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Ninfea

Volumi letti: 12/12 --- Voto 8
"Innocent Rouge" di Shin'ichi Sakamoto, prosegue naturalmente le vicende del precedente "Innocent" portandoci dentro il periodo di poco antecedente la Rivoluzione Francese, fino ad immergerci completamente negli orrori e terrori portati dalla sanguinosa rivoluzione che sconvolse la Francia alla fine del '700.

Opera a sfondo storico, pur tratteggiando velocemente alcuni eventi, riesce a suggerire un quadro generale omogeneo e abbastanza chiaro di tutto, portando in campo quasi tutti i protagonisti importanti di quel periodo e facendone ritratti efficaci; da Maria Antonietta, a Luigi XVI, fino ai rivoluzionari Robespierre, Sant Just, Danton.

Mi sono avvicinata alle due serie (prima "Innocent" e poi questo "Rouge") spinta più da curiosità che reale interesse, e i riferimenti abbastanza evidenti a Versailles No Bara, hanno di certo avuto il loro peso, almeno per quanto mi riguarda.

Anche la stessa vicenda personale e famigliare dei Sanson mi ha attirata, col suo concetto di colpa, peccato, innocenza costretta a portare un pesante fardello che si tramanda di generazione in generazione, un terribile 'destino' a cui nessun appartenente alla famiglia Sanson può sottrarsi, per quanto lo voglia.

La saga dei fratelli Sanson, gli angeli della morte disprezzati per il loro lavoro, che non hanno scelto, ovvero l'attuazione delle esecuzioni capitali sotto il potere regio e poi quello rivoluzionario, è una storia affascinante, cupa e dolorosa, ma capace di stupire per la forza delle sue immagini bellissime e a volte terribili.
La storia di Henry, boia di Parigi e la sorella minore Marie Joseph, si intreccia con quella di altre figure storiche reali che hanno segnato un'epoca terribile, oscura e sanguinosa, e trasformato una nazione; ma se Henry in qualche modo, dopo anni di dolore e rifiuto, accetta il suo destino sognando l'abolizione della pena di morte, Marie è una ribelle che lotta costantemente e sfida la propria sorte, non accettando imposizioni né dagli uomini, che la vorrebbero relegata alla semplice condizione di donna, quindi inferiore all'uomo, né dal destino, alla costante ricerca di libertà e affermazione di se stessa.
Marie è una figura di donna forte, volitiva, sanguinaria, lucida e intelligente, eppure folle ed eccessiva in certi suoi atteggiamenti, una donna che uccide e combatte come un uomo, capace di riconoscere la falsità dietro i concetti di libertà, uguaglianza e fraternità, portati dalla rivoluzione, applicati sempre e solo agli uomini e non alle donne.
Le similitudini con Oscar, l'eroina di Versailles No Bara sono molteplici - Marie ha perfino un aiutante che si chiama André e un amore perduto, un uomo di nome Alain ucciso da un aristocratico - ma non ha l'equilibrio né il senso della giustizia che aveva Oscar, e il suo tormento inquieto non è mai condizionato dalle sue azioni, che Marie persegue fino in fondo e fino all'estremo, andando oltre i comuni concetti di bene e male, guidata solo dal suo istinto.

"Innocent Rouge", come la serie precedente, non è un'opera semplice da sostenere; è pervasa da tanto dolore, sofferenza, orrore, è cruda e crudele; mostra gli aspetti più brutali e violenti della natura umana, il lato più oscuro e bestiale, e ce lo mostra senza veli, attraverso un disegno iper-realista.

Ammetto che certe tavole sono state davvero difficili da sostenere, tra torture, pene atroci, violenze, tanto sangue... e morte. A volte ho dovuto fermarmi e prendermi delle lunghe pause, prima di riprendere la lettura, ma volevo comunque arrivare in fondo.

Non sono un amante dello stile iper-realista, che trovo spesso inquietante, ma qui è certamente adatto al tipo di storia; i disegni di Sakamoto, graficamente sono qualcosa di spettacolare e impressionante, non posso negarlo, e hanno a volte, su alcuni personaggi un tratto marcatamente caricaturale che in alcuni casi diventa sottilmente ironico, e non credo che sia un caso, ho addirittura trovato il personaggio di un prete rappresentato come Mr Bean!
E non mancano neppure le citazioni artistiche di altre opere, la Pietà di Michelangelo, la morte di Marat, Napoleone di David.

Spesso vicino a tanto dolore, accanto alle brutture, Sakamoto rappresenta tavole che sono piene di luce e bellezza, mostra dettagli preziosi che brillano di vita, fiori che evocano profumi e cieli luminosi, metafore di un mondo che è fatto di luci e ombre oscure che convivono tra loro.

Il finale è degno della storia e dei suoi personaggi e chiude ottimamente questa serie, che so già non riprenderò mai più in mano, perchè non riuscirei di nuovo ad attraversare tanto dolore e orrore.
Sono contenta di averla portata a termine, perchè è indubbio che la lettura porti il lettore a riflettere su tanti concetti che riguardano la natura umana e la sua essenza; cosa sono bene e male, la colpa, il peccato? Lo spirito umano cosa può sopportare senza finire schiacciato dal peso della sua esistenza?

Un' opera non facile, e non per tutti, ma con un po' di coraggio si può affrontare una lettura di sicuro molto interessante.


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RecolG

Volumi letti: 10/12 --- Voto 9,5
Piccola premessa, sono un fan sfegatato di Sakamoto, ho quasi tutte le sue opere (mi manca solo "Kiomaru", la prima da lui pubblicata), quindi potrei essere di parte.

Parlando di "Innocent Rouge": tale opera si riconferma anche con il sequel la mia serie preferita, non riesco a trovare difetti. La storia è fluida, complice anche la presenza di raffigurazioni particolarmente esaustive ed espressive, adoro lo stile del disegnatore (attenzione, la storia è basata sul romanzo "Il boia Sanson" di Asakatsu Adachi, dunque quella di Shin'Ichi è un'interpretazione), privo di sbavature, onomatopee, il tutto si riduce ad una esperienza circoscritta dall'odore della carta, dalla sua ruvidità, un dialogo tra il lettore e il personaggio. L'effetto è favorito anche dalla peculiare impostazione lavorativa adottata, fatto che si può comprendere meglio visionando l'intervista dell'autore a questo proposito (intervista reperibile su youtube).

Ma, tornando all'argomento iniziale, dibattiamo in merito ai personaggi. Essi sono ben caratterizzati e, nel loro agire "romanzato", se vogliamo utilizzare questo attributo, riescono ad esprimere la sanguinolenta asprezza della rivoluzione, con le sue crudeltà, morti, privilegi ed effimere presunzioni.
Ora però giungiamo ad una conclusione, perché dare una valutazione così elevata? Potrei rispondere dicendovi di aver apprezzato la meticolosa analisi dei personaggi, ma c'è qualcosa di più del semplice dinamismo, qualcosa oltre il semplice tratto coinvolgente, io lo definirei... empatia.
L'empatia che percepiamo nei riguardi dei personaggi, costretti a mutare le loro stesse considerazioni pur di doversi adeguare alla società, la loro follia, le loro convinzioni, i loro ideali, vuoi colmi di presunzione, vuoi privi di determinazione; un sentimento non esente dal contesto, possa essere chiaro, bensì parte integrante di esso.
Non ritengo le mie parole sufficienti, per carpire l'effettiva magnificenza di quest'opera ritengo sia necessaria l'elaborazione di una personale opinione, talvolta riconducibile anche alla mia tesi, perché no?
Cos'altro aggiungere se non... buona lettura e tenete sotto osservazione Marie Josepine, vi stupirà.

MagnusTheStern

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MagnusTheStern

Volumi letti: 7/12 --- Voto 9,5
Solitamente, con il passare dei numeri, manga di questo genere tendono a calare di qualità. Vuoi per il fatto che il periodo storico trattato venga ridotto così tanto all'osso da risultare ripetitivo, vuoi perché le idee nella testa dell’autore cominciano a venir meno, la cosa - quasi - certa è che si perde quel gusto di novità ed identità che inizialmente caratterizzava il manga in questione.
Fortunatamente questo non è quello che accade con "Innocent Rouge", seguito di "Innocent", il quale, nonostante la pesante eredità lasciata dal predecessore, riesce ugualmente a mantenersi su alti livelli. E che livelli.

Parliamoci chiaro, la prima cosa che colpisce in "Innocent" sono i disegni. Eccezionalmente dettagliati, al punto che alcune tavole potrebbero essere tranquillamente incorniciate ed appese da qualche parte. Essi rimangono immutati e se possibile aumentano ancor più di qualità in "Innocent Rouge", così come non cambia il metodo crudo, ma efficace, dell’autore di presentare la psicologia dei propri personaggi. Ad un Charles-Henri Sanson si affianca la figura forte, tenace e fuori dalle righe di sua sorella minore, Marie-Josèphe, che nella prima serie ricopre un ruolo quasi marginale. E mentre Charles ha ormai imparato ad accettare il suo ruolo di capofamiglia dei Sanson, Marie-Josèphe si sente sempre più estranea in quello che è palesemente un mondo che non le appartiene. Tutta la sua angoscia, il suo disorientamento, la sua confusione e, a tratti, anche la sua follia, sono messi su pagina e sbattuti in faccia al lettore, a cui spetta il compito di cogliere le straordinarie metafore e la profondità del personaggio. Guardando Marie-Josèphe, in molti potrebbero pensare a lei come una sorta di stereotipo alla "Lady Oscar", ma la realtà è che il personaggio racchiude molto di più dentro di sé, cosa che peraltro caratterizza ogni singolo personaggio della serie di "Innocent". Persino quelli secondari, persino le comparse, hanno pagine e pagine a loro dedicate per permettere al lettore di coglierne l’essenza, ma è chiaro che ai protagonisti spetti il posto d’onore.

Il manga non perde mai di qualità né di pathos: non ho trovato tempi morti, che mi spingessero a chiedermi dove l’autore stesse andando a parare. Sono rimasto incollato alle pagine per tutta la durata dei volumetti, ed ultimamente era raro che mi accadesse una cosa del genere. Unico difetto? Se proprio devo trovargliene uno, in alcuni casi l’autore tende a cadere nel solito errore tipico dei giapponesi di stereotipare allo stremo una determinata cultura. Ad esempio, alcune personalità di spicco francesi note per la loro eccentricità, in questo manga lo sono doppiamente. In pieno stile orientale. A qualcuno potrebbe piacere, ad altri no, ma ciò non cambia che persino in quei casi si tratti di personaggi estremamente interessanti. Ed a coloro che potrebbero pensare che il tema e l’ambientazione della rivoluzione francese sia stato ormai visto e rivisto sino allo stremo, mi sento di dire di dare ugualmente una possibilità a questo manga: in rare occasioni la crudezza, l’ingiustizia e la violenza del periodo sono state messe nero su bianco in questo modo. Se poi ci aggiungete che i protagonisti del manga sono i discendenti di una lunga e sanguinosa dinastia di boia...