su questo), c'è tutto un mondo da osservare attentamente e da interpretare nel modo giusto. Proprio per questo consiglio a chi fosse interessato a questo titolo di guardarselo tutto d'un fiato, perché molte cose che possono sembrare senza importanza assumeranno una loro rilevanza col passare degli episodi e, se si lascia passare troppo tempo tra la visione di un episodio e l'altro, questi particolari finirebbero per essere dimenticati. A chi ama guardare gli anime in simulcast non piacerà come idea; però a mio avviso in questo caso sarebbe utile fare un'eccezione.

Partiamo con la trama. La scena si apre su un ipotetico futuro in cui la nostra specie si è estinta (sì, un'altra volta...) ed è stata sostituita da altre specie animali che nel frattempo si sono evolute. Queste, però, non vivono più sulla Terra ma su delle “isole volanti”, in quanto la terraferma è ancora occupata dalle “diciassette bestie”, ossia dalle artefici della distruzione della razza umana, che impediscono la costruzione di nuovi insediamenti.
Ed è proprio su una di queste isole che Willem, l'ultimo essere umano ancora in vita, e Chtolly, una Lepreucana (una sorta di fatina), si incontrano per la prima volta. Da subito entrambi si sentono, seppur per motivi e con un'intensità diversa, attratti l'uno dall'altra; inaspettatamente, però, Chtolly deciderà di concludere il loro “appuntamento casuale” chiedendogli di dimenticarsi di lei per sempre. Peccato che il caso ci metta di nuovo lo zampino, e la sera stessa i due sono di nuovo insieme; Willem, infatti, decide per motivi economici di accettare un incarico dell'esercito che prevede di sorvegliare delle “armi speciali”; ma poi scoprirà che queste armi speciali sono proprio Chtolly e le sue compagne (se volete fare ironia su questa parte della storia, fate pure...).

Come dicevo in precedenza, l'analisi di “WorldEnd” può essere comodamente divisa in due parti: quella relativa alla storia romantica tra Willem e Chtolly e quella relativa alle altre caratteristiche di questo mondo a metà tra il fantascientifico e il fantasy.
Sulla storia d'amore mi limito ad esprimere il mio parere personale: molto classica ma allo stesso tempo bellissima. Dico “classica” non perché il rapporto tra un uomo e una fata sia all'ordine del giorno, ma perché i due personaggi hanno una personalità molto convenzionale, senza particolari caratteristiche che li rendano un po' meno comuni. E questa è forse una delle poche critiche che rivolgo all'autore, perché a tratti si nota benissimo che in partenza le sue intenzioni erano diverse: da alcuni comportamenti dei due protagonisti e da alcune frasi pronunciate dagli altri si intuisce che Willem sarebbe dovuto essere un po' più spaccone e Chtolly un po' più “Chthulhu” (è stato più forte di me, perdonatemi), ossia molto più incline alla gelosia e al battibecco. Ogni tanto dei tentativi in tal senso sono stati fatti, ma dopo pochi secondi si faceva subito marcia indietro e si preferiva di nuovo affidarsi a personalità più piatte. Ma, come dicevo prima, il risultato ottenuto è comunque meraviglioso, da un lato perché la struttura degli eventi raccontati è superba e quindi riesce a sopperire ai difetti di personalità dei due protagonisti, dall'altro perché ad essere piatta è solo la loro personalità e non anche i loro sentimenti, che invece sono caldi e penetranti. Una delle cose che mi è piaciuta di più è che il tipo di amore che l'uno prova per l'altro non è lo stesso: mentre Chtolly concepisce l'amore come il sentimento che è alla base della felicità che cercava, Willem è molto è più condizionato dal suo passato, e vede l'amore come un mezzo per sentirsi finalmente appagato.
Ma, come dicevo prima, oltre ad essere una “toccante” storia d'amore, "WorldEnd" è anche una storia futuristica in stile fantasy strutturata molto bene e che si sviluppa con coerenza e senza particolari buchi narrativi. Se si fa attenzione ai particolari, poi, è possibile avvertire un certo pessimismo di base dell'autore nei confronti del comportamento dell'uomo. Potrei fare diversi esempi in cui questo si evince con grande evidenza, ma, per evitare indesiderati spoiler, ne farò soltanto uno relativo a un evento raccontato già nei primi minuti dell'episodio uno.
Come detto in precedenza, queste isole volanti erano abitate da razze animali evolute; queste, da subito, mostrano tutta la loro ostilità verso i “sinemorfi”, ossia verso tutte quelle razze che non avevano sul volto dei segni distintivi propri del mondo animale (peli, scaglie, orecchie da gatto e così via). Razzismo a casaccio o c'è una spiegazione? Ovviamente la spiegazione c'è: l'essere vivente che non ha questi segni distintivi è l'uomo. Sono passati cinquecento anni dalla sua estinzione, eppure viene ancora avvertito come una minaccia dalle altre specie: così tutto ciò che gli somiglia viene trattato con sospetto e disprezzo, chiara eredità dell'odio nutrito in un passato lontano verso quella razza responsabile solo di morte e distruzione.

La mia analisi termina qui: se volete sapere altro in merito, vi consiglio di guardare direttamente l'anime. La mia valutazione complessiva è molto alta; tuttavia, le pecche nella costruzione della personalità dei protagonisti accompagnate ad alcune evidenti contraddizioni facilmente evitabili mi hanno indotto a dargli qualche punto in meno. Indipendentemente dal voto, però, il mio consiglio è quello di dargli almeno una possibilità: a mio avviso si tratta di uno dei titoli più dolci e profondi degli ultimi tempi, per cui non perdete tempo e correte subito a recuperarlo.


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Toshi92

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6,5
Nel mondo di "WorldEnd" non esistono più umani. Le creature che popolano la Terra sono tutti esseri antropomorfi di varia natura: uomini-cane, uomini-rana, uomini-lucertola e così via. E non vivono nemmeno più in superficie, in quanto popolato da creature chiamate bestie che distruggono ogni cosa. Vivono in isole sospese in aria. Capita però che queste isole vengano attaccate dalle bestie. Le persone, per difendersi dall'attacco di tali creature, si servono di fate combattenti che hanno l'aspetto umano e sono le uniche in grado di brandire delle speciali armi per combattere le bestie. Il protagonista della storia è l'ultimo umano rimasto vivo che accetterà il particolare incarico di fare da custode alle fate combattenti.

Per quanto la trama fin da subito vuole apparire complessa e piena di misteri, in realtà quello che ci verrà mostrato sarà nient'altro che la storia d'amore che sboccerà tra il protagonista e la fata Chtholly. Nonostante i vari elementi fantastici, i misteri, il vasto mondo pieno di guerre, l'anime punterà l'attenzione sulla vita quotidiana delle fate nella casa in cui risiedono e sull'arrivo dell'umano Willem nelle loro vite. Ogni tanto in qualche puntata ci saranno delle missioni in cui le ragazze fate dovranno andare a combattere, dove il passato travagliato del protagonista tornerà a tormentarlo e, man mano che ci si avvicina agli episodi finali, i drammi esistenziali dei nostri eroi prenderanno sempre più forma, per prepararci poi al climax finale.

L'approccio che ha voluto prendere "WorldEnd" di base non mi dispiace, ovvero il voler concentrarsi più sugli elementi di vita quotidiana che sul lato avventuroso dell'anime. Anche se forse hanno voluto articolare eccessivamente la storia, hanno inserito qualche sotto-trama di troppo e vari misteri che resteranno in sospeso (magari hanno intenzione di farci una seconda serie). Inoltre nell'anime sono presenti molti dialoghi, anche lunghetti, che rischiano di appesantire la visione e mandare avanti la storia più con gli 'spiegoni' che con i fatti. Per fortuna un po' tutti i personaggi sono stati caratterizzati abbastanza bene, e nessun dialogo risulta particolarmente inutile, noioso o messo lì per allungare il brodo.
Un personaggio che mi è particolarmente piaciuto è l'umano Willem: finalmente un protagonista che non è il solito timido ragazzino impacciato, ma un uomo che sa il fatto suo, che sa come comportarsi in ogni occasione, anche se le sue esperienze negative passate lo portano ad essere più freddo e distaccato di quello che veramente è.

In definitiva, consiglierei la visione di "WorldEnd" a coloro a cui piacciono le storie d'amore ambientate in mondi fantastici (quelli a cui già non esalta questa premessa possono anche lasciar perdere). Certo, non porta davvero nulla di nuovo nel genere, però scorre veloce, non annoia, ha un'ottima colonna sonora e personaggi ben caratterizzati.


 5
marcotano-san

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8,5
E' una serie riservata agli amanti del romantico e sentimentale: l'azione è secondaria, nei primi episodi è praticamente assente. La trama ci presenta i personaggi e soprattutto il rapporto che si sviluppa tra Willem, unico superstite della razza umana, e Chtcholly, un leprecauno, una sorta di fata che ha il potere di combattere le "bestie", anche se a rischio della propria vita: se un leprecauno non muore in battaglia, subisce comunque un danno psicofisico che, alla lunga, sarà fatale.
Credo di non fare spoiler se anticipo che tra i due nascerà un sentimento, anche perché la storia si impernia sostanzialmente su questo aspetto. La storia è drammatica, triste, però anche dolce. Sullo sfondo la vicenda personale di Willem e gli eventi che hanno portato alla fine dell'umanità e alla comparsa delle bestie, oltre che di nuovi individui con fattezze di animali ma normale intelligenza umana.
Come detto, questa serie è improntata più al sentimento che all'azione: dodici episodi scorrono un po' lenti ma molto dolci e malinconici.
Il finale è in linea con le premesse, ma apre a un possibile seguito che sarei davvero interessato a vedere.
Consigliato a chi ha la lacrima facile, ai romantici, molto meno agli amanti dell'azione.