logo AnimeClick.it


Tutte 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 0
kirk

Volumi letti: 16/16 --- Voto 8
Per quanto lo consideri un buon artista devo dire che nessuna delle opere di Osamu Tezuka riesce a farmi gridare al capolavoro. Forse ciò è dovuto in parte al tratto dell’artista che si vede ispirato dai personaggi Disney.
Voi direte: di una storia non c’è soltanto da guardare alla caratterizzazione fisica dei personaggi, ci sono i fondali, la trama, il modo in cui essa viene dipanata.
Tutto ciò e vero. Questa credo sia la quinta opera di Tezuka che recensisco e ammetto che è forse quella in cui l’autore ha cercato di condensare più argomenti filosofici che in altre. Li troviamo in Black Jack, in Buddha, nei Tre Adolf… Ma qui l’autore cerca di mettere a piene mani critiche al sistema politico, religioso, esistenziale dell’uomo riuscendoci in parte senza annoiare ma creando aspettative ancor maggiori che verranno disilluse.
I 12 libri (in 16 volumi) di cui è composta quest’opera sono legati insieme dalla figura della fenice la quale è l’elemento portante di un’opera che riunisce passato e futuro dell’umanità, ispirazioni che vengono dalla storia del popolo giapponese con storie di un possibile futuro dove l’uomo sarà disperso nel cosmo, magari coesistendo in esso con altre specie di esseri. Più di una volta ci sarà chi vuole tornare sulla Terra come nel libro della nostalgia ma che cosa lo aspetta?
E la Terra che vedremo in più descrizioni dei volumi di Hi no Tori è sempre la stessa? O esisteranno più pianeti in contemporanea dove l’umanità avrà altre possibilità di sviluppo? In effetti secondo me la cronologia del futuro non regge bene anche se le storie sono plausibili come in molti romanzi fantascienza che ti raccontano tutto e il contrario di tutto. Una cosa è certa il futuro sarà una distopia.

Passiamo ora ai personaggi: sono tanti e non mi riferisco ai personaggi secondari ma ai protagonisti ed i coprotagonisti che cambiano ad ogni saga. In alcuni casi sappiamo sono discendenti o antenati di altri visti in precedenza. Sono personaggi presi nella rete karmica delle morti e resurrezioni che esistono in un libro agendo in un modo ma possono riapparire simili o differenti altrove. Ora sono uomini, ora sono cani o scimmie. Ora sono ed ora non più, ora sono e più avanti diversamente saranno in modo che noi non li potremo riconoscere. Alcuni di loro cercheranno l’immortalità che solo il sangue della Fenice può garantire, altri preferiranno invecchiare e morire nonostante potessero fare scelte diverse. Alcuni moriranno felici altri no: normali esseri umani con sogni, desideri ed emozioni.

La parte più difficile da sviluppare parlando della Fenice è quella relativa agli argomenti trattati. Io di solito guardo solo alla narrazione di per sé, se è intrigante o se è noiosa. Ma qui si vede che ci sono dei temi: uno di essi, quello portante, è la ricerca dell’immortalità, dell’eterna giovinezza, la paura di diventare cadavere: diventare polvere mangiati dai vermi. Alcuni tenteranno di giustificare la loro volontà di vivere eternamente con il bene del proprio clan o del popolo… costoro avranno comunque la morte.

Altri temi sono legati alla scienza che permetterà di creare cloni umani i quali come dovranno essere considerati? O di resuscitare le persone… Un tema ricorrente è la religione con la critica alle persone di potere di usarla per i propri scopi: come diceva Marx “la religione è l’oppio dei popoli”.

Sull’autore non niente da dire perché lo conoscono pure i sassi: chi come me ha visto da bambino gli anime di Astroboy o Kimba il leone bianco, della Principessa Zaffiro o di Monkey ma anche chi non ha visto o letto niente di questo autore sa l’importanza che ha avuto per lo sviluppo dei manga e dell’animazione giapponese. Questa (Hi no Tori = L’uccello di fuoco) viene spesso definità l’opera della sua vita perché iniziata negli anni ‘50 è durata fino all’1988 e non è escluso che Tezuka l’avrebbe presa in mano ancora aggiungendovi altri libri: è la sua opera migliore? Secondo me dipende dai gusti del lettore. Io gli assegno un otto suggerendo ai lettori intenzionati ad avvicinarsi a questo autori di iniziare con qualcosa di più breve. Fra opere che ho letto consiglio I tre Adolf, fra le opere che mi consigliano (e che non ho ancora letto) ci sono i titoli Ayako e Alabaster, ma me li consigliano perché sanno che io preferisco i seinen e Tezuka ha imparato la strada del fumetto per adulti dai maestri del gekika ma si erano a lui contrapposti e lo avevano quasi mandato “fuori mercato”. Ma questa è un’altra storia che potete leggere nelle varie sue biografie.


 0
Atom

Volumi letti: 16/16 --- Voto 6
"La Fenice" rappresenta l'opera omnia del grande Osamu Tezuka. Se si considera anche il prequel, la sua stesura ha seguito, su un binario parallelo, l'intero ciclo artistico del mangaka, impegnato a più riprese in un arco temporale lungo trent'anni. Un incessante intrecciarsi e sovrapporsi di mito, storia, leggenda, religione e fantascienza.
Diviso in dodici libri, per un totale di sedici volumi, questo manga sembra un antico testo sacro contenente una raccolta di parabole. Difatti la trama di ogni libro è assai semplice e rappresenta più che altro lo spunto per affrontare determinate tematiche. Prima fra tutte quella del mistero della vita e della morte, incarnato proprio dall'uccello mitologico.
Tezuka passa in rassegna una ad una le debolezze dell'uomo, mostrandoci come queste siano radicate da sempre nel suo animo e come non lo abbandoneranno mai; fino alla fine. Nel descriverci questa realtà, egli confina l'uomo in un angolino dell'universo, mostrandocelo come insignificante granello di sabbia di fronte all'immensità del cosmo.
L'autore tenta inoltre di ricostruire storicamente i primordi della civiltà giapponese con l'intento di chiarire alcuni passaggi in cui leggenda e mito hanno offuscato la verità storica. Si sofferma poi su periodi chiave che hanno condizionato radicalmente l'andamento storico e culturale del Giappone, cercando di coglierne il significato più profondo.
Le intuizioni di Tezuka sono davvero tante, anche da un punto di vista grafico, grazie ad un utilizzo delle vignette estremamente funzionale alla narrazione. Si può tranquillamente asserire che diventino parte integrante della storia e partecipino attivamente, come fossero un tutt'uno con i fondali. Questa trovata del sensei, però, finisce per essere una lama a doppio taglio. Complice anche uno humour che fa largo uso di strumenti, vocaboli o riferimenti a situazioni proprie dei nostri giorni, il lettore non riesce mai a immergersi completamente nella storia. Gli viene costantemente ricordato che sta leggendo un fumetto; trovo che ciò sia estremamente controproducente nella gestione del pathos.
Tra l'altro l'umorismo dell'autore mi è parso spesso fuori luogo, venendo usato anche nei momenti drammatici, che finiscono ovviamente per perdere la loro connotazione originaria.
Ho trovato molto ben congegnata, invece, la gestione di alcuni personaggi, che ricorrono trasversalmente in più storie nel tentativo di creare un continuum lungo l'intero iter narrativo.

Il tratto di Tezuka inizialmente scarno ed essenziale va via via progredendo, affinandosi. Resta comunque uno stile molto semplice, che si avvicina a quello disneyano, anche per quanto riguarda la resa delle movenze dei personaggi.

Con "La Fenice" ci troviamo purtroppo di fronte ad un quasi duplice fallimento: da un lato, la struttura narrativa assai esile non riesce, tranne in alcuni casi, ad essere avvincente e quindi coinvolgente; dall'altro, a causa dello spezzettamento in cicli narrativi e della quantità di tematiche affrontate, essa non riesce ad affrontare in maniera esaustiva argomenti che richiederebbero un maggior approfondimento.
Esistono tuttavia libri abbastanza riusciti, ma anche in questi casi non ci troviamo di fronte a capolavori.
Pur essendo un amante dei racconti sui samurai, in questo caso, trovo che i cicli migliori siano quelli ambientati nel futuro. Ho visto un Tezuka più a suo agio nell'intrecciare trame maggiormente coinvolgenti ed articolate. Anche da un punto di vista puramente filosofico, l'autore riesce ad imprimere maggior profondità alle proprie idee.
Ne è un esempio "Il libro del futuro", nel quale convoglia tutto lo sdegno nei confronti dell'umanità, la cui idiozia sembra non avere limiti. Una storia intensa che mette davvero i brividi e in cui viene messa a nudo, senza alcuno sconto, la natura umana.

L'impronta che Tezuka ha lasciato nel mondo del fumetto è evidente e questo aspetto non può essere di certo tralasciato. Francamente, però, ho trovato quest'opera abbastanza tentennante. In alcuni frangenti Tezuka mi è parso stanco e privo di ispirazione ed il fatto di averne più volte interrotto e ripreso la stesura risulta abbastanza evidente.
Per quanto lo stesso autore la consideri l'opera principale della propria carriera, manca di quello slancio emotivo che, ad esempio, si percepisce chiaramente ne "La storia dei tre Adolf". In questo caso al contrario, alcuni passaggi sembrano davvero poco fluidi e la lettura spesso si fa pesante.

Hazard Edizioni ha fatto veramente un bel lavoro. L'edizione è dotata di sovraccoperta e presenta una carta di ottima qualità. Vengono inoltre spiegati, a piè di pagina, tutti i vocaboli che necessitano di approfondimento. Unico appunto che si può fare è che, di tanto in tanto, si incappa in qualche asterisco di cui non esiste poi la relativa nota.
Il prezzo purtroppo è abbastanza alto. E' vero che i volumi sono assai corposi e la qualità è molto alta, ma con lo stesso prezzo se ne potrebbero acquistare due di un'altra casa editrice. Per lo meno, in presenza dei numeri più contenuti, la Hazard ha abbassato il prezzo.

Il mio voto è 6.5


 4
AkiraSakura

Volumi letti: 16/16 --- Voto 10
Chi è Osamu Tezuka
Nel mondo degli anime e manga Osamu Tezuka è una figura seminale, la quale spesso viene erroneamente associata dai più a poche opere, come ad esempio "Astroboy" e pochi altri titoli famosi; alcuni inoltre sostengono che lo stile di disegno personalissimo del maestro sia troppo infantile, e quindi lo liquidano a malo modo basandosi solamente sull'apparenza. Al fine di contrastare certi atteggiamenti superficiali, vorrei innanzitutto sottolineare che l'influenza di questo artista su tutta l'animazione e su tutto il fumetto giapponese di tutti i tempi è enorme, e per rendere l'idea del suo genio e della sua caratura artistica sarebbe necessario creare un lunghissimo dossier a parte. La cosa certa, che rende Tezuka una figura assolutamente unica ed indelebile, è la sua assoluta apertura mentale, che gli ha permesso di rielaborare in modo autoriale influenze derivanti da tutto lo scibile umano più disparato. Quindi Tezuka non è solamente "Astroboy" e non è solamente un uomo con gli occhiali e il cappello da pittore che disegna "alla Topolino". E' un intellettuale tout court, un'artista in grado di elaborare validissimi fumetti di generi diversi e contrastanti: drammatico, umoristico, fiabesco, fantascientifico, thriller, storico, psicologico, metaforico, filosofico, denuncia sociale, sentimentale, gekiga, storie adulte e realistiche ecc.
Osamu Tezuka è il maestro dei maestri: nomi come Leiji Matsumoto, Yoshiyuki Tomino, Osamu Dezaki, Shingo Araki, Hayao Myazaki, Kazuo Nakamura, Akio Sugino, YAS, Gisaburo Sugii, Shigeyuki Haiashi, Eiichi Yamamoto, Eiji Tanaka e altri rinomati artisti coinvolti nel mondo degli anime e manga si sono formati presso la sua colossale Mushi Productions. Addirittura artisti occidentali del calibro di Walt Disney e Stanley Kubrick hanno apertamente omaggiato la sua opera.

Letteratura a fumetti
Nel momento in cui, verso fine degli anni '60, i manga iniziarono a circolare presso ambienti colti, Osamu Tezuka diede inizio alla contaminazione del fumetto con la letteratura: l'esempio più lampante è la qui presente opera della sua vita, "La Fenice", che l'ha tenuto impegnato in tutta la sua carriera di mangaka e che costituisce il suo vero e proprio testamento spirituale. Prendendo ad esempio "Il libro dell'Alba" (1967), si osserva come il gekiga alla Sanpei Shirato venga contaminato da contenuti filosofici e intellettuali di ampio respiro; tutta l'opera sarà su questa falsariga: le influenze più disparate - gekiga, romanzi occidentali, filosofia, fumetto umoristico, religione, cinematografia, teatro, folklore giapponese e quant'altro - verranno contaminate dal pensiero filosofico dell'autore e da contenuti molto impegnati e di spessore.
"La Fenice" è anche la testimonianza delle varie fasi stilistiche dell'artista: ad esempio, il periodo anni '70 è riconoscibile per gli sperimentalismi visivi, quello anni '60 per la disposizione regolare delle tavole e per la presenza di una certa componente umoristica, ancora legata alla vecchia tradizione del manga non ancora elevato a media di intrattenimento colto ed impegnato, e così via.

Il Libro dell'Alba (1967)
"La Fenice" si apre nell'antica era storica della regina Himiko (240-270 d.C.); la componente umoristica del Tezuka anni '60 lascia subito spazio alle "immagini drammatiche" degli antichi guerrieri che lottano tra loro senza esclusione di colpi, a causa dell'invasione del Giappone feudale da parte della spietata regina ossessionata dall'immortalità, la quale vuole a tutti i costi bere il sangue della Fenice per non invecchiare. Le metafore inerenti la libertà e la schiavitù - anche ontologiche - in questo libro si sprecano: un esempio è il bellissimo finale suggestivo, un vero e proprio inno alla vita nel quale l'orizzonte infinito rappresenta lo spettro delle potenzialità dell'esistenza.

Il Libro del Futuro (1967-1968)
Questo a mio avviso è uno dei punti più alti raggiunti dall'arte del manga di tutti i tempi e uno dei capolavori indiscussi dello stesso Tezuka. E' il libro del tramonto dell'umanità, dell'apocalisse finale, una tragedia di stampo fantascientifico reminiscente di buddhismo, teoria evolutiva darwinista, letteratura fantascientifica di ampio respiro. Le vicende del giovane Masato Yamanobe e della sua amata, Tamami, un'aliena multiforme che ha assunto definitivamente l'aspetto di una bellissima donna, avranno luogo in un futuro distopico e post-apocalittico, in cui l'umanità è costretta a vivere nelle profondità del sottosuolo nella più completa apatia. Un'umanità vecchia, stanca, che ha affidato il proprio governo a dei super-computer senzienti che dopo freddi calcoli scateneranno una nuova guerra nucleare con conseguenze devastanti.
"Il Libro del futuro" è un'opera totalizzante, nella quale la Fenice si manifesta al protagonista come volontà di vivere dell'intero universo, la quale si fa carico di rivelare le verità del cosmo e della vita all'uomo, in modo reminiscente delle affascinanti rivelazioni cosmiche del Dio Krishna ad Arjuna nella Bhagavadgītā indiana. Il finale del libro mette ben in evidenza il messaggio dell'autore alle nuove generazioni, che verrà ripreso in altri innumerevoli suoi manga successivi.

Il Libro di Yamato (1968-1969)
Dopo i notevoli picchi artistici raggiunti nel precedente "Libro del Futuro", Tezuka propone una storia di stampo umoristico nella media, piena zeppa di citazioni e parodie, ambientata nell'antico periodo Kofun (320-350 d.C.). Il protagonista è Oguna, figlio del re di Yamato, il quale è stato inviato dal padre ad uccidere Takeru, il capo dei Kumaso. In questa vicenda dai toni tragicomici, Tezuka critica in modo diretto la tradizione giapponese, con le sue sanguinarie usanze legate all'onore e al prestigio. Sono presenti citazioni ai film di Akira Kurosawa, "Ikiru" in primis (Oguna che costruisce un parco giochi al posto della tomba del padre); inoltre, il sapore della ribellione giovanile del protagonista contro la figura paterna assumerà toni epici e poetici dopo il suo incontro con la Fenice, la quale rimarrà incantata dalla sua musica. Il finale è molto tragico, spiazzante, in pieno contrasto con l'umorismo parodistico del racconto.

Il Libro dell'Universo (1969)
Si ritorna al climax cosmico del "Libro del Futuro", questa volta con una drammatica space opera alla "2001: Odissea nello spazio" dal sapore orientaleggiante. Il tema principale del libro è il castigo delle passioni e dei peccati nel senso buddhista del termine, ovvero la prigionia dell'umanità, rea di disprezzare la vita e le leggi del cosmo, nell'eterno ciclo della ruota dell'esistenza o Samsara. Lo stampo del racconto è angoscioso e pessimista, con tanto di incursioni psicologiche nell'inconscio del protagonista, nel suo animo ontologicamente corrotto e prigioniero della caducità delle cose.
Dal punto di vista narrativo, il libro consiste nella fuga dello sventurato equipaggio di un astronave che, in seguito ad un guasto irreparabile, si ritroverà a vagare senza meta nello spazio, protetto unicamente dalle capsule di salvataggio. Durante l'opprimente viaggio nell'infinità del cosmo, i protagonisti riviveranno attraverso numerosi flashback gli eventi trascorsi che in qualche modo li legarono al misterioso immortale Mikimura, il quale in passato sembra essere stato in contatto con la Fenice.
Si incomincia ad intravedere lo sviluppo della vena più "psicologica" dell'arte del maestro, il quale, ad esempio, nel 1970 partorirà l'introspettivo, serioso e tragico "Apollo no Uta".

Il Libro del Mito (1969-1970)
Con questo racconto storico Tezuka raggiunge picchi artistici ai livelli del precedente "Libro del Futuro". Nel periodo Nara (720-752 d.C.), uno spietato bandito cieco ad un occhio e senza un braccio di nome Gao ferisce per invidia un giovane scultore di nome Akanemaru. Il destino dei due si intreccerà più volte in modo inaspettato, tragico, coadiuvato dalla ricerca della perfezione nell'arte (rappresentata in questo caso dalla scultura) da parte di entrambi, e dal fatto che essa possa in qualche modo dare un senso ad una vita fatta di sofferenze e ingiustizie. Tra i molteplici risvolti di questo libro emerge la critica di Tezuka al buddhismo inteso come religione di stato, alla decadenza dello stile di vita dei monaci giapponesi, al connubio politica-religione basato esclusivamente sul profitto, che snatura gli insegnamenti originari delle dottrine sacre del Buddha - critica che si può anche generalizzare, data la sua notevole attualità. Per fare da contrappunto al buddhismo corrotto, Tezuka si sofferma con varie metafore sugli insegnamenti reali del Buddha, in particolare sulla metempsicosi, sul raggiungimento del Nirvana attraverso il distacco assoluto, inscindibile dall'auto-consapevolezza, dall'auto-realizzazione e dal mantenimento dell'integrità personale.
Il "Libro del Mito" si ricollega inoltre al "Libro del Futuro": inizia la convergenza tra la parte storica e la parte fantascientifica del manga, che incrementerà via via nei volumi successivi, come se la linea narrativa risultante de "La Fenice" fosse una sorta di cerchio/mandala simboleggiante il cosmo - l'opera nei suoi intenti è infatti qualcosa di cosmico, una continua domanda/risposta riguardante il senso della vita e il destino dell'uomo.

Il Libro della Resurrezione (1970-1971)
- E' meglio vivere in eterno, tuttavia perdendo la propria umanità, oppure avere un'esistenza precaria, caduca, ma allo stesso tempo veramente "umana"? -. Questa è la riflessione di base del racconto il cui protagonista Leona, un'abitante del lontano futuro, a sua insaputa viene resuscitato in seguito ad un incidente automobilistico grazie all'avanzatissima scienza medica della sua epoca.
Si potrebbe definire il "Libro della Resurrezione" come la rilettura tezukiana del classico della letteratura sci-fi "I Robot": i rimandi all'opera più conosciuta e discussa di Asimov si sprecano, anche se la risultante è tipicamente giapponese nella sostanza, una vera e propria tragedia in cui, a mio avviso, alcuni spunti di riflessione furono all'epoca raccolti da un giovane Leiji Matsumoto il quale, a suo modo, li svilupperà in seguito nel celebre "Galaxy Express 999".
Nell'opera non manca una critica diretta dell'autore alla società figlia del boom economico, del profitto e della capitalizzazione, la quale genera solitudine, alienazione, culto delle apparenze, assuefazione dalla scienza e dalla tecnica - di certo strumenti non infallibili, anzi, addirittura distruttivi se utilizzati senza consapevolezza e moderazione. Inoltre, una delle tante disavventure del protagonista è una vera e propria stilettata autoriale nei confronti dei legami di sangue, importantissimi per la tradizione parentale giapponese.
Il "Libro della Resurrezione" nella sua interezza è anche un grande monito riguardante l'ipocrisia dell'umanità in generale, che nasconde la propria inettitudine dietro al vano mito del progresso.

Il Libro del Manto di Piume (1971)
Se la regia delle tavole di Tezuka si potrebbe definire filmica, in questo caso egli esperimenta un breve racconto teatrale su carta, basato sulla celebre leggenda folkloristica giapponese di "Hagoromo". Il "Libro del Manto di Piume" è un piccolo e poetico dramma sulla crudeltà della seconda guerra mondiale, in cui i personaggi si muovono come attori in uno sfondo fissato e identico in tutte le tavole, esattamente come se essi stessero recitando di fronte al lettore; l'opera si basa interamente su dialoghi e melodramma, e si ricollega in modo imprevedibile al mito della Fenice.

Il Libro della Nostalgia (1971; 1976-1978)
Mi risulta assai difficile rendere l'idea della poetica di questo libro, il quale è la risultante di molteplici influenze derivanti dalla fiaba "Le Petit Prince" di Antoine de Saint-Exupery, dal libro della Genesi e dalla letteratura fantascientifica tout court. La prima cosa che di esso ho notato è l'analogia di alcune tematiche e scelte stilistiche reminiscenti del "Galaxy Express 999" matsumotiano, tra l'altro uscito nel 1977. La nostalgia, infatti, è altresì uno dei numerosi temi del viaggio di Maetel e Tetsuro da un pianeta all'altro nel cosmo infinito, dove ogni fermata dell'espresso galattico aveva luogo in strani mondi abitati da creature polimorfe, società distopiche popolate da freddi uomini-macchina assuefatti dalla tecnica, incapaci di provare sentimenti ecc. Dopo un inizio biblico, che vede la creazione di una nuova civiltà sul pianeta "Eden 17" da parte di due novelli Adamo ed Eva, il "Libro della Nostalgia" si trasformerà in un'inusuale space opera in cui i protagonisti andranno alla ricerca della terra perduta, che ormai è diventata un pianeta desertico nel quale l'umanità del futuro ha sviluppato una società ingiusta, distopica e di orwelliana memoria.
Il punto chiave del racconto è in primis l'osservazione filosofica/naturalistica dell'autore sulla capacità di differenziazione delle specie viventi, scelta effettuata dalla natura al fine di preservare omogeneamente la vita anche in presenza di circostanze sfavorevoli. L'uomo, tuttavia, con la sua xenofobia e il suo vano mito del progresso non comprende la necessità degli altri esseri viventi di assumere connotati sempre differenti in base alle leggi della natura/cosmo; inoltre è un'essere corrotto, vizioso, che bada unicamente al profitto senza curarsi di comprendere il diverso. Il Tezuka naturalista e il Tezuka critico della società in questo caso si incontrano, dando origine ad un'opera particolarissima, poetica e dalle molteplici sfaccettature.

Il Libro della Guerra Civile (1978-1980)
Le metafore naturalistiche alla Sanpei Shirato parlano chiaro: la condizione dell'uomo non è molto diversa da quella di un animale braccato, il quale deve piegarsi alla legge del più forte decretata a priori dalla natura. La storia di Benta il taglialegna, della sua opportunista fidanzata Obu - la quale diventerà la concubina di Taira no Kiyomori, capo militare del primo governo di Samurai della storia -, incrocerà quella del temibile e sanguinario samurai Minamoto no Yoshitsune, in un dramma di guerra senza esclusione di colpi in cui l'autore esporrà le sue riflessioni riguardanti le illusioni dell'umanità, potere e immortalità in primis: si pensi all'ossessione di Taira verso la Fenice, della quale vuole a tutti i costi bere il sangue per diventare immortale, tuttavia non sapendo di essere stato ingannato, in quanto l'uccello che egli crede essere la Fenice in realtà si tratta di un comunissimo pavone.
Il "Libro della guerra Civile" è estremamente giapponese nella sostanza, pertanto potrebbe risultare una lettura molto pesante ad un occasionale lettore occidentale: numerosi sono i riferimenti storici e culturali al sanguinoso passato delle lotte tra samurai, ai subdoli giochi di potere interni ed esterni tra i vari clan. Contrariamente alla letteratura giapponese epica classica, nella quale il guerriero veniva idealizzato e reso impeccabile, Tezuka rappresenta i samurai senza alcuna idealizzazione e mistificazione di sorta, in modo realistico, come se essi fossero delle persone come tante altre, magari assetate di potere e prestigio, oppure legate alla famiglia e disprezzanti della guerra, oppure ancora semplici soldati senza alcun ideale, che combattono e uccidono innocenti esclusivamente per riscuotere il salario.
Nuovamente, la risposta di Tezuka ai problemi derivanti dalle illusioni umane viene dal buddhismo; ritorna in scena anche il tema della metempsicosi, già esposto brillantemente nel "Libro del Mito", che condivide con il qui presente "Libro della Guerra Civile" il personaggio di Gao, che in questo caso compare come vecchio saggio carismatico e illuminato.

Il Libro della Vita (1980)
Manga ispirato a un racconto breve risalente al 1924, "The Most Dangerous Game" di Richard Connel, il "Libro della vita" si potrebbe definire come la revisione tezukiana della celebre metafora "dog eat dog" (alias "cane mangia cane") estesa anche all'uomo, il quale, in questo caso, trae godimento catartico dalla contemplazione dell'assassinio dei propri simili. Infatti, in un futuro non troppo lontano dal nostro, i produttori di un macabro reality televisivo consistente nella brutale caccia in diretta di animali clonati, decidono di mandare in onda massacri di cloni di esseri umani, al fine di far aumentare l'indice di share del programma. Cloni che per una serie di circostanze saranno quelli del protagonista Aoi, lo stesso responsabile del programma, che si ritroverà invischiato in un vero e proprio thriller fantascientifico a fumetti. Con questo racconto, Tezuka muove una critica feroce al boom della società dei consumi giapponese, avvenuto nei primi anni '80 (gli stessi nei quali veniva pubblicato questo manga), e ai mass media in generale, con il loro potere alienante e corruttore della mentalità superficiale delle masse. Il punto tuttavia è la ricerca della definizione stessa del concetto di vita: è la coscienza personale che determina il nostro essere creature viventi privilegiate? Uccidere un ipotetico clone di un essere umano è meno grave di uccidere un essere umano autentico? Uccidere un animale è meno grave di uccidere un essere umano? La fenice - o spirito della vita - mette tutti gli esseri viventi sullo stesso piano a prescindere; e Aoi, che non lo ha compreso, sarà condannato ad essere il protagonista di una vera e propria tragedia.

Il Libro degli Esseri Fantastici (1981)
Questa volta il concetto buddhista della ruota dell'esistenza alias Samsara incontra il folklore giapponese: gli esseri fantastici sono i demoni della "Hyakki Yakō" (letteralmente la "Parata Notturna dei Cento Demoni"), rappresentata personalmente nelle "Emaki-mono" (letteralmente "Pergamene Immagine") dal pittore Tosa Mitsunobu, vissuto nel Giappone antico intorno al 1400 d.C. A simboleggiare l'eterno ciclo delle rinascite c'è il classico paradosso temporale figlio della letteratura fantascientifica, che colpirà in questo caso Sakonnosuke, un giovane guerriero che si ritroverà coinvolto nelle vicende di una misteriosa monaca buddhista in grado di guarire miracolosamente i malati. Per quanto questa storia sia breve, è comunque densa di contenuti, spunti di riflessione filosofici e poetica tezukiana di alto livello.

Il Libro del Sole (1986-1988)
Un Tezuka maturo, ormai nella fase finale della sua carriera, poco prima di morire regala al mondo il "Libro del Sole", un racconto epico in cui le linee temporali del futuro e del passato infine si fondono, convergendo in una storia d'amore che supera le barriere dello spazio, del tempo, della morte, delle incarnazioni imposte dalle leggi del Samsara. Anzi, la storia d'amore di Inugami alias Harima, giovane guerriero al quale la faccia è stata scuoiata dai nemici e sostituita con quella di un lupo, e di Marimo, la figlia del capo tribù dei Canidi, è il simbolo della stessa vita; la vita che è tutto e vince su tutto; la vita universale, la Fenice, ciò che l'uomo assetato di potere e accecato dall'imprinting - religioso, razziale, culturale, ma volendo si potrebbe generalizzare ancora di più - non riesce a comprendere.
Emerge nuovamente la critica dell'autore al connubio religione-potere, sia nella parte del racconto ambientata nel futuro che in quella ambientata nel passato, come ad evidenziare che l'uomo, indipendentemente dall'epoca in cui vive, continua immancabilmente a commettere sempre gli stessi errori. La regia delle tavole rende benissimo i vari passaggi di consegna tra le storie parallele dei due protagonisti nelle loro incarnazioni passate e future; come nei libri precedenti, la parte storica opta per il dramma guerresco, questa volta coadiuvato dall'incursione di esseri fantastici legati al folklore giapponese, mentre la parte futuristica rimanda ad una possibile distopia non troppo lontana dalla nostra realtà presente.
Nonostante "La Fenice" sia considerata come un'opera incompiuta (originariamente Tezuka avrebbe voluto far convergere le linee temporali al fine di arrivare a parlare del presente), il "Libro del sole", con il suo finale estremamente simbolico, evocativo e grondante di poesia, a tutti gli effetti rappresenta il monito finale del grande artista - e grande uomo - Osamu Tezuka. La degna conclusione di un capolavoro letterario senza tempo il quale è "La Fenice".


 0
Slanzard

Volumi letti: 16/16 --- Voto 9
Il lavoro della vita, per Tezuka. "La fenice" è un'opera cosmica, un inno alla vita in tutte le sue forme, non alle singole esistenze individuali, bensì al concetto stesso di vita, nella sua accezione più estesa possibile. Così come in "Jungle Taitei", lo stesso Tezuka che collezionava insetti - arrivando anche a modificare il suo nome di battesimo in uno di essi - e si laureava con una tesi di dottorato sugli spermatozoi delle lumache di fiume, si slega da un punto di vista limitatamente antropocentrico per narrarci la storia di un intero universo in cui l'uomo è solo un puntino insignificante del creato. Concetti prettamente umani come il tempo, lo spazio e i rapporti di causa-effetto perdono qui di significato, soppiantati dalla figura immortale della fenice, in grado di donare all'opera un forte accento buddista tramite i continui rimandi, più o meno velati, al concetto di reincarnazione e di continuo mutamento dell'esistenza individuale.
"La Fenice" è una raccolta di dodici saghe autoconclusive apprezzabili anche singolarmente, sebbene la loro reale forza narrativa sia percepibile solo se inquadrate nel contesto più ampio dell'intera opera. L'evoluzione temporale dell'intera storia si sviluppa a partire da due poli opposti - l'antichità da un lato e un remotissimo futuro dall'altro - che gradualmente convergono verso l'era moderna. L'opera si divide dunque in due filoni, quello storico, in cui la filosofia buddista la fa spesso da padrone, e quello futuristico, più prettamente fantascientifico e per questo più facilmente apprezzabile da un lettore occidentale a digiuno di storia e filosofia giapponese. Tale frammentazione fa sì che siano presenti storie meglio riuscite di altre, e se da un lato abbiamo uno dei volumi più belli che la storia del fumetto giapponese abbia mai visto, "Il libro del futuro", dall'altra abbiamo storielline abbastanza insulse come "Il libro di Yamato". D'altro canto, tale particolare struttura rende "La Fenice" una sintesi perfetta dell'intera narrativa di Tezuka, racchiudendo in sé la maggior parte delle tematiche e delle sperimentazioni tanto care al Dio.


 6
Evangelion0189

Volumi letti: 16/16 --- Voto 9
Scrivere una recensione di questa summa della poetica tezukiana è piuttosto complicato. È talmente vasta - l'autore cominciò a concepirla negli anni Cinquanta ma la scrisse dal 1967 e la continuò a più riprese fino al 1988, lasciandola purtroppo incompiuta - che ho dovuto buttare giù questo testo poco per volta un volume dopo l'altro, una settimana dopo l'altra, suddividendolo nelle medesime parti che compongono questo vero e proprio pilastro del fumetto del Sol Levante. Ora, quale miglior modo per iniziare se non con le stesse parole dell'autore?

"Che cos'è la morte? E la vita? Questo semplice e importante dilemma, col quale l'umanità si confronta dall'inizio della sua storia, non è ancora stato risolto. Alcuni tentano un approccio di tipo religioso, altri di tipo materialistico. Se la vita è materia, vi sarà un'anima?
Per decine di migliaia di anni, gli esseri umani hanno vissuto oggi per vivere domani. L'apprensione per questo domani è l'apprensione per la morte, come la paura della notte non è che la paura di quel mondo eternamente buio che succede al trapasso.
Ogni momento della storia umana è lotta per la sopravvivenza, e la religione, il pensiero e la civiltà sono espressioni diverse di un'unica energia vitale.

La Fenice è un dramma che affronta il tema della vita e della morte in una rivisitazione del mito dell'Uccello di fuoco che rinasce dalle sue ceneri, attraverso storie ambientate nel passato più remoto come nel futuro più lontano: è destino dell'umanità la brama della vita eterna."

[Osamu Tezuka, prologo a La Fenice pubblicato su COM]

Libro dell'Alba
Ambientata nel remoto passato del Giappone dei miti e delle leggende, la narrazione dei primi due tomi segue le vicende di Nagi, un giovane cacciatore che cerca disperatamente di procurarsi il sangue miracoloso della fenice, uccello leggendario che abita in un vulcano nei pressi del suo villaggio, allo scopo di guarire la sorella malata. La tranquillità della comunità rurale viene interrotta dall'arrivo di alcuni predoni giunti dal mare che uccidono senza pietà quasi tutti i suoi abitanti. Il capo dei predoni è Sarutahiko, anche lui alla ricerca della fenice per conto della leggendaria regina Himiko: questa, infatti, terrorizzata dalla vecchiaia che avvizzisce sempre di più il suo aspetto, anela l'eterna giovinezza che solo il sangue dell'uccello di fuoco sembra poterle assicurare. Dopo una lunga serie di scontri e peripezie (tra le quali, in particolare, quella che vede il naso di Sarutahiko gonfiarsi a dismisura, dandogli un aspetto molto caratteristico), Nagi e il capo dei predoni finiranno per diventare compagni d'avventura. La serie di eventi in cui si troveranno immersi è fitta e difficile da riassumere. A parte una dose di comicità ridondante nei momenti meno opportuni (ma Tezuka è famoso anche per questo) per il resto ho avuto la sensazione di aver cominciato un'opera epica e di ampio respiro: giusto per fare un esempio, alla fine del libro la scena in cui il giovane Takeru esce dal pozzo naturale di roccia vulcanica in cui anni prima erano capitati i suoi genitori e ammira per la prima volta il mondo esterno è magistralmente disegnata e di grande impatto emotivo.

Libro del Futuro
Quella del terzo tomo è forse la storia che, più delle altre, mostra a tutti gli effetti il profondo inno alla vita che è alla base di quest'opera. Siamo in un futuro lontanissimo, nel 3404 AD: durante l'ultimo giorno di esistenza dell'umanità seguiamo le vicende del giovane cadetto Masato e della sua amata Tamami, un'aliena in grado di cambiare forma a suo piacimento (in questo caso l'aspetto di una ragazza). La società degli uomini ha ormai raggiunto le massime vette di conoscenza e tecnologia e si avverte una sorta di nostalgia per i tempi passati. In questo frangente si muove Rock, il capo di Masato, il quale non fa che eseguire le direttive di un gigantesco cervello elettronico che controlla la città (ce ne sono solo altre quattro nel mondo). Quando la macchina entra in conflitto con il cervello elettronico di un'altra metropoli, la catastrofe si abbatte sull'umanità. Sia i nostri protagonisti che Rock riescono a fuggire e a trovare scampo presso la base esterna alla città del dottor Saruta (il nome non vi è familiare?), scienziato formidabile che si occupa, anche se non proprio con successo, di preservare le forme di vita della Terra. Una straordinaria catena di eventi porterà all'olocausto atomico e alla fine dell'umanità. A sopravvivere è soltanto uno... Ed è a questo punto che Tezuka porta la narrazione su vette altissime: pagine su pagine che trasudano poesia e amore per la vita, fantascienza epica, riflessioni sulla vita, sulla morte, sullo scorrere del tempo, il tutto in una dimensione cosmica, come cosmiche sono la vita e la fenice. Infine ci si ricollega al libro dell'Alba, e lì non si può non rimanere a bocca aperta: che Tezuka avesse concepito tutto fin dall'inizio? Senza dubbio aveva un'idea organica e ben sviluppata nella sua mente. Un libro di assoluta bellezza che penso possa essere capito e apprezzato da chiunque, di qualunque cultura egli faccia parte. A mio avviso il manga de La Fenice merita di essere letto anche solo per questo volume.

Libro di Yamato
Il racconto che mi è piaciuto di meno, più che altro per un'eccessiva dose di trovate umoristiche che forse stonano troppo con alcune dei temi trattati (e specie dopo aver letto il tragico Libro del Futuro). Comunque, nel quarto tomo la storia prende spunto dalla leggenda di Takeru Yamato ed è ambientata nel periodo Kofun, all'incirca nel IV secolo dopo Cristo. Il re di Yamato è intento a redigere una storia del Giappone più obiettiva possibile; nella tribù Kumaso, qualcuno sta facendo la stessa cosa, solo in modo più parziale. Un tentativo di assassinio del re di Kumaso da parte di Yamato farà sì che la fenice intervenga nelle vicende degli uomini... Ho apprezzato molto la sequenza degli uomini e donne che si seppelliscono in segno di protesta per la costruzione di una grande tomba reale, facendo l'occhiolino a storie tradizionali della cultura giapponese, nonché scoprire che Takeru Yamato è direttamente connesso con alcuni personaggi del libro dell'Alba...

Libro dell'Universo
Sarà che adoro la fantascienza, ma ho amato molto questo libro che, in diverse sequenze, mi ha ricordato il capolavoro 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. Sempre nel quarto tomo, un gruppo di astronauti scopre che uno dei loro compagni è morto lasciando come unico messaggio "io sarò ucciso". Spaventati, i quattro lasciano la stazione spaziale rifugiandosi in anguste capsule di salvataggio; a lasciare la base è anche una quinta capsula, quella prevista per il compagno ora defunto... Attraverso dei comunicatori a distanza, i protagonisti della vicenda parlano delle loro opinioni e relazioni con il morto, cercando di capire le ragioni che abbiano condotto al suo decesso. Siamo di fronte a un meraviglioso pretesto per sviluppare la psicologia dei singoli personaggi. Gli ultimi due sopravvissuti al viaggio nello spazio e la capsula misteriosa che continua a seguirli giungono, infine, su un pianeta in cui ogni legge naturale è completamente sconvolta: la distruzione provocata da una tempesta si riavvolge come il nastro di una cassetta, riportando tutto allo stato precedente; le piante camminano e volano come fossero animali e gli animali invece hanno l'aspetto di enormi piante che sanguinano e restano immobili (e in ciò c'è qualche riferimento al mito greco di Polidoro figlio di Priamo ed Ecuba). I due sopravvissuti scoprono quindi con orrore la verità che si cela dietro a questi fatti inspiegabili e che ciò è collegato al loro compagno morto e a un misterioso uccello mutaforma... Non mancheranno scene crude e sviluppi drammatici. Un libro splendido, che lascia con un profondo senso di tristezza alla fine. Dal punto di vista grafico è una delle storie più sperimentali di Tezuka, tant'è che a volte ho fatto parecchia fatica a ricollegare tra loro le vignette e i balloon, ma non è nulla che non si possa superare.

Libro del Mito
Si torna nel passato, precisamente nel periodo Nara, corrispondente all'ottavo secolo dopo Cristo. La storia, dipanata nel quinto e nel sesto tomo, si focalizza su due personaggi: l'efferato Gao, privo di un occhio e di un braccio per un incidente avvenuto subito dopo la sua nascita, e Akanemaru, aspirante scultore che ha la fortuna/sfortuna di perdere l'uso di una delle braccia a causa proprio di Gao. All'inizio ho detestato questo personaggio: non fa che arrabbiarsi con chiunque e uccidere a destra e a manca uomini, donne e bambini. Col tempo però, e grazie soprattutto a un saggio monaco incontrato lungo il cammino, Gao cambierà profondamente e la sua vicenda si ricollegherà inaspettatamente con quella di Akanemaru, intento a scoprire di più sulla fenice allo scopo di scolpirla. Straordinario il "sogno" in cui egli conosce "personalmente" l'uccello di fuoco. I due finiranno per sfidarsi a colpi di sculture... Chi la spunterà? Un libro, quello del Mito, incentrato parecchio sul buddismo (pane per i denti per chi come me n'è incredibilmente affascinato) e su alcuni curiosi fatti storici inerenti l'arte dei templi buddisti. Un'ennesima prova della grande abilità narrativa di Tezuka, il quale collega fatti e personaggi con ingegno e maestria assoluti.

Libro della resurrezione
Facciamo nuovamente un salto nel lontano futuro dell'umanità. Questo libro, compreso nel settimo e nell'ottavo tomo, si focalizza sulla bizzarra serie di eventi occorsa a Leona, morto in uno strano incidente stradale e "resuscitato" dai medici. Non appena aprirà gli occhi, vedrà gli umani attorno a sé come cumuli di fango o segatura, mentre un robot dall'aspetto orrendo sarà per lui una bellissima ragazza, e se ne innamorerà. Dietro al suo incidente, un complotto connesso alla piuma sacra di un uccello leggendario... Sebbene in alcuni punti mi abbia un po' annoiato, i temi relativi al rapporto tra umani e robot hanno trovato il mio gradimento, così come l'inaspettata comparsa alla fine del racconto di un personaggio visto in precedenza.

Libro del manto di piume
Ancora nell'ottavo tomo, troviamo un brevissimo racconto disegnato su pagine a sfondo nero e ispirato a un mito giapponese in cui tutto ruota attorno a una misteriosa ragazza il cui singolare mantello passa di mano in mano nel tempo, per poi essere dimenticato col passare degli anni. L'intera vicenda è ambientata nello stesso luogo, tanto che le vignette illustrano tutte la medesima inquadratura: a cambiare e a spostarsi sono soltanto i personaggi, alla stregua di un palcoscenico del teatro tradizionale Nō. Tra i racconti meno efficaci de La Fenice, il Libro del manto di piume resta comunque degno di attenzione per la sua peculiarità.

Libro della nostalgia
Nel nono e nel decimo tomo, Tezuka torna alla narrazione fantascientifica, affondando però le radici del racconto in un intreccio dal sapore biblico. Una coppia in fuga dalla Terra giunge su Eden 17 allo scopo di viverci per sempre. Di lì a poco, a sopravvivere sarà soltanto la ragazza, Romi, che porterà in grembo un bambino e che per assicurarsi una discendenza prende una decisione terribile: ibernarsi periodicamente e copulare con suo figlio Cain e via via con i suoi discendenti. Intanto la fenice decide di intervenire e di modificare il corso della storia dando vita a una nuova razza nata dall'incrocio tra un umano e una moopie (l'alieno mutaforma visto nel libro del Futuro). Passano decide e decine di anni: la nuova razza è ormai abbastanza evoluta grazie anche agli incoraggiamenti della loro ormai anziana regina Romi. A questo punto la storia si focalizza su Com, un piccolo umano-moopie e sui suoi sforzi atti a far tornare sulla Terra la sua regina Romi; ella infatti prova una grande nostalgia (da qui il titolo dell'opera) per il suo pianeta natale. Naturalmente il ritorno verso casa non sarà facile e anzi i pericoli lungo il viaggio saranno molti... Ho adorato i riferimenti al Libro dell'Universo (la nave trovata nello spazio priva di equipaggio) e la (per me prima) comparsata di Black Jack (ovviamente qui sotto altre spoglie). Poetico e amaro il finale, con tanto di colte citazioni da Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry. Nulla da dire sul disegno, sempre consono agli elevati standard dell'autore, e sulle vignette, meno sperimentali di altri volumi dell'opera e quindi facili da seguire.

Libro della guerra civile
Uno dei libri più densi di avvenimenti dell'intera opera, tant'è che l'undicesimo e il dodicesimo tomo che lo racchiudono sono particolarmente voluminosi. Sintetizzando la trama, ci troviamo nel passato e precisamente nell'epoca della Guerra Genpei combattuta alla fine del XII secolo tra i clan dei Taira e dei Minamoto per il dominio della corte imperiale, rappresentata da Tezuka come una sequela interminabile di scontri all'insegna dell'eterna lotta per il potere: la storia però prende le sue mosse dagli umili e più precisamente dal taglialegna Benta e dall'amore della sua vita Obu, i quali però saranno sballottati da un luogo ad un altro, tra palazzi imperiali, battaglie e personaggi storici; l'uno si ritroverà suo malgrado a vestire i panni dei detestati samurai che gli hanno rovinato la vita, l'altra invece verrà addestrata come dama di corte per compiacere il vecchio e viscido Taira no Kyomori, ossessionato dal sangue salvifico della fenice (qui, in realtà, un mero pavone), del quale finirà comunque per innamorarsi; Benta intanto troverà un'altra donna, Hoen, ma non smetterà mai di cercare Obu e si unirà alla battaglia del giovane e abile combattente Minamoto no Yoshitsune, il quale che non guarda in faccia a nessuno pur di raggiungere i suoi scopi. I personaggi sono moltissimi, così come parecchi sono i riferimenti all'Heike Monogatari, romanzo epico del XIV secolo. Sebbene abbia avvertito una notevole sensazione di pesantezza durante la lettura (complice anche vari impegni universitari e la mole del libro, all'incirca seicento pagine complessive) e un certo fastidio nei confronti delle trovate umoristiche un tantino eccessive (d'accordo le battute nei balloon, ma far parlare dei dignitari del XII secolo tramite telefono fisso, insomma...), nel finale il Libro della Guerra Civile raggiunge le tipiche vette altissime a cui La Fenice ci ha abituato negli altri volumi: Tezuka, tramite lo splendido racconto della scimmia Akabei e del cane Shirobei, ripropone ancora una volta il tema della metempsicosi, ricollegandosi tra l'altro a un personaggio fondamentale già visto nel libro del Mito...

Libro della vita
L'ennesima prova della bravura di Tezuka nel narrare storie di genere fantascientifico e soprattutto intrise di temi pionieristici. Nel tredicesimo tomo, tutto ha inizio da uno spaventoso reality-show la cui attrattiva è l'uccisione di animali clonati da parte dei cosiddetti hunters. Il programma però non riceve gli ascolti desiderati e il signor Aoi, a capo dello show, decide di clonare gli esseri umani cercando di aggirare la legge che lo proibisce. Si recherà quindi in Sudamerica, dove una comunità di indios ha scoperto il segreto della clonazione animale e umana grazie a un misterioso essere alieno dal volto di uccello... Per Aoi sarà l'inizio di una drammatica vicenda che lo vedrà direttamente coinvolto nel suo stesso, depravato progetto e che lo assillerà dei dubbi esistenziali di ogni essere umano: come si può uccidere un essere vivente senza battere ciglio? Cyborg e malati in stato comatoso-vegetativo vengono compianti e nessuno si addolora per la morte di un clone umano!, pensa Aoi... C'è poco altro da aggiungere: un libro degno della grande letteratura fantascientifica del Novecento che strizza l'occhio al racconto, datato 1924, La preda più pericolosa di Richard Connell.

Libro degli esseri fantastici
Ancora una volta, l'autore ci catapulta nel passato quasi mitico del Giappone, immergendoci nel tema della storia che si ripete ai fini dell'espiazione di un crimine. In questo caso, ad averlo compiuto è Sakonnosuke, un guerriero il cui unico obiettivo è di uccidere, per motivi personali, una monaca che si dice viva da ottocento anni. Una volta portato a compimento il suo scopo, Sakonnosuke si ritrova in una sorta di dimensione spazio-temporale che si riavvolge su se stessa, cosa che lo riconduce indietro nel tempo e lo collega ad altri mondi e dimensioni. Indossando i panni della stessa monaca che aveva ucciso, è costretto a curare "esseri fantastici" giunti da ogni dove, finché la leggendaria fenice non gli rivela una terribile verità... Nonostante l'intreccio si basi su una storia abbastanza conosciuta, Tezuka ha però la capacità di trasporlo in modo molto personale, tra l'altro ispirandosi alle pitture di yokai ("spiriti") del celebre pittore giapponese Tosa Mitsunobu. Anche questo racconto è incluso nel tredicesimo tomo.

Libro del Sole
Gli ultimi tre tomi de La Fenice rappresentano la massima espressione della tematica della reincarnazione tanto cara a Tezuka: qui l'autore decide di intrecciare passato, futuro, religione e mitologia in un unico e coinvolgente racconto. Protagonisti della "doppia storia" sono fondamentalmente due: Harima, un guerriero coreano del VII secolo d.C. il cui viso, a seguito di una battaglia, è stato sfregiato e sostituito con la testa scuoiata di un lupo e che suo malgrado finirà in Giappone ritrovandosi invischiato nella guerra Jinshin scoppiata tra Ōtomo e Ōama per la successione al trono imperiale; Suguru, una spia del XXI secolo appartenente al gruppo ribelle degli Shadow ("ombra") in opposizione al culto della Luce, il quale adora un uccello di fuoco rinchiuso in un tubo di vetro e costringe gli abitanti di Shadow a vivere di stenti nel sottosuolo, lontano dalla luce del sole... A differenza del Libro dell'Alba, in cui molti dèi della mitologia giapponese erano rappresentati come esseri umani (secondo la tesi di filosofia della storia denominata "evemerismo"), qui Tezuka ci mostra un tripudio di divinità pagane che, proprio come gli uomini, si fanno al guerra tra loro: da un lato le divinità shintoiste autoctone (i tengu, canidi, gli oni, che vengono ricollegati magistralmente al Libro degli esseri fantastici), che vogliono difendere la loro sopravvivenza e autonomia, e dall'altro i bodhisattva buddhisti (in particolare i quattro Re Celesti), che vogliono imporre il buddhismo nell'arcipelago giapponese. Straordinario il modo in cui Tezuka ci fa balzare dal passato al futuro attraverso espedienti narrativi e grafici che mi hanno ricordato persino la Commedia dantesca (una sorta di "e caddi come corpo morto cade" come punto di passaggio da una scena all'altra). La poetica sulla vita, sulla morte e sulla religione dell'autore trova nel Libro del Sole la sua più elevata manifestazione, in un finale davvero poetico e intriso di simbolismo.

Per concludere...
A questo punto mi sembra doveroso fare qualche cenno sull'edizione italiana a cura della Hazard: se da un lato il prezzo piuttosto elevato di ogni volume - si oscilla dai 9 ai 13,50 € - potrebbe scoraggiare i più giovani, dall'altro sono convinto che ogni volume valga tutti i soldi spesi. Le traduzioni a cura di Francesco Nicodemo, a parte qualche errore di stampa abbastanza trascurabile lungo tutta l'opera e l'eccessiva quantità di note a piè di pagina in alcuni volumi (tra queste, diverse sono segnalate con un asterisco per poi risultare assenti), sono comunque ottime; la qualità della carta è buona e al tatto dà una sensazione di antico che ben si sposa con l'opera in questione. Inoltre ogni volume è provvisto di una bella sovraccoperta colorata e lucida.

In definitiva (e intanto mi complimento con chi è riuscito ad arrivare fin qui), La Fenice è un'opera magistrale degna di lode in pratica sotto ogni punto di vista: che si tratti dello stile di disegno unico nel suo genere nella sua semplicità coadiuvata a ricercatezza e dettagli, o dello sperimentalismo "cinematografico" sempre accattivante delle tavole o ancora di temi universali intriganti e maturi, il lettore non può restare indifferente di fronte a questa vera e propria opera letteraria, culturale e filosofica narrata con maestria e grande potenza espressiva.


 1
Akeiron

Volumi letti: 15/16 --- Voto 2
La più brutta opera di Tezuka che io abbia letto. Con questo sorprendente commento (sorprendente per me quando l'ho letta, e forse per molti fan del dio dei manga), potrebbe terminare la mia recensione.
Avendo apprezzato tantissimo altre opere dello stesso autore (Ayako, MW, Kirihito, Don Dracula, La Storia dei Tre Adolf), la delusione che ho provato leggendo "La Fenice" non ha praticamente eguali. Anche "Kimba" e "Astroboy" non mi avevano entusiasmato, ma in fondo sono opere immature e troppo vicine a Disney per suscitare grande interesse a uno che Topolino lo legge da più di vent'anni, da quando era piccino piccino.

"La fenice" però è davvero noioso. Il lavoro di una vita del maestro si riduce a una raccolta di idee non troppo originali; tutto considerato, è facile trovare autocitazioni da altre opere, rispetto alle quali quanto si vede svolgersi è una pallida imitazione. Nei numeri migliori (il terzo e il dodicesimo) si coglie un'eco pesante dei lavori più famosi (Astroboy e Black Jack), in altri quello delle opere storiche (I libri della guerra civile e il libro del sole).

Sorge il sospetto che "La fenice" sia in realtà un sottile scherzo del maestro: come l'animale mitologico nasce dalle ceneri, cioè da scarti della combustione, l'opera omonima nasce dalle ceneri dal genio di Tezuka, che brucia assai più luminoso in altri luoghi.
Questo parto del nostro soffre, per quanto mi riguarda, di difetti innumerevoli, tra cui forse il meno importante è il riferimento a dettagli culturali e a valori che non sono universali. Si ha come l'impressione che Tezuka qui compia una passo falso; come se la spinta innovatrice di un grande autore qui venga sostituita da un vago rigurgito reazionario.
Può anche essere che io non abbia capito l'opera, ma può anche essere che non ci sia niente da capire.

A mio avviso tra i numeri più illeggibili figurano: il libro di Yamato, il libro dell'universo (che però potrebbe piacere ai più giovani in quanto avventuroso), il libro del mito e il libro della nostalgia. Salverei, come già detto, il libro del futuro, il libro della vita e il libro degli esseri fantastici. Ma nemmeno questi gridano al capolavoro.

Mi dispiace molto per Hazard, che ha avuto coraggio a pubblicarlo, ma di Tezuka è da comprare tutto, tranne quest'opera, a meno che non siate studiosi di Tezuka o fan sfegatati, disposti a leggere qualunque sua opera purché sia.

Caniderrimo

Volumi letti: 14/16 --- Voto 10
"La saga <i>La Fenice</i> parla della persistenza della vita in ogni momento, ma racconta anche la storia del suo creatore, e del Giappone moderno. È una storia di scoperta, sviluppo, distruzione, reinvenzione, e della determinazione a vivere al massimo ogni singolo minuto."
(Helen McCarthy, da Icon: Osamu Tezuka, il dio del manga)

<b>Storia</b>
Nel 1954 su <i>Manga Shonen</i> apparve un fumetto a puntate chiamato <i>Hi no Tori</i>, ispirato alla leggenda della Fenice ed al cartone animato russo del 1947 <i>Il cavallo matto</i> di Ivan Ivanov-Vano. A causa della chiusura della rivista venne però interrotto dopo soli otto episodi.
Nondimeno a Tezuka questa idea piaceva molto e quando nel 1956 la rivista <i>Shojo Club</i> lo contattò perché scrivesse una nuova storia sulla scia del successo ottenuto dalla <i>Principessa Zaffiro</i>, pensò di riutilizzare il medesimo soggetto.
I tre racconti che furono prodotti parlano di un principe egiziano e di una schiava che bevendo il sangue dell'Uccello di fuoco ottengono tremila anni di vita e che attraverso una serie di reincarnazioni vengono destinati ad incontrarsi ed innamorarsi continuamente l'un l'altra.
Per nostra fortuna la cosa non terminò qui e Tezuka decise di utilizzare la Fenice per creare un'opera che coprisse l'intera storia dell'umanità. Iniziò così a riorganizzare quel suo primo racconto a puntate e lo pubblicò su <i>COM</i>, rivista da lui stesso fondata, nel 1967.
L'<i>Alba</i> divenne così il primo capitolo ufficiale di quella che Tezuka disse poi di considerare il lavoro della sua vita e venne seguito negli anni successivi da altre storie. Nel 1973 però <i>COM</i> fallì e a Tezuka venne proposto di continuare a pubblicare <i>La Fenice</i> su <i>Kibo-no-Tomo</i>, ma lui ritenne che i temi trattati in quest'opera fossero troppo complicati per essere pienamente compresi dai suoi giovani lettori, così al suo posto propose <i>Budda</i>, una biografia romanzata della vita di Siddharta.
Nonostante questo, e pur essendo sempre oberato da numerosissimi incarichi, continuerà a scrivere nuovi episodi di <i>Hi no Tori</i> fino alla morte, testimoniando quanto per lui fosse importante questa saga.

<b>Trama</b>
Le diverse storie di cui si compone la Fenice si possono distinguere in due filoni fondamentali: quello storico e quello fantascientifico.
Tezuka le scrisse alternandole l'una all'altra e facendole avvicinare temporalmente sempre più tra loro. Se infatti l'<i>Alba</i> (i primi due volumi) ci parla delle origini preistoriche del Giappone ed il <i>Futuro</i> (il terzo volume) dell'ultimo giorno della specie umana, i racconti storici successivi avanzano cronologicamente rispetto ai precedenti, mentre quelli fantascientifici retrocedono sempre più nel tempo. In questo modo l'autore aveva intenzione di arrivare a parlare del presente, chiudendo il ciclo di quest'epica cosmica con ciò che gli stava più a cuore, ovvero i problemi della sua epoca.
La morte gli impedì di portare a termine questo progetto e tuttavia il <i>Sole</i>, pubblicato postumo, rappresenta nondimeno un finale ideale. In questo infatti ci viene presentata una storia in cui il protagonista nel 663 d.C. sogna il suo alter ego che agisce nel futuro, e quindi un racconto che unisce i due filoni chiudendo a modo suo il ciclo.
Questo libro ha poi anche un'ulteriore particolarità rispetto agli altri: qui non è presente quella de-mitizzazione che si ritrova in quelli precedenti. Gli esseri mitologici e gli dei della tradizione Giapponese, che in precedenza venivano interpretati da esseri umani, nel <i>Sole</i> si manifestano in un numero e in una quantità di forme infinite, a cominciare dallo stesso protagonista, un uomo-lupo molto sui generis.
A dire il vero già negli <i>Esseri Fantastici</i> le creature mitiche erano stati rappresentate nella forma che imponeva loro la tradizione, ma per farlo Tezuka era ricorso ad un escamotage che in qualche modo giustificava la loro presenza. Al contrario nel <i>Sole</i> non è data alcuna spiegazione per la loro esistenza se non il fatto stesso che esistono.

<b>Temi principali</b>
I temi che tratta <i>La Fenice</i> sono davvero numerosi, ma il principale è senza dubbio il rispetto e la dignità della vita di tutte le creature del cosmo. Certo molti altri fanno la loro comparsa tra le sue pagine, eppure tutti (il pacifismo, il problema della vita artificiale, rappresentato da vari robot ed esperimenti genetici, la vanità degli uomini, l'amore, l'odio, la redenzione e molti ancora) derivano essenzialmente da questo.
Innegabile è poi la forte influenza che il pensiero buddista ha avuto su tutta l'opera, tanto che alcuni libri sono in larga parte dedicati all'analisi della trasformazione del buddismo dal punto di vista storico. Palese è la critica contro la decadenza dilagante tra i monaci ed i templi che si fanno invischiare negli affari mondani e desiderano acquisire un potere temporale tradendo così la loro vocazione spirituale. Il culmine di tutta questa invettiva è forse la scelta del bonzo Rôben di diventare un budda vivente (Sokushinbutsu) nel <i>Mito</i> (volumi 5 e 6).

<b>Personaggi</b>
Nonostante l'elevatissimo numero di personaggi, tutti ottimamente caratterizzati, che popolano i mondi della <i>Fenice</i> nessuno riesce ad elevarsi al di sopra degli altri e questo, a dispetto di ciò che potrebbe sembrare, è un grandissimo pregio. Il vero protagonista di <i>Hi no Tori</i> è infatti quello che ognuno di questi attori lascia con la propria storia a chi legge, un tema su cui Tezuka ha sempre insistito e che ho già ricordato poc'anzi: il rispetto e la dignità di ogni vita.
Nonostante quanto ho scritto ci sono però due personaggi che nella visione d'insieme dell'opera riescono a distinguersi dagli altri, se non altro perché compaiono entrambi in quasi tutti i libri. I due a cui mi sto riferendo sono Saruta e, ovviamente, l'Uccello di fuoco.

Per quanto riguarda la Fenice i ruoli che assume sono molteplici (può anche cambiare forma), a volte addirittura non appare che per poche vignette nell'intero racconto, eppure ogni sua manifestazione resta estremamente significativa ed il messaggio che lanciano le sue parole chiaro ed incisivo. Ma questo non significa che l'incontro con questa creatura sia necessariamente un fatto positivo, anzi, spesso si rivela essere una maledizione.
La Fenice sa essere estremamente gentile così come tremendamente crudele, ma non è un dio, non interferisce negli affari del modo se non strettamente necessario, è piuttosto la rappresentazione della volontà dell'universo, l'animale cosmico, Cosmozoon, come viene chiamato nel film del 1980 a lei dedicato.
L'Uccello di fuoco resta un personaggio dannatamente ambiguo, e forse per questo così affascinante.

Dall'altra parte della barricata c'è Saruta, forse colui che meglio rappresenta l'umanità: intrappolato in un tragico destino è costretto a scontare le colpe commesse in un'altra vita (o in un altro libro) con una serie di sofferenze apparentemente senza senso. Saruta è in balia del suo karma che, pur con molte fluttuazioni, resta in linea di massima negativo.
Nonostante il lettore sia molte volte portato a parteggiare per lui ci si deve rendere conto che la pesante ombra che Saruta si porta dietro e di cui non riesce a liberarsi è la stessa che l'umanità, con i suoi ripetuti sciocchi errori, guarda indolente proiettarsi sul suo futuro.
Il pessimismo sulle sorti dell'umanità incarnato da questo personaggio è davvero sconfortante, l'altra faccia della medaglia della speranza di cui è portatrice la Fenice.

<b>Disegni</b>
Per i disegni della <i>Fenice</i> Tezuka utilizza il suo classico tratto morbido e disneyano, gag incluse, che si adatta perfettamente a questo tipo di opera. A dire il vero in alcuni racconti è leggermente più realistico che in altri (penso al <i>Libro della Vita</i>, che tra l'altro rielabora una storia scritta nel 1967, <i>Uomini, riunitevi!</i>), ma in linea di massima resta sempre sugli stessi livelli.
Ma la cosa fondamentale da notare è il magistrale utilizzo di tecniche cinematografiche di cui Tezuka fa uso lungo tutta l'opera e la presenza di un gran numero di invenzioni grafiche. Molte sono notevoli, ma in particolare una mi ha colpito: dei soldati nel <i>Libro della Guerra civile</i> che uccidendo degli innocenti fanno a pezzi assieme a loro anche la vignetta in cui si trovano. Detta così pare una stupidaggine, ma pensandoci un po' su ci si accorge che è la stessa identica cosa che ha fatto Lucio Fontana con i suoi tagli sulla tela. Ma a differenza delle opere di quest'ultimo, che non sono che una provocazione fine a se stessa (efficace certo, ma puramente intellettualistica), il gioco visivo di Tezuka è inserito in un contesto ed assume un significato importante.
La vignetta che si spacca, il mondo del manga che di fronte ad una così assurda crudeltà si lacera e si unisce al nostro, sottolineano ed amplificano enormemente un'ingiustizia sostanziale, quasi rivolgendo al lettore una precisa domanda: ti sembra giusta una cosa del genere? Sta ben attento perché questo non accade solo qui dentro ma anche fuori lì da te.

<b>Edizione</b>
L'edizione con cui Hazard ci porta in Italia <i>La Fenice</i> è abbastanza buona e rientra negli standard di questa casa editrice: sovracopertina, carta gialla con leggera trasparenza, numero di pagine per volume elevato, così come il prezzo che oscilla tra i 9.00 e 13.50 euro in ragione dell'ampiezza del libro in questione. Non che costi più delle altre opere di Tezuka nel catalogo di questo editore, tuttavia l'elevato numero di volumi la rende una spesa considerevole.
D'altro canto la Hazard commette una discreta quantità di errori questa volta: alcuni di adattamento, come il classico punto esclamativo al posto di quello interrogativo, la pagina 139 del volume otto stampata due volte (quella mancante,la 138, fortunatamente non essenziale ai fini della storia, è stata aggiunta al termine del nono volume), ma soprattutto la cosa più grave è che mancano delle note esplicative. O meglio nei ballon viene aggiunto un rimando che non rimanda a niente perché la relativa nota non si trova da nessuna parte.
Comunque una buona edizione in quanto queste sviste non intaccano il piacere della lettura, ma si poteva fare di meglio.

<b>Conclusioni</b>
Una volta c'era una parola, non proprio bellissima a dire il vero ma molto espressiva, che credo si adatti perfettamente alla <i>Fenice</i>: weltanschauung.
Già perché <i>La Fenice</i> è una di quelle opere che hanno la capacità di modificare la visione del mondo di una persona e questa, io credo, è una qualità rara. In campo letterario solo tre libri sono riusciti a farlo nel mio caso e <i>La Fenice</i> è uno di questi.
Ovviamente che questo accada a tutti quelli che decidano di leggerla è a dir poco improbabile, ma se anche non succedesse (e per molti sarà così) nondimeno vi troverete tra le mani un capolavoro della letteratura mondiale che, in un modo o nell'altro, vi lascerà sicuramente qualcosa.

<i>La Fenice</i> è davvero una lettura che consiglio senza remore a chiunque, soprattutto a chi ancora crede che il fumetto sia solo e necessariamente una maniera per farsi quattro risate. Il fumetto è un'arte non inferiore in alcun aspetto alle altre forme di letteratura, e di questo si era ben reso conto lo stesso Tezuka agli inizi della sua carriera, quando sulla copertina di Lost Word (1948) aveva scritto: <i>Questo non è un fumetto, è un romanzo.</i>


 2
berserkomane

Volumi letti: 13/16 --- Voto 10
Incredibile come le storie di Osamu Tezuka riescano, anche con disegni estremamente datati e oserei dire quasi "Topolineschi", a colpire il cuore del lettore.
Quest'opera non segue un unico filo conduttore, bensì è divisa in 12 libri con storie differenti, legate dalla presenza di quest'animale leggendario, la fenice, che dona l'immortalità a chi beve il suo sangue. I vari libri che compongono questo manga quindi ruotano attorno alla ricerca di questo animale da parte di uomini sempre diversi, quando ricchi, quando poveri, quando lo cercano con buoni propositi, quando con cattivi e così via; anche le ambientazioni sono sempre diverse e passano dal medioevo antico a un futuro estremamente remoto, tuttavia in ogni storia è sicuramente presente almeno un riferimento o una citazione a un'altra, e ciò a mio avviso rende ancora più interessante la lettura.

Il modo in cui vengono trattate le importantissime tematiche prese in considerazione ci permette inoltre di capire le idee che l'autore si fece a proposito dell'immortalità e anche della divinità, e ci permette quindi di confrontarci con lui.
In definitiva penso che questo manga debba essere letto da tutti gli appassionati di fumetto in generale solo per la filosofia e per la capacità di far riflettere di cui è dotato.
Un bel 10 non glielo toglie nessuno

berserkomane

 1
berserkomane

Volumi letti: 13/16 --- Voto 10
Tezuka era davvero un genio e con quest'opera ce lo dimostra. La Fenice fu creato dal Dio dei manga a più riprese dal 67 all'88, ed è la storia in cui l'autore ci presenta le sue teorie sulla vita, sulla storia, sulla natura e sul mondo. L'opera non segue un unico filone narrativo ma è divisa in 12 libri di storie indipendenti (anche se talvolta ci sono dei richiami tra le vicende), nei quali vengono raccontate avventure apparentemente semplici, ma che, se lette con la dovuta attenzione, sanno offrirci emozioni incredibili.
In ogni libro vengono affrontati temi importantissimi con una semplicità incredibile, come solo Tezuka ha dimostrato di saper fare.
Io davvero dopo aver letto La Fenice non ho più trovato opere in grado di farmi provare emozioni simili.
L'unico problema sono gli elevati prezzi attribuiti ai volumi che, benché abbiano quasi tutti un minimo di 250 pagine, raggiungono anche 13.50 €; volendo però, visto che le storie sono autoconclusive o al massimo raggruppano 2 volumi, si può provare anche un solo volume per rendersi conto che tipo di manga sia (consiglio il 3 che a mio avviso è il migliore).
Non ho neanche parlato del tratto dell'autore perché non è assolutamente rilevante in quanto, anche se è un po' datato e difficilmente digeribile, la bellezza delle storie ce lo fa superare.
In conclusione do 10 a questo manga, e dico che chi crede che un fumetto non sia comparabile a un libro non ha mai letto La Fenice.

Bullywug

 1
Bullywug

Volumi letti: 12/16 --- Voto 10
Un capolavoro di filosofia con trame avvincenti, personaggi che diventano persone e grandi temi trattati in maniera lieve approfondita. Nei vari volumi si vede come quest'opera abbia influenzato, tra gli altri, il grande Stanley Kubrick nella realizzazione di 2001 Odissea nello spazio (cfr. la Biografia in manga di Tezuka). Per chiunque apprezzi il fumetto d'autore, quest'opera è <b><u>da non perdere</u></b>.

Tina

 1
Tina

Volumi letti: 8/16 --- Voto 10
<b>Tratto dalla sovracopertina</b>: Fin dagli esordi della sua carriera, Tezuka desiderava cimentarsi con un'opera cosmica in cui esprimere la propria concezione del mondo e della vita, della natura e della storia. Dopo un primo tentativo del 1956, La Fenice (Hi no Tori,"Uccello di Fuoco") impegnò Tezuka a più riprese - tra il 1967 e il 1972, il 1970 e il 1980,fino al 1988, cioè per tutto il corso della sua evoluzione umana e artistica.
Tutta l'opera si articola in dodici cicli: L'Alba, Il Futuro, Yamato, L'Universo, Il Mito, La Resurrezione, Il Manto di Piume, La Nostalgia, La Guerra Civile, La Vita, Gli Esseri Fantastici e il Sole.

<b>La mia opinione</b>: Per chi fin da piccola, come me, conosce anche le altre opere, non solo cartacee, ma anche animate di Tezuka (Principessa Zaffiro, Black Jack, Astro Boy) prova un misto di nostalgia e meraviglia per questa opera, che tratta senza pretese le tematiche più varie, dal passato al futuro, dalla realtà alla fantascienza, dall’amore all’odio senza censure o pudori. Affronta situazioni estremamente violente e drammatiche evitando i facili moralismi, anzi a volte esasperando queste situazioni fino a romperle magari con un siparietto comico, caratteristica che ad alcune può sembrare un difetto, ma che secondo me è la dimostrazione della profonda consapevolezza del maestro, che ci permette di “ridere” quando abbiamo voglia di piangere.
Il suo tratto inconfondibile, lineare, pulito, quasi fanciullesco, illustra le storie con trovate veramente originali nonostante la loro semplicità, per esempio: quando quattro astronauti si trovano a dovere evacuare la loro astronave ed ognuno scappa in una capsula di salvataggio singola. Le vignette piccole e claustrofobiche (proprio come le capsule) si articolano in orizzontale, da una pagina all'altra, mentre gli astronauti si parlano via radio, ma con il passare del tempo qualcuno si disperde e la sua vignetta diventa nera e silenziosa, mentre gli altri cercano di contattarlo ancora, ma invano.
Infine, non è possibile descrivere a pieno quest'opera del maestro Tezuka, quindi non mi rimane altro che consigliarvi caldamente: cercatelo in fumetteria e anche se non trovate tutti subito (attualmente è arrivato al numero 8) non importa perché la maggior parte delle storie sono indipendenti, quindi perfettamente godibili singolarmente.
Tina

Cicco

 1
Cicco

Volumi letti: 2/16 --- Voto 9
Nel 1946, dopo aver conseguito la laurea in Medicina all’Università di Osaka, Osamu Tezuka debutta nel mondo nell’illustrazione con Il Diario di Ma-chan (Ma-chan no Nikki-cho).
Nel 2006 ricorrono i sessant’anni da quest’evento e Animeclick, in collaborazione con l’Hazard Edizioni, l’unica casa editrice grazie alla quale possiamo leggere i manga del sensei in italiano, vi presenterà un avvicinamento a quest’autore e alle sue opere, alle quali troppo spesso non viene data nel nostro paese la visibilità meritata, nel solito stile che ci contraddistingue: ogni tre settimane sarà pubblicata una recensione del primo albo di uno dei manga di Tezuka, nella speranza che sempre più lettori capiscano che nonostante il tratto ormai “superato” le opere di Tezuka rimangono ancora dei prodotti godibili per ogni tipo di lettore.
Il primo manga di questo SPECIALE TEZUKA che durerà per più di tre mesi, è l’ultimo nato in casa Hazard ovvero La Fenice (Hi no Tori, L’uccello di Fuoco), e non poteva esserci manga migliore per iniziare siccome era considerato da Tezuka il suo fumetto più importante, “l’opera cosmica che potesse esprimere la sua concezione del mondo e della vita, della storia e della natura”, alla quale lavorò per tutta la sua carriera dal 1956 alla morte, nel 1989.
La Fenice è diviso in dodici cicli, l’Alba, il Futuro, Yamato, l’Universo, il Mito, la Resurrezione, il Manto di piume, la Nostalgia, la Guerra civile, la Vita, gli Esseri Fantastici e il Sole, contenuti nei sedici volumi dell’opera, il primo di questi, Il Libro dell’Alba, narra la storia d’Itzunagi, ragazzino della tribù dei Kumaso stabilita sulle pendici di un vulcano in cui appare spesso la Fenice, animale mitologico che rende immortali bevendo il suo sangue, e per questa ragione i Kumaso sono sterminati dalle armate della regina Himiko intenzionata ad acquistare la vita eterna. Itzunagi convinto che l’amata sorella sia stata uccisa attacca Sarutahiko, il capo dei nemici, ma non riuscendo ad ucciderlo è viene fatto schiavo di quest’ultimo attratto dalle capacità mostrate dal giovane. Tra i due nasce un rapporto speciale che si svilupperà per tutto l’albo risultando il punto centrare di questo insieme ai diversi scontri tra i personaggi.

Cosa caratterizza questo manga è l’eccezionale capacità di Tezuka non solo di creare un fumetto multidimensionale, ma di riuscire a fare in modo che i diversi livelli che lo compongono siano sovrapposti uno all’altro in modo equilibrato, senza propendere per un piano rispetto l’altro.
Sono presenti, infatti, almeno due livelli: il primo è quello della narrazione della storia in cui si svolgono le azioni dei personaggi; l’altro è il livello dell’analisi dell’uomo e, soprattutto dei sentimenti, delle emozioni, delle paure che lo muovono, qui la fenice da personaggio si trasforma in strumento nelle mani di Tezuka.
E’ presente poi, a mio avviso, un terzo livello del quale per ora posso solo ipotizzare la presenza, ma di cui forse avremo conferma nei prossimi numeri, intendo una possibile narrazione nel corso del manga della storia del Giappone e dei suoi abitanti, dopotutto immagino non sia casuale che l’inizio di questo manga sia ambientato ai tempi delle prime notizie storiche che si hanno del Giappone e che uno di personaggi più importanti porti il nome d’Itzunagi, entità mitologica nipponica grazie al quale si ha la nascita del Giappone.
Aspetto, invece, di questo manga che non piacerà a molti lettori è il tipico umorismo di Tezuka, il quale interrompe scene con forte patos con siparietti comici definibili senza esagerare come demenziali.

Nonostante questo particolare, alla fine poco rilevante, il manga riesce facilmente a coinvolgere il lettore grazie a situazioni emozionanti e personaggi ben costruiti. Non c’è quindi un reale motivo per non consigliare questo manga se non forse il prezzo, molto alto, ma che non poteva essere altrimenti visto il poco successo, immeritato, delle opere di Tezuka in Italia, e non ci resta quindi che sperare che questa situazione cambi.