Pretty Cure 1Majokko sentai, 2000 version.
Durante e dopo Sailor Moon, le opere dello stesso genere sono spuntate come funghi, ma nessuna di queste è riuscita a raggiungere lo stesso, strabordante successo della storia di Usagi Tsukino.
Tranne una: Pretty Cure, immensa saga prodotta dalla Toei Animation che va avanti ormai da sette anni piazzandosi sempre nella top ten dei programmi più visti della settimana giapponese.
La prima stagione di questa ormai celeberrima serie, Futari wa Pretty Cure, è datata 2004 e vede come protagoniste due ragazze davvero speciali. La prima, Nagisa Misumi, è allegra, golosa, mascolina, negata negli studi ma asso della squadra di lacrosse della scuola. La seconda, Honoka Yukishiro, è invece timida, taciturna, dolce e studiosa, appassionata di scienze. Entrambe frequentano la seconda media nel prestigioso istituto femminile Verone, ma non si erano mai parlate pur facendo parte della stessa classe, poiché appartenevano a due mondi completamente agli antipodi. Questo almeno fino all’incontro con Mepple e Mipple, due bizzarri folletti scappati da un regno fatato chiamato il Giardino della Luce, ora minacciato dalle oscure forze di Re Jaaku. Mepple e Mipple rivelano alle due ragazze una sconvolgente verità: Nagisa e Honoka sono le prescelte e dovranno difendere il Giardino della Luce e la Terra stessa dalle perfide trame del Re Jaaku, trasformandosi nelle due guerriere della leggenda, le Pretty Cure.

La trama, noterete, non è nulla di troppo elaborato o innovativo, eppure Pretty Cure inaspettatamente funziona, e riesce ad arrivare laddove il ben realizzato ma poco celebre Wedding Peach, il troppo scialbo Tokyo Mew Mew o il superficialissimo Mermaid Melody non erano mai giunti, centrando pienamente l’obbiettivo che si era prefisso: intrattenere gli spettatori del post Sailor Moon con una storia che possa appassionarli e che possano “sentir loro”, alla stessa maniera di come gli spettatori degli anni ’90 fecero con quella di Usagi e compagne.
Intendiamoci, Pretty Cure non è una produzione rivoluzionaria né di nicchia, non vuole rivoluzionare il genere o gettare le basi per qualcosa di nuovo. E’ una serie dal chiaro intento commerciale - e la cosa è deducibile dal fatto che non vi sia un autore vero e proprio o un manga di riferimento, ma che dietro vi sia la stessa Toei Animation, e che dello staff fanno parte personalità che hanno lavorato a serie animate di successo della stessa casa come Ojamajo Doremi, Digimon e Dragon Ball - ma a questo riesce ad affiancare anche un’anima.
 
Pretty Cure 2

Probabilmente, qualcuno con Pretty Cure si annoierà, dato che l’impianto base degli episodi si ripete per praticamente tre quarti della serie (battaglia col boss esclusa) in maniera identica, variando soltanto gli eventi quotidiani di contorno e i nemici coinvolti. Siamo ben lontani da Sailor Moon e dalle sue trame spesso articolate, ricche di colpi di scena e di battaglie epiche e coinvolgenti contro i “boss di fine saga”. La trama di Pretty Cure procede ad un ritmo davvero lento, i colpi di scena sono ridotti all’osso e l’eliminazione dei vari sottoposti del cattivo avviene in maniera convenzionalissima, senza troppi guizzi.
Tuttavia, nonostante il 95% degli episodi siano tutti uguali fra di loro, Pretty Cure riesce a colpire e a tenere lo spettatore incollato allo schermo, a divorare episodi dopo episodi, nonostante manchi una trama serrata che lo coinvolga in maniera viscerale.
Come mai, tutto questo?
Merito di ciò che ad altri majokko sentai del 2000 manca completamente e di cui invece Pretty Cure è un esperto conoscitore: la caratterizzazione dei personaggi.
D’accordo, con due sole protagoniste è sin troppo facile riuscirci, ma gli autori riescono a caratterizzare Nagisa e Honoka in maniera straordinaria. Queste due ragazze, completamente differenti fra di loro, si apriranno completamente agli spettatori, i quali potranno così conoscerne non soltanto il carattere, le passioni, le attitudini, i sentimenti, la vita scolastica, le abitazioni e le famiglie ma anche assistere alla loro reciproca evoluzione caratteriale nel corso della serie e alla nascita di un’amicizia profonda e toccante, fatta di gioie e di dolori, di pianti e di risate, di litigi e riappacificazioni, di battaglie e confidenze. Tutto ciò, narrato con uno stile rilassato, divertente, delicato e davvero piacevole da seguire, è privo di forzature o di scene stereotipate messe lì giusto perché vanno di moda.
Grande importanza è posta, infatti, alla dualità delle due ragazze, che sono completamente opposte in ogni cosa, ma anche ottime amiche, e da questa amicizia sincera e appassionata scaturisce la loro forza. Non è un caso, infatti, se i due colori predominanti sono il nero, più inquieto, per la scalmanata Nagisa e il bianco, più tranquillo, per la silenziosa Honoka; e non è casuale neppure il fatto che per trasformarsi o sferrare il loro colpo finale le due ragazze debbano per forza essere insieme e stringersi saldamente le mani.
 
Pretty Cure - NagisaPretty Cure - Honoka

Tuttavia, non sono solo Nagisa e Honoka ad essere splendidamente dipinte, stessa sorte tocca all’altro lato della barricata. Ognuno dei cattivi incontrati dalle protagoniste avrà un proprio aspetto fisico, una propria caratterizzazione, delle proprie motivazioni e degli elementi che lo differenzieranno dagli altri e che, tramite dialoghi con le protagoniste, contribuiranno a renderlo più umano e più vicino agli spettatori. Menzione speciale va poi agli spassosissimi Zakenna, i demoni minori che sono uno degli elementi comici più riusciti e le vere star della serie tutta. Ma non solo. Gli autori ci sorprendono ancora e donano una caratterizzazione davvero ottima anche a tutto il cast di comprimari che ruota intorno ai protagonisti.

La città in cui Nagisa e Honoka risiedono è viva. Non è solo un mero sfondo alle vicende, ma è un mondo pulsante, abitato da persone che si muovono autonomamente anche se la battaglia contro Re Jaaku non li coinvolge in prima persona, che hanno dei sogni, che si divertono, che amano, che soffrono, che crescono, che lottano nel loro piccolo contro la vita. E’ questo ciò che personalmente ho adorato di Pretty Cure. Nonostante gli episodi tutti simili fra loro e la trama che si sviluppa lenta e priva di colpi di scena, ho adorato perdermi in questo mondo, sviscerarne gli aspetti, le sfaccettature, gli abitanti, come se fosse il mondo in cui vivo io.
 
Pretty Cure - PisardPretty Cure - GekidragoPretty Cure - PoisonnyPretty Cure - KiriyaPretty Cure - Ilkubo

Ma Pretty Cure è anche e soprattutto una serie in cui si combatte, e i combattimenti sono davvero uno degli aspetti migliori della storia, grazie anche al fatto che le due guerriere, con la trasformazione, acquisiscono anche una particolare agilità che permette loro di saltellare qua e là, di librarsi in aria e di dar giù di pugni e calci, oltre che di compiere il loro bell’attacco magico in coppia. Una dimensione senza dubbio insolita per un majokko sentai, più simile ai sentai in carne ed ossa o a Dragon Ball Z che a Sailor Moon, ma che non disturba affatto, anzi affascina e piace allo spettatore, rendendo i combattimenti una vera e propria gioia per gli occhi.

Lo stile di disegno è semplice e minimalista, simile per certi versi a quello di Ojamajo Doremi, opera precedente dello stesso team, ma più complesso, date le tematiche più profonde e la presenza di personaggi mostruosi e cattivi. In ogni caso, si tratta di disegni molto gradevoli e capaci di donare una spiccata personalità ad ognuno dei personaggi ritratti, oltre che di dipingere un realistico affresco del Giappone giovanile degli anni 2000.
I colori sono molto accesi e vividi e vi sono animazioni molto fluide e piacevoli e, talvolta, effetti speciali in computer grafica non troppo invasivi ma, anzi, piacevoli.
Il comparto sonoro, poi, è davvero azzeccato e ci dona una serie di splendide melodie orchestrate, che si adattano perfettamente al tipo di scena che di volta in volta accompagnano, e una serie di canzoni veramente belle, a cominciare dalle due allegre e spensierate sigle “Danzen!! Futari wa Pretty Cure!!” e “Gecchu?! Rabu rabu!!, fino ad arrivare alle molteplici canzoni che spesso e volentieri accompagneranno le scene clou degli episodi e che si riveleranno inaspettatamente efficaci, variegate e piacevoli all’ascolto.
 
Pretty Cure - MepplePretty Cure - PollunPretty Cure - Mipple

E così, inaspettatamente, Pretty Cure non lascia indifferenti. Ai giovani spettatori del 2000, che non hanno vissuto in prima persona l’epoca del boom di Sailor Moon, risulterà essere una storia su misura per loro, in cui gli sarà facile identificarsi e che, ripercorrendo le tappe che furono il successo di Sailor Moon, donerà loro grandi insegnamenti di amicizia, solidarietà e rispetto reciproco, oltre che un grande spettacolo cui appassionarsi. A chi invece Sailor Moon l’ha già visto tutto e l’ha amato alla follia, Pretty Cure sembrerà probabilmente la manna del cielo, una produzione che finalmente, dopo anni di majokko sentai superficiali, ridarà al genere il lustro che aveva in origine. In maniera molto più semplice, sia chiaro. Scordiamoci guerriere belle e sensuali e riferimenti culturali alti. In fondo, il target primario di Pretty Cure non siamo noi vecchi fans, ma le nuove generazioni. Ma rimane ugualmente una serie valida che saprà regalare molto anche a noi, calandoci in un mondo da cui difficilmente poi vorremo staccarci.

Voto 8, tondo tondo e di tutto cuore, con l'augurio che tutti i majokko sentai del futuro prendano esempio da Nagisa e Honoka e si spingano in una direzione simile a questa.