Tramite il suo sito e i suoi canali social, Dynit ha presentato le edizione home video di Let Me Eat Your Pancreas, Your Eyes Tell e April Come She Will.Arriva in home-video una trilogia live action incentrata su storie di passione, amicizia e profondi sentimenti.

In ogni uscita è compreso un booklet di 8 pagine con interviste e approfondimenti sulle 3 pellicole.
Tratto dal romanzo originale “Kimi no Suizou o Tabetai” di Yoru Sumino
Regia: Sho Tsukikawa
Sceneggiatura: Tomoko Yoshida
DURATA: 115 minuti (extra esclusi)
Tratto da “ALWAYS”
Regia: Takahiro Miki
Sceneggiatura: Yuichi Toyone
DURATA: 122 minuti (extra esclusi)
Tratto dal romanzo: “Shigatsu ni Nareba Kanojo wa” di Genki Kawamura
Regia: Tomokazu Yamada
Sceneggiatura: Genki Kawamura, Yuichiro Kido, Tomokazu Yamada
DURATA: 108 minuti (extra esclusi)
Fonte consultata:
Dynit
Let Me Eat Your Pancreas, Your Eyes Tell e April Come She Will in Home Video!
Arriva in home-video una trilogia live action incentrata su storie di passione, amicizia e profondi sentimenti.
In uscita a fine Ottobre
PRE-ORDINALI SUBITO!

In ogni uscita è compreso un booklet di 8 pagine con interviste e approfondimenti sulle 3 pellicole.
LET ME EAT YOUR PANCREAS
Uno studente delle superiori ritrova per caso il diario di una sua compagna di classe, Sakura Yamauchi. Ma quel diario custodisce un segreto, Sakura soffre di una gravissima malattia pancreatica. I suoi giorni sono contati, ma la ragazza ha deciso di affrontare la tragedia con leggerezza e allegria, e il suo compagno, custode del segreto, decide così di trascorrere sempre più tempo con lei…Tratto dal romanzo originale “Kimi no Suizou o Tabetai” di Yoru Sumino
Regia: Sho Tsukikawa
Sceneggiatura: Tomoko Yoshida
DURATA: 115 minuti (extra esclusi)
YOUR EYES TELL
Un incidente priva Akari di entrambi i suoi genitori e della vista. Nel frattempo, un promettente kickboxer, Rui, vede il suo futuro stroncato quando viene condannato per un crimine. Due persone straziate dalla tragedia si incontrano e si innamorano, dando un barlume di luce alle loro vite.Tratto da “ALWAYS”
Regia: Takahiro Miki
Sceneggiatura: Yuichi Toyone
DURATA: 122 minuti (extra esclusi)
APRIL COME SHE WILL
Fujishiro e Yayoi stanno per sposarsi: lui è psichiatra in un ospedale universitario, mentre lei è una veterinaria in uno zoo. Il giorno del suo compleanno, il primo aprile, Yayoi scompare senza dire nulla lasciandolo solo. Fujishiro, cercando di capire il perché di quella fuga improvvisa ripercorre la sua vita.Tratto dal romanzo: “Shigatsu ni Nareba Kanojo wa” di Genki Kawamura
Regia: Tomokazu Yamada
Sceneggiatura: Genki Kawamura, Yuichiro Kido, Tomokazu Yamada
DURATA: 108 minuti (extra esclusi)
Fonte consultata:
Dynit
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Insomma, la proposta di Dynit mi pare davvero buona, ne sono contenta!
Fatturato: € 14.395.295,00
Utile: € 346.890,00
Ancora un bel po', al netto che il fatturato è in calo.
E di certo non si risolleverebbero con simulcast (preso già tutto da altri, libere rimangono o roba con richieste assurde o buona per perderci soldi, e poi dove li mandi?) o HV (praticamente quasi nessuna serie vende, anche con Terminal a fare da magazzino non ha senso).
Che poi ogni discorso che leggo su Dynit è assurdo e non tiene conto del fatto che si sta parlando di un'azienda bella grande e che non fa solo 4 anime in croce l'anno. Ad esempio tutta la roba di dkidz su AC ovviamente passa sotto traccia, ma esiste e fattura.
Dynit ha comunque circa 3 volte il fatturato di YV.
Detto questo io sono rimasto abbastanza perplesso da questa scelta (e il live action di Pancreas l'avevo visto e mi era piaciuto abbastanza, recupererò probabilmente l'HV senza fretta).
Titoli conosciuti solo in una ristretta nicchia mandati al cinema con risultati penosi (April come she will non è arrivato a 8000€ in tutta Italia) che fanno solo male al cinema orientale.
Nel frattempo ci sono film di Ryusuke Hamaguchi inediti, l'intera filmografia di Kitano o è introvabile o ci sono DVD degli anni 00, ci sarebbero probabilmente mille altri registi giapponesi da scoprire o riscoprire e il risultato di darsi ai live action è stato questo? Tre robe di nicchia mandate a morire e probabilmente mai più nulla perché mandare un film al cinema per perderci soldi non è una buona strategia?
Wow, grandi.
Ho già una mia scaletta di preferenze, ma spero piano piano di riuscire a recuperarli tutti!
E spero davvero che questi non saranno gli unici tre titoli 🤞🏻
Concordo con te sul fatto che la "strategia" dietro queste scelte (tra cui la mancanza di un'adeguata promozione sotto vari profili) porti solo a pensare a tanti punti di domanda che rimangono sospesi nell'aria sopra le nostre teste.
Nello stesso tempo, a me personalmente non piace pensare che le uniche alternative "popolari" cui pensare possano essere Hamaguchi o Kitano.
Approfittando del tuo spunto, mi allargo a una digressione personale (ma neanche tanto).
Come dici giustamente tu, c'è un oceano di titoli nel mezzo (una parte dei quali cerchiamo -non senza fatica e non sempre con 'gratificazione- di far scoprire proprio anche attraverso questo sito) che raccontano quanto può essere accattivante anche il cinema moderno giapponese, di blockbuster e non.
Credo che il ventaglio di proposte dal Giappone sia immenso sotto questo punto di vista: registi/sceneggiatori noti ma di nicchia, oppure giovani, oppure emergenti, tanti attori bravissimi, storie che possono non aver nulla da invidiare a quelle del cinema occidentale (anche qua, blockbuster e non).
Credo che sarebbe addirittura "facile", anziché perdersi a fare selezione da zero in mezzo al mare magnum, pescare da titoli proposti in festival come quello di Udine, dove troppo spesso la maggior parte delle pellicole rimane lì confinata e non esce né si propaga. Ed è un peccato enorme, perché ci sono tanti, ma davvero tanti titoli che sono convinta potrebbero fare risultati buoni anche nei nostri cinema, se lavorati e curati nella maniera adeguata.
Sparo due titoli a caso, i primi che mi vengono in mente: da "figli" del cartone animato Siamo Fatti Così di cui molti di noi sono stati, quanto sarebbe stato bello poter vedere un film come Cells at Work al cinema? Fosse stato un blockbuster americano, già me lo vedo, se ne sarebbe parlato come genialata assoluta.
Da noi invece, già è un miracolo pensare 1) di averlo visto arrivare in streaming 2) arrivare pure "rapidamente" rispetto al rilascio nipponico 3) addirittura doppiato in italiano.
All'altra estremità, ripenso a un titolo come Confetti, sempre passato al FEFF l'anno scorso, giunto persino sul podio: una pellicola delicata, deliziosa, divertente, che tra le altre cose racconta anche di quelle tradizioni popolari giapponesi di cui il mondo intero sembra andare matto. Un film sconosciutissimo, di una produzione lontana dai clamori della Warner, Toho, Shochiku o quant'altro. Eppure a tutt'oggi, al di fuori del FEFF, è un film che (vergognosamente) non ha avuto nessuna distribuzione da noi, nemmeno in streaming. Malgrado i sottotitoli già realizzati per il festival, non è letteralmente uno spreco?! (e per inciso: il regista e lo sceneggiatore sono alcuni dei 4 co-autori del drama Chihayafuru: full Circle attualmente su Netflix, serie bellissima che in Italia non si sta filando quasi nessuno)
La gente sogna il Giappone in lungo e in largo: oltre a manga e anime, i drama e i film live action sarebbero una modalità "comodissima" per avvicinare loro questo sogno. Certo, serve lavorarci per bene, con attenzione e con pazienza.
Eppure continuiamo a non fare -quasi- nulla per accalappiare l'occasione al balzo, o sbaglio?
Lungi da me il pensarlo, ho fatto quelle due citazioni perché sono gli ultimi due registi per cui avevo cercato cosa ci fosse in HV di nuovo o di riapparso (niente, ovviamente), avrei potuto citare Kore'eda di cui ho visto un paio di film su Mubi a inizio anno, Miike o qualunque altro regista nipponico un minimo famoso.
Alla fine in Italia abbiamo avuto Perfect Days che ha fatto incassi meravigliosi (ah, sempre con Yakusho avevo visto Tokyo Sonata sempre su Mubi, bellissimo, cerco su amazon qualche edizione HV e c'è solo roba francese o inglese) e niente, nessuno ci ha nemmeno provato.
Tutto il cinema orientale (non solo giapponese) ha prodotti di qualità e si potrebbe partire dai vincitori di premi o dai film arrivati nei festival e selezionare quelli più commercialmente sensati.
A non esserci è la volontà, e questa scelta di Dynit più che sembrarmi arrivare da chissà quale consapevolezza mi pare più un "portiamo Pancreas visto che l'anime è andato bene e due film dello stesso genere". E facendo così non si va lontano.
E no, non sbagli, purtroppo. (in compenso mi segno Confetti e ti ringrazio per la sua dissertazione)
Dynit sembra aver scelto una nicchia di una nicchia e lo ha abbinato al formato fallimentare della programmazione evento con poca promozione, riciclando quanto fatto con gli anime. E qui mi verrebbe la prima riflessione. Altri in questi anni hanno portato al cinema film orientali, non come evento, non con i medesimi limiti, lasciando ai cinema la libertà di farsi la programmazione. E il loro pubblico lo hanno raggiunto. Possibile che i vecchi editori di anime conoscano solo una alternativa? O forse tale scelta in realtà è un limite solo loro e dei loro agganci e poi ai consumatori raccontino altro? Perché il dubbio personalmente ce l'ho da tempo.
@chibi goku
Penso anche io che abbiano puntato su quello che loro suppongono essere il pubblico di riferimento, con un target più vicino agli anime che hanno pubblicato in passato. O forse è un discorso di opportunità e questi film erano solo più facilmente reperibili?
Sono con te nel pensare che forse se si vuole iniziare a lanciare anche i live action nelle sale come appuntamento fisso, si potrebbe partire di qualcosa di più vendibile, per tastare il terrendo, magari intervallato da altri titoli meno conosciuti. E ci sarebbero tanti recuperi autorevoli nel catalogo degli anni passati che da noi non sono mai passati.
Allacciandomi a Lara, anche io ti consiglio fortemente Confetti.
@zettailara
Di questo argomento abbiamo già dibattuto, e siamo piuttosto allineati.
Come dici c'è uno spreco di materiale a nostra disposizione per quanto riguarda il cinema orientale. Abbiamo la fortuna di avere dei festival che ci danno per lo meno una misura di quali film possano essere più o meno graditi al pubblico (voti di pubblico e giuria, recensioni della critica, ect.), con parte del lavoro di adattamento svolto (sottotitoli in due lingue), eppure sono rari i casi di editori che sfruttino queste opportunità se non i soliti noti. Per vedere nelle sale o in streaming anche solo i film premiati ai festival occorre aspettare del tempo e nemmeno arrivano tutti.
Nei mesi prima dell'estate è stato un susseguirsi di film orientali o ambientati in giappone tra rassegne proiezioni limitate ma comunque in controllo ai singoli esercenti. Spuntati dal nulla e purtroppo poco pubblicizzati, ma ne sono arrivati. Io spesso li ho visti per pura fortuna.
Quindi capisco che poi una proposta come quella di Dynit appaia goffa e superficiale. Si può fare molto meglio e non è solo un discorso di mercato e di pubblico o degli esercenti: queste scuse già lasciavano il tempo che trovavano per gli anime. Bisogna reimparare a curare e vendere i prodotti, temo anche io come Chibi Goku che non si vada molto lontano così. O forse è il momento di fare spazio ad altri...
Concordo poi coi titoli che proponi: Cells at Work poteva vendere benissimo con un argomento per noi non così estraneo. Confetti forse avrebbe necessitato di più promozione, mirata al pubblico giusto, ma è un titolo molto approcciabile anche da chi il Giappone non lo mastica. E la lista sarebbe lunga e non solo di limitata a titoli giapponesi.
A me piacerebbe un po' comprendere le riflessioni che vengono fatte a monte, perché sembra non ci sia proprio un dialogo col potenziale pubblico e quindi il poter attuare una strategia. Chi al momento fa meglio sta trattando i film orientali come normali film stranieri, da proporre in doppia modalità (vo e doppiato) ad un pubblico fidelizzato.
Certo, figurati, avevo intuito che fossero due esempi importanti ma non esaustivi dell'elenco ^^. Diciamo che quanto hai scritto mi ha fatto pensare perché Hamaguchi magari (oddio, anche senza il magari) è un regista che crea opere particolari, belle ma non facilissime. Mi piace pensare invece che si possa giungere al pubblico italiano passando anche e soprattutto per film giapponesi "normali", privi di 'virtuosismi tecnici' ma non certo manchevoli negli altri aspetti, e senza lasciare "al popolo" l'idea che un film asiatico appaia "distante" se magari è "bello ma bizzarro," oppure non facilmente digeribile o comprensibile.
Quanto a Kore'eda, invece, ne approfitto per ricordare che Netflix su di lui ci ha puntato sul fronte della serialità, e ha fatto uscire quelle che per me, sul fronte nipponico, sono due delle produzioni autonome di Netflix meglio riuscite (per i miei gusti, s'intende, non includo Alice in Borderland perché non potrò vederlo mai XD) o "più incantevoli", coi controfiocchi, e sono Makanai (di cui abbiamo fatto anche una multi-recensione qui sul sito tempo fa) e Asura, quest'ultimo del gennaio 2025. Non è più cinema in questo caso, certo, ma credo che non siano nemmeno titoli di punta di Netflix, per cui poterne godere non lo ritengo in ogni caso scontato. Quindi è bello poterne usufruire ^^
Purtroppo Perfect Days temo possa rimanere un caso isolato, nato da un lento tamtam che per fortuna si è propagato nel tempo (con tanta pazienza) fino a noi, se appunto nessuno pensa di fare investimenti seri nel trattare "normalmente al cinema" questo tipo di film. Come farebbe con un film francese, ugandese, canadese o sudamericano, per intenderci.
Ne approfitto per taggare anche @mik0
Probabilmente è inutile dirvi che la penso nello stesso modo. Ciononostante non smetto di credere che sia possibile ambire e sperare in qualcosa di diverso da questa débacle...
Quanto a Confetti, figurati, fosse per me starei ore a parlarne XD E appunto, di film così ne esistono chissà quanti esempi, quello l'avevo in testa in questo periodo per il fatto di avere appunto parte dello staff tecnico (e un attore) correlato al Chihayafuru che citavo sopra ♥
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