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DarkSoulRead

Volumi letti: 12/12 --- Voto 8
«Vi siete giocati un topo alla morra cinese?!»

«Sai perché?! Perché non aveva alcun senso dividere un topo in dieci… prima o poi saremmo tutti morti. Perciò tanto valeva lasciare quel topo a uno solo di noi… meglio un solo sopravvissuto che dieci morti… era questa la semplicissima regola che avevano pensato quei ragazzi!»

Gli anni ‘90 raccoglievano un importante retaggio lasciato i decenni prima dai gangster movies.
Le leggendarie performance recitative di De Niro e Al Pacino entrarono velocemente nella memoria collettiva, dando un fondamentale contributo alla risonanza mediatica del genere.
“Il Padrino” di Francis Ford Coppola fece da apripista a tutto un filone che vide i suoi maggiori esponenti in “Scarface” e “Gli Intoccabili” di Bryan De Palma, e “C’era una volta in America” del compianto Sergio Leone, prima ancora della dirompente esplosione di Martin Scorsese nel genere (a cui si era già affacciato nel 1973 con “Mean Streets”) avvenuta nel 1990 con l’iconico “Goodfellas”, da noi noto come “Quei Bravi Ragazzi”.
Proprio nel 1990 Yoshiyuki Okamura, qui con lo pseudonimo di Sho Fumimura, in Italia famoso come Buronson (lo sceneggiatore di “Ken il guerriero”), prestava la sua penna all’arte pittorica di Ryoichi Ikegami per il concepimento di “Sanctuary”, un caposaldo degli “yakuza manga”.

“Sanctuary” è la storia di Akira Hojo e Chiaki Asami, due giapponesi legati a doppio filo da un passato nefasto: i due sono cresciuti in Cambogia e sopravvissuti alle carneficine di Pol Pot, uno dei dittatori più spietati e violenti che la storia ricordi. Al loro ritorno in Giappone i ragazzi trovano un paese statico e conservativo, nonostante il grande sviluppo industriale ed economico.
Decidono che è tempo di rivoluzionare e svecchiare una nazione troppo chiusa in se stessa per aprirsi ai nuovi orizzonti che il futuro prospetta.
Così, tramite una partita a morra cinese, come ai tempi della Cambogia, stabiliscono i rispettivi ruoli: ad Hojo tocca la via dell’ombra, diventerà infatti uno yakuza, mentre ad Asami la via della luce, diventerà un politico. Due vie parallele che puntano a confluire in un unico grande obiettivo: Il Santuario, luogo immaginifico e metaforico che rappresenta il vertice del potere.

“Il vecchio muore al posto di chi sta per nascere”

Combattere la gerontocrazia attraverso una coalizione segreta è il primo passo per scollare dalle poltrone i cariatidi che le occupano indebitamente da decadi, e questo Hojo ed Asami lo sanno fin troppo bene. La contiguità tra mafia e politica ci viene mostrata esplicitamente e con dovizia di particolari, tra giochi di potere, tradimenti e corruzione senza scrupoli, immergendoci in un melting pot a metà tra l’hard boiled classico e il politico romanzato.
Ci sono diversi richiami a pellicole celebri di stampo gangster, tra cui spicca quello all’attentato a Don Vito Corleone nel primo Padrino magnificamente interpretato da Marlon Brando. Una scena inoltre ricorda molto da vicino l’epico finale del successivo “Gran Torino”, che il regista californiano si sia ispirato a “Sanctuary”?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Tra i tanti punti in comune con i masterpiece cinematografici del genere, troviamo anche una differenza piuttosto sostanziale; “Sanctuary” non tratta di droga (d’altronde la yakuza è diversa dalla nostra mafia), e a differenza dei film sulla mafia nostrana, che del narcotraffico e del rispettivo controllo delle piazze di spaccio fanno spesso il loro focus, Fumimura preferisce concentrarsi maggiormente sul tessuto sociale e sugli intrighi politici, sviscerando l’amministrazione e l’economia di un paese che, ormai guarito dalle cicatrici belliche, si appresta a rinascere nuovamente fulgido di nuova luce.

Tra i numerosissimi personaggi, così tanti da generare talvolta confusione, fra le le file degli Yakuza spicca Tokai, un impavido e fumantino donnaiolo completamente dedito a Hojo, accostabile a quella che in futuro diverrà la caratterizzazione del Joe Pesci scorsesiano, il suo essere istrionicamente sopra le righe lo rende protagonista indiscusso delle scene più grottesche del manga.
Nel lato dei politici invece emerge il vecchio atavico Isaoka, il personaggio più stratificato e interessante dell’opera, capace di architettare machiavelliche trame pur di preservare la sua posizione di rilievo nell’economia del Giappone.
La gestione delle donne risulta discutibile, ridotte a meri strumenti sessuali senza spina dorsale.
La seducente Kyoko Ishihara, commissario che poteva rappresentare l’eccezione allo stereotipo datoci, dopo l’opposizione iniziale finisce con l’innamorarsi di Hojo piegandosi completamente al volere di quest’ultimo, finendo per rinnegare i suoi ideali in favore di un’accondiscendenza totalitaria che le fa perdere piano piano quell’interessante austerità iniziale, scadendo nella deferenza più assoluta.

Il ritmo narrativo è incalzante.
Il nozionismo didascalico relativo alle questioni politiche risulta ben ponderato, onde evitare di appesantire una lettura che si mantiene fluente per tutta la sua durata.
La ripetitività di alcuni espedienti narrativi invece, permea l’opera di una prevedibilità a tratti evitabile.
Ad esempio, nonostante sia risaputo che gli yakuza utilizzino stratagemmi come imbottiture e fasciature antiproiettili, assistiamo più volte a mancate esecuzioni a causa di colpi sparati inspiegabilmente sul busto invece che sul volto, il che, alla lunga, rischia di rompere la sospensione dell’incredulità.

“Sanctuary” è l’epifania del sodalizio Buronson-Ikegami, che successivamente diventerà un autentico tandem consolidato (“Odissey”, “Strain”, “Heat”, “Lord”).
La sopraffina mano di Ikegami dona all’opera il miglior confezionamento possibile, grazie ad un tratto raffinato che in termini di resa visiva non teme confronti.
Il chara è realistico e funzionale al tipo di storia narrata; Hojo è il classico belloccio dandy alla Ryo Saeba (il nome infatti richiama l’autore di “City Hunter” Tsukasa Hojo), mentre l’occhialuto e distinto Asami ha il physique du role di Clark Kent.
Da segnalare le conturbanti scene di nudo che sfoggiano statuari fisici femminili e bellezze veneree d’altri tempi.
Nelle fasi d’azione più concitate però, non sempre le tavole esprimono il dinamismo giusto, risultando talvolta un po’ statiche.
Ad ogni modo il disegno di Ikegami innalza decisamente il valore complessivo dell’opera, toccando il suo zenit proprio nelle scene erotiche.
Merita un plauso la nuova edizione Star Comics, che accorpa 2 tankobōn in un elegante volume con sovraccopertina nera e rilievi dorati.

Gli argomenti trattati e le numerose scene di sesso fanno di “Sanctuary” un seinen consigliabile perlopiù ad un publico maturo e consapevole della lettura che si appresta a svolgere.
L’ascesa di Hojo e Asami è la scalata dagli inferi della Cambogia al paradiso del successo, un incubo che si trasforma in un sogno, un sogno che si trasforma in obiettivo concreto a cui anelare con l’ambizione di chi sa, che un giorno, si prenderà tutto quello che gli spetta.
Il santuario bramato è la confluenza tra bene e male in un nebuloso limbo dove l’obiettivo finale è l’unica cosa che conta: erudire gli yakuza e renderli una categoria rispettata e orgogliosa che non deve più vergognarsi dell’etichette affibbiategli.
Una corsa sfrenata verso il nobile traguardo, lungo una via lastricata di sangue che conduce ad un catartico e poetico finale alla “Rocky Joe”.

«Perché sei diventato uno Yakuza?»

«Perché posso fare in un giorno quello che una persona normale fa in 10 anni”


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balordo91

Volumi letti: 4/12 --- Voto 5
Sebbene questa sia considerata una delle migliori opere di Ikegami insieme a Buronson (Hokuto No Ken) per la storia a me è bastato leggere solo 4 volumi su 12 per annoiarmi totalmente.
I reduci della guerra in cambogia Asami e Hojo tornano in Giappone con l'idea di costruirsi il proprio "Santuario", ovvero rinnovare il Giappone arrivando al vertice, uno nella via della politica e l'altro nella mafia come yakuza spallegiandosi a vicenda, questo è il loro scopo utopistico che fa da base al manga.
I colpi di scena non mancano, farciti di sesso e violenza timbro di Ikegami, tuttavia anche se ci sono io li ho trovati estremamente noiosi e ripetitivi a livello di narrazione, il come sia facile scalare la vetta per il santuario in entrambe le fazioni è un ritratto irrealistico di quella che è poi la mafia e la politica in realtà; è vero il manga fa riflettere su cose del tipo quanto siano corrotti i politici disposti a tutto anche a scendere a compromessi per difendere la propria posizione e ostacolare gli altri, di come la mafia abbia potere nella società ma per apprezzare questo manga secondo me si deve come minimo apprezzare la politica, cosa che io detesto.
Se parliamo del chara del manga Ikegami è immenso come al solito, delle gran belle tavole una gioia per gli occhi.
In definitiva lo consiglio solo a chi sia appassionato un minimo di politica perchè l'azione nel manga c'è ma è molto ripetitiva e serve solo come pretesto per portare avanti la storia, il finale anche se non l'ho letto me lo sono spoilerato ed è molto scontato.


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Zerusen

Volumi letti: 12/12 --- Voto 8
Voglio riassumere la mia opinione su questo manga con una sorta di tag-line: A me non piace per niente il vino, ma Sanctuary è davvero un ottimo vino.

Un manga che affronta i temi di politica e yakuza, attraverso la storia di due protagonisti uniti da un legame indissolubile, i quali intraprenderanno due percorsi - quello del politico e quello del mafioso - attraverso i quali raggiungeranno, un giorno, il loro Santuario: in altre parole, la loro pace. Nel mio caso Sanctuary non rientrava proprio nelle mie corde, sia dal punto di vista di stile e disegno, che rimane comunque un tratto magnifico (per quanto io preferisca uno un po' meno elegante); sia dal punto di vista della tematica, che lascia poco spazio a svago, immaginazione e divertimenti vari tipici delle opere d'avventura che normalmente vado cercando. Tuttavia, e questo è quello che ho cercato di trasmettere con le prime due righe della mia recensione, un'opera ben realizzata piace a prescindere dalle proprie preferenze. Questa, a mio avviso, ne è la prova.

Disegni magnifici, un'ottima trama, colpi di scena e - soprattutto - personaggi ottimamente realizzati ne permettono una lettura abbastanza scorrevole, scorrevolezza che varia poi sempre in base a quelle che sono le nostre preferenze, e che ad un pubblico maturo o comunque amante del genere permetterebbe quasi certamente di divorare tutti e 12 i volumi, di cui sono molto ben realizzate anche le copertine. Se devo proprio trovare qualcosa che mi abbia un po' frenato nell'apprezzamento di questo manga è il fatto che, nonostante la narrazione e le scelte fatte dagli autori regalino un'ottima storia, da un altro punto di vista ho trovato il pattern - cioè il modello che la narrazione segue - un po' noioso: a un certo punto le cose iniziano a non andare bene come previsto, i protagonisti se ne escono con una strategia o una risposta che inizialmente pare assurda/impensabile, tutto funziona, tutti rimangono sbalorditi... Insomma, oltre a non provare particolare simpatia per certe scelte ho iniziato anche a reputare queste ultime spesso un po' prevedibili. Ritengo ci sia una buona dose di assurdità non solo nelle scelte dei protagonisti, ma anche (e soprattutto) in quelle degli autori, e mi riferisco a tanti avvenimenti che non accadrebbero a mio avviso né in cielo né in terra, a tantissime "botte di fortuna" che neanche Gastone si sognerebbe ed a tantissimi sviluppi che fatico davvero tanto a ritenere plausibili. C'è anche da dire che - parere ancor più personale - non sono mai stato un amante dei protagonisti giovani, belli, geniali, perfetti in tutto e per tutto, ma alla fine dei conti l'esperienza che Sanctuary regala è qualcosa che ne giustifica l'acquisto e le pieghe più surreali. Quantomeno ciò che racconta, nella sua dimensione, funziona ed ha un proprio senso.

In conclusione: che rientri o no nelle vostre preferenze, Sanctuary fa quasi sicuramente la sua bella figura, ma in particolare lo voglio consigliare a chi già apprezzi (o ritenga di poter apprezzare) questo genere, perché da questo punto di vista un capolavoro come Sactuary vi regalerà un'esperienza magnifica che resterà (mi augoro) impresso nella vostra memoria.


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Wolfwood88

Volumi letti: 12/12 --- Voto 9
Sopravvissuti al regime cambogiano di Pol Pot, i due protagonisti tornano in Giappone. Qui Asami e Hojo notano nel volto dei giapponesi uno sguardo vuoto, privo di prospettiva per il futuro. Per questo motivo decidono di cambiare la società, attraverso la costruzione di un luogo ideale chiamato "santuario". Per il raggiungimento di tale scopo i due sono pronti a sacrificare la propria vita e iniziano una scalata: uno all'interno della politica, l'altro nella yakuza. Dopo aver affrontato politici corrotti e mafiosi senza scrupoli riescono infine a conquistare il vertice della società.
Non è umanamente possibile pensare a un mangaka in grado di migliorare quest'opera: Ryoichi Ikegami è perfetto per la tipologia in questione. Inoltre, raramente ci si ritrova tra le mani un connubbio simile tra storia e disegni. La trama è spettacolare e si assiste a un susseguirsi di colpi di scena entusiasmanti, di quelli che mai ti aspetteresti (personalmente non mi capitava dalla visione del film Il colpo).
La forza di quest'opera nel suo insieme, sta nel rendere credibile il raggiungimento di qualcosa di utopistico, senza mai cadere nella banalità. Sebbene penso che sia quasi impossibile fare di meglio con un manga che tratta di politica e yakuza, non lo valuto 10 solo per aver riscontrato un paio di situazioni un pò forzate.


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dawnraptor

Volumi letti: 12/12 --- Voto 9
Un sogno, generato da un incubo: questo è, in estrema sintesi, Sanctuary. Una visione.
Due bambini riescono ad emergere dall'inferno della guerra civile in Cambogia, dove hanno visto e patito ogni genere di violenze e soprusi e tornano in Giappone. Ma il Giappone che trovano ha gli occhi spenti, sopravvive senza capire cosa significhi vivere. E' un paese governato da ricchi corrotti, dove i giovani si uniformano in attesa di invecchiare perché, anche volendo ribellarsi, vengono subito fagocitati. E i due sopravvissuti, forti del rapporto costruito negli anni del terrore, decidono di cambiare questo status quo: prenderanno il potere e ridaranno vita agli occhi dei giovani giapponesi.

Così, con una partita di sasso-carta-forbici, la stessa che ha determinato tutte le decisioni prese in passato, i due si spartiscono i ruoli: Hojo lascia la scuola e diventa uno yakuza, Asami sarà un politico. Difficile dire chi ce l'avrà più dura, ma dovranno agire di concerto, pur se mantenendosi alla lontana, per ottenere i loro scopi, e gli sforzi e i successi di uno saranno messi al servizio dell'altro, e viceversa, per spingersi a vicenda verso l'obbiettivo.

Ottime intenzioni, pur se semplicistiche: rendere ai giapponesi la voglia di vivere e il senso della loro vita, riavvicinandoli alla politica e all'idea del diritto-dovere della decisione. Ma la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni e ben presto diventa difficile capire chi siano i buoni e chi i cattivi, ammesso che i buoni esistano. Dobbiamo confidare che le buone intenzioni rendano almeno più accettabili certe compagnie e certi metodi.

In prima battuta ad attrarre verso questo manga sono i disegni: splendidi. A partire dagli sfondi - ci sono dei fondali definibili tranquillamente come opere d'arte - fino ai primi piani perfetti e coinvolgenti, è un trionfo del disegno artistico. Il tratto è ovviamente datato, stiamo parlando di un'opera dei primi anni 90, ma ci si cala subito in questo mondo un po' retro.

Soprattutto, già dalle prime pagine, si viene invischiati nelle trame complesse e coinvolgenti di questa splendida storia. Le battaglie di Asami e dei suoi alleati per sconfiggere i vecchi rospi della politica (ok, rospo l'ho inventato io, ma date un'occhiata a Isaoka e ditemi un po') danno un'idea delle sporche trame della politica, che non si fatica a credere verosimili, se non vere. Parimenti, le lotte di Hojo per salire la gerarchia nelle organizzazioni yakuza che controllano il Giappone non cessano di essere sanguinosamente avvincenti. Curioso, come molti personaggi della politica o comunque importanti abbiano un fisico piuttosto carente, ai limiti della deformità.

In queste vicende, i due personaggi principali ed una corposa galleria di comprimari sono descritti nelle loro molle e passioni, approfondendone i risvolti caratteriali e le loro motivazioni: amicizia, lealtà, orgoglio, onore, ma anche senso del dovere, esagerata opinione di sé e l'aggrapparsi ad uno status quo che pare essere l'unico conosciuto e in grado di garantire la sicurezza contro la paura del futuro.
Mai un momento di noia, mai un attimo di stanchezza: la vicenda, coi suoi continui intrecci e colpi di scena, tiene il lettore saldamente avvinto fino alle ultime pagine, di sapore malinconicamente dolceamaro. La corsa contro il tempo dei due protagonisti è un collante potente che impedisce di alzare i quarti posteriori dalla sedia.

Giustizia vuole che si parli anche dei lati negativi dell'opera, e ce ne sono. In primo luogo, il ruolo riservato alle donne è deprimente: secondo la filosofia di quest'opera, la stragrande maggioranza serve ad una cosa sola, alternativamente per soldi o dietro coercizione. La stessa Kyoko, vicecapo della polizia di Roppongi che segue l'usta di Hojo, non troverà di meglio da fare che innamorarsi di lui e perdere ogni e qualsivoglia significato all'interno del manga, se non quello di fornire una pseudo love story, come ogni storia pare debba avere.
Non si può fare a meno di parlare di alcuni artifici, dolorosamente necessari per spingere la trama sulla retta via. Uno per tutti: l'intervento di alcune personalità americane lascia francamente di stucco, per le personalità stesse e per come vengono gestite.
La stessa visione, l'obbiettivo che Hojo e Asami si prefiggono, è decisamente utopistica e semplicistica. Gli ultimi capitoli dell'opera portano ad una risoluzione auspicabile ma… improbabile. Nulla ci vieta, però, di sognare. Senza dimenticare, comunque, che è pressoché impossibile arrivare in cima alla montagna senza sporcarsi le mani.

Per questi motivi, e solo per questi motivi, ai miei occhi non si raggiunge il massimo dei voti.
Terminerò avvisando che si tratta di un'opera a tratti molto cruda, con diverse scene molto sanguinolente e altre al limite del pornografico, con l'aggravante della violenza.
Consigliato: maggiorenni, in primis. Amanti delle storie yakuza e degli intrighi politici, che non si lascino spaventare da un po' di sangue e qualche testa mozzata.


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GuardianTomberry

Volumi letti: 12/12 --- Voto 8
Nato dalla mente di Buronson e dalla mano di Ryoichi Ikegami (conosciuti il primo per Ken il Guerriero e il secondo per Bestia), Sanctuary non è un fumetto sulla yakuza, Sanctuary non è un fumetto sulla politica. Sanctuary è un fumetto su due uomini con il sogno comune di rivoltare come un calzino lo spirito giapponese. Scampati alla guerra civile in Cambogia, i due ragazzi giurano di intraprendere un cammino comune con quel fine, dividendosi a morra cinese la via oscura e quella sotto la luce: Hojo entra così nella yakuza mentre Asami cerca di farsi strada in politica.

La vicenda è narrata in un Giappone inizio anni novanta, in una situazione stagnante sia politicamente che economicamente. La storia evolve coinvolgendo anche filoni di pensiero e culturali differenti ,presentando personaggi (inventati) di spicco politico e malavitoso di Stati Uniti, Russia e Cina.

L'edizione Star Comics è classica, con formato poco più grande del solito "sottiletta", senza lode; assenti sovraccoperta e pagine a colori, carta di mediocre qualità. C'è da dire che è anche una edizione vecchia e che, al pari di altri dell'epoca come Family Compo, quindi è da considerarsi come edizione standard di quel tempo. Il costo è di 4,20 euro a volume. Buona reperibilità nel mercato dell'usato.

Se dovessi riassumerlo in un unico aggettivo, dire che è un fumetto "adrenalinico", perché Sanctuary non permette o concede pausa. È una scalata continua, sempre più irta e faticosa, dove Hojo ed Asami non risparmiano un colpo in mezzo ad intrecci politici e malavitosi pur di raggiungere il loro pensiero/obiettivo di Giappone ideale, il loro Santuario. L'onore li guida durante tutta la storia, l'errore non viene minimamente preso in considerazione né tollerato, tanto da "contagiare" col loro pensiero anche personaggi all'apparenza incorruttibili dal punto di vista degli ideali personali.

Bisogna sottolineare, però, che a mente fredda Sanctuary risulta essere un fumetto surreale, che narra fondamentalmente di un'utopia idealista approcciata alla possibile realtà dell'epoca... e forse è questo il suo punto di forza: che vuole far sognare - e ci riesce - rimarcando questo concetto proprio nel finale, a mio avviso molto bello e valido. Senza dubbio lo consiglio con un solo, piccolo, avvertimento, ossia di rendersi conto di cosa si sta andando a leggere.

Evangelion0189

Volumi letti: 12/12 --- Voto 9
L'ennesimo esempio di come le seconde possibilità siano spesso quelle decisive. Negli ultimi anni mi sono avvicinato parecchio alle pellicole di genere "gangster", scoprendo capolavori come Il Padrino di Francis Ford Coppola e Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese. Appartenenti alla stessa categoria sono i film sulla yakuza, la mafia giapponese, il cui maestro indiscusso è il famoso e poliedrico Takeshi Kitano: eppure le sue pellicole sull'argomento non mi hanno per nulla entusiasmato (mi riferisco in particolare al cruento Outrage, al tedioso Sonatine e al poco più riuscito Hana-bi - Fiori di fuoco). In relazione a ciò, il primo approccio con il manga di cui scrivo stasera è stato piuttosto negativo: se da un lato ero stato attratto dallo strabiliante comparto grafico, dall'altro lato non sono rimasto per nulla soddisfatto della storia e dei personaggi, motivo per cui l'ho mollato nel giro di qualche pagina. E allora come mai adesso, a una seconda e stavolta completa lettura, mi trovo a dare a Sanctuary una valutazione personale così alta? Semplice: per il fatto che l'opera confezionata per noi dal duo Buronson - Ryōichi Ikegami, il primo già sceneggiatore di Ken il Guerriero e il secondo un disegnatore coi fiocchi che ha collaborato persino con il grande Kazuo Koike di Lone Wolf & Cub, non è una banale "yakuza story", ma è decisamente qualcosa di più. Ne riassumo brevemente la trama.

Sul finire degli Anni Settanta, due ragazzini giapponesi hanno visto l'inferno in Cambogia: essi sono infatti sopravvissuti al massacro realmente accaduto (e purtroppo ignoto ai più) di quasi un milione e mezzo di persone su iniziativa di Pol Pot, uno dei più crudeli dittatori che la storia ricordi. Una volta rientrati nel loro paese d'origine, Akira Hōjō e Chiaki Asami si sono dati da fare e hanno raggiunto posizioni piuttosto elevate nella società nipponica, sebbene in totale antitesi tra loro: il primo è diventato un boss della yakuza famoso per i suoi modi da gentleman, mentre il secondo è ora un brillante e promettente politico. I due ragazzi hanno un progetto a dir poco ambizioso: cambiare per sempre la faccia del Giappone a partire dalle sue fondamenta sociali celando, allo stesso tempo, l'intesa che lega l'uno all'altro a tutti i loro avversari, mafiosi marci o politici corrotti che siano. Naturalmente l'impresa è lungi dall'essere semplice: tra gli interventi dell'avvenente commissaria Kyoko Ishihara e le ingerenze del capo della polizia, le contromosse politiche dell'invincibile segretario Isaoka, le opposizioni più o meno violente di vari gruppi di malavitosi (compresa la mafia cinese e la Organizacija russa) e infine le battaglie a colpi di leggi, elezioni e inghippi finanziari ed economici, la strada verso il "Santuario" menzionato nel titolo è irta di difficoltà e pericoli. Tuttavia, Hōjō e Asami non hanno intenzione di demordere, anche a costo di mettere a rischio la propria vita...

Sebbene in Sanctuary sia presente la sequela di sparatorie, omicidi e vari regolamenti di conti che per ovvi motivi caratterizzano il genere, in realtà c'è anche tanto altro: sesso (presentato in situazioni romantiche o divertenti e al limite dell'assurdo, a seconda dei casi), intrighi politici, coraggio, lealtà, suspense, economia, storia e grandi ideali. Siamo di fronte a un manga completo sotto ogni di vista, sia per quanto riguarda la trama che i personaggi e il disegno. L'intreccio narrativo migliora volume dopo volume, diventando sempre più avvincente e ricco di colpi di scena fino alle ultime emozionanti pagine, nel tipico stile con cui Buronson ha abituato i suoi lettori; i personaggi sono tantissimi e sebbene quelli principali risaltino maggiormente rispetto agli altri per le loro peculiarità (Hōjō e i suoi metodi atipici, la forza di volontà di Asami, Isaoka e i suoi sotterfugi senza fine, la sregolatezza di Tokai - con menzione particolare alle sue indimenticabili "avventure erotiche" tra un letto d'albergo e la toilette o il ristorante di turno) anche le figure secondarie restano impresse nella memoria del lettore (l'onorevole Sakura e le sue perversioni, l'affarista americana Bisset, il mafioso russo dagli occhi di ghiaccio Sorokov, giusto per citarne alcuni); d'altra parte, sono rimasto sbalordito dal character design realistico di Ikegami. Praticamente ogni tavola è da ammirare per la ricercatezza dei dettagli e per le soluzioni visive approntate dall'autore, il quale, grazie a un sapiente utilizzo delle ombreggiature, modella i visi e i corpi dei suoi personaggi conferendo loro una straordinaria plasticità. Per quanto riguarda l'edizione italiana a cura della Star Comics e pubblicata in dodici tankōbon, non ho critiche di sorta da avanzare, eccezion fatta per le tavole ribaltate all'occidentale: a seconda dei propri gusti personali, ciò potrebbe risultare gradevole o provocare fastidio (come nel mio caso), ma si tratta di un problema non particolarmente rilevante dal momento che l'opera in questione non ne risulta affatto danneggiata. Tirando le somme, Sanctuary ha rappresentato una piacevole sorpresa per me; ne consiglio caldamente la lettura agli appassionati di gangster e politica e soprattutto a chi cerca una storia matura e improntata sul realismo che però sia anche intrattenimento allo stato puro.


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Robocop XIII

Volumi letti: 12/12 --- Voto 8
Sono due i protagonisti di questo manga, e come stessimo leggendo una sorte di Scarface cartaceo assisteremo alla loro scalata verso il potere, alla loro conquista, passo dopo passo, del loro santuario, cioè del loro segreto ideale di mondo.
Hojo è uno di quei tipi particolari, uno di quelli disposti a mandarti dietro quattro scagnozzi per frantumarti le dita nella portiera della macchina nel caso tu non gli dessi le informazioni che cerca, ma anche uno di quelli che ha una sua etica e un suo personale codice morale. Uno di quelli che si diverte a giocare con la vita e con la polizia, con quel suo sorrisetto beffardo da incensurato. Insomma, uno di quelli tosti.
Asami invece è differente, ha preferito affinare la sua arte da oratore a discapito di quella per le pistole e si muove con agilità nell'ambiente corrotto della politica, ma non senza qualche aiuto e spinta dalla yakuza. Con i suoi occhiali alla Clark Kent non può permettersi di fare passi falsi, perché un suo errore vanificherebbe non solo i suoi sforzi, ma anche quelli di Hojo.

A tratti diversi, entrambi hanno una particolarità. Entrambi hanno un cervello che ha permesso loro di essere dove sono non perché ci sono capitati, ma perché l'hanno voluto. Conoscono le loro orme e programmano il loro futuro. E sanno che l'unico modo per raggiungere la loro meta velocemente è di intraprendere due strade diametralmente opposte per poi intrecciarle una volta arrivati alla fine, ed è questo che cercheranno di fare, ostacolati da politici, malavitosi e poliziotti.

"I vecchi sono così... per farli muovere bisogna piazzargli un calcio in culo!"

I vecchi porci, esseri dagli occhi spenti, che ricominciano a vivere solamente quando la loro poltrona viene messa a rischio, che tirano fuori i loro artigli solamente quando avvertono il pericolo. Vecchi porci, così vengono chiamati dai protagonisti quei loschi figuri che si ancorano alle loro posizioni solo per arricchirsi senza sforzo, senza lasciare spazio alcuno ai giovani, che sono ancora animati da un'ambizione, ancora vivi.

Tutto il mondo è paese, si potrebbe dire, difatti moltissimi problemi sollevati in quest'opera affliggono anche il nostro stivale, ma è inutile fare parallelismi, e inoltre non vorrei dare un'erronea visione generale di Sanctuary, che riesce poi a scendere nel dettaglio dando un quadro del Giappone che difficilmente troverete in altri manga.

"Un parlamentare e un boss della yakuza... se vi scambiaste i ruoli non noterei la differenza..."

Buronson e Ryoichi Ikegami, piuttosto che spiegarti una cosa, te la mostrano. Ti mostrano come politici e malavitosi si distinguano solo per un tatuaggio in più o in meno, che alla fine sono fatti della stessa sostanza, ti mostrano come qualunque cammino, se percorso fino alla fine, lascia dei segni. Non si può arrivare alla cima della montagna senza sporcarsi le mani.
Il mondo della mafia e quello della politica, due mondi che si contaminano vicendevolmente fino a rendere i confini tra di loro molto labili; meccanismi simili ma diversi, ognuno con le proprie dinamiche ma entrambi basati su piramidi gerarchiche in cui non puoi avere voce in capitolo se ti rifiuti di scendere a compromessi. La storia scava nei meandri della corruzione e dell'inumanità, scava in un mondo basato su accordi, alleanze e promesse (spesso non mantenute).

Buronson allestisce una storia interessante, anche se spesso l'attenzione del lettore viene a mancare quando si susseguono capitoli troppo simili tra di loro; più colpi di scena o scene meno ripetitive avrebbero sicuramente aiutato a rendere il manga più fruibile al lettore. Da segnalare inoltre una caratterizzazione sicuramente migliorabile.

Ryoichi Ikegami, invece, ci serve un disegno curato fin nei minimi particolari, con l'unico difetto che il realismo dato ai volti dei personaggi rende molti di loro simili gli uni agli altri (anche per via del fatto che molti yakuza/politici hanno acconciature e vestiti simili), e spesso il lettore - specie se il suddetto personaggio è poco importante ai fini della trama e/o appare poche volte - rischia di confonderli per qualcun altro o di non ricordare proprio chi siano. Una nota al merito va agli splendidi primi piani.


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Ais Quin

Volumi letti: 12/12 --- Voto 9
Primo frutto del felice sodalizio tra Buronson, "padre" di Hokuto No Ken, e Ryoichi Ikegami, noto al grande pubblico per opere come Crying Freeman e Mai la ragazza psichica. Adrenalinico e complesso, allegorico e multiforme, denso e commovente come pochi: tutto questo è Sanctuary, una storia di violenza, sesso, intrighi e ideali che non può assolutamente mancare nella libreria di un appassionato di seinen.

"La via dell'inferno è lastricata di buone intenzioni", recita un vecchio adagio: impossibile determinare che cosa sia più spaventoso, se la facilità con cui ci si trova ad imboccarla o la difficoltà di ripercorrere in senso opposto quel cammino che in principio ci era sembrato tanto agevole. Per Akira Hojo e Chiaki Asami l'inferno è la Cambogia, che in otto anni di guerra civile li ha privati di tutto, dagli affetti all'infanzia. Non della voglia di vivere, però, a cui si sono aggrappati con tutte le loro forze nonostante la fame, gli stenti, i continui abusi e gli orrori a cui sono stati costretti ad assistere nel corso della loro prigionia.
Raggiunto il confine con la neutrale Thailandia, e con esso la salvezza, al ritorno in Giappone i due, ormai legati da un'amicizia indissolubile, trovano un paese indebolito nello spirito a causa del troppo benessere. In particolare i giovani, che non hanno mai conosciuto tempi di instabilità o incertezza, si trascinano lungo il sentiero della vita senza entusiasmo né gratitudine per tutto ciò di cui i rispettivi padri e nonni hanno fatto in modo che potessero godere. Per contro, i pochi ragazzi disposti a mettersi in gioco per il bene della nazione devono fare i conti con l'ostruzionismo di coloro che ne monopolizzano la scena politica, economica e sociale fin dai tempi del Dopoguerra, gelosi del testimone che è stato loro affidato al punto di non volersene mai più separare.
Asami e Hojo, che sanno bene cosa vuol dire lottare per vivere, rimangono disgustati da questo Giappone senza spina dorsale né ideali. Decidono quindi di provare a cambiarlo, con l'obiettivo di trasformarlo in quello che hanno ribattezzato il Santuario: un paese forte e padrone di sé, rispettato dalle altre potenze e soprattutto dai suoi stessi cittadini che ne costituiranno il cuore pulsante. Hojo lascia la scuola per entrare nella Yakuza, mentre Asami prosegue gli studi al fine di diventare un politico. Se uno di loro dovesse fallire nel suo intento anche l'altro cadrebbe assieme a lui, vanificando qualsiasi sforzo compiuto fino a quel momento. Come si sono ripartiti i compiti? È presto detto: con una partita a morra cinese, proprio come facevano ai tempi della guerra quando c'era una decisione da prendere. Tra inimicizie pericolose, alleanze provvidenziali, intrighi internazionali e qualche affare di cuore la scalata al Santuario si preannuncia molto impervia, ma nessuno dei due è il tipo che molla facilmente. Riusciranno a ridestare il Giappone dal suo venefico torpore?

A parte alcune licenze dal sapore hollywoodiano, ahimè necessarie per far sì che la storia proceda lungo i binari prestabiliti, la sceneggiatura si presenta estremamente calibrata ed incisiva, con un perfetto senso del ritmo e della simmetria. Del resto il tempo è uno dei cardini attorno a cui ruota la storia, soprattutto nei primi e negli ultimi volumi: Hojo e Asami non rimarranno giovani per sempre, e la mole di lavoro da fare è tale che non possono concedersi neppure un attimo di esitazione. Occorre agire subito e in perfetta sincronia, sfruttando al massimo le infinite opportunità offerte dalle rispettive posizioni.
Anche il fronte psicologico riserva moltissime soddisfazioni, e non solo per quanto riguarda i protagonisti: a parte qualche "clone" sacrificabile tra gli yakuza non c'è un solo personaggio a cui Buronson non abbia saputo conferire la giusta profondità, nonostante alcuni di loro compaiano meno di quanto meriterebbero. A tale proposito l'esempio più lampante è indubbiamente quello di Kyoko, vicecapo della polizia del distretto di Roppongi alle calcagna di Hojo: non passerà molto tempo prima che da Action Girl della situazione si trasformi in un soprammobile semovente, tuttavia non si può negare che il suo amore per l'aitante malavitoso, pur essendo un classico, sia stato trattato con molta sincerità e delicatezza. Del resto Hojo è talmente carismatico che qualsiasi donna faticherebbe a stargli dietro, e se c'è una cosa di cui Sanctuary non ha assolutamente bisogno è una Mary Sue.
Rimanendo in tema è probabilmente inutile sottolineare che la forza d'animo di Hojo abbia sul lettore un impatto ancora più forte in virtù del fatto che, dei due protagonisti, è quello che corre i pericoli più tangibili. Sarebbe tuttavia ingiusto affermare che Asami gli sia inferiore, o che il suo lavoro sia più facile: molto semplicemente la sua forza si manifesta in maniera diversa, il che, come fa notare lo stesso Hojo, non gli avrebbe comunque impedito di essere un ottimo yakuza qualora la sorte avesse deciso così.
Tra i comprimari meglio caratterizzati spicca senza dubbio Tokai, grande amico di Hojo, che contrappone alla sua scelleratezza una lealtà a dir poco granitica; tuttavia devo dire che quasi tutti gli yakuza mi sono parsi ben caratterizzati, in particolare i boss delle varie famiglie. Certo il manga non è molto illuminante riguardo alle leggi non scritte della "mala" del Sol Levante, e neppure ne fornisce una contestualizzazione storica o sociale particolarmente approfondita, ma per questo ci sono ben altre fonti da cui è possibile attingere.
Sul fronte degli alleati di Asami, invece, meritano una menzione speciale i parlamentari "debuttanti" Sengoku e Yoshikawa. Ma dopo i protagonisti il personaggio più intrigante è il vecchio Isaoka, machiavellico segretario del Partito Liberal Democratico, che rappresenta il più grande ostacolo alla realizzazione del Santuario: un uomo di fronte al quale persino il primo ministro è costretto ad inchinarsi, tanto è il potere che detiene a dispetto dell'età e del rango.

Il tratto di Ikegami, deliziosamente cinestetico ed impreziosito dall'inconfondibile vena di realismo che da sempre lo caratterizza, si sposa perfettamente con lo spirito dell'opera: ogni tavola è curata nei minimi dettagli e le espressioni dei vari personaggi risultano sempre molto naturali e azzeccate. Certo la faccetta pulita di Hojo, così come il suo modo di vestire da gangster dei film d'annata, fa un bel contrasto con quelle degli energumeni da cui è circondato di solito, eccezion fatta per Tashiro, il suo fido aiutante, dall'aspetto quasi troppo rassicurante per essere un mafioso. Confesso, inoltre, che la mancanza di tatuaggi sul corpo del nostro co-protagonista mi ha lasciata un po' interdetta: è vero che non sono un'esperta in materia, ma mi sembra piuttosto strano che non abbia mai dovuto sottoporsi a questa pratica. Voglio credere che sia stata una svista.
Decisamente struggenti le scene ambientate in Cambogia, che pur essendo molto brevi posseggono un'incredibile immediatezza: sull'argomento ho visto soltanto un'opera capace di impressionarmi più di così, ed è il bellissimo Urla dal silenzio di Roland Joffé.

Si pone infine una questione di carattere etico su quale sia il messaggio del manga e su come Buronson abbia deciso di dargli forma. Asami e Hojo non sono dei santi, questo è chiaro a tutti, né si può certo dire che la Yakuza venga santificata, e neppure che l'ago della bilancia penda smaccatamente dalla parte della politica giapponese, di cui viene offerto un quadro tutt'altro che confortante. Anche in questo caso bisognerebbe saperne di più per poterne giudicare la resa in formato cartaceo, ma in linea di massima direi che tutto il mondo è paese. In mezzo a questo mare di violenza e menzogne, tuttavia, vi sono anche concetti molto positivi quali l'importanza dell'amicizia e di lottare per ciò in cui si crede: da questo punto di vista che i due protagonisti vogliano trovare le Sfere del Drago, diventare mangaka o cambiare il destino del loro paese è del tutto ininfluente, perché si tratta di valori applicabili a qualsiasi aspetto della vita di un essere umano. Ecco quindi che, volendo, si può considerare Sanctuary come un manga di formazione. Qualunque accezione si voglia gli si voglia conferire, comunque, l'intrattenimento è assicurato, il coinvolgimento emotivo anche, e questo è più che sufficiente per venire incontro alle aspettative di qualsiasi lettore.


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buzzy73

Volumi letti: 12/12 --- Voto 9
Ho avuto il piacere di leggere questo manga per ben due volte e non mi capita spesso, a coinvolgermi è stata innanzitutto la storia che è ben articolata, un intreccio tra politica e yakuza (la mafia giapponese).
I protagonisti principali sono due giovani uomini che si conoscono dall'infanzia, reduci da una terribile esperienza in Cambogia. Al loro ritorno pattuiscono che avrebbero cambiato il Giappone, impadronendosene cercando di arrivare ai vertici dei due grandi poteri: il governo e la yakuza. Da queste basi parte la storia, che coinvolgerà diversi personaggi, alcuni di spiccata rilevanza e personalità. Non mancheranno i cattivi ma nemmeno i buoni sentimenti e un intreccio amoroso.

I disegni sono molto ben fatti, il manga è un seinen consigliato a un pubblico adulto, con qualche scena di nudo ma mai volgare.
Io ho letto i 12 volumi pubblicati da Star Comics in una buona edizione, questa è stata pubblicata nel 2000, io l'ho riletta una seconda volta il mese scorso, nel 2011, e mi sento di consigliarla a tutti gli amanti di storie di spessore, un manga che non si dimentica!


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Churchtonimanero

Volumi letti: 12/12 --- Voto 9
Posso dire per certo che i 12 numeri li leggerete tutto d'un fiato, alla fine di ogni volume sicuramente continuerete o darete almeno una sbirciatina a quello successivo.

L'intreccio tra politica e mafia è la base della storia che ci propone Maestro Ikegami - autore di Ken il Guerriero.
Politici: corrotti, vecchi e mai sazi di potere che cercheranno in tutto i modi di tenere salda la poltrona
Mafiosi: vogliono cambiare il Giappone, rinnovare la classe politica che non lascia spazio ai giovani e per farlo sono disposti "quasi" a rinunciare alla vita malavitosa.
La storia si base sull'amicizia che si crea tra le persone e alla fiducia che ripongono uno verso l'altro, ma ovviamente i traditori sono sempre dietro l'angolo.

Scene di violenza, la difficoltà delle tematiche e alcune scene di sesso esplicito devono spostare l'età media del lettore oltre una certa età, almeno over 18.
Senza dubbio un ottimo lavoro, il ridotto numero di volumetti ne fanno una piacevole e veloce lettura che consiglio vivamente e che magari potrebbe farvi affiorare il politico nascosto che c'è in voi.


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GIGIO

Volumi letti: 12/12 --- Voto 7
Un manga decisamente particolare che è passato sicuramente in sordina e che in molti hanno lasciato perdere. La trama di certo attira poco il target giovanile ed è comprensibile che venga lasciato sugli scaffali. Fosse uscito in questi anni dove ci sono centinaia di manga al mese probabilmente lo avrei evitato anche io e sarebbe stato un grosso peccato. Quando uscì invece non vi erano molti seinen sul mercato, e una trama un pochino diversa dal solito mi intrigava e sono felice di aver preso questa decisione.

Il manga gira attorno al mondo della Yakuza e della politica, due mondi molto attuali e di difficile interpretazione. L'autore comunque cerca di far comprendere al lettore nel migliore dei modi queste due realtà e a parere mio ci riesce. Il sogno, o come è chiamato in questo manga "il santuario", è impegnativo per i due protagonisti ma con tantissimo impegno (e un tantino di finzione stile film di Hollywood) fanno capire di essere in grado di lasciare il segno nel panorama istituzionale giapponese. Un manga deciso, a tratti crudo o volgare. Il disegno è buono. I personaggi sono molti e certi direi perfetti per il ruolo che interpretano. Sinceramente scrivendo la recensione mi è venuta voglia di andare a ripescarlo. Lo promuovo e in generale lo consiglio ad un pubblico over 20 sicuramente.


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nepi

Volumi letti: 12/12 --- Voto 9
La prima cosa che ho apprezzato in primo impatto di questo manga è stato il disegno. Infatti questa è stata la prima opera da me letta che è stata disegnata da Ikegami, che ha un tratto strepitoso in grado di dare un senso di realismo ai disegni non indifferente; i primi piani poi sono suggestivi.

Presto però la mia attenzione si è "distolta" dai disegni e mi sono fatta coinvolgere dalla storia in sé. Il racconto parte veloce e a me è risultato non troppo impegnativo in quanto la struttura narrativa è stata davvero ben studiata. La storia è un pazzesco e perfetto mix di politica, violenza, senso di giustizia e perseveranza per i propri obbiettivi; il tutto condito dall'amicizia e dal senso del dovere.
Manga davvero appassionante e intenso, mi è stato difficile trovarne altri così.


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Tormi

Volumi letti: 12/12 --- Voto 8
Sanctuary è un seinen scritto, disegnato e ideato da Sho Fumimura e Ryoichi Ikegami e pubblicato in Italia della Granata Press (ma interrotto all'ottavo volume) e poi dalla Star Comics tra il 2000 e il 2001 e conta 12 tankōbon.

Sanctuary è a mio parere uno dei manga per adulti più belli, che mischia in modo sensazionale politica, sesso e violenza. La trama è abbastanza complessa e si basa fondamentalmente sullo scontro per il dominio territoriale tra patiti politici e la yazuka (mafia) giapponese. Asami e Hojo sono due giovani giapponesi che insieme sono sfuggiti alla guerra civile cambogiana e insieme hanno preso la decisione di voler cambiare volto al Giappone intraprendendo per strade diametralmente opposte ma comunque con lo stesso scopo, cioè formare il "Santuario". Hojo entra nella yazuka per poi diventare pian piano il capo della Lega Sagara, una della più importanti del Kantoo, mentre Asami entra nella politica per poi avere, passo dopo passo, una candidatura a un seggio in Parlamento per ottenere così il controllo politico con le elezioni.

Sanctuary, nella sua trama complessa, è un manga lineare con scene non velocizzate e con disegni molto dettagliati e precisi, per questo lo consiglio a chiunque voglia un manga di spessore che ha al suo interno molti spunti di riflessione.

9 alla storia, per le motivazioni sopra spiegate.
9 ai disegni, davvero ben fatti a mio parere.
6 alle copertine, secondo me l'unico neo di questo manga.
9 all'edizione Star Comics, come sempre ben fatta per la qualità della carta e della rilegatura.
Voto globale: 8+


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kirk

Volumi letti: 12/12 --- Voto 7
Che dire di questo manga? È scorrevole e si legge tutto di un fiato. La trama è complessa, e si basa sul trinomio sesso, soldi e sangue. Il sesso è abbastanza pornografico e si basa sul fatto che sia i politici che gli yakuza amano le belle ragazze e se le portano a letto. Un mafioso spiegherà che tutte le donne si domano con il "mattarello", insomma il pesce, il cetriolo, la banana come volete dirlo voi.

Questo manga di Fumimura e Ikegami avevo iniziato a leggerlo su Zero della Granata e mi erano piaciuti i disegni e l'idea di ambientare il manga tra yakuza e politici. All'inizio del manga si dice che un politico conta più di un boss della mafia, il quale viene costretto a fare dei favori agli onorevoli. Di qui la mia definizione del fumetto come sessista (le ragazze vengono usate e disprezzate), volgare e fa apologia della mafia portatrice anch'essa di ideali. All'inizio non si sa se è più sporco il politico o il mafioso, <b>[Attenzione, spoiler!]</b> alla fine entrambi i mondi si scopriranno buoni con i politici vecchi che si fanno superare dai giovani ed imparano a rispettarli e con i mafiosi che diventano mercanti con pochi traumi nelle rispettive organizzazioni e sfere di competenza. Dunque è un manga diseducativo, che però insegna a progettare in grande e a non arrendersi mai. Se amate il genere è da non perdere.


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obogsic

Volumi letti: 12/12 --- Voto 10
Un capolavoro ASSOLUTO del manga per adulti.
Un tratto mozzafiato, che definire realistico è dire poco, riesce a creare atmosfere eccezionali. La sceneggiatura è tra le migliori mai viste, complessa, con i giusti colpi di scena e molto logica. In alcuni punti, per forza di cose, ci sono alcune piccole forzature (parlo della rapidità con la quale accadono alcuni eventi), ma tutto è riconducibile al comportamento dei personaggi e non certo ad una trama "calata dall'alto" dall'autore che fa che succedano le cose più improbabili ed inaspettate.
Mi fermo un attimo sui personaggi solo per sottolineare come difficilmente in un manga si possano annoverare tanti "attori" così ben caratterizzati ed affascinanti. Anche i personaggi secondari hanno una vita propria e vi meraviglierete di come le loro personalità siano perfettamente incastonate nello svolgersi della vicenda.
La trama preferisco non rivelarla (un accenno lo trovate dappertutto in rete), ma anch'essa sa essere interessante ed innovativa, cosa assai rara di questi tempi.
Se a tutto aggiungete la giusta dose di politica, violenza, cinismo, sesso, nobili ideali e sentimenti, oltre a tanta determinazione, vi troverete davanti il cocktail perfetto che prende il nome di Sanctuary.
Decisamente uno dei manga più belli che abbia mai letto. Consigliato a tutti, anche a chi i manga non li ha mai nemmeno presi in considerazione.


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Hadrill

Volumi letti: 12/12 --- Voto 8
Manga complesso, di lettura non facile, ma coinvolgente; Sanctuary è uno dei titoli più importanti realizzati da Ikegami, che si avvale della sceneggiatura di Buronson (Ken il Guerriero). La trama è tesa, cruda, con molte scene di sesso e violenza che descrivono efficacemente l'ambiente della malavita in cui si ambienta la storia, facendo comunque leva sui temi dell'amicizia e della lealtà che gli sono cari.
Graficamente impeccabile, il disegno di Ikegami fa ampio uso del chiaroscuro e non tralascia i dettagli, rendendo la lettura una vera gioia per gli occhi.
Pubblicazione destinata a lettori alla ricerca di storie forti e complesse, ed agli amanti del tratto di Ikegami.


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Shinmen

Volumi letti: 12/12 --- Voto 8
Che dire di Sanctuary? E' un manga maturo che tratta di mafia, guerra, politica e del torbido legame che unisce i tre ambiti, splendidamente disegnato da Ikegami che non disdegna scene violente e crude. Soprattutto le scene di sesso non mancano, il che potrebbe infastidire i più. Non che tale materia sia estranea al mondo dei politici o degli yakuza, tuttavia guardando altre opere del disegnatore sembra quasi che questi non riesca a farne a meno. Per fortuna l'opera è sorretta da una trama solida e ben strutturata che fa chiudere un occhio sui furbi espedienti del mangaka.
Consiglato agli amanti del pulp!

Makoto

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Makoto

Volumi letti: 12/12 --- Voto 8
Questo manga è davvero superbo. La trama è molto articolata, talvolta difficile da seguire senza conoscere i meccanismi politici e sociali. Ma questo non toglie nulla al fascino di certi discorsi e ad alcune affermazioni di notevole impatto.
Inoltre, la bellezza dei personaggi, il loro passato, le loro ambizioni, lo rendono molto più bello di quello che in fondo è.
Il più importante riconoscimento va a Ikegami, il disegnatore, senza il quale questa storia probabilmente non avrebbe avuto lo stesso successo. Disegni fantastici, stile unico, espressioni superlative.
Un manga diverso, bello, adatto ad un pubblico maturo.
Consigliato a chiunque voglia sperimentare qualcosa di nuovo. E se lo amerete, non potrete fare a meno di recuperare tutte le altre opere di questo fantastico duo!