Bishoujo Senshi Sailor Moon (da qui in poi semplicemente Sailor Moon), nato dalla matita di Naoko Takeuchi e pubblicato sulla rivista Nakayoshi della casa editrice Kodansha dal 1992 al 1997, nonché trasposto in una popolarissima serie animata andata in onda dal 7 marzo 1992, è un’opera cardine del fumetto e dell’animazione giapponese, in cui è riuscita a lasciare una traccia profondissima che segnerà innumerevoli opere contemporanee o successive.
Unificando shojo, shonen manga e telefilm supereroistici e rielaborando numerosi elementi provenienti da ognuna di queste tipologie di opere, l’autrice è riuscita a creare qualcosa di innegabilmente nuovo, che si impose sulla scena degli anni ’90 diventando uno dei maggiori successi del fumetto e dell’animazione giapponese nel mondo.
 

La brava Naoko Takeuchi confeziona una storia innovativa, avvincente, romantica e profonda, che parla ai giovani degli anni ’90 attraverso un linguaggio, dei personaggi e delle vicende in cui potessero tranquillamente immedesimarsi, ma al contempo, delinea anche numerose ulteriori chiavi di lettura della vicenda, secondo le quali ad ogni personaggio o a numerosi elementi della storia corrispondono una lunga serie di ben precisi simbolismi o riferimenti culturali, elementi di astrologia, mitologia classica occidentale, credenze orientali, letteratura antica greco/romana o asiatica, storia del Giappone, filosofia greca e molto altro.
Per chi, in Italia, sente parlare di Sailor Moon, risulterà quasi sicuramente inconcepibile questo discorso. Sailor Moon gli italiani che hanno vissuto gli anni ’90 la ricordano bene, del resto, e in quella storia non v’era nulla di tutto questo, ma molto probabilmente il nome dell’opera di Naoko Takeuchi sarà ricondotto immediatamente a un cartone animato che faceva furore a quei tempi fra i bambini, che generò una cospicua quantità di merchandising e un altrettanto grande giro di polemiche.
Purtroppo, sulla versione italiana del cartone animato furono operate numerose censure che, pur rendendo ugualmente comprensibile la storia, la epurarono tuttavia da tutti gli elementi “alti” che questa presentava nella sua versione originale, rendendo di fatto impossibile, per chi riconduce il nome “Sailor Moon” unicamente al cartone animato che i bambini adoravano negli anni ’90, credere che dietro la vicenda delle combattenti con la marinaretta ci sia dell’altro ben più profondo.
Scopo di questo articolo sarà dunque un’analisi dell’opera ponendo l’accento sui numerosi elementi culturali e simbolismi in essa presenti.
 

Dal momento che Sailor Moon è un’opera iniziata ormai trent'anni fa e conclusasi da circa venticinque anni anni sia in patria che in Italia, la sua storia dovrebbe essere nota ai più, ma mi preme ugualmente avvisare che, nel caso non si sia visionata la totalità della serie animata o ci si stia avvicinando a Sailor Moon solo in tempi recenti, mediante la lettura del manga recentemente ristampato o la visione della serie più moderna Sailor Moon Crystal, ad esso più fedele,
 
l’articolo conterrà dunque, inevitabilmente, numerosi spoiler sulla trama dell’opera.

Per chi invece dell'opera sa poco e niente e vuole un quadro più generale di essa, della sua genesi, delle sue diverse incarnazioni e del "Fenomeno Sailor Moon" sia in patria che in Italia, rimando alla lettura del seguente approfondimento, il cui contenuto è meno "tecnico" e pressochè esente da anticipazioni.

Usagi Tsukino (& Chibiusa), conigli sulla Luna


Usagi Tsukino (月野うさぎ Tsukino Usagi), la protagonista della storia, è una normalissima quattordicenne pigra e svogliata, ma dotata di grande allegria e gentilezza, che riceve il potere di trasformarsi nell’eroina Sailor Moon, colei che trae i suoi poteri della luna, il satellite del nostro pianeta.
 

Luna il cui ideogramma 月 tsuki compare infatti nel cognome della ragazza, mentre il nome うさぎ usagi è la lettura dell’ideogramma 兎 (usagi, per l’appunto), che significa “coniglio”.
Il nome della ragazza, 月野うさぎ Tsukino Usagi, dunque, è foneticamente affine a 月の兎 tsuki no usagi, “coniglio della luna” (laddove の no, che è possibile scrivere anche col carattere 野, è un complemento di specificazione).
Capita spessissimo, nella storia, che la protagonista venga associata ai conigli, già a partire dalla sua bizzarra pettinatura (chiamata nella storia “odango”, laddove gli odango sono dei dolcetti giapponesi di forma rotonda che ricordano gli chignon della ragazza) che somiglia alle orecchie di un coniglio, nonché nelle numerose volte in cui si mostrano oggetti della sua stanza decorati con fantasie di coniglietti o a forma di coniglietto. Nel fumetto, addirittura, spesso e volentieri l’autrice inserisce nelle vignette la testa di un coniglietto nei dialoghi pronunciati da Usagi o riferiti a lei. Il legame fra Usagi e i conigli in realtà è del tutto simbolico, e legato proprio al fantomatico “coniglio della luna”.
E’ molto comune, in Asia, sentir dire che gli avvallamenti e i crateri della luna ricordino la forma di un coniglio, e intorno a questo è nata la leggenda del coniglio che vive sulla luna e pesta l’impasto per il mochi (di cui, ad esempio, è possibile trovare una parodia nel manga Dragon Ball di Akira Toriyama).
Come mai un coniglio viva sulla luna ce lo racconta un’ulteriore leggenda asiatica, nata in India e diffusasi poi sia in Cina che in Giappone.
Si narra che il dio Shakkria, per mettere alla prova gli animali, si presentò loro sotto le mentite spoglie di un viandante affamato.
Mentre tutti gli altri animali gli procurarono pesce, frutta o latte, il coniglio si rese conto di non essere di alcuna utilità, poiché era incapace di cacciare e non poteva offrire al viandante l’erba di cui lui si nutriva, non commestibile per gli esseri umani.
Decise dunque di offrire al viaggiatore la sua stessa carne e si sacrificò gettandosi nel fuoco.
Il viandante, colpito da quel gesto così estremo e coraggioso, rivelò le sue vere sembianze divine e dipinse sulla luna la figura del coniglio, in modo che il sacrificio di quella bestiola fosse da eterno monito per tutti.
Di questa leggenda girano in Oriente moltissime varianti, una delle quali è stata ad esempio narrata da Masami Kurumada nel suo Saint Seiya, peraltro antesignano dell'opera della Takeuchi per diversi aspetti.
 

Ulteriori legami fra Usagi, i conigli e la luna risiedono nel colore predominante del costume di Sailor Moon, nonché il colore che istintivamente chiunque associa al personaggio, ossia il bianco, che accomuna sia la luna sia i conigli.
Nata il 30 Giugno, Usagi è del Cancro, segno zodiacale che secondo l’astrologia occidentale è governato dalla luna e che ha come metallo simbolico l’argento (non è un caso, dunque, che Usagi sia l’unica a poter usufruire del potere del “Cristallo d’argento illusorio”, inoltre la caratterizzazione primaria del personaggio, poi scartata, prevedeva per l’appunto che avesse i capelli argentati).
I nati sotto il segno del Cancro, oltre ad avere una personalità romantica, sono molto legati alla madre, entrambe caratteristiche che ben si addicono ad Usagi, che nutre uno strettissimo legame sia con la sua madre biologica Ikuko Tsukino, sia con la sua “madre spirituale” Queen Serenity.
Gran parte delle caratteristiche elencate per Usagi valgono anche per sua figlia, うさぎSLセレニティ Usagi Small Lady Serenity, che al suo esordio nella serie si presenta col nome di Tsukino Usagi, e verrà poi soprannominata per il resto della serie ちびうさ Chibiusa, crasi di ちび chibi (piccolo) e うさぎ usagi che significa quindi “coniglietto”.
Il legame fra Chibiusa e la luna è il medesimo della madre, in quanto sangue del suo sangue e guerriera col nome di battaglia di Sailor Chibi Moon, mentre quello fra Chibiusa e i conigli è probabilmente ancora più marcato, dato che la pettinatura della bimba è ancor più simile alle orecchie di questi animali, e lei stessa, nella serie R, viene chiamata dai cattivi che vogliono catturarla col nomignolo di “Rabbit” (inglese per “coniglio”).
 

Curiosamente, anche nell’adattamento italiano del cartone animato si è scelto di dare alla protagonista un nome legato ai conigli, Bunny, che in inglese significa “coniglietto”.

La filosofia delle cinque forze


Prima di addentrarci nell’analisi degli altri personaggi della storia è opportuno fare una piccola digressione su un concetto da sempre presente nella cultura orientale (e cinese, nel particolare), sin dai tempi di Confucio (孔子 Kongzi, 551 a.c. – 479 a.c.), il più celebre dei filosofi cinesi.
Dice Confucio nel suo 書經 Shujing (Classico dei documenti) che al mondo vi sono cinque forze, o cinque facoltà dinamiche chiamate 五行 Wuxing (Cinque agenti, spesso tradotto erroneamente come “cinque elementi”), che formano una catena di combinazioni fra di loro generando energia:
il fuoco (火 huo), la terra (土 tu), il metallo/oro (金 jin), l’acqua (水 shui) e il legno (木 mu).
Queste cinque forze sono in relazione fra loro in uno schema a forma di stella a cinque punte (o una variante del simbolo del tao, detta 禅道 Zentao, composta da cinque spicchi simboleggianti un elemento ciascuno), e ognuna di esse è forte o debole su una delle altre (un esempio di questo concetto si può trovare nel manga Yu-gi-oh di Kazuki Takahashi o nella serie Pokemon).
Questa filosofia fu abbracciata e perfezionata anche dalla scuola taoista e da quella dello yin-yang dopo la morte di Confucio. Sia il leggendario taoista Lu Dongbing, sia Zou Yan (305 – 240 a.c., datazione incerta), massimo esponente della scuola dello yin-yang, estendono la teoria degli elementi, affiancata a quella dello yin e dello yang che voleva l’azione e l’alternanza di due forze opposte e complementari (positiva e negativa, maschile e femminile) alla sfera politica e alla storia, contribuendo a creare una visione ciclica di esse e a donare ad ogni elemento un colore ed una valenza particolare. Gli elementi caratterizzano dunque le varie dinastie della storia cinese, in quanto ognuna di esse utilizza un colore predominante nelle decorazioni di corte in base all’elemento che la caratterizza.
Secondo il feng shui, un’antica arte della geomanzia taoista, ad ogni elemento è associato un punto cardinale, un colore e una qualità:
 
  • il verde è il colore dell’elemento legno, della coscienza, della natura, della vegetazione e della crescita;
  • il blu è il colore dell’elemento acqua e simboleggia il desiderio di conoscenza, la meditazione, la curiosità, la fiducia;
  • il rosso è il colore dell’elemento fuoco e simboleggia l’energia e il calore. La sua presenza è raccomandata negli ambienti dove vive una persona anziana;
  • il giallo è il colore del sole e dell’elemento terra, simboleggia la tolleranza e la pazienza;
  • il bianco è il colore dell’elemento metallo, simboleggia la purezza e l’innocenza.
 

Nella tradizione cinese e giapponese, i cinque elementi sono legati inoltre ai pianeti del Sistema Solare.
Prendendo come riferimento la pronuncia giapponese, che è quella a noi più utile per il prosieguo del nostro discorso, il pianeta Mercurio sarà dunque noto in Giappone come 水星 suisei (letteralmente “stella/pianeta dell’acqua”), Marte come 火星 kasei (“stella/pianeta del fuoco”), Giove come 木星 mokusei (“stella/pianeta del legno”), Venere come 金星 kinsei (“stella/pianeta del metallo/oro”) e Saturno come 土星 dosei (“stella/pianeta della terra”).
Come in latino, italiano, inglese o francese, anche in giapponese vi è inoltre un legame fra i corpi celesti del Sistema Solare e i giorni della settimana (e dunque, di rimando, ai cinque elementi).
 
  1. 月曜日 getsuyoubi (“giorno della luna”), legato alla luna di cui contiene l’ideogramma 月, come il nostro Lunedì o l’inglese Monday.
  2. 火曜日 kayoubi (“giorno del fuoco”), legato al pianeta Marte come il nostro Martedì o il francese Mardi.
  3. 水曜日 suiyoubi (“giorno dell’acqua”), legato al pianeta Mercurio come il nostro Mercoledì o il francese Mercredi.
  4. 木曜日 mokuyoubi (“giorno del legno”), legato al pianeta Giove come il nostro Giovedì.
  5. 金曜日 kinyoubi (“giorno del metallo/oro”), legato al pianeta Venere, come il nostro Venerdì e il francese Vendredi.
  6. 土曜日 doyoubi (“giorno della terra”), legato al pianeta Saturno, come l’inglese Saturday.
  7. 日曜日 nichiyoubi (“giorno del sole”), egato al sole, di cui contiene infatti l'ideogramma 日 hi/nichi ("giorno", ma anche pittogramma del sole), come l’inglese Sunday.
Teniamo bene a mente tutto ciò che è stato detto in questa sezione, poiché ritornerà utile per le descrizioni dei personaggi a seguire.

Ami Mizuno, l’amica delle acque


Ami Mizuno (水野 亜美 Mizuno Ami) è la seconda delle guerriere Sailor a comparire nella storia, capace di trasformarsi in Sailor Mercury, la combattente legata al pianeta Mercurio.
Nella tradizione asiatica, vi è un legame fra il pianeta Mercurio e l’elemento dell’acqua, e dunque non è un caso che gli attacchi di Sailor Mercury siano tutti basati sull’acqua nei suoi tre stati.
L’ideogramma 水 mizu/sui che compare nel suo cognome significa, infatti, proprio “acqua” ed è lo stesso ideogramma che compare nel nome giapponese del giorno Mercoledì e del pianeta Mercurio. Il nome proprio 亜美 Ami, scritto con gli ideogrammi 亜 a/tsu (successivo, ma anche l'ideogramma usato per indicare l'Asia) e 美 mi/bi/utsukushi (bellezza), si può interpretare come "la bella asiatica delle acque". E', inoltre, assonante al francese “amie” (amica), quindi un'altra interpretazione può essere "Mizu no amie", “amica dell’acqua”.
Il colore blu, che caratterizza l’uniforme da battaglia e i capelli della ragazza, è quello che nella tradizione cinese si associa all’elemento dell’acqua, a cui è legato anche il colore nero, e difatti nel telefilm tratto da Sailor Moon sarà proprio Ami a trasformarsi nella sua versione malvagia Dark Mercury, caratterizzata da un costume dai toni più scuri con diversi elementi di colore nero.
 

Il pianeta Mercurio prende il nome da Ermes (Ἑρμῆς Ermes), dio greco della ragione e messaggero degli dèi, protettore dei ladri, degli oratori e dei bugiardi e divinità del commercio, della letteratura e della matematica, noto come Mercurio (Mercurius) nella religione dell’antica Roma.
Come la sua divinità protettrice, Ami è una ragazza intelligentissima molto portata per lo studio, la cui materia preferita è la matematica. Nel corso della storia, infatti, Sailor Mercury viene definita come la guerriera dell’acqua, ma anche dell’intelligenza e della conoscenza, qualità che ben si attribuiscono ad Ermes e che, secondo il feng shui, sono associate al colore blu.
Nell’antica tradizione greca al pianeta Mercurio venivano assegnati due nomi, uno per la stella del mattino e uno per la stella della sera, Mercurio e Apollo.
Nell’antica mitologia greca, il dio Apollo è il protettore delle muse e divinità della musica e delle arti.
Un mito contenuto negli inni omerici rivela un legame fra Apollo ed Ermes.
Il giovanissimo Ermes rubò il gregge di Admeto, custodito da Apollo, e inventò la lira fabbricandola con gli intestini di alcuni animali del gregge.
Scoperto l’accaduto, Apollo si infuriò mortalmente con Ermes, ma rimase incantato dallo strumento e decise dunque di lasciare il gregge al futuro messaggero degli dèi, in cambio della lira, che sarebbe diventata in futuro uno dei suoi simboli.
Non è dunque un caso se l’attacco più potente di Sailor Mercury, il Mercury Aqua Rhapsody, sia basato sull’utilizzo di uno strumento a corde (getti d’acqua che si uniscono a formare un’enorme arpa nel cartone animato e un vero e proprio oggetto, il Mercury Harp, di formato più piccolo e dunque più simile a una lira, nel manga). L'iconografia dell'arpa è il leitmotiv dell'ultima trasformazione di Sailor Mercury nell'anime.
 

Nata il 10 Settembre, Ami è del segno della Vergine, governato dal pianeta Mercurio e caratterizzato dal metallo con lo stesso nome. I nati sotto il segno della Vergine sono intelligenti, acuti, pignoli, ipercritici, timidi, sensibili e dotati di ottime capacità professionali. Descrizione, questa, che calza perfettamente per Ami Mizuno, l’intelligentissima e dolcissima ragazza protetta da Mercurio che nasconde una grandissima bontà dietro un carattere timido e schivo e rimprovera costantemente le amiche quando non studiano o sbagliano a citare proverbi.

Rei Hino, lo spirito del pianeta delle fiamme


Rei Hino (火野 レイ Hino Rei) è la terza guerriera Sailor a comparire nella storia e assume l’identità di Sailor Mars, la combattente protetta dal pianeta Marte.
Dal momento che Marte, nella filosofia orientale, è legato all’elemento del fuoco, anche i poteri di Sailor Mars consistono nell’evocazione di fiamme.
Il suo cognome contiene l’ideogramma 火 hi/ka (fuoco), che è presente nel nome giapponese di Martedì e del pianeta Marte. Il nome レイ ha la stessa pronuncia dell’ideogramma 霊 rei, che vuol dire “spirito”, ma essendo scritto in katakana non si può dire con esattezza quale significato l’autrice volesse dargli. Una delle ipotesi più accreditate è quella che レイ sia la traslitterazione dell’inglese ray, “raggio”. Il nome completo di Rei si può dunque intendere sia come “spirito del fuoco” che come “raggio di fuoco”.
Il colore dominante di Sailor Mars è il rosso, che è secondo la filosofia orientale legato all’elemento del fuoco, ma anche colore simbolo della passione e del sangue.
Il pianeta Marte, da cui Rei trae i suoi poteri, era chiamato dagli antichi babilonesi Nergal, come la loro divinità del fuoco e della guerra.
I Greci, avendo identificato Nergal come Ares (Άρης Ares), dio della guerra e delle guerre sanguinarie, diedero al pianeta il nome di Ἄρεως ἀστἡρ Areos astèr, “stella di Ares”.
Il legame fra il pianeta e la divinità della guerra è presente anche in sanscrito, ma è con i Romani che acquisisce il suo nome attuale, Marte (Mars), corrispettivo del greco Ares nonché dio della primavera, della fertilità e della guerra.
Ciò che è comune in tutte le culture è l’accostamento del pianeta Marte col fuoco e col colore rosso. Difatti Marte è noto proprio come “il Pianeta Rosso”, a causa delle enormi quantità di ossido di ferro che contiene la sua struttura e che gli donano una colorazione rossastra e una gran visibilità dalla Terra.
Vien da sé, quindi, che il costume da battaglia di Sailor Mars non poteva quindi che essere rosso, in onore al pianeta che protegge la ragazza ma anche alla divinità che dà il nome all’astro.
Anche ad Ares/Marte veniva infatti accostato il colore rosso, ma stavolta il rosso è quello del sangue, che scorreva copioso laddove passava il bellicoso dio. Egli infatti veniva spesso dipinto con questo colore sui vasi proprio in virtù della sua ferocia e del sangue versato dai suoi avversari.
In onore della divinità eponima del suo pianeta, Sailor Mars viene infatti definita come “la combattente della guerra”, oltre che della fiamma e della passione.
Ulteriori simbologie legate al colore rosso vengono dalla geomanzia asiatica del feng shui, che vuole il rosso come un colore caldo adatto alle case dove vivono persone anziane, e infatti Rei vive da sola con l’anziano nonno in un santuario shinto.
 

Nella tradizione cinese e giapponese, i cinque elementi sono legati inoltre ai pianeti del Sistema Solare.
Prendendo come riferimento la pronuncia giapponese, che è quella a noi più utile per il prosieguo del nostro discorso, il pianeta Mercurio sarà dunque noto in Giappone come 水星 suisei (letteralmente “stella/pianeta dell’acqua”), Marte come 火星 kasei (“stella/pianeta del fuoco”), Giove come 木星 mokusei (“stella/pianeta del legno”), Venere come 金星 kinsei (“stella/pianeta del metallo/oro”) e Saturno come 土星 dosei (“stella/pianeta della terra”).
Nata il 17 Aprile, Rei appartiene al segno zodiacale dell’Ariete, governato dal pianeta Marte e appartenente alla triplicità del fuoco. Il metallo legato all’Ariete è il ferro, minerale legato al dio Ares e al pianeta Marte. Il simbolo astronomico di Marte, ♂ , che simboleggia lo scudo e la lancia del dio Ares, è anche quello dell’elemento ferro nell’alchimia. Conseguentemente, è anche il simbolo che compare sugli oggetti che Rei usa per diventare Sailor Mars e sullo sfondo delle sue sequenze di trasformazione.
Il colore dell’Ariete è il rosso e le sue pietre preziose sono infatti caratterizzate da questa cromatura, come il rubino.
I nati sotto il segno dell’Ariete sono impulsivi, appassionati, egoisti, energici e battaglieri, tutti aggettivi che ben si confanno alla rappresentazione di Rei che ci dà la versione a cartoni animati (nel fumetto, invece, ha un carattere più calmo e posato, seppur anche qui incline ad infiammarsi).
Il personaggio di Rei, tuttavia, non ci regala soltanto elementi di cultura, astrologia e mitologia occidentale.
Nella sua vita di tutti i giorni, Rei è infatti anche una 巫女 miko (sacerdotessa shinto), impiegata nel santuario di famiglia. Questa sua occupazione spirituale le dona dei poteri extrasensoriali estremamente sviluppati, che donano alla ragazza la particolarità di leggere le fiamme, avere visioni di eventi futuri o captare minacce e spiriti maligni. Sia nelle vesti di Sailor Mars, sia in quelli di Rei, la guerriera di Marte respinge gli attacchi dei nemici non soltanto con le fiamme ma anche con l’ausilio di rituali come il 九字 Kuji (nove sillabe), un celebre rituale taoista, presente anche nel buddismo Shingon, che consiste nell’enunciazione di nove sillabe, “臨 rin”, “兵 pyo”, “闘 to”, “者 sha”, “皆 kai”, “陣 jin”, “列 retsu”, “在 zai” e “前 zen”.
A seguito di questa enunciazione, Rei esclama 悪霊退散 Akuryou, taisan! (Vade retro, spiriti maligni!), che è una formula molto comune nell’ 陰陽道 onmyoudou, l’esorcismo giapponese.
Spesso e volentieri la ragazza si avvale anche di 御札 ofuda, talismani shinto consistenti in fogli di carta con su scritto il nome del kami o del tempio.
 

Uno degli attacchi di Sailor Mars, il Burning Mandala, trae invece le sue origini dal buddismo. Il mandala (parola sanscrita per “cerchio”) è, nella cultura vedica/buddista, un diagramma circolare costituito da diverse figure geometriche (spesso cerchi con inscritte le emanazioni del Buddha). Si tratta di una figura simbolica che rappresenta un percorso di formazione spirituale.
In Giappone, il mandala è tra i simboli della setta buddista 真言 Shingon (buddismo Vajrayana), che ne distingue di due tipi: il 金剛界 kongokai (mondo del diamante) e il 胎蔵界 taizokai (mondo del grembo) e forma le basi del buddismo esoterico.
Le miko sono inoltre note per la loro abilità nel tiro con l’arco e, non a caso, l’attacco più potente di Sailor Mars, il Mars Flame Sniper, consiste nell’evocazione di una freccia infuocata, presumibilmente anche un possibile omaggio alla natura bellicosa del dio Marte. L'iconografia della freccia, difatti, ricorre anche nell'ultima trasformazione della guerriera.
Infine, una piccola curiosità sull’adattamento italiano del nome del personaggio. Curiosamente, il nome italiano di Rei è Rea, come la sacerdotessa Rea Silvia che ebbe dal dio Marte i due piccoli Romolo e Remo, legati al mito della fondazione di Roma.

Makoto Kino, natura impetuosa ma sincera


Makoto Kino (木野 まこと Kino Makoto) è la quarta delle guerriere Sailor in ordine di apparizione.
Il suo nome di battaglia è Sailor Jupiter, la combattente protetta dal pianeta Giove.
Nella tradizione orientale, al pianeta Giove sono legati l’elemento del legno (esteso al verde degli alberi e alla natura in generale) e il colore verde, che infatti caratterizza gli abiti e il costume da battaglia di Makoto, verde con fiocchi rosa, quasi a ricordare un fiore. Sia in abiti civili sia da trasformata, poi, Makoto indossa sempre un paio di orecchini a forma di rosa, per sottolineare maggiormente il suo legame con i fiori, gli alberi e la natura.
Legame che viene esplicitato già dal nome, in quanto il cognome della ragazza, 木野 Kino, contiene l’ideogramma 木 ki/moku (legno, albero), che appare sia nel nome giapponese di Giovedì sia in quello del pianeta Giove.
 

Il nome まこと Makoto ha la stessa pronuncia degli ideogrammi 誠 (sincerità) e 真 (verità). Essendo il nome del personaggio scritto in hiragana, non è chiaro il significato preciso che l’autrice gli ha dato, dunque il nome completo della guerriera di Giove, “Ki no makoto”, si può intendere come 木 野(の) 誠 (la sincerità degli alberi) o come 木 野(の) 真 (la verità degli alberi).
La natura è la sorgente dei poteri di Sailor Jupiter, che, specialmente nel manga, usa attacchi legati a piante e fiori come il Flower Hurricane o il Jupiter Coconut Cyclone. Unico attacco basato sulle piante apparso anche nella serie animata è il Jupiter Oak Evolution, laddove le foglie di quercia diventano un importante simbolo del personaggio sia nell’anime sia nel manga.
A sottolineare ulteriormente il legame di Makoto con la natura e il verde c’è poi il suo sogno, quello di diventare una fioraia, da adulta.
Il pianeta Giove, da cui Sailor Jupiter trae forza, è il più grande in assoluto di tutto il Sistema Solare (non è casuale, dunque, che Jupiter sia la più alta, la più formosa e quella con maggior forza fisica, fra le guerriere). A causa delle sue dimensioni, che lo rendevano maggiormente visibile rispetto agli altri corpi celesti, sin dai tempi degli antichi Babilonesi il pianeta è stato associato alla divinità principale dei vari culti, il cosiddetto “padre degli dèi” (espressione indoeuropea dal quale poi deriverà il latino Iuppiter). Era detto anche “pianeta protettore”, e in relazione a questo Sailor Jupiter viene detta “guerriera della protezione”.
Per via dello spessissimo e denso strato di nubi che lo ricopre, su Giove si verificano molto frequentemente tempeste e perturbazioni.
Gli antichi Greci lo associarono a Zeus (Ζεύς Zeus) il Giove (Iuppiter) degli antichi Romani, che era sì il padre degli dèi nel loro pantheon, ma anche il signore dei fulmini e dei nembi, il cui albero sacro, oltretutto, era proprio la quercia.
Nel manga ma anche principalmente nell’anime, molti attacchi di Sailor Jupiter sono principalmente basati sui fulmini, elemento caratterizzante di Zeus, come il Supreme Thunder, il Supreme Thunder Dragon o lo Sparkling Wide Pressure. In aggiunta, il costume da battaglia di Jupiter prevede, sia nel manga che nell’anime, una piccola antenna parafulmine sul diadema, utilizzata per catalizzare l’elettricità.
 

Nel fumetto si dice inoltre che su Giove esiste un castello chiamato Io Castle, che dona a Sailor Jupiter la forza per diventare Eternal Sailor Jupiter.
Io è il nome di un satellite naturale di Giove, che trae il nome dall'omonimo personaggio che, secondo la mitologia greca, è stata una delle amanti del dio Zeus, trasformata poi in giovenca a causa della gelosia di Era.
Nella mitologia, Zeus era inoltre noto per le sue numerosissime avventure erotiche extraconiugali e per i numerosi figli avuti da differenti donne. Potrebbe riferirsi a questo aspetto del dio eponimo del pianeta Giove anche il leitmotiv che caratterizza Makoto nel cartone animato, ossia il suo infatuarsi di praticamente qualsiasi ragazzo compaia nella storia con la scusa che le ricorda il senpai da cui fu scaricata in passato.
Nata il 5 Dicembre, Makoto appartiene al segno zodiacale del Sagittario, governato dal pianeta Giove, il cui fiore caratteristico è la rosa rossa, come quelle degli orecchini indossati dalla ragazza.
I nati sotto il segno del Sagittario sono caratterizzati da un carattere espansivo, da una grandissima apertura mentale e da un grande spirito umanitario, tutte qualità che ben si addicono alla “guerriera della protezione” che funge un po’ da mamma per le altre guerriere, cucinando per loro degli ottimi pasti e comportandosi da vera amica.

Minako Aino, la dea dell'amore


Minako Aino (愛野 美奈子 Aino Minako), alias Sailor Venus, è l’ultima delle guerriere Sailor principali a comparire nella storia, ma la prima a ottenere i suoi poteri, prima ancora di Usagi stessa, in quanto protagonista dell'opera precedente Codename wa Sailor V, che aveva cominciato la serializzazione prima del manga di Sailor Moon.
Essendo nata per essere la protagonista di avventure a sé e inizialmente non collegate a quelle di Sailor Moon perchè ideate precedentemente, per Minako valgono delle regole differenti rispetto alle altre guerriere.
 

Il suo nome, infatti, non contiene, come ci si aspetterebbe, l’ideogramma 金 kin/kane (oro/metallo), che indica in giapponese il giorno Venerdì e il pianeta Venere, ma 愛 ai(amore).
Il collegamento non è quindi al pianeta Venere, ma alla dea Venere (Venus) della mitologia romana, corrispettiva dell'Afrodite (Aφροδίτη Afrodite) della mitologia greca, divinità dell’amore, della bellezza e della fertilità.
Il nome proprio, 美奈子 Minako, è composto dagli ideogrammi 美 mi/bi/utsukushi (bellezza), 奈 na (che cosa, come) e 子 ko/shi/su (bambino), che, combinati, possono anche essere letti “Binasu”, ossia la pronuncia alla giapponese (mutuata da quella inglese “Vinas”) di “Venus”, ビーナス/ヴィーナス.
愛野 美奈子 Aino Minako significa dunque “la bella figlia dell’amore”, ma è anche assonante con み(ん) な の 愛 mi(n)na no ai, “amore di/per tutti”.
Il legame di Minako con la dea dell’amore e della bellezza è molto consolidato, a partire dal fatto che la stessa Minako, coi suoi lunghissimi capelli biondi e gli occhi azzurri, è la guerriera Sailor che incarna maggiormente il tradizionale concetto di bellezza.
Personaggio molto esuberante, Minako è in cerca della notorietà (il suo sogno è diventare una idol) e di bei ragazzi con cui vivere amori appassionati. Tuttavia, le sue numerose infatuazioni o avventure amorose sono inesorabilmente destinate a fallire, come detto a chiare lettere nel manga di Sailor V, poiché lei, in quanto incarnazione della dea Venere, è costretta per indole a rivolgere il suo amore indistintamente a tutti quanti (み(ん) な の 愛, ricordate?) e non ad una singola persona.
Non è inusuale, infine, sentir chiamare Sailor Venus “la guerriera dell’amore e della bellezza”, quando non è addirittura Minako stessa ad attribuirsi il nominativo di 愛 の 女神 ai no megami (“dea dell’amore”).
 

Nel manga di Sailor V, compare un personaggio legato alla vita precedente di Minako e di lei follemente innamorato ma non corrisposto, che porta il nome di Adonis.
Questo personaggio è un rimando ad Adone (in greco antico Άδωνις Adonis o Άδωνης Adones), una figura mitologica presente in diverse culture, come quella egizia, etrusca o frigia e legata alla rinascita e alla vegetazione.
Nella mitologia greca, Adone è un giovane di incomparabile bellezza da cui Afrodite era ammaliata.
Conteso da lei e dalla dea Persefone, era destinato a passare quattro mesi l’anno con ognuna delle due dee e quattro per conto suo.
Morì ucciso da Ares, dio della guerra e amante geloso di Afrodite, trasformato in cinghiale (o da un cinghiale mandato da Ares secondo altre versioni del mito).
Secondo alcuni miti, la stessa nascita di Adone si deve ad Afrodite, che spinse all’incesto il re di Cipro, Ciniria, e sua figlia Mirra (trasformata poi nell’omonimo albero), i quali lo generarono.
Il pianeta Venere è il più luminoso dell’intero sistema solare (è infatti possibile vederlo a occhio nudo anche dalla Terra) e deve a questo l’accostamento alla dea dell’amore e della bellezza e/o alla luce in diverse culture, come quella egizia, babilonese, indiana o ebraica, nonché alla splendida Venere/Afrodite dei Romani/Greci.
Nella tradizione orientale, il pianeta Venere è invece legato all’elemento del metallo/oro.
Gli attacchi di Sailor Venus sono generalmente legati a fasci di luce o a splendide forme luminose (magari dei cuori, simbolo dell’amore che ricorre spesso negli attacchi e nelle trasformazioni di Venus, come nel caso del Venus Love and Beauty Shock o nell'attacco, usato solo nel manga, chiamato Rolling Heart Vibration), ma nel manga vi è anche un rimando al metallo in quanto la Venus Love me Chain, che nella serie animata è una catena luminosa, è metallica.
Il colore biondo dei capelli di Minako, unito all’arancio/oro del costume di Sailor Venus, è poi un chiaro rimando alla lucentezza dell’oro e dei metalli.
 

Minako è nata il 22 Ottobre, ultimo giorno del segno zodiacale della Bilancia, governato dal pianeta Venere.
I nati sotto il segno della Bilancia sono alla perenne ricerca dell’armonia e del bello, nonché incapaci di stare da soli e conseguentemente alla costante ricerca di un rapporto di coppia.
La loro ricerca del bello li porta spesso a lavorare nel campo della moda, inoltre si tratta di persone che nascondono profonde tensioni dietro un’apparente spensieratezza.
Tutte caratteristiche che ben si confanno all’iperattiva e bellissima Minako, che vuole diventare una idol, vuole a tutti i costi un fidanzato e si divide fra un carattere scatenato, allegro e goffo e un triste passato fatto di mille e più delusioni amorose e tristi segreti.

Mamoru Chiba, il protettore della Terra


Mamoru Chiba (地場 衛 Chiba Mamoru), alias il misterioso e affascinante Tuxedo Kamen, è il protagonista maschile della storia. Reincarnazione di Endymion, principe della Terra, Mamoru è il personaggio della storia legato al nostro pianeta, anche se non è una guerriera di sesso femminile. Il suo cognome, 地場 Chiba, infatti, contiene l’ideogramma 地 chi (terra), che possiamo ritrovare in parole come 地下鉄 chikatetsu (metropolitana), 地図 chizu (mappa), ma soprattutto, per l’appunto, 地球 chikyuu (il pianeta Terra).
L’ideogramma 場 ba invece significa “luogo”, mentre l’ideogramma che forma il nome proprio, 衛 Mamoru, significa “proteggere”. Il significato completo del nome è dunque “colui che protegge la terra”, e non è casuale, dato il legame molto stretto che Mamoru ha, sia nel manga che nell’anime, con il pianeta Terra e la sua natura (si ricordi la parte finale della quarta serie animata, quando Mamoru si ammala poiché avverte che il pianeta Terra è stato contaminato dall’oscurità di Nehellenia).
Curiosamente, nei piani iniziali dell’autrice, il nome “Mamoru” doveva essere quello della futura Sailor Jupiter, che difatti ha poi mantenuto l’appellativo di “guerriera della protezione”.
 

Dentro di sé, nel manga, Mamoru custodisce un magico cristallo chiamato Golden Crystal o Sailor Crystal della Terra, a suggerire maggiormente il legame fra il personaggio e il nostro pianeta.
Curiosamente, nella serie animata, il Golden Crystal è invece posseduto da Helios, il guardiano del mondo dei sogni che porta il nome del dio del Sole della mitologia greca.
Il Sole è difatti l’astro che governa il segno del Leone, cui Mamoru, nato il 3 Agosto, appartiene. E non a caso il cristallo della Terra è di color oro, che è il metallo collegato al segno del Leone.
I nati sotto il segno del Leone sono generosi, con un forte istinto paterno e assumono facilmente posizioni di comando, come Mamoru, che si comporta sempre molto gentilmente con la figlia Chibiusa, che nella sua vita passata era un principe e in quella futura sarà un re.

La luna, la dea e l'amore


Verso metà della prima serie, viene rivelato il mistero di una vita precedente che coinvolge i personaggi, che si sono reincarnati nel ventesimo secolo dopo essere morti in un misterioso passato.
Nella storia passata, Usagi era nota come Serenity, principessa del regno lunare di Silver Millennium e figlia dell’omonima Queen Serenity; Mamoru invece era Endymion, principe della Terra.
I due, che vivevano in due regni distinti e separati, finirono tuttavia per innamorarsi e per vedersi di nascosto, dato che le leggi dei rispettivi regni proibivano la loro unione.
Nella seconda serie della storia si scopre poi che, nel futuro, Usagi e Mamoru diverranno i sovrani di Crystal Tokyo coi nomi di Neo Queen Serenity e King Endymion.
I nomi di Serenity e di Endymion non sono casuali, ma sono tratti dalla mitologia greca.
Il nome Serenity deriva da Selene (Σελήνη Selene), dea greca della luna crescente nota come Luna nella mitologia romana. Figlia di titani, fu poi soppiantata nel pantheon da Artemide, ma ha un mito molto importante che la vede protagonista.
Selene viene dipinta come una donna di incomparabile bellezza, dalla pelle chiara, che indossa vestiti bianchi ed argentati e porta una mezzaluna sulla testa.
Analogamente, anche Usagi, quando è trasformata in principessa Serenity, veste un lungo abito bianco e ha il simbolo di una mezzaluna sulla fronte.
Un’ulteriore curiosità, che avevamo già accennato in precedenza, riguarda Queen Serenity, la madre di Usagi nella sua vita precedente. Il colore dei capelli di Queen Serenity è l’argento, che come abbiamo detto è un colore simbolico legato alla Luna e al segno zodiacale del Cancro.
 

Endymion invece è il nome inglese di Endimione (Ἐνδυμίων Endumion), nota figura mitologica greca.
Sulla figura di Endimione girano diversi miti: per alcuni è un pastore, per altri un cacciatore, un astronomo o il re dell’Elide.
Una cosa accomuna le diverse versioni del mito di Endimione: l’incomparabile bellezza del giovane, il fatto che egli fosse soggetto ad un eterno sonno ad occhi aperti (sonno le cui cause sono disparate e variano da versione a versione) e il grande amore che lo legò alla dea Selene, la quale, avendolo visto addormentato in una grotta ed essendosene innamorata, andò a trovarlo ogni giorno. I due si innamorarono reciprocamente, continuarono ad incontrarsi e Selene finì per donare al giovane una discendenza di ben cinquanta figlie.
Curiosamente, nella prima serie del manga, quando Mamoru viene soggiogato dal potere malefico del Dark Kingdom e passa momentaneamente dalla parte del nemico, assume l’identità fittizia di Endou, che è assonante ad Endymion.

La luna, la dea e i gatti


Nella storia di Sailor Moon compaiono tre gatti parlanti con una spelacchiatura a forma di mezzaluna sulla fronte: Luna, la gatta nera che dona ad Usagi il potere di trasformarsi in Sailor Moon; il suo compagno Artemis, il gatto bianco che in Codename wa Sailor V dona a Minako il potere di diventare Sailor V e ritorna poi in Sailor Moon come alleato del gruppo delle guerriere, e Diana (comparsa nella seconda serie del manga e nella quarta dell’anime), la loro figlia.
I loro nomi non sono casuali ma un simbolico riferimento alla mitologia greco-romana.
Luna (ルナ Runa/Luna), chiamata in italiano/latino anche nella versione originale, deve il suo nome non soltanto al nome italiano del satellite, ma anche a Luna, l’omonima divinità lunare della mitologia romana. Divinità arcaica poi soppiantata da Diana (allo stesso modo in cui il suo corrispettivo greco, Selene, è stato poi soppiantato da Artemide), è nota per avere un suo tempio a Roma, sull’Aventino.
Oltre alla mitologia greca, il personaggio di Luna può anche essere un riferimento al manga Mimi wo sumaseba di Aoi Hiiragi, del 1989, dove compaiono due gatti neri: un maschio di nome Moon e una femmina di nome Luna.
 

Artemis (アルテミス Arutemisu/Artemis) deve invece il nome ad Artemide (Ἄρτεμις Artemis), dea olimpica della luna, della caccia, della verginità, della fertilità e della natura selvaggia.
Diana (ダイアナ Daiana/Diana) deve il suo nome alla divinità romana della luna, Diana (il nome del personaggio è usato però nella sua pronuncia inglese “Daiana” nell’opera della Takeuchi).
Divinità delle selve, del parto e della natura selvaggia, Diana è associata alla dea greca Artemide.

Haruka Tenou, la regina dei cieli


Haruka Tenou (天王 はるか Tenou Haruka) è la guerriera Sailor che trae il suo potere dal pianeta Urano, Sailor Uranus.
Gli ideogrammi 天 ten/sora (cielo) e 王 ou (re) che compaiono nel suo cognome sono gli stessi che compongono il nome giapponese del pianeta Urano, 天王星 Tenousei (“stella/pianeta del re del cielo”). Possono anche essere letti てんのう tennou, mantenendo lo stesso significato. “Tennou” è uno dei nomi che indicano l’imperatore del Giappone, e questo elemento gioca una parte piuttosto importante nel caso di Haruka, ma di questo avremo modo di riparlare in seguito. Il nome はるか Haruka, essendo scritto in hiragana, non ha un significato particolare, ma è assonante ad tre ideogrammi (遥, 悠 e 遼) con la stessa lettura che hanno il significato di “distanza” o “lontananza”. Si può dire che quindi 天王 はるか Tenou Haruka possa significare “il lontano re del cielo” o "il re del cielo lontano".
Perché Urano, in giapponese, sia chiamato “re del cielo” è da ricercare nella mitologia greca, in quanto la divinità primordiale che si identifica con il cielo è chiamata con lo stesso nome (Οὐρανός Uranòs, che è anche il nome comune che indica il cielo stesso). Urano era anche associato al dio Cielo (Caelus) della mitologia romana.
 

Il legame di Haruka col cielo, il vento, il dio e il pianeta Urano è molto profondo, a cominciare dalla sua inclinazione alla velocità. Haruka è infatti imbattuta nella corsa, sia “a piedi” sia a bordo di motocicli, mezzi aerei o autovetture. “Non mi si può battere nella corsa, poiché io sono il vento” dice di sé stessa. In aggiunta, Haruka mostra di avere un legame a doppio filo coi venti, in quanto riesce a presagire catastrofi o eventi futuri avvertendo i loro turbamenti.
Il legame con il cielo è anche presente non soltanto nel cognome, ma anche negli attacchi. Non è un caso, infatti, che le sequenze animate degli attacchi di Sailor Uranus coinvolgano colpi che partono dall’alto per abbattersi verso il basso, poiché questo è un riferimento al dio Urano, che scuote il mondo (“World Shaking”) dall’alto dei cieli.
Il principale attacco di Sailor Uranus, il World Shaking, è nel manga indicato con gli ideogrammi
天界震 ten/sora (cielo), kai (mondo) e shin/furu (scuotere) con su scritto, in furigana, l’inglese “World Shaking” (ワールド・シェイキング). L’uso dell’ideogramma 天 rende ancora più esplicito il legame simbolico con la divinità e il pianeta, presente anche nel secondo attacco, Space Sword Blaster, scritto con gli ideogrammi 宇宙剣乱風 (letteralmente, “vento del caos della spada dello spazio”) con sovrapposto il katakana スペース・ソード・ブラスター Space sword blaster, laddove si nota l’aggiunta dell’ideogramma 風 kaze/fuu (vento) per rimarcare la simbologia.
In aggiunta, la stessa Sailor Uranus viene spesso identificata come “la guerriera del cielo” o “la guerriera del vento”.
Simbologie astrologiche ci arrivano invece dallo stretto legame che Sailor Uranus ha con la compagna Sailor Neptune. Anche i due pianeti Urano e Nettuno sono infatti legati in maniera particolare, avendo molti elementi in comune a livello di struttura interna, composizione chimica o campo magnetico. E’ possibile considerarli infatti pianeti quasi gemelli.
Un curioso parallelismo ci arriva invece dalla mitologia greca. Secondo il mito, il dio Urano, timoroso di venire spodestato dai numerosi figli che concepì, li gettava appena nati nel Tartaro (le viscere di Gea/Gaia, la terra, ossia la loro madre). Su suggerimento della madre, il titano Crono, nel tentativo di uccidere il padre, finì per evirarlo.
Così come l’Urano della mitologia era dunque un uomo privo dei suoi attributi, anche Haruka Tenou, androgina, dal carattere forte e mascolino, simbolo di gender bender e impegnata in una coraggiosa relazione omosessuale con la compagna Michiru, si può paradossalmente considerare “un cuore di uomo in un corpo di donna” (il carattere di un uomo in un corpo privo dei suoi attributi di virilità), come la definì Naoko Takeuchi.
 

Nel manga, Sailor Uranus trae la forza per trasformarsi in Eternal Sailor Uranus dal Miranda Castle, castello situato sul pianeta Urano. Miranda è il nome di uno dei satelliti di Urano, il cui nome deriva da un personaggio di La tempesta di William Shakespeare.
Nata il 27 Gennaio, Haruka appartiene al segno dell’Acquario, governato dal pianeta Urano, associato agli elementi dell’uranio, dell’oro e del piombo e ai colori blu e oro, che sono quelli generalmente associati a Sailor Uranus (basti pensare alla colorazione dorata che la caratterizza nell’anime e alla copertina del settimo volume della ristampa del manga, numero peraltro simbolico poiché Urano è il settimo pianeta del sistema solare).

Michiru Kaiou, la regina dei mari


Michiru Kaiou (海王 みちる Kaiou Michiru), alias Sailor Neptune, è la fedele compagna di Haruka Tenou, nonché la guerriera che riceve i suoi poteri dal pianeta Nettuno.
Il nome giapponese di Nettuno è 海王星 kaiousei (“stella/pianeta del re del mare”) e, come si può notare, gli ideogrammi di “re del mare” (海王 kaiou) compongono il cognome della ragazza, mentre みちる Michiru, il suo nome, è scritto in hiragana e dunque non si può ben dire quale sia il suo reale significato, sebbene “michiru” sia la pronuncia dei verbi 満ちる, 充ちる e 盈ちる (riempire, maturare).
Il pianeta Nettuno prende il nome dal dio del mare della mitologia romana Nettuno (Neptunus), che viene assimilato a diverse divinità celtico-bretoni che rappresentavano le acque e i pozzi e condividevano un nome simile e, soprattutto, al dio del mare del Pantheon greco, Poseidone (Ποσειδῶν Poseidon).
 

Visto il suo legame col dio del mare, che si esplicita già nello stesso nome proprio della ragazza (ma anche, ad esempio, nei suoi capelli, che sono color verde mare e mossi come le onde), appare quindi logico che i poteri di Sailor Neptune derivino dall’acqua del mare (diversamente da quelli di Sailor Mercury, che invece controlla l’acqua in generale nei suoi tre stati). Michiru è inoltre capace di interpretare le onde del mare, che spesso le rivelano messaggi e presagi. Il mare è sempre presente in Michiru, nel suo aspetto e nelle sue trasformazioni.
Il suo attacco principale, il Deep Submerge, che consiste in una sfera d’energia acquatica, viene infatti riportato nel manga con i kanji 深水没 (immersione nell’acqua profonda) affiancati al katakana. I kanji di “profondo” e di “mare” compaiono inoltre nei nomi di tutti gli altri suoi attacchi, come il Submarine Reflection.
Il pianeta Nettuno appare all’occhio umano come un puntino di colore azzurro-bluastro, grazie alla forte componente di metano che gli dona questa particolare colorazione.
La sua composizione chimica e la sua struttura sono molto simili, rendendo possibile considerarli quasi dei “pianeti gemelli”, a quelle di Urano, ma vi è in Nettuno una maggior presenza di acqua e di ghiaccio.
La struttura fisica del pianeta, che ben spiega il suo accostamento con la divinità romana del mare e delle acque e il legame dell’astro con Urano, è perfettamente riprodotta nel personaggio di Michiru, che, infatti, ha con Haruka, la guerriera che simboleggia il pianeta Urano, un legame unico e particolare.
Nel manga, Sailor Neptune si trasforma in Eternal Sailor Neptune traendo forza dal Triton Castle che si trova sul pianeta Nettuno. Il nome del castello deriva da Tritone, il principale satellite di Nettuno. Tritone è il nome di uno dei figli di Poseidone nella mitologia greca.
 

Nata il 6 Marzo, Michiru è del segno zodiacale dei Pesci, governato dal pianeta Nettuno e appartenente alla triplicità dell’acqua.
I nati sotto il segno dei Pesci hanno grande creatività e vivono in una dimensione mistica e poetica tutta loro, inafferrabile per chi gli sta intorno. Tuttavia, per compensare ciò, ricercano la stabilità emotiva negli affetti e nel lavoro.
Caratteristiche, queste, che ben si confanno alla nobile Michiru, genio del violino e della pittura che nasconde dentro di sé un grande e profondo mondo interiore invisibile a chiunque altro se non alla compagna Haruka.

Setsuna Meiou, la regina degli inferi


Setsuna Meiou (冥王 せつな Meiou Setsuna), alias Sailor Pluto, è la guerriera Sailor che trae la forza da Plutone, l’ultimo pianeta del sistema solare (dal 2006 declassato a pianeta nano, ma negli anni ’90, quando Sailor Moon è stato creato, era considerato un pianeta a tutti gli effetti).
冥王星 Meiousei (“stella/pianeta del re dell’oscurità”) è il nome giapponese del pianeta Plutone, e 冥王 Meiou (“re dell’oscurità”), il cognome di Setsuna, è anche il nome giapponese associato alla divinità dell’oltretomba della mitologia greca, Ade (Ἅδης Ades, noto anche con l’epiteto di Πλούτων Pluton, “il ricco”) e di quella romana, Plutone (Pluto). Si veda a tal proposito Saint Seiya di Masami Kurumada, nel quale al dio Ade viene proprio associato il termine 冥王 Meiou. せつな Setsuna, il nome proprio del personaggio, non ha un significato molto chiaro, essendo scritto in hiragana, ma possiamo pronunciare “setsuna” un ideogramma che ha il significato di “attimo, secondo”, un altro che invece significa “tristezza” e persino 刹那, ideogramma che indica il concetto buddista di “frazione di secondo”.
 

La caratterizzazione di Sailor Pluto, all’apparenza, rappresenta forse uno dei pochissimi passi falsi compiuti dall’autrice, in quanto custode dello spazio e del tempo, ma ben sappiamo che nella mitologia greco-romana non è Ade/Plutone il custode del tempo, compito invece attribuito a Crono/Saturno. Sailor Pluto, invece, pare avere un legame con Crono, in virtù del suo status di guardiana delle porte del tempo, piuttosto che con Ade, con il quale ha tuttavia diversi legami. In realtà la scelta compiuta dall'autrice non è poi così azzardata, come vedremo più avanti.
Il cognome della ragazza, 冥王 Meiou, è infatti il nome giapponese del dio Ade, inoltre il suo attacco principale, il Dead Scream (scritto nel manga con i kanji 破滅 喘鳴, “rantolo della rovina”), è legato alla morte, che è appannaggio del dio Ade. Viene inoltre apostrofata in diverse occasioni sia “Custode del tempo” che “Custode degli inferi” e il suo colore predominante, il nero (unito alla carnagione scura che ha nel manga), è pertinente con il tema dell’oscurità e della morte.
Tuttavia, al contrario di ciò che si può apparentemente pensare, il fatto di aver associato Sailor Pluto alla custodia del tempo non è poi così casuale.
Secondo gli Inni Omerici, attributi di Ade sono infatti delle particolari chiavi e scettri atte alla custodia del tempo, e lo stesso viaggio nell’oltretomba, in quanto parte della vita, è collegato al tempo (viaggiare nell’Ade da vivi, come fecero molti eroi della mitologia, equivaleva ad “accelerare i tempi”). Non è un caso, dunque, che Sailor Pluto porti sempre con sé il suo Garnet Rod, scettro a forma di chiave che le permette di controllare il tempo.
Il pianeta Plutone, essendo l’ultimo del sistema solare, il più lontano dal sole, è inabitabile per gli esseri umani. Per questo motivo e per il suo panorama desolato è stato legato al dio della morte e dell’oltretomba. Così come Plutone è l’ultimo pianeta del sistema solare, anche Sailor Pluto è l’ultimo baluardo delle guerriere. Non l’ultima a risvegliarsi, ma l’ultima del gruppo, condannata a vivere da sola per l’eternità, a guardia del portone del tempo e potendo combattere insieme alla compagne raramente e solo in occasioni particolarmente gravi.
Nel manga, Sailor Pluto trae la forza dal Charon Castle per potersi trasformare in Eternal Sailor Pluto. Il nome del castello deriva da Caronte, satellite di Plutone e traghettatore delle anime negli inferi della mitologia greca.
 

Nata il 28 Ottobre, Setsuna appartiene al segno zodiacale dello Scorpione, governato da Marte e da Plutone.
I nati sotto il segno dello Scorpione sono persone dotate di un fascino misterioso, come l’enigmatica Sailor Pluto.

Hotaru Tomoe, luce che germoglia dalle viscere della terra


La giovanissima Hotaru Tomoe (土萠ほたる Tomoe Hotaru), alias Sailor Saturn, è la guerriera Sailor che trae la forza dal pianeta Saturno.
Saturno in giapponese è noto come 土星 dosei (“stella/pianeta della terra”). L’ideogramma 土, che indica appunto l’elemento della terra, è presente infatti sia nel nome giapponese del pianeta sia nel cognome del personaggio, 土萠 Tomoe, formato da 土 to/do/tsuchi (“terra”) e da 萠 moeru (“germogliare”).
Il nome del personaggio, ほたる Hotaru, essendo scritto in hiragana non ha un significato particolare, ma ha la stessa lettura del kanji 蛍, “lucciola”. Tomoe Hotaru si può dunque interpretare come “lucciola che germoglia dalla terra”, con diversi significati simbolici che adesso andremo a esaminare.
Il pianeta prende il nome da Saturno (Saturnus), divinità della fertilità e dell’agricoltura, associato al dio del tempo umano Crono (Κρόνος Cronos, da non confondersi con Χρόνος Chronos, la divinità che personifica il tempo in generale).
Nella storia della Takeuchi la caratterizzazione di Sailor Saturn può apparire un piccolissimo passo falso, in quanto, nominandola “Guerriera della distruzione”, “Messia della distruzione”, i suoi poteri potrebbero sembrare legati alla morte, elemento che invece dovrebbe essere di competenza del dio Plutone e della collega Sailor Pluto (che invece, paradossalmente, padroneggia il tempo di Chronos). Non a caso, anche i suoi attacchi sono legati alla sfera della morte e della rinascita, come il Silent Wall e il Death Reborn Revolution.
Tuttavia, scavando più in profondità si riscontra un solido legame fra Sailor Saturn e il dio Saturno.
 

E’ ben noto il mito della storia di Saturno/Crono, il quale, nato da Urano e Gea/Gaia (dea della terra), evirò il padre che gettava nel Tartaro i figli poiché timoroso che lo spodestassero. L’evirazione fu compiuta per mezzo di un falcetto creato dalla terra, elemento simbolico che collega Saturno/Crono alla natura, all’agricoltura e alla fertilità, ma non solo, come vedremo più avanti.
Una volta adulto, al dio fu però predetto che sarebbe stato detronizzato dai suoi stessi figli, come avvenuto al padre Urano. Per prevenire ciò, Saturno/Crono divorava i figli avuti dalla sorella Rea man mano che nascevano (si ricordi al riguardo il celeberrimo dipinto di Goya conservato al Museo del Prado a Madrid). Soltanto l’ultimo dei figli, Zeus, scampò al massacro e, una volta cresciuto, detronizzò il padre e fece rivivere i fratelli (vomitati dal padre), come da profezia.
Da questo si evince la duplicità di Saturno: dio della fecondità e dell’agricoltura, ma anche distruttore, parricida, cannibale, assassino dei propri figli. Crea e poi distrugge, distrugge e poi fa rinascere, scandendo il ritmo della vita umana e l’avvicendarsi delle stagioni e dei raccolti.
Duplicità, questa, che si riflette perfettamente in Sailor Saturn, che è insieme guerriera della distruzione e della rinascita e che, in accordo con queste caratteristiche, può distruggere il mondo in un sol colpo o usare questa smisurata potenza per salvarlo. Inoltre, nel corso della storia Hotaru nasce, muore, rinasce e cambia età, tornando neonata e diventando bambina a velocità lampo, abbraccia l’oscurità e poi rinasce purificata in veste di infante. Caratteristiche, queste, che ben si confanno alla guerriera che trae i suoi poteri dal dio del tempo.
Non è neppure un caso che Hotaru non abbia più la madre, ma che invece abbia un tormentato rapporto con il padre, come quello intercorrente tra il dio Crono e Urano.
Paradossalmente, Soichi Tomoe, il padre della ragazza, corrisponde perfettamente al tipo “Crono” della mitopsicologia, un padre oppressivo che impedisce al figlio di crescere e lo trattiene a sé, ossessivamente, finendo per ucciderlo.
Caratteristica di Saturno/Crono è l’essere rappresentato con in mano un falcetto, quello con il quale evirò il padre Urano, che simboleggia il lavoro della terra.
Non è strano, quindi, che anche Sailor Saturn si avvalga di una falce (ben più grande rispetto a quella del dio) per eseguire i suoi attacchi.
La falce è sempre stata legata alla morte, secondo un’iconografia tradizionale che la vuole rappresentata come uno scheletro con una falce. Si veda a proposito il celebre affresco Il trionfo della morte, conservato a Palermo a Palazzo Abatellis o l’Arcano XIII dei tarocchi, peraltro legato astrologicamente al pianeta Saturno, in quanto anticamente questo era l’ultimo pianeta visibile all’occhio umano e dunque associato al limite dell’universo e della vita stessa.
L’arcano XIII dei tarocchi, oltre a simboleggiare la morte, indica anche rinascita, rigenerazione o cambiamento in positivo, e dunque si confà perfettamente alla caratterizzazione di Sailor Saturn.
Crono ritorna nella figura di Sailor Saturn anche nel castello da lei presidiato sul pianeta Saturno, il Titan Castle. Crono, nella mitologia greca, era per l'appunto un titano.
 

Vi è poi un curioso parallelismo fra la pronuncia giapponese di “Saturn” (ovvero サターン Sataan) e “Satan”, cosa che incuriosisce, considerata la natura negativa di Sailor Saturn e che probabilmente ha radici etimologiche e culturali molto più profonde di quanto sembri, ma le fonti al riguardo sono molte e contraddittorie e non mi è possibile stabilirlo con certezza.
Ulteriori legami fra Sailor Saturn e la morte ci vengono dal suo nome civile, Hotaru, “lucciola”.
Nella tradizione giapponese le “hotaru”, le lucciole, sono associate ai cosiddetti 人魂 hitodama, i fuochi fatui che simboleggiano gli spiriti dei morti, e si trovano spesso in prossimità di tombe e cimiteri.
Nata il 6 Gennaio, Hotaru appartiene al segno zodiacale del Capricorno, che fa parte della triplicità di terra, è governato dal pianeta Saturno ed è legato al giorno del Sabato (che, ricordiamo, in giapponese si chiama 土曜日doyoubi, “giorno della terra”, con lo stesso ideogramma 土 presente nel nome giapponese del pianeta Saturno).
I nati sotto il segno del Capricorno sono introversi, chiusi, solitari, ombrosi, pessimisti, disposti al sacrificio, ma hanno una notevole fiducia nell’amicizia. Esattamente come l’oscura Hotaru, chiusa in sé stessa e nelle buie quattro mura della sua casa, votata ad un destino di solitari sacrifici ed immolazioni, ma aperta nei confronti della piccola e sincera amica Chibiusa.

I tre talismani dell'imperatore


Parlando di Sailor Uranus abbiamo sottolineato il legame del personaggio con la parola てんのう tennou, l’imperatore del Giappone.
C’è un motivo particolare, se parlando di Sailor Uranus si evoca l’immagine dell’imperatore giapponese, e questo risiede nei tre talismani sacri di cui Uranus, Neptune e Pluto sono in possesso.
Non è un caso, difatti, che questi abbiano la forma di una spada (la Space Sword di Uranus), di uno specchio (il Deep Aqua Mirror di Neptune) e di una gemma (il Garnet Orb di Pluto).
 

L’iconografia dello specchio, della spada e del gioiello, difatti, è da sempre presente nella cultura giapponese, sin dai tempi del Kojiki (古事記, “Cronache di antichi eventi”, 712 a.c.), il primo vero e proprio libro di storia (anche se con numerose influenze mitologiche) del Giappone.
Si racconta nel Kojiki di due dèi fratelli: Amaterasu Omikami (天照大御神, “Grande dea che splende nei cieli”), dea del sole, e Susanoo (須佐之男), dio delle tempeste e degli uragani.
Susanoo, bellicoso e malvagio, viene scacciato dalla Piana Celeste ove vivevano le divinità ed esiliato sulla terra, dove però comincia a comportarsi in maniera retta ed eroica, ad esempio aiutando la principessa Kushinada che era stata rapita dal mostruoso serpente a otto teste Orochi. Sconfitto Orochi, Susanoo scoprì all’interno del suo corpo una spada, Ama no murakumo no tsurugi (天叢雲剣, “spada delle nuvole dei cieli”) detta anche Kusanagi, e uno specchio, Yata no kagami (八咫鏡, “specchio sacro”).
Frattanto, indispettita dal comportamento malvagio del fratello, Amaterasu si rintanò in una caverna, lasciando il mondo in una perenne oscurità. Per far sì che uscisse, Susanoo e gli altri kami la attirarono fuori proiettando con lo specchio il bagliore di un gioiello chiamato Yasakani no magatama (八尺瓊曲玉, “gemma di giada di Yasakani”).
Pentito, Susanoo regalò i due oggetti e la spada estratta dal corpo di Orochi alla sorella.
In seguito, la dea Amaterasu consegnò i tre oggetti al pronipote, Ninigi no mikoto (瓊瓊杵尊), il quale discese sulla terra, nella piana di Yamato e, si dice, diede origine al clan di Yamato, dal quale discese poi l’attuale linea imperiale del Giappone.
Questa leggenda giustifica il predominio della linea imperiale giapponese e il suo legame con il divino, in quanto discendenti della dea del sole (alla quale, difatti, è dedicato il bellissimo santuario di Ise, che ricopre tutt’oggi una fondamentale importanza).
I tre oggetti sacri, oggi noti come insegne imperiali o regalie e passati attraverso vicendevoli traversie nel corso della storia, rimarcano ancora oggi un forte legame con la famiglia imperiale giapponese, di cui sono il simbolo dell’autorità e del comando.
 

A testimonianza di ciò, è importante citare l’episodio dell’imperatore Go Daigo (後醍醐天皇 Go Daigo Tennou, 1288 – 1339 ), che, cercando di affrancarsi dal potere dello shogunato di Kamakura, fuggì ripetute volte da palazzo portando con sé le tre insegne imperiali, che gli donavano il diritto indiscusso alla sovranità, e riuscì persino a istituire una sua personale corte a Yoshino, distaccandosi da quella ufficiale di Kyoto, nel cui palazzo, nel frattempo, era stato fatto salire al trono un altro imperatore, più fedele allo shogunato, in sua vece. L’atto di Go Daigo, oltre ad aver dato inizio al periodo Nanbokuchou (南北朝時代 Nanbokuchoujidai, “periodo delle corti del Nord e del Sud”, 1336 - 1392), spiega perfettamente l’importanza della spada, dello specchio e del gioiello all’interno della storia e della cultura giapponese. Non è dunque strano, ritrovare la loro simbologia anche nell’opera di Naoko Takeuchi, poiché è qualcosa che ogni giapponese conosce e sente come propria sin dagli albori della civiltà nipponica.

Il calice e il Messia


La terza parte della saga di Sailor Moon è indubbiamente quella più intrisa di simbolismi e riferimenti culturali. Insieme alla figura di Sailor Saturn e al rimando alle insegne imperiali giapponesi, una simbologia molto forte presente nella storia è anche quella del Messia.
Sulla figura del Messia si regge infatti l’intera trama, in quanto questa mistica figura viene ricercata sia dai buoni che dai cattivi lungo tutto l’arco della serie.
Non si sa se sia buono o malvagio. Il Messia ritratto in Sailor Moon può essere entrambe le cose, un’essenza maligna che ha come unico scopo l’annientamento totale della vita, oppure una figura salvifica, che debellerà il male per proteggere la vita.
Il Messia è una figura importantissima nella tradizione ebraico-cristiana, un uomo inviato da Dio che, un giorno, giungerà nel mondo per salvarlo e purificarlo dal peccato.
Il termine (Messīas-Messīae in latino ecclesiastico, Μεσσίας Messìas in greco) deriva dall’ebraico e dall’aramaico e indicava in origine il cosiddetto “re unto”, un’antichissima tradizione che vedeva il sovrano investito con l’unzione con olio d’oliva.
Per il Cristianesimo, il Messia è già giunto fra noi nella figura di Gesù Cristo, figlio di dio fattosi uomo e morto sulla croce per redimere il mondo.
Gli ebrei, tuttavia, non riescono ad accettare che il Messia sia un dio fattosi uomo e per di più morto, quindi non donano la stessa importanza dei Cristiani al Cristo e continuano tutt’oggi ad attendere il loro salvatore.
 

Nell’opera della Takeuchi, il Messia è sì una figura salvifica, ma contemporaneamente anche un distruttore.
Esistono infatti, in Sailor Moon, due Messia, incarnati rispettivamente da Sailor Saturn/Mistress 9 (il Messia del Silenzio) e dalla stessa Sailor Moon.
L’ago della bilancia che decide quale delle due figure sarà destinata a trionfare, e dunque se il mondo verrà salvato o distrutto, è il Sacro Graal (聖杯 seihai. “Sacro calice”, ma anche traduzione in lingua giapponese di “Sacro Graal”).
Questo oggetto mistico nel manga nasce dall’unione dei poteri di Sailor Moon, Tuxedo Kamen e Sailor Chibi Moon, mentre nell’anime viene evocato mediante la presenza in contemporanea in uno stesso luogo di tutti e tre i talismani (la spada, lo specchio e la gemma). In entrambi i casi, è un oggetto capace di donare enormi poteri a chi ne entra in possesso, e permette a Sailor Moon di trasformarsi in Super Sailor Moon.
La parola giapponese 聖杯 racchiude in sé un po’ tutte quante le leggende legate al Graal che si tramandano nelle varie tradizioni, da quella che lo vuole il piatto o il calice dove Gesù Cristo versò il vino durante l’Ultima Cena a quella che lo vuole il calice in cui fu raccolto il sangue sgorgato dalla ferita al costato di Cristo durante la crocifissione. Le leggende sul Graal sono innumerevoli e diverse fra loro. C’è chi lo considera la Sindone stessa, c’è chi (come accade nei romanzi di Chrétien de Troyes) lo considera un tesoro dal grande valore o un oggetto dai mistici poteri e c’è persino chi (come Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln, autori del bestseller del 1982 Il Santo Graal, noto anche come fonte di ispirazione per il celebre romanzo Il codice Da Vinci di Dan Brown), invece crede che si tratti di un oggetto figurato rappresentante il sangue della discendenza di Gesù Cristo avuta con Maria Maddalena.
 

Il Graal è da sempre presente in numerose tradizioni, persino nei racconti dei Ciclo Arturiano, ma nella maggior parte delle leggende che lo riguardano è sempre legato al Cristo, al Messia, e così avviene anche in Sailor Moon, laddove i due Messia, quello salvifico e quello distruttore, sono alla spasmodica ricerca di questo oggetto magico e del suo potere, per poter annientare completamente il mondo oppure salvarlo dalla distruzione.
Sailor Moon S, la terza serie animata, ci lascia con un interrogativo, e non si capisce se alla fine il vero Messia sia Sailor Moon o Sailor Saturn. Entrambe, infatti, assumono i connotati del Messia: Sailor Moon in quanto prescelta riconosciuta dal Sacro Graal, persona dal cuore puro capace di salvare il mondo con la grandezza del proprio amore sconfinato, e Sailor Saturn poiché attraversa un periodo di morte e resurrezione/rinascita, esattamente come il Messia dei Cristiani.

Il Sole e il cavallo fatato


Nella quarta parte della storia, viene introdotto il personaggio di Helios (エリオス Eriosu/Elios), guardiano del mitico Elysion, un mondo sorto sulle rovine dell’antico Golden Kingdom (il luogo dove viveva Endymion, il principe della Terra) dal quale protegge la Terra, retto dall’energia dei sogni degli esseri umani.
 

Intrappolato dalla regina Nehellenia, Helios si manifesta alle guerriere Sailor sotto la forma di Pegasus, un unicorno alato. Pegasus nel manga è chiamato一角天馬 ikkakuju (fusione dei kanji significanti “unicorno” e “Pegaso”), con sopra i furigana ペガサス Pegasasu/Pegasus, mentre nell’anime è chiamato semplicemente “Pegasus” anche nella versione giapponese oltre che in quella italiana.
La figura di Pegasus è l’unione di due distinte creature della mitologia.
L’unicorno è una figura presente nella tradizione medievale, rappresentata come un cavallo bianco con un corno in fronte. Simbolo di saggezza, nobiltà e purezza egli sceglie di farsi avvicinare e ammansire soltanto dalle vergini, e si dice che, se perde il corno, perda anche la vita.
Il Pegaso è invece una figura presente nella mitologia greca, un cavallo alato che si dice nacque dal sangue della Gorgone uccisa da Perseo.
Compiute numerose imprese (come ad esempio fare da cavalcatura all’eroe Bellerofonte nella sua battaglia contro la Chimera), il cavallo alato alla fine della sua vita fu poi trasformato nell’omonima costellazione (che, come ben sappiamo, è alla base del succitato Saint Seiya).
 

La descrizione dell’unicorno ben si addice al Pegasus di Sailor Moon, che sceglie di farsi avvicinare unicamente da Chibiusa, una bambina dal cuore puro e innocente.
Le simbologie incarnate da Helios/Pegasus tuttavia non finiscono qui, ed è proprio il suo nome, Helios, a suggerirci un legame con Elio (in greco Ἥλιος Helios, in latino Hēlĭus), la divinità greco-romana del sole.
Il dio Elio era noto per guidare un carro, trainato da cavalli che emettevano fuoco dalle narici, che trasportava il sole nel cielo da Est a Ovest, e non è dunque un caso il fatto che, per sfuggire alla regina Nehellenia, l’Helios di Sailor Moon assuma le sembianze di un cavallo, seppur particolare.
Il corno dorato di Pegasus (che è presente anche sulla testa della sua forma umana Helios) è infatti in realtà il Golden Crystal, un oggetto magico dal grande potere, che nel manga invece è sigillato nel corpo di Mamoru.
Helios, il sole, ha dunque quindi un legame con Mamoru, la Terra, così come accade nell’astrologia, legame ulteriormente rafforzato dal fatto che entrambi hanno un destino in comune, quello di proteggere la Terra.
In un particolare gioco di simbologie, Helios diventa dunque, in un certo senso, il sole che veglia sulla Terra e che, fra le altre cose, instaura anche un legame con la luna, incarnata dalla piccola Chibiusa a cui dona i propri favori e il proprio amore.
 

In conclusione, anche il nome del regno fatato in cui Helios vive, Elysion (エリュシオン Eryushion/Elysion), ha un’origine mitologica. E’ infatti lo stesso nome dei Campi Elisi (in greco Ἠλύσια πεδία Helùsia pedìa, in latino Elysium), un luogo mitologico dove, dopo la morte, riposavano le anime di coloro che erano amati dagli dèi.

Maligni preziosi


Non soltanto i personaggi positivi di Sailor Moon, ma anche quasi tutti gli avversari affrontati dalle guerriere non presentano un nome casuale.
Per la maggior parte, salvo eccezioni particolari, i nomi dei malvagi sono ripresi da minerali, pietre preziose o metalli.
Già nella prima serie, il megaboss finale che tira le fila di tutto è l’oscura essenza chiamata Queen Metallia (クイン・メタリア Kuin Metaria, traslitterato come Queen Metaria in alcune edizioni del manga italiano), che si rifà al metallo in generale, mentre il suo braccio destro è chiamato Queen Beryl (クイン・ベリル Kuin Beriru/Queen Beryl), il cui nome si rifà al metallo chiamato berillio.
 

I quattro sottoposti di Queen Beryl sono invece chiamati Jadeite (ジェダイト Jedaito/Jedait, lettura all’inglese di “Jadeite”), Nephrite (ネフライト Nefuraito/Nefrait, lettura all’inglese di “Nephrite”), Zoisite (ゾイサイト Zoisaito/Zoisait, lettura all’inglese di “Zoisite”) e Kunzite (クンツァイト Kuntsaito/Kunzait, lettura all’inglese di “Kunzite”), nomi che ricordano rispettivamente la giadeite, la nefrite, la zoisite e la kunzite. Nel manga, peraltro, il legame fra questi quattro personaggi e le pietre eponime è molto forte.
Su di loro, c’è un piccolo discorso a parte da fare. Il nome con cui è noto il quartetto è Shitennou (四天王, “Quattro re celesti”), un nome che ricorre spessissimo nella storia e nella cultura giapponese. Diversi quartetti reali, come gruppi di cantanti o combattenti della storia antica, portano questo nome, così come è possibile ritrovarlo in manga, anime e videogiochi come Ginga Nagareboshi Gin di Yoshihiro Takahashi, RG Veda delle Clamp o Pokemon (laddove è il nome che viene dato a quelli che da noi sono noti come Superquattro).
Gli Shitennou sono in realtà una figura del buddismo, quattro divinità guardiane dei quattro punti cardinali del mondo. In giapponese sono noti come 多聞天 Bishamonten (il significato del nome originale sanscrito è “Colui che tutto ascolta”), 増長天 Zochouten (“Colui che cresce”), 持国天 Jikokuten (“Colui che veglia sulla terra”) e 広目天 Komokuten (“Colui che tutto vede”).
Ognuno di questi guardiani è associato ad un colore, un pianeta e una direzione. Allo stesso modo, anche gli Shitennou di Sailor Moon sono detti guardiani di diverse zone del mondo poste nelle quattro direzioni.
 

Passando alla seconda serie, viene dapprima presentato il gruppo di cattive noto come Sorelle Ayakashi (あやかしの四姉妹 Ayakashi no yonshimai, “Le quattro sorelle ayakashi”). Ayakashi è un termine giapponese usato per indicare i mostri marini o, più in generale, creature del paranormale.
Le quattro sorelle si chiamano Petz (ペッツ Pettsu/Petz), Calaveras (カラベラス Karaberasu/Kalaveras), Bertier (ベルチェ Beruche/Bertier) e Kooan (コーアン Kooan). Le prime tre sorelle prendono quasi letteralmente il nome da minerali chiamati pezzite, calaverite e bertierite. La quarta invece prende il nome da 紅安鉱 koanko, il termine giapponese che indica il minerale chiamato chermesite. Curiosamente, nel doppiaggio italiano del cartone animato, a ognuna delle quattro sorelle è stato dato il nome italiano del corrispettivo minerale.
Gli altri membri del Black Moon Clan, ossia Rubeus (紅のルベウス Kurenai no Rubeusu, “Rubeus il Rosso”), Esmeraude (翠のエスメロード Midori no Esumeroodo, “Esmeraude la Verde”), Saphir (蒼のサフィール Aoi no Safiiru, “Saphir il Blu”) e il principe Dimande (プリンス・デマンド Purinsu Demando/Prince Dimande), traggono il nome rispettivamente dal rubino, dallo smeraldo, dallo zaffiro e dal diamante.
 

Venendo alla terza serie, anche le varie cattive al soldo del dottor Tomoe traggono i loro nomi da pietre o minerali.
Kaolinite (カオリナイト Kaorinaito/Kaolinait, lettura all’inglese di “Kaolinite”) prende nome dalla caolinite, un materiale argilloso.
Per quanto riguarda il gruppo delle Witches 5, composto da Eudial (ユージアル Yuujiaru/Eudial), Mimete (ミメット Mimetto/Mimet), Tellu (テルル Teruru/Tellu), Viluy (ビリユイ Biryui/Viluy), Cyprine (シプリン Shipurin/Cyprine) e Ptilol (プチロル Puchiroru/Ptilol), esse prendono i loro nomi rispettivamente dall’eudialite, dalla mimetite, dalla tellurite, dalla wiluite, dalla ciprina (varietà blu della vesuvianite) e dalla clinoptilolite.
 

Anche nella quarta serie, ritroviamo personaggi malvagi i cui nomi derivano da pietre o minerali.
E’ il caso della vecchia Zirconia (ジルコニア Jirukonia/Zirconia) e del suo braccio destro Zircon (ジルコン Jirukon/Zircon), i cui nomi derivano dallo zircone, ma anche dei membri del Trio Amazzonico, Tiger’s Eye (タイガーズ・アイ Taigaazuai/Tiger’s eye), Hawk’s Eye (ホークス・アイ Hookusuai/Hawk’s eye) e Fish Eye (フィッシュ・アイ Fuisshuai/Fish Eye), i cui nomi provengono rispettivamente dall’occhio di tigre (una varietà del quarzo), dall’occhio di falco (una variante blu dell’occhio di tigre) e dall’occhio di pesce (una varietà dell’apofillite).
Il nome del boss finale della quarta serie, la regina Nehellenia (女王ネヘレニア Joou Neherenia, "Regina Nehellenia"), viene invece da Nehalennia, divinità del pantheon germanico/celtico protettrice dei viandanti.
Un discorso a parte meritano invece i quattro componenti del Quartetto Amazzonico, CereCere (セレセレ Seresere), PallaPalla (パラパラ Parapara), JunJun (ジュンジュン Junjun) e VesVes (ベスベス Besubesu).
I loro nomi, infatti, non sono derivanti da pietre, minerali o metalli, bensì da corpi celesti del sistema solare, rispettivamente Cerere (pianeta nano della fascia degli asteroidi, il cui nome è legato a Cerere, dea romana della terra e della fertilità, da cui il potere di CereCere legato ai fiori), l’asteroide Pallade (il cui nome deriva da uno degli epiteti della dea Atena), l’asteroide Giunone (con lo stesso nome di Giunone, moglie del dio Giove, e non è dunque un caso che JunJun sia legata a Sailor Jupiter) e l’asteroide Vesta (chiamato con lo stesso nome della dea romana del focolare).
Al quartetto è stato dato questo nome poiché nel manga si scoprono essere guerriere Sailor, che traggono per l’appunto i poteri dai suddetti corpi celesti e sono votate alla protezione di Sailor Chibi Moon. Nella versione animata, la storia va diversamente e non viene fatto cenno a ciò.
 

L’associazione con i metalli ritorna anche per le nemiche della quinta e ultima serie.
Sailor Iron Mouse (セーラー・アイアン・マウス Seeraa Aian Mauzu), Sailor Aluminum Siren (セーラー・アルーミナム・セイレーン Seeraa Aruuminamu Seiren), Sailor Lead Crow (セーラー・レッド・クロウ Seeraa Reddo Kurou) e Sailor Tin Nyanko (セーラー・ティン・にゃんこ Seeraa Tein Nyanko) prendono infatti rispettivamente i loro nomi dal ferro, dall’alluminio, dal piombo e dallo stagno.
C’è da specificare che, spesso e volentieri, i nemici delle guerriere Sailor sono dipinti seguendo le cromature proprie dei metalli o delle pietre da cui traggono il nome.
 

Oltre ai vari sottoposti “di peso”, anche i vari demoni minori nascondo simbologie nel nome.
E’ il caso degli youma (妖魔 youma), i demoni della prima serie, il cui nome è un termine giapponese che indica mostri, fantasmi o comunque creature paranormali.
I demoni delle serie successive, invece, prendono il loro nome dal greco.
E’ il caso, ad esempio, dei Daimon (ダイモーン Daimoon) della terza serie.
Il daimon (δαίμων daimon, in greco) è un essere della filosofia e mitologia greca, a metà fra umano e divino. Importante è il daimon di Socrate, uno spirito guida che assiste l’uomo in ogni decisione ed è sempre presente al suo fianco. Riferimento a questo, nella serie di Sailor Moon, è che i Daimon della terza serie compaiono uno per volta, legandosi di volta in volta ad una sola persona che poi sceglieranno come vittima, incarnandosi in un oggetto a lei caro o vicino.
I demoni della quarta serie sono invece chiamati Lemures (レムレス Remuresu), dal nome degli spiriti dei morti della mitologia romana. Curiosamente, il loro nome è stato adattato nella versione inglese in “Remless”, ossia “Senza la fase REM", che è la fase del sonno in cui si sogna.
I demoni della quinta serie si chiamano invece Phage (ファージ Fuaaji), parola inglese che deriva dal greco antico Φαγεῖν fagein, “mangiare”, e che oggi è usata in medicina per indicare diversi batteri.
Va detto che, nella serie a cartoni animati, i vari demoni minori che compaiono in ogni episodio nascondono spesso riferimenti culturali alle tradizioni occidentali e soprattutto orientali (come i Daruma, i monogatari dell’epoca Heian, gli Ashura, giusto per citarne qualcuno), ma il lavoro di analisi da fare al riguardo sarebbe decisamente troppo lungo, perciò ci fermiamo qui.

La leggenda della principessa Kaguya


Un piccolo cenno va inoltre fatto alla storia della principessa Kaguya, su cui si basa il secondo film per il cinema, basato su una storia breve scritta dall’autrice stessa e contenuta nel manga.
 

Kaguya, Snow Kaguya (プリンセス・スノー・カグヤ Purinsesu Sunoo Kaguya/Princess Snow Kaguya) per la precisione, la cattiva del lungometraggio in questione, trae infatti il nome da un omonimo personaggio popolarissimo in Giappone, protagonista del Taketori Monogatari (竹取物語 Taketori monogatari, “Storia di un tagliabambù”), racconto giapponese del X secolo di cui non si conosce il nome dell’autore ma che è ricordato come uno dei primi “romanzi” nipponici della storia.
Nel racconto, un vecchio tagliabambù trova nell’incavo di un ramo di bambù una bambina dalle dimensioni decisamente ridotte. Non avendo figli, decide di portarla a casa con sé e di allevarla col nome di “Principessa Kaguya” (輝夜姫 Kaguyahime, “Principessa Kaguya”).
Crescendo, Kaguya diventa una bellissima ragazza, e sono molti i pretendenti che mirano alla sua mano. La ragazza, tuttavia, chiedendo ai vari pretendenti (fra cui vi è anche lo stesso imperatore del Giappone) di compiere imprese difficilissime e recuperare vari oggetti leggendari, rifiuta la loro corte, e alcuni di essi perdono persino la vita durante le loro imprese.
All’arrivo dell’estate, Kaguya sospira con nostalgia guardando la luna. Viene infatti svelato che la ragazza proviene da 月の都 Tsuki no miyako, una città costruita sulla luna e abitata da esseri celestiali come lei, dalla quale è stata scacciata per punizione.
I suoi concittadini, provenienti dalla luna, vengono dunque un giorno sulla terra a riprenderla, nonostante il tagliabambù e l’imperatore cerchino invano di impedirlo. Kaguya ritorna sulla luna, lasciando degli omaggi ai suoi amici terrestri, di cui però si dimentica una volta ritornata nel suo mondo natale.
 

Questo racconto ha ispirato numerosi anime, manga e videogiochi e oltre allo stesso secondo film di Sailor Moon, si può dire che la stessa idea del Silver Millennium costruito sulla luna e della sua principessa siano un riferimento al Taketori Monogatari.

Note dell'autore


Giusto per dovere di cronaca, sicuramente gli elementi culturali presenti in Sailor Moon non finiscono qui, sia per quanto riguarda il manga che la serie televisiva. Questi sono quelli che sono riuscito a sviscerare, se ve ne sono di altri di cui non sono a conoscenza sarò ben lieto di scoprirli via via, poiché questo lavoro, per quanto duro, è stato di grande interesse per me.
Mi scuso per eventuali errori, per la lunghezza e se mi sono lasciato un po’ prendere la mano in discorsi talvolta troppo complessi, ma si tratta di deformazione professionale da orientalista, studioso di lingua giapponese ed ex studente di liceo classico. Spero che la lettura non vi sia risultata troppo pesante, che vi abbia interessato e che uno scritto come questo possa far vedere Sailor Moon sotto una nuova luce, lontana dal considerarlo soltanto una serie per un pubblico infantile come invece è apparsa nel nostro paese e dunque è nota a molti italiani che così lo snobbano. Un ringraziamento a chi mi ha seguito fin qui.
 

Fonti e bibliografia


Wikipedia (sezioni in italiano, inglese, francese, giapponese, cinese, greco)
Wikimoon
Naoko Takeuchi, Pretty Guardian Sailor Moon (manga e serie animata, in versione italiana e giapponese)
Masami Kurumada, Saint Seiya
Fernand Comte, I grandi miti
Massimo Raveri, Itinerari nel sacro: L’esperienza religiosa giapponese
Anonimo, Storia di un tagliabambù
Shuichi Katou, Storia della letteratura giapponese dalle origini al XVI secolo
Rosa Caroli, Franco Gatti, Storia del Giappone
Piero Corradini, Il Giappone e la sua storia
Mario Sabattini, Paolo Santangelo, Storia della Cina
Donald Keene, Seeds in the heart: Japanese Literature from Earliest Times to the Late Sixteenth Century
Rossella Menegazzo, Giappone
Miyeko Murase, L’arte del Giappone
Paola Carusi, dispense di astrologia islamica
Victor Harris, Shinto: The Sacred Art of Ancient Japan