Settimo appuntamento con la rubrica mensile atta a presentare i migliori anime degli ultimi anni secondo l'utenza di AnimeClick.it. Ogni notizia prenderà in esame un'annata dell'ultima decade a partire dal 2009 (per il 2010 invece è ancora troppo presto, è necessario far passare del tempo in modo da far accumulare un numero sufficiente di recensioni). A corredo della classifica dei primi 30 titoli verrà presentata una rassegna di recensioni di alcuni dei titoli della classifica, partendo dalle prime tre posizioni del podio e poi a scalare, cercando di evitare i grandi blockbuster che non hanno certo bisogno di pubblicità. In chiusura d'articolo verranno infine presentate brevemente le recensioni apparse in vetrina ad opera dello staff del sito.
Buona lettura!
* 1° posto assoluto
** 19° posto assoluto
*** 43° posto assoluto
>>Tutti gli anime del 2003<<
- LE NOSTRE RECENSIONI
Texhnolyze: Recensione (Limbes)
Buona lettura!
1 | PlanetES* | 9,282 |
2 | Tokyo Godfathers** | 8,969 |
3 | Fullmetal Alchemist*** | 8,824 |
4 | Kino no tabi - The Beatiful World | 8,609 |
5 | GunGrave | 8,545 |
6 | Texhnolyze | 8,526 |
7 | Full Metal Panic? Fumoffu | 8,471 |
8 | Wolf's Rain | 8,163 |
9 | Chrno Crusade | 8,128 |
10 | Lupin III - First Contact | 8,083 |
11 | Last Exile | 8,024 |
12 | Nadja Applefields | 8,000 |
12 | Gunslinger Girl | 8,000 |
12 | Godanner | 8,000 |
15 | InuYasha - La Spada del Dominatore del Mondo | 7,963 |
16 | Melanzane - Estate in Andalusia | 7,917 |
17 | Kimi ga Nozomu Eien | 7,903 |
18 | Night Shift Nurses | 7,889 |
19 | Interstella 5555 | 7,875 |
20 | Uchuu no Stellvia | 7,818 |
21 | Kenshin il vagabondo - Capitolo del tempo | 7,765 |
22 | Mahou Tsukai ni Taisetsu na Koto | 7,750 |
23 | Dokkoider | 7,714 |
23 | Nadia Omake | 7,714 |
25 | Sakigake!! Cromartie High | 7,667 |
26 | Popotan | 7,625 |
26 | Bottle Fairy | 7,625 |
28 | Mermaids Forest TV | 7,600 |
29 | Uninhabited Planet Survival | 7,571 |
30 | Onegai Twins | 7,550 |
* 1° posto assoluto
** 19° posto assoluto
*** 43° posto assoluto
Planetes
10.0/10
God87
-
L'anime di PlanetEs è il classico esempio di come dovrebbe essere trasposto idealmente un manga in animazione: non una mera carta carbone ma un'opera a se stante, una rielaborazione, una personale rivisitazione. Taniguchi questo lo ha ben capito, e con la sua personale rivisitazione del capolavoro di Yumikura realizza probabilmente la sua migliore opera in assoluto, un capolavoro sci-fi con il quale ogni nuova serie d'animazione dalle tematiche similari dovrà inevitabilmente fare i conti. Il plot è ovviamente simile al manga originario: per poter garantire la sicurezza dei viaggi spaziali, nel 2075 vengono istituite squadre di "raccogli-detriti" che si devono occupare di rimuovere dallo spazio i bulloni, le viti ed i pezzi di satelliti vaganti (un problema esistente anche oggi). Nel fumetto ci focalizziamo sulla vita privata e lavorativa di Yuri, Fee ed Hachimaki, ma qui il cast viene notevolmente ampliato, tant'è che nella sezione raccogli-detriti oltre a loro abbiamo ben altri 3 strambi individui: lo stravagante indiano Arvind "Robbie" Ravi, il prigro e nullafacente Philippe Myers (direttore d'ufficio) e la silenziosa ed efficiente impiegata Edelgard. Come se non bastasse Ai Tanabe entra nella sezione fin dal primo episodio, divenendo assieme ad Hachimaki protagonista assoluta dei 26 episodi di questa serie televisiva. Molti altri sono poi i personaggi importanti inventati in animazione ed assenti nella versione cartacea, quasi tutti legati ad Hachimaki: Claire Rondo, sua ex ragazza ed ora ambiziosa impiegata nella sezione controllo della seconda divisione Technora (l'azienda per la quale lavorano i nostri eroi), Kho Cheng-Shin, suo miglior amico, e Gigalt Gangaragash, suo maestro per il quale il ragazzo prova venerazione e rispetto. Un cast di personaggi notevolissimo (a cui se ne aggiungeranno anche altri) al servizio di una storia meravigliosa e poetica. Iniziamo col dire che, rispetto al fumetto, l'anime è allo stesso tempo uguale e diverso: presenta molte delle storie apparse nei primi 3 volumi del manga (neanche viene toccato il quarto volume), ma lo fa rivisitandole totalmente, cambiandone l'ordine cronologico e legandole da continuity. Oltretutto, queste storie vengono anche a volte radicalmente modificate, magari cambiando i personaggi o mettendone alcuni al posto di altri: si tratta quindi di un'opera di totale rivisitazione del fumetto, ad uso e consumo di una storia molto più focalizzata sugli aspetti umani e sul background politico-terroristico rispetto al fumetto. Entrambi manga ed anime sono focalizzati sulla crescita interiore di Hachimaki (dapprima duro e cinico, poi innamorandosi di Tanabe capirà che "non si può andare per un lungo viaggio senza un porto dove tornare"), ma se il fumetto si preoccupa di farlo cambiare attraverso la contrapposizione tra il suo cinismo e l'idealismo romantico di Tanabe, qui sono le sue dure esperienze con la morte ed il terrorismo a fargli ricercare come un bambino l'ala protettiva e amorevole della ragazza. Seppur affrontando tutte le vicende in modo diverso, la versione animata di PlanetEs si può sicuramente definire un altro capolavoro, al punto tale da potersi accostare alla pari con il collega più blasonato da cui prende ispirazione. Partendo dalla bellissima sigla d'apertura che mostra attraverso immagini il cammino dell'uomo verso lo spazio, anche nella serie animata si sente ogni occasione l'amore degli autori nel rappresentare la ricerca e la realizzazione dei proprio sogni per l'uomo. Dall'inizio alla fine la straordinaria opera di caratterizzazione di tutti i personaggi (aiutati in quest'occasione da un character design molto più adulto del semplicistico tratto originario di Yumikura) porterà gli spettatori ad immedesimarsi totalmente in loro fino a sentirli vicinissimi a sè, e se a questo aggiungiamo l'ottimale qualità di quasi tutti i 26 episodi capiremo perchè PlanetEs è forse una delle più grandi serie d'animazione di tutti i tempi. Già, perchè oltre a ritrovare qui la stessa eleganza e freschezza con cui Yumikura tratta senza mai annoiare i gravi temi sociali odierni, qui abbiamo anche un regista del calibro di Taniguchi, che in quest'occasione rivela un'inaspettata vena romantico/poetica: la sua solita cura nello scegliere insert songs commoventi ("Secret of the Moon") e certe sue trovate registiche assolutamente geniali e fuori dagli schemi (il bacio fuoricampo tra Hachimaki e Tanabe) lo aiutano nel rendere certi episodi incredibilmente commoventi, tanto da portare in numerosi casi ad autentiche lacrime di commozione (sopratutto nel finale, quando ci rendiamo conto che Hachimaki e Tanabe non li vedremo più). Con la sua consueta maestria Taniguchi rende PlanetEs una storia di personaggi e contenuti incredibilmente profonda e coinvolgente, capace di toccare dolcemente più volte le corde dell'animo di ogni spettatore. Unico vero difetto la figura di Fee, non troppo approfondita e sviscerata come nel fumetto, ma visto che la serie è terminata prima dell'uscita del quarto volume (che la riguardava) si tratta di un neo di pochissimo conto. Inutile aggiungere altro: siano lodati Taniguchi e Yumikura, e grazie alla Beez per la scelta coraggiosa di aver portato in Italia con un'ottima cura (il doppiaggio è ineccepibile) una serie di questo livello, sfidando l'animazione ignorante odierna fatta di shonen uguali gli uni agli altri. Peccato che come al solito una serie che tratta di fantascienza non è ben vista dal pubblico italiano, che difatti non si è smentito decretandone il prevedibile insuccesso commerciale. A chi però ama l'arte e la poesia l'acquisto di PlanetEs è obbligatorio.
Lupin III - Verde contro Rosso
10.0/10
Recensione di Sakuragi94
-
<b>Non discuto la tua chiave di lettura, che ci può stare benissimo. Ma, per giustificare il 10 che dai a questo anime, occorre che tu spenda qualche parola in più sulle motivazioni che ti hanno spinto a valutarlo così positivamente - grandebonzo</b>
Mi appresto a scrivere questa recensione dopo aver rivisto per l'ennesima volta questo speciale dedicato ai 40 anni del ladro più famoso del mondo. Come potete vedere il voto che ho dato a questo speciale è il massimo, 10. Ora molti di voi diranno, "non esiste la perfezione". Vero, o forse no, ma sta di fatto che con questo film, si è andati oltre alle solite aventure, inseguimenti e furti, bensì si è analizzato il personaggio, che seppur dopo 40 anni che lo conosciamo, rimane per lo più avvolto nel mistero. Chi è Lupin III? Beh non aspettatevi di avere una risposta chiara dal film, perché ne rimarrete delusi, ed è proprio per questo lo ritengo un prodotto ottimo. Ora invece che raccontarvi la trama che potete tranquillamente reperire, voglio darvi una mia chiave di lettura: Lupin potrebbe essere chiunque, persino io che sto scrivendo questa recensione. Basti guardare gli innumerevoli Lupin che abbiamo visto durante questi 40 anni, ogni autore ha creato un proprio Lupin, magari riversando in esso i propri pensieri e il proprio carattere: si parte dall'originale Lupin di M.Punch, spietato senza riguardi verso nessuno, al Lupin di Miyazaki, più un principe azzurro che un ladro, che pensa prima agli altri che ai propri interessi; insomma di Lupin potrebbero esisterne infiniti, con mille sfaccettature diverse. E proprio questo viene mostrato nel film, una guerra tra i vari Lupin, che si sfidano per decretare chi sia il vero Lupin III. Ho letto svariati commenti, di persone che affermano che il vero Lupin, sia il vecchio bibliotecario, che, ormai stanco, cerchi un degno successore per lui.. La cosa per me non ha un gran senso, perché Lupin dovrebbe trovare un successore, se c'è una cosa che accomuna ogni Lupin, è il fatto di non arrendersi mai. Spero che questa mia piccola recensione vi sia piaciuta, forse non ci capirete granchè, ma non importa, l'unica cosa che conta è che nessuno mi rubi il titolo di successore di Lupin..
Firmato Lupin IV
Mi appresto a scrivere questa recensione dopo aver rivisto per l'ennesima volta questo speciale dedicato ai 40 anni del ladro più famoso del mondo. Come potete vedere il voto che ho dato a questo speciale è il massimo, 10. Ora molti di voi diranno, "non esiste la perfezione". Vero, o forse no, ma sta di fatto che con questo film, si è andati oltre alle solite aventure, inseguimenti e furti, bensì si è analizzato il personaggio, che seppur dopo 40 anni che lo conosciamo, rimane per lo più avvolto nel mistero. Chi è Lupin III? Beh non aspettatevi di avere una risposta chiara dal film, perché ne rimarrete delusi, ed è proprio per questo lo ritengo un prodotto ottimo. Ora invece che raccontarvi la trama che potete tranquillamente reperire, voglio darvi una mia chiave di lettura: Lupin potrebbe essere chiunque, persino io che sto scrivendo questa recensione. Basti guardare gli innumerevoli Lupin che abbiamo visto durante questi 40 anni, ogni autore ha creato un proprio Lupin, magari riversando in esso i propri pensieri e il proprio carattere: si parte dall'originale Lupin di M.Punch, spietato senza riguardi verso nessuno, al Lupin di Miyazaki, più un principe azzurro che un ladro, che pensa prima agli altri che ai propri interessi; insomma di Lupin potrebbero esisterne infiniti, con mille sfaccettature diverse. E proprio questo viene mostrato nel film, una guerra tra i vari Lupin, che si sfidano per decretare chi sia il vero Lupin III. Ho letto svariati commenti, di persone che affermano che il vero Lupin, sia il vecchio bibliotecario, che, ormai stanco, cerchi un degno successore per lui.. La cosa per me non ha un gran senso, perché Lupin dovrebbe trovare un successore, se c'è una cosa che accomuna ogni Lupin, è il fatto di non arrendersi mai. Spero che questa mia piccola recensione vi sia piaciuta, forse non ci capirete granchè, ma non importa, l'unica cosa che conta è che nessuno mi rubi il titolo di successore di Lupin..
Firmato Lupin IV
Fullmetal Alchemist
10.0/10
Alexander
-
Personalmente, questione di gusti, non mi piace nè l'ambientazione, nè il character design, però so riconoscere un capolavoro quando lo vedo.
Una storia intricata ma spiegata in maniera egregia, degna dei migliori GdR tipo Final Fantasy (non a caso la Square se non erro ha fatto un gioco proprio su quest'anime), che non si vede spesso negli anime i quali, troppo spesso, tendono ad avere storie banali, ma spiegate in maniera confusionaria o incompleta... qui invece non c'è un solo personaggio, o un solo aspetto della trama che non venga approfondito fino in fondo, tutto si incastra alla perfezione, merito anche dell'abbondanza di episodi e della quasi totale assenza di filler. Ottima anche la sceneggiatura, passa da situazioni di estrema drammaticità ad altre molto più leggere e divertenti in pochissimo tempo, senza la minima forzatura... e che dire dei combattimenti? Geniale sia l'uso che viene fatto dell'alchimia sia le varie arrampicate sugli specchi per tentare di spiegarla in maniera scientifica :)
I temi trattati sono degni di un trattato di filosofia, profondissimi (anche se spesso arrivano a conclusioni che trovo alquanto discutibili).
Un capolavoro, che dovrebbe essere considerato come punto di riferimento per tutti gli anime a venire.
Una storia intricata ma spiegata in maniera egregia, degna dei migliori GdR tipo Final Fantasy (non a caso la Square se non erro ha fatto un gioco proprio su quest'anime), che non si vede spesso negli anime i quali, troppo spesso, tendono ad avere storie banali, ma spiegate in maniera confusionaria o incompleta... qui invece non c'è un solo personaggio, o un solo aspetto della trama che non venga approfondito fino in fondo, tutto si incastra alla perfezione, merito anche dell'abbondanza di episodi e della quasi totale assenza di filler. Ottima anche la sceneggiatura, passa da situazioni di estrema drammaticità ad altre molto più leggere e divertenti in pochissimo tempo, senza la minima forzatura... e che dire dei combattimenti? Geniale sia l'uso che viene fatto dell'alchimia sia le varie arrampicate sugli specchi per tentare di spiegarla in maniera scientifica :)
I temi trattati sono degni di un trattato di filosofia, profondissimi (anche se spesso arrivano a conclusioni che trovo alquanto discutibili).
Un capolavoro, che dovrebbe essere considerato come punto di riferimento per tutti gli anime a venire.
Un viaggio nell’esistenzialismo e nell’introspezione dell’animo umano, passando per metafore sottili e chiavi enigmatiche visive degne dell’astrattismo, questo è Kino no Tabi. Il perché dell’esistenza dell’uomo stesso visto dagli occhi della protagonista, un’evoluzione interiore che si sviluppa all’interno della mente umana (che a conti fatti è la realtà per come ogni essere umano la percepisce: semplicemente come la si vede, sente, tocca, odora, vive, un universo inevitabilmente soggettivo).
A bordo di una motocicletta che parla (!) di nome Hermes, Kino, una ragazza che si spaccia per un ragazzo, e che ha lasciato la sua città natale (per motivi che verranno resi noti più avanti), intraprende un viaggio verso una meta indefinita e non si pone un punto di arrivo, bensì solo una regola: non sostare più di tre giorni nello stesso posto; grazie a questo dogma autoimposto, in un modo o nell’altro, Kino evita di affezionarsi alle persone che incontra.
L'anime è un assoluto capolavoro, ogni personaggio che incontra Kino è marginale e allo stesso tempo indispensabile, semplici tasselli di un grande mosaico che altro non è che il mondo stesso.
"Il mondo è meraviglioso proprio perché non lo è", è uno dei motivi fondamentali della storia. Per fare un paragone, ricorda molto alcune fiabe con una morale di fondo come la formica e la cicala, o le storie dei fratelli Grimm, con l’aggiunta che qui la protagonista si limita a osservare e accettare il mondo così come è, poiché essendo viaggiatrice non si arroga il diritto di modificare nulla; il suo viaggio è un itinerario nella fantastica avventura che è la vita (non solo propria), in uno scenario meraviglioso quale il mondo stesso.
A conti fatti questa filosofia fatalista e distaccata che permea la storia riesce a mostrare però ancor più spiccatamente i sentimenti e le emozioni del resto dei personaggi anche con occhio oggettivo e isolato, lontano da un giudizio fazioso, ma semplicemente per quello che si mostrano: eventi, semplici momenti come comete di passaggio nella vita di un passante. Elementi come guerra, amicizia, amore, odio, povertà, razzismo e altro ancora emozioneranno, spaventeranno, commuoveranno, faranno infuriare e divertiranno, ma come ogni cosa nel corso esistenziale di ognuno di noi alla fine passeranno, e non ne rimarrà altro che uno sbiadito ricordo.
L'aspetto tecnico risulta davvero singolare: i colori ricordano un oceanico, marcato acquarello a tratti sbiadito, ricco di richiami a opere su tela di artisti amanti della natura, e dal tratto deciso e chiaro. Le musiche non rivestono un ruolo particolare, tuttavia svolgono perfettamente il loro lavoro d’accompagnamento lungo la “scoperta dell’esistenza” che intraprende Kino.
A volte suggestivo, a volte addirittura inquietante, ho trovato Kino no Tabi un vero e proprio capolavoro, ma non penso lo rivedrò presto: dopo aver gustato l'ultimo episodio, ho trovato il tutto piuttosto pesante da digerire per via dei suoi contenuti talvolta pirandelliani, talvolta kafkiani; l’anime desta pensieri e domande che la gente molte volte non si pone per evitare situazioni imbarazzanti o mettere a nudo la propria coscienza, ed è questo il suo più grande pregio.
Davvero un capolavoro.
A bordo di una motocicletta che parla (!) di nome Hermes, Kino, una ragazza che si spaccia per un ragazzo, e che ha lasciato la sua città natale (per motivi che verranno resi noti più avanti), intraprende un viaggio verso una meta indefinita e non si pone un punto di arrivo, bensì solo una regola: non sostare più di tre giorni nello stesso posto; grazie a questo dogma autoimposto, in un modo o nell’altro, Kino evita di affezionarsi alle persone che incontra.
L'anime è un assoluto capolavoro, ogni personaggio che incontra Kino è marginale e allo stesso tempo indispensabile, semplici tasselli di un grande mosaico che altro non è che il mondo stesso.
"Il mondo è meraviglioso proprio perché non lo è", è uno dei motivi fondamentali della storia. Per fare un paragone, ricorda molto alcune fiabe con una morale di fondo come la formica e la cicala, o le storie dei fratelli Grimm, con l’aggiunta che qui la protagonista si limita a osservare e accettare il mondo così come è, poiché essendo viaggiatrice non si arroga il diritto di modificare nulla; il suo viaggio è un itinerario nella fantastica avventura che è la vita (non solo propria), in uno scenario meraviglioso quale il mondo stesso.
A conti fatti questa filosofia fatalista e distaccata che permea la storia riesce a mostrare però ancor più spiccatamente i sentimenti e le emozioni del resto dei personaggi anche con occhio oggettivo e isolato, lontano da un giudizio fazioso, ma semplicemente per quello che si mostrano: eventi, semplici momenti come comete di passaggio nella vita di un passante. Elementi come guerra, amicizia, amore, odio, povertà, razzismo e altro ancora emozioneranno, spaventeranno, commuoveranno, faranno infuriare e divertiranno, ma come ogni cosa nel corso esistenziale di ognuno di noi alla fine passeranno, e non ne rimarrà altro che uno sbiadito ricordo.
L'aspetto tecnico risulta davvero singolare: i colori ricordano un oceanico, marcato acquarello a tratti sbiadito, ricco di richiami a opere su tela di artisti amanti della natura, e dal tratto deciso e chiaro. Le musiche non rivestono un ruolo particolare, tuttavia svolgono perfettamente il loro lavoro d’accompagnamento lungo la “scoperta dell’esistenza” che intraprende Kino.
A volte suggestivo, a volte addirittura inquietante, ho trovato Kino no Tabi un vero e proprio capolavoro, ma non penso lo rivedrò presto: dopo aver gustato l'ultimo episodio, ho trovato il tutto piuttosto pesante da digerire per via dei suoi contenuti talvolta pirandelliani, talvolta kafkiani; l’anime desta pensieri e domande che la gente molte volte non si pone per evitare situazioni imbarazzanti o mettere a nudo la propria coscienza, ed è questo il suo più grande pregio.
Davvero un capolavoro.
Gungrave
8.0/10
Ambientato in una non meglio precisata città, in una non ben precisata nazione, con uno sviluppo narrativo che si spalma su decenni (se non ho male inteso, dagli anni '50-'60 fino ai giorni nostri), Gungrave è il classico anime di ambientazione criminale, in questo caso mafiosa, dove sangue e sparatorie abbondano. Ma sarebbe riduttivo caratterizzare quest'anime solo con queste parole.
Gungrave è, innanzitutto, la storia di un'amicizia (tra Harry e Brandon), e una storia di legami e di fedeltà tra uomini che hanno una visione etica della realtà decisamente distorta. Fedeltà a un'organizzazione criminale (chiamata Millenion), con le sue ferree leggi non scritte che non ammettono deroghe o eccezioni, e che diventa sempre più potente ed onnipresente, estendendo il suo controllo su una città dove pare non esserci una molecola di legalità; persino la polizia compare pochissime volte nella serie e, per quanto riguarda il governo legittimo e politico della città stessa, solo in un occasione si vede, brevemente, il sindaco con i suoi collaboratori. Per il resto, nisba. La cosiddetta società civile è inesistente.
La città diventa così un mero campo di battaglia e contemporaneamente terra di conquista per gente senza scrupoli.
I due protagonisti in questione fanno a un certo punto la loro scelta: ma mentre per Harry l'ambizione è divorante, per Brandon le cose sembrano essere un po' differenti; la scalata al potere di Harry è veloce e irresistibile, non avendo costui il minimo riguardo per gli ostacoli che trova sulla propria strada; ma il prezzo che dovrà pagare sarà salatissimo.
Anime appassionante e avvincente, dove viene chiaramente dimostrato fino a che punto l'avidità e la sete di potere possono portare gli uomini (o almeno, alcuni uomini).
Ora, se nella prima parte il canovaccio è abbastanza ben delineato, con delle atmosfere che a me un po' hanno ricordato certi scorci di Cowboy Bebop (anche per via della bella colonna sonora), a un certo punto, però, la serie vira un po' troppo sulla fantascienza pura. Non che non apprezzi la fantascienza, sia chiaro, ma secondo il mio parere si è andato un po' a sprecare l'ottima ambientazione costruita all'inizio; gli spunti via via adottati in questa opera sono francamente un po' troppo inverosimili per un anime che tratta il tema della criminalità organizzata.
Altro aspetto che mi ha un po' urtato: il boss della Millenion, quello “storico”, presente all'inizio, ci viene presentato dagli autori con una serie di connotati un po' troppo bonari. Anziano, saggio, attento agli equilibri tra le varie organizzazioni concorrenti (non per niente è chiamato Big Daddy: Grande Papà, e il nome dice tutto), capace di amorevoli attenzioni nei confronti del prossimo; sembra quasi che sia capitato lì per caso, e invece è stato il fondatore della Millenion. Come si spiega? Forse gli autori volevano mettere in risalto le differenze tra Big Daddy e altri personaggi amorali? Comunque, invece di una critica (come c'è per esempio nei confronti di Harry) sembra ci sia una sorta di rispetto “per i vecchi tempi andati” rispetto ai comportamenti delle “nuove leve”.
Questo elemento, insieme a quello di cui ho scritto dieci righe sopra, mi fanno abbassare un pochino il voto, anche se di poco.
Gungrave è, innanzitutto, la storia di un'amicizia (tra Harry e Brandon), e una storia di legami e di fedeltà tra uomini che hanno una visione etica della realtà decisamente distorta. Fedeltà a un'organizzazione criminale (chiamata Millenion), con le sue ferree leggi non scritte che non ammettono deroghe o eccezioni, e che diventa sempre più potente ed onnipresente, estendendo il suo controllo su una città dove pare non esserci una molecola di legalità; persino la polizia compare pochissime volte nella serie e, per quanto riguarda il governo legittimo e politico della città stessa, solo in un occasione si vede, brevemente, il sindaco con i suoi collaboratori. Per il resto, nisba. La cosiddetta società civile è inesistente.
La città diventa così un mero campo di battaglia e contemporaneamente terra di conquista per gente senza scrupoli.
I due protagonisti in questione fanno a un certo punto la loro scelta: ma mentre per Harry l'ambizione è divorante, per Brandon le cose sembrano essere un po' differenti; la scalata al potere di Harry è veloce e irresistibile, non avendo costui il minimo riguardo per gli ostacoli che trova sulla propria strada; ma il prezzo che dovrà pagare sarà salatissimo.
Anime appassionante e avvincente, dove viene chiaramente dimostrato fino a che punto l'avidità e la sete di potere possono portare gli uomini (o almeno, alcuni uomini).
Ora, se nella prima parte il canovaccio è abbastanza ben delineato, con delle atmosfere che a me un po' hanno ricordato certi scorci di Cowboy Bebop (anche per via della bella colonna sonora), a un certo punto, però, la serie vira un po' troppo sulla fantascienza pura. Non che non apprezzi la fantascienza, sia chiaro, ma secondo il mio parere si è andato un po' a sprecare l'ottima ambientazione costruita all'inizio; gli spunti via via adottati in questa opera sono francamente un po' troppo inverosimili per un anime che tratta il tema della criminalità organizzata.
Altro aspetto che mi ha un po' urtato: il boss della Millenion, quello “storico”, presente all'inizio, ci viene presentato dagli autori con una serie di connotati un po' troppo bonari. Anziano, saggio, attento agli equilibri tra le varie organizzazioni concorrenti (non per niente è chiamato Big Daddy: Grande Papà, e il nome dice tutto), capace di amorevoli attenzioni nei confronti del prossimo; sembra quasi che sia capitato lì per caso, e invece è stato il fondatore della Millenion. Come si spiega? Forse gli autori volevano mettere in risalto le differenze tra Big Daddy e altri personaggi amorali? Comunque, invece di una critica (come c'è per esempio nei confronti di Harry) sembra ci sia una sorta di rispetto “per i vecchi tempi andati” rispetto ai comportamenti delle “nuove leve”.
Questo elemento, insieme a quello di cui ho scritto dieci righe sopra, mi fanno abbassare un pochino il voto, anche se di poco.
Texhnolyze
10.0/10
Recensione di deathmetalsoul
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Lux è una città sotterranea abbandonata alla disperazione e alla violenza, l'unico scopo della sua esistenza sembra essere la raccolta del Raffia, un materiale derivante dalle cellule dei corpi morti e utile alla convivenza del corpo umano con arti meccanici che sostituiscono i mancanti migliorando le prestazioni dell'individuo fondendosi con la mente dello stesso: i Texhnolyze.
La città viene governata con la forza da un'organizzazione chiamata Organo. Vi sono poi una forza d'opposizione chiamata "Alleanza", contraria all'uso dei Texhnolyze, e una banda di giovani che cerca la libertà chiamata Racan. Il simbolo della città è un obelisco dal quale qualcuno osserva in silenzio e medita sull'equilibrio delle parti. Fuori vi è una comunità che segue le parole di una veggente. Infine in superficie c'è quello che dovrebbe essere il mondo "reale".
Nel 2003 Chiaki Konaka, Yoshitoshi Abe, e Yasuyuki Ueda, mettono in scena questo "mondo", creando un anime in stile cyberpunk che si spinge ai limiti dello sperimentalismo e andando oltre quello che una semplice mente possa concepire. Ci troviamo dinanzi ad un anime "crudo", che non ha paura di mostrare niente, criticando in ogni modo le attuali tendenze della società e della cultura, facendola apparire distopica, in modo da far trasparire molti dei suoi tratti negativi e dei suoi vizi.
La concezione nichilistica è messa sempre in evidenza e denota l’accettazione da parte dell’uomo della propria condizione e l’inutilità delle speranze che sono fuori dalla sua portata, si accetta perfino una propria condizione di follia (nonostante ciò c'è chi nell'anime sino alla fine non accetterà questo amaro destino). L'unica salvezza sembrerebbe la città in superficie, purtroppo però anch'essa è vuota, non vi è violenza come nel sottosuolo, ma le persone sono chiamate addirittura fantasmi che vivono col solo scopo di aspettare la morte.
Nell'anime Lux viene definita come il "nono cerchio dell'inferno", che nella letteratura è descritto come l'ultimo, distante dal precedente e separato da un pozzo infinito, guardando da questa prospettiva la città in superficie non è altro che il cerchio infernale precedente, quindi da qualunque parte si guardi non vi è salvezza di alcun genere.
Tra i personaggi che faranno la loro comparsa non vi sono immortali, non vi è nessuno sicuro del domani e non vi è nessuno in grado di cambiare le cose, semplicemente l'anime va avanti sino alla conclusione. Mano mano si inizia ad avvertire la paura del finale che non farà alcuno sconto, come del resto tutto l'anime.
Di contorno vi è un alto livello tecnico, un uso eccezionale delle computer grafica e una colonna sonora presente quanto basta ma indimenticabile.
Suggerisco la visione solo a chi è capace di andare con la mente oltre lo scorrere delle immagini, poiché lo stesso prodotto va oltre la semplice animazione. Capolavoro.
La città viene governata con la forza da un'organizzazione chiamata Organo. Vi sono poi una forza d'opposizione chiamata "Alleanza", contraria all'uso dei Texhnolyze, e una banda di giovani che cerca la libertà chiamata Racan. Il simbolo della città è un obelisco dal quale qualcuno osserva in silenzio e medita sull'equilibrio delle parti. Fuori vi è una comunità che segue le parole di una veggente. Infine in superficie c'è quello che dovrebbe essere il mondo "reale".
Nel 2003 Chiaki Konaka, Yoshitoshi Abe, e Yasuyuki Ueda, mettono in scena questo "mondo", creando un anime in stile cyberpunk che si spinge ai limiti dello sperimentalismo e andando oltre quello che una semplice mente possa concepire. Ci troviamo dinanzi ad un anime "crudo", che non ha paura di mostrare niente, criticando in ogni modo le attuali tendenze della società e della cultura, facendola apparire distopica, in modo da far trasparire molti dei suoi tratti negativi e dei suoi vizi.
La concezione nichilistica è messa sempre in evidenza e denota l’accettazione da parte dell’uomo della propria condizione e l’inutilità delle speranze che sono fuori dalla sua portata, si accetta perfino una propria condizione di follia (nonostante ciò c'è chi nell'anime sino alla fine non accetterà questo amaro destino). L'unica salvezza sembrerebbe la città in superficie, purtroppo però anch'essa è vuota, non vi è violenza come nel sottosuolo, ma le persone sono chiamate addirittura fantasmi che vivono col solo scopo di aspettare la morte.
Nell'anime Lux viene definita come il "nono cerchio dell'inferno", che nella letteratura è descritto come l'ultimo, distante dal precedente e separato da un pozzo infinito, guardando da questa prospettiva la città in superficie non è altro che il cerchio infernale precedente, quindi da qualunque parte si guardi non vi è salvezza di alcun genere.
Tra i personaggi che faranno la loro comparsa non vi sono immortali, non vi è nessuno sicuro del domani e non vi è nessuno in grado di cambiare le cose, semplicemente l'anime va avanti sino alla conclusione. Mano mano si inizia ad avvertire la paura del finale che non farà alcuno sconto, come del resto tutto l'anime.
Di contorno vi è un alto livello tecnico, un uso eccezionale delle computer grafica e una colonna sonora presente quanto basta ma indimenticabile.
Suggerisco la visione solo a chi è capace di andare con la mente oltre lo scorrere delle immagini, poiché lo stesso prodotto va oltre la semplice animazione. Capolavoro.
Nadja Applefields
9.0/10
Inghilterra, inizio 900. Nell'orfanotrofio di Applefield, vicino Londra, vive una ragazzina dai capelli biondo platino e dagli occhi azzurri lucenti. Il suo nome è Nadja e fino all'età di 12 anni è cresciuta con la convinzione di essere sola al mondo. Un giorno però, la direttrice dell'orfanotrofio le consegna un pacco ricevuto da un mittente misterioso. All'interno, Nadja vi trova un diario ed un vestito appartenuti a sua madre e da questo momento rinasce in lei la speranza che possa essere ancora viva. Ma il destino ha in serbo un bel po' di avventure per lei e quella stessa notte due loschi figuri si introducono nell'istituto e provocano accidentalmente un incendio che mette in fuga tutti i bambini. L'obiettivo dei due furfanti è quello di impossessarsi della preziosa spilla che Nadja porta sempre con sé da quando è arrivata ad Applefield. Proprio mentre la ragazza fugge dai suoi aggressori viene salvata giusto in tempo da un misterioso cavaliere. Decisa a non mettere in pericolo la direttrice e i suoi amici, Nadja si fa assumere come ballerina per la compagnia itinerante di artisti girovaghi Dandelion. Il suo nuovo obiettivo è quello di viaggiare il più possibile per cercare informazioni che le permettano di ritrovare sua madre. Sarà un viaggio lungo e difficile, durante il quale Nadja imparerà molte cose e conoscerà diverse persone in tutta Europa.
Ho appena finito di vedere questa stupenda serie e non posso fare a meno di pensare alle piacevoli sensazioni che mi ha trasmesso. Nadja è una ragazza meravigliosa, allegra, gioviale, generosa e coraggiosa. Non si arrende davanti a niente, sa quello che vuole e non cerca mai la via più facile per risolvere i suoi problemi. Le dure prove che affronta non la fanno desistere perché il desiderio di riabbracciare la sua mamma è più forte di qualsiasi ostacolo. Non mi vergogno nell'ammettere che mi sono commossa diverse volte durante i 50 episodi. Nadja mi ha emozionato, ma mi ha anche fatto ridere. La sua spensieratezza nonostante le avversità della vita non è una maschera, ma un suo stile di vita. Lei stessa ammette che il suo atteggiamento deriva dagli insegnamenti della direttrice dell'orfanotrofio che l'ha sempre esortata a non piangersi mai addosso, perché prima o poi il sole tornerà a splendere. E Nadja splende di luce propria e lascia una sensazione di calore allo spettatore commosso e rasserenato nel cuore perché da una storia così semplice sono venuti fuori tanti insegnamenti che fanno riflettere. Troppo spesso la vita ci porta a dare tutto troppo per scontato e a non voler faticare per ottenere quello che più desideriamo. Ma la felicità è dietro l'angolo, bisogna solo saperla afferrare nel modo giusto, e non importa se bisogna faticare, perché la gioia che si prova ad obiettivo raggiunto non ha prezzo. Nadja ci è riuscita con caparbietà ed umiltà e si è fatta dei veri amici perché ha mostrato loro il suo cuore generoso.
Durante il corso dell'anime impareremo a conoscere uno ad uno i membri della compagnia Dandelion che diventano una vera e propria famiglia per la piccola Nadja e non l'abbandoneranno fino alla fine. Compagni di viaggio e un'unica grande famiglia.
Nadja Applefield non è solo una bella storia. Ha anche un bel character design dai colori vivaci e brillanti. La sigla italiana, “Nadja”, cantata dai Manga Boys, è davvero carina e le musiche che fanno da colonna sonora si sposano benissimo con la vicenda. La ninna nanna che canta Nadja molte volte durante la serie è una canzone dolcissima. Azzeccata direi è la scelta della doppiatrice, Monica Ward, che aveva già doppiato Ranma in versione ragazza.
In quest'opera non ci sono particolari avvenimenti da meritare la censura italiana, tranne solo per un episodio in cui lo spietato Hermann Preminger frusta a sangue il famoso ladro Rosa Nera. Unico neo in un adattamento italiano fatto molto bene.
Nadja Applefield è un anime bellissimo, che saprà farsi apprezzare da chi, come me, ha amato quelle serie anni '80 che narravano di ragazze sfortunate che riuscivano a trovare la felicità.
Per cui per le sensazioni che mi ha trasmesso non posso fare a meno di attribuirgli un bel 9, con la speranza che un giorno si decidano a replicarlo in TV per far conoscere questa meravigliosa storia a tante altre ragazze che come me non hanno intenzione di smettere di sognare o, semplicemente, vorrebbero un motivo per continuare a farlo.
Ho appena finito di vedere questa stupenda serie e non posso fare a meno di pensare alle piacevoli sensazioni che mi ha trasmesso. Nadja è una ragazza meravigliosa, allegra, gioviale, generosa e coraggiosa. Non si arrende davanti a niente, sa quello che vuole e non cerca mai la via più facile per risolvere i suoi problemi. Le dure prove che affronta non la fanno desistere perché il desiderio di riabbracciare la sua mamma è più forte di qualsiasi ostacolo. Non mi vergogno nell'ammettere che mi sono commossa diverse volte durante i 50 episodi. Nadja mi ha emozionato, ma mi ha anche fatto ridere. La sua spensieratezza nonostante le avversità della vita non è una maschera, ma un suo stile di vita. Lei stessa ammette che il suo atteggiamento deriva dagli insegnamenti della direttrice dell'orfanotrofio che l'ha sempre esortata a non piangersi mai addosso, perché prima o poi il sole tornerà a splendere. E Nadja splende di luce propria e lascia una sensazione di calore allo spettatore commosso e rasserenato nel cuore perché da una storia così semplice sono venuti fuori tanti insegnamenti che fanno riflettere. Troppo spesso la vita ci porta a dare tutto troppo per scontato e a non voler faticare per ottenere quello che più desideriamo. Ma la felicità è dietro l'angolo, bisogna solo saperla afferrare nel modo giusto, e non importa se bisogna faticare, perché la gioia che si prova ad obiettivo raggiunto non ha prezzo. Nadja ci è riuscita con caparbietà ed umiltà e si è fatta dei veri amici perché ha mostrato loro il suo cuore generoso.
Durante il corso dell'anime impareremo a conoscere uno ad uno i membri della compagnia Dandelion che diventano una vera e propria famiglia per la piccola Nadja e non l'abbandoneranno fino alla fine. Compagni di viaggio e un'unica grande famiglia.
Nadja Applefield non è solo una bella storia. Ha anche un bel character design dai colori vivaci e brillanti. La sigla italiana, “Nadja”, cantata dai Manga Boys, è davvero carina e le musiche che fanno da colonna sonora si sposano benissimo con la vicenda. La ninna nanna che canta Nadja molte volte durante la serie è una canzone dolcissima. Azzeccata direi è la scelta della doppiatrice, Monica Ward, che aveva già doppiato Ranma in versione ragazza.
In quest'opera non ci sono particolari avvenimenti da meritare la censura italiana, tranne solo per un episodio in cui lo spietato Hermann Preminger frusta a sangue il famoso ladro Rosa Nera. Unico neo in un adattamento italiano fatto molto bene.
Nadja Applefield è un anime bellissimo, che saprà farsi apprezzare da chi, come me, ha amato quelle serie anni '80 che narravano di ragazze sfortunate che riuscivano a trovare la felicità.
Per cui per le sensazioni che mi ha trasmesso non posso fare a meno di attribuirgli un bel 9, con la speranza che un giorno si decidano a replicarlo in TV per far conoscere questa meravigliosa storia a tante altre ragazze che come me non hanno intenzione di smettere di sognare o, semplicemente, vorrebbero un motivo per continuare a farlo.
Gunslinger Girl
8.0/10
Recensione di Enlightenment
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Gunslinger Girl è una serie anime del 2003 di 13 episodi, di genere psicologico/drammatico/azione/fantascienza.
La storia è ambientata in Italia, in un clima che ricorda gli anni di piombo. Protagonista della vicenda è un organizzazione chiamata “Ente pubblico per il benessere sociale”, un nome altisonante tipicamente all’italiana per indicare un'organizzazione che stana e distrugge le cellule terroristiche e malavitose ricorrendo a qualsiasi mezzo, anche ai cyborg. Avete letto bene cyborg, e precisamente ragazzine di 10-12 anni convertite a cyborg e mandate, armate di armi pesanti, a risolvere gli affari sporchi dello stato. L’anime segue in particolare le vicende di un gruppo di ragazzine e dei loro “Fratelli”, supervisori e tutori delle bambine dentro e fuori dalle missioni.
Il lato tecnico della produzione punta al realismo e al rafforzamento dell’atmosfera noir della storia. I disegni conferiscono grande realismo ai personaggi, ma anche e soprattutto all’ambiente circostante; l’Italia è raffigurata in tutto il suo splendore con opere d’arte storiche reali, come la Galleria degli Uffizi o il Colosseo, e anche con bellezze naturali, come il mare di Taormina o i vicoli di Napoli. Per noi Italiani è divertente cercare di riconoscere una città al primo sguardo, e il bello è che ci si riesce. Eccellente e realistica è la riproduzione delle armi, mi ha colpito soprattutto il suono degli spari, che è diverso per ogni singola arma presente nell’anime, cosa che sembrerà banale ma è rarissima anche in film d’azione.
Non sono molto soddisfacenti le animazioni, ma comunque negli standard di un anime del 2003. Le musiche sono composte da pezzi classici e da piano bar, con qualche citazione interessante come la nona sinfonia e la musica lirica; in generale le musiche si armonizzano perfettamente con l'atmosfera.
Sebbene l’opera vive in un contesto tipico del genere azione, le sparatorie non saranno molte e per questo chi si affaccia a Gunslinger Girl per vedere scene d'azione frenetica potrebbe restare deluso. La frase, presente nell'opening "The girl has a mechanical body. However, she is still an adolescent child" rappresenta bene lo spirito di quest'anime, che infatti si focalizza sull’analisi psicologica delle ragazzine che si trovano, loro malgrado, a convivere con una situazione straordinaria.
Devo dire che sono rimasto molto colpito da questi personaggi, riuscire a comprenderle è un vero rebus per lo spettatore, dato che queste spesso si comportano in modo contraddittorio a quanto avevano fatto poco prima; in un anime normale questo sarebbe un gravissimo difetto, ma qui è giustificato dal fatto che le bambine sono sottoposte quasi giornalmente a sedute di condizionamento psichico e a “modifiche” al loro corpo meccanico, che alterano continuamente la loro memoria e il loro stato mentale.
Naturalmente una simile manipolazione di un essere umano non può essere esente da difetti, e nell’anime viene esplicitamente detto che le bambine non hanno molto da vivere; questo crea un'atmosfera malinconica permanente, che avvolge tutto l’anime e dà allo spettatore un senso di inevitabilità, come se la morte fosse sempre in attesa dietro alla porta della loro stanza.
Interessante è anche il rapporto che queste hanno con i loro Fratelli, forse l’elemento più criptico per lo spettatore, dato che è impossibile distinguere dove finisce la lealtà imposta dal condizionamento psichico e dove iniziano i veri sentimenti. Ho inoltre notato con piacere che non si fa mai accenno all’eticità o meno della trasformazione in cyborg; anche se i soggetti trasformati sono sempre persone la cui vita è ormai finita in un'ospedalizzazione permanente, è giusto o meno avere un simile controllo su un altro essere umano? Un controllo che penetra fino ai sentimenti più intimi e ai ricordi più importanti di una persona. Il giudizio rimane solo quello dello spettatore, e l’anime non forza su di esso nessun parere.
L’opera non è comunque esente da difetti: il più grave è senz’altro la mancanza di una sceneggiatura centrale, gli episodi possono essere considerati praticamente autoconclusivi. A volte le bambine si dimostrano fin troppo mature per la loro età, anche con tutto quello che hanno passato in vita. Inoltre non viene detto praticamente nulla sulla tecnologia alla base della trasformazione e su quali siano state le effettive modifiche apportate ai corpi delle protagoniste, lasciando la curiosità dello spettatore inappagata. L'anime accenna solamente alla necessità di usare bambine nella prima adolescenza per una migliore conversione.
Consiglio la visione agli amanti degli anime con un'ottima atmosfera, degli anime psicologici e delle ricostruzioni realistiche. La sconsiglio invece a chi cerca azione pura. Voto: 8
La storia è ambientata in Italia, in un clima che ricorda gli anni di piombo. Protagonista della vicenda è un organizzazione chiamata “Ente pubblico per il benessere sociale”, un nome altisonante tipicamente all’italiana per indicare un'organizzazione che stana e distrugge le cellule terroristiche e malavitose ricorrendo a qualsiasi mezzo, anche ai cyborg. Avete letto bene cyborg, e precisamente ragazzine di 10-12 anni convertite a cyborg e mandate, armate di armi pesanti, a risolvere gli affari sporchi dello stato. L’anime segue in particolare le vicende di un gruppo di ragazzine e dei loro “Fratelli”, supervisori e tutori delle bambine dentro e fuori dalle missioni.
Il lato tecnico della produzione punta al realismo e al rafforzamento dell’atmosfera noir della storia. I disegni conferiscono grande realismo ai personaggi, ma anche e soprattutto all’ambiente circostante; l’Italia è raffigurata in tutto il suo splendore con opere d’arte storiche reali, come la Galleria degli Uffizi o il Colosseo, e anche con bellezze naturali, come il mare di Taormina o i vicoli di Napoli. Per noi Italiani è divertente cercare di riconoscere una città al primo sguardo, e il bello è che ci si riesce. Eccellente e realistica è la riproduzione delle armi, mi ha colpito soprattutto il suono degli spari, che è diverso per ogni singola arma presente nell’anime, cosa che sembrerà banale ma è rarissima anche in film d’azione.
Non sono molto soddisfacenti le animazioni, ma comunque negli standard di un anime del 2003. Le musiche sono composte da pezzi classici e da piano bar, con qualche citazione interessante come la nona sinfonia e la musica lirica; in generale le musiche si armonizzano perfettamente con l'atmosfera.
Sebbene l’opera vive in un contesto tipico del genere azione, le sparatorie non saranno molte e per questo chi si affaccia a Gunslinger Girl per vedere scene d'azione frenetica potrebbe restare deluso. La frase, presente nell'opening "The girl has a mechanical body. However, she is still an adolescent child" rappresenta bene lo spirito di quest'anime, che infatti si focalizza sull’analisi psicologica delle ragazzine che si trovano, loro malgrado, a convivere con una situazione straordinaria.
Devo dire che sono rimasto molto colpito da questi personaggi, riuscire a comprenderle è un vero rebus per lo spettatore, dato che queste spesso si comportano in modo contraddittorio a quanto avevano fatto poco prima; in un anime normale questo sarebbe un gravissimo difetto, ma qui è giustificato dal fatto che le bambine sono sottoposte quasi giornalmente a sedute di condizionamento psichico e a “modifiche” al loro corpo meccanico, che alterano continuamente la loro memoria e il loro stato mentale.
Naturalmente una simile manipolazione di un essere umano non può essere esente da difetti, e nell’anime viene esplicitamente detto che le bambine non hanno molto da vivere; questo crea un'atmosfera malinconica permanente, che avvolge tutto l’anime e dà allo spettatore un senso di inevitabilità, come se la morte fosse sempre in attesa dietro alla porta della loro stanza.
Interessante è anche il rapporto che queste hanno con i loro Fratelli, forse l’elemento più criptico per lo spettatore, dato che è impossibile distinguere dove finisce la lealtà imposta dal condizionamento psichico e dove iniziano i veri sentimenti. Ho inoltre notato con piacere che non si fa mai accenno all’eticità o meno della trasformazione in cyborg; anche se i soggetti trasformati sono sempre persone la cui vita è ormai finita in un'ospedalizzazione permanente, è giusto o meno avere un simile controllo su un altro essere umano? Un controllo che penetra fino ai sentimenti più intimi e ai ricordi più importanti di una persona. Il giudizio rimane solo quello dello spettatore, e l’anime non forza su di esso nessun parere.
L’opera non è comunque esente da difetti: il più grave è senz’altro la mancanza di una sceneggiatura centrale, gli episodi possono essere considerati praticamente autoconclusivi. A volte le bambine si dimostrano fin troppo mature per la loro età, anche con tutto quello che hanno passato in vita. Inoltre non viene detto praticamente nulla sulla tecnologia alla base della trasformazione e su quali siano state le effettive modifiche apportate ai corpi delle protagoniste, lasciando la curiosità dello spettatore inappagata. L'anime accenna solamente alla necessità di usare bambine nella prima adolescenza per una migliore conversione.
Consiglio la visione agli amanti degli anime con un'ottima atmosfera, degli anime psicologici e delle ricostruzioni realistiche. La sconsiglio invece a chi cerca azione pura. Voto: 8
Godannar
8.0/10
Una squadra di robot giganti, provenienti da i diversi continenti, tra cui spicca il Godannar, cerca di contrastare l'attacco alla Terra da parte di misteriose creature chiamate Mimesis.
Con queste poche parole si può riassumere la trama di questa serie. Potrebbe sembrare una serie robotica come tante altre, ma Godannar offre molto di più di quel che sembra.
"Shinkon Gattai Godannar" è chiaramente un omaggio alle serie robotiche della vecchia scuola, sia come struttura della serie (almeno nella prima parte), sia come realizzazione. Partendo da quest'ultima, possiamo notare sicuramente il design (sia chara che mecha) molto morbido e tondeggiante. Il mecha design privilegia linee semplici e arrotondate, soprattutto per il robot principale e per quelli con fattezze femminili, lasciando da parte fronzoli e particolari inutili. Il cast robotico è comunque ben assortito e i mecha riescono a catturare l'attenzione. Il chara design è particolarmente ispirato nel creare modelli femminili, tutti (o quasi) provocanti, prosperosi e ben disposti al fanservice. Questa "bendisposizione" si riflette anche in alcuni robot con fattezze femminili. Il fanservice risulta quasi sempre fine a se stesso, ma c'é da dire che non risulta mai esagerato o volgare, strappando il più della volte un sorriso divertito. I personaggi maschili, in numero inferiore, son comunque vari e ben caratterizzati. Le animazioni sono decisamente buone e fluide, soprattutto nelle sequenze di unione dei veicoli/mecha e nella rappresentazione dei colpi speciali.
Le musiche riescono a catturare perfettamente lo spirito della serie. Le due opening sono ben ritmate e coinvolgenti, nella loro semplicità. Akira Kushida nella prima e i mostri sacri Ichiro Mizuki e Mitsuko Horie nella seconda svolgono egregiamente il loro lavoro. La prima ending risulta più moderata e di stampo più classico, ad opera della coppia Kushida-Horie, mentre la seconda è più incalzante, fatto inusuale per le ending, di solito più tranquille. A firmare la seconda sigla di chiusura troviamo ancora Kushida.
Come detto precedentemente, non solo la realizzazione tecnica ma anche la struttura della serie (almeno fino ad un certo punto) richiama e omaggia le serie del passato. Si viene subito trasportati al centro dell'azione, nel mezzo di una battaglia, senza molti preamboli e spiegazioni. Le spiegazioni poi non si sprecano neanche nel resto della serie, lasciando alcune cose nell'ombra.
Nonostante quello detto finora, il giudizio su questa serie non può che essere positivo. La trama, pur nella sua semplicità, riesce a creare interesse e coinvolgimento. I protagonisti riescono a trasportare lo spettatore all'interno di una storia come già detto semplice, ma che non manca di spunti interessanti e talvolta imprevisti. Il riuscito mix di vita privata e battaglie, siparietti comici e momenti tragici, azione sfrenata e sentimenti intensi riesce ad appassionare e divertire, aumentando l'interesse e la curiosità su come possano evolversi le vicende. Personalmente credo che il punto di forza di questa serie sia proprio l'alternarsi di serietà e comicità, che non rende mai la storia né troppo pesante e opprimente, né scialba e inconsistente.
In conclusione, Shinkon Gattai Godannar è un anime che sa catturare e divertire chiunque, a patto che si tenga conto dei limiti di questa serie, come possono essere la non originalità delle vicende, la semplicità della storia e la consistente presenza di fanservice. Limiti che, a seconda del punto di vista da cui li si guarda, possono senza alcuna difficoltà diventarne i pregi.
Con queste poche parole si può riassumere la trama di questa serie. Potrebbe sembrare una serie robotica come tante altre, ma Godannar offre molto di più di quel che sembra.
"Shinkon Gattai Godannar" è chiaramente un omaggio alle serie robotiche della vecchia scuola, sia come struttura della serie (almeno nella prima parte), sia come realizzazione. Partendo da quest'ultima, possiamo notare sicuramente il design (sia chara che mecha) molto morbido e tondeggiante. Il mecha design privilegia linee semplici e arrotondate, soprattutto per il robot principale e per quelli con fattezze femminili, lasciando da parte fronzoli e particolari inutili. Il cast robotico è comunque ben assortito e i mecha riescono a catturare l'attenzione. Il chara design è particolarmente ispirato nel creare modelli femminili, tutti (o quasi) provocanti, prosperosi e ben disposti al fanservice. Questa "bendisposizione" si riflette anche in alcuni robot con fattezze femminili. Il fanservice risulta quasi sempre fine a se stesso, ma c'é da dire che non risulta mai esagerato o volgare, strappando il più della volte un sorriso divertito. I personaggi maschili, in numero inferiore, son comunque vari e ben caratterizzati. Le animazioni sono decisamente buone e fluide, soprattutto nelle sequenze di unione dei veicoli/mecha e nella rappresentazione dei colpi speciali.
Le musiche riescono a catturare perfettamente lo spirito della serie. Le due opening sono ben ritmate e coinvolgenti, nella loro semplicità. Akira Kushida nella prima e i mostri sacri Ichiro Mizuki e Mitsuko Horie nella seconda svolgono egregiamente il loro lavoro. La prima ending risulta più moderata e di stampo più classico, ad opera della coppia Kushida-Horie, mentre la seconda è più incalzante, fatto inusuale per le ending, di solito più tranquille. A firmare la seconda sigla di chiusura troviamo ancora Kushida.
Come detto precedentemente, non solo la realizzazione tecnica ma anche la struttura della serie (almeno fino ad un certo punto) richiama e omaggia le serie del passato. Si viene subito trasportati al centro dell'azione, nel mezzo di una battaglia, senza molti preamboli e spiegazioni. Le spiegazioni poi non si sprecano neanche nel resto della serie, lasciando alcune cose nell'ombra.
Nonostante quello detto finora, il giudizio su questa serie non può che essere positivo. La trama, pur nella sua semplicità, riesce a creare interesse e coinvolgimento. I protagonisti riescono a trasportare lo spettatore all'interno di una storia come già detto semplice, ma che non manca di spunti interessanti e talvolta imprevisti. Il riuscito mix di vita privata e battaglie, siparietti comici e momenti tragici, azione sfrenata e sentimenti intensi riesce ad appassionare e divertire, aumentando l'interesse e la curiosità su come possano evolversi le vicende. Personalmente credo che il punto di forza di questa serie sia proprio l'alternarsi di serietà e comicità, che non rende mai la storia né troppo pesante e opprimente, né scialba e inconsistente.
In conclusione, Shinkon Gattai Godannar è un anime che sa catturare e divertire chiunque, a patto che si tenga conto dei limiti di questa serie, come possono essere la non originalità delle vicende, la semplicità della storia e la consistente presenza di fanservice. Limiti che, a seconda del punto di vista da cui li si guarda, possono senza alcuna difficoltà diventarne i pregi.
Malanzane è un titolo atipico e diverso dai soliti, che dovreste vedere. È disponibile anche doppiato in italiano, se siete fortunati lo potreste trovare in qualche edicola dispersa a pochi euro. Se vi capita, prendetelo perché è un titolo di gran valore.
Si tratta di un medio metraggio, ambientato in Spagna, più precisamente in Andalusia, che affronta un tema che non ho ricordi di vedere in un anime, ovvero il ciclismo. In poco tempo ci vengono presentati una serie di personaggi fuori di testa. Il protagonista, ora impegnato in una gara, è spinto da motivazioni che hanno radici piuttosto profonde e pertanto non sarà semplicemente seguito nella sua impresa sportiva, ma impareremo a conoscerlo in modo piuttosto approfondito grazie ai flashback e ai racconti degli altri personaggi.
Si tratta di un’opera realizzata con cura e attenzione, strutturata su una sceneggiatura intelligente e mai pesante, divertente e in grado di far sia pensare che sorridere. La trama nella sua semplicità è un pretesto per presentarci un gruppetto di personaggi ben assortito e affiatato, immersi in un contesto affascinante e non inflazionato, ovvero quello andalusiano.
La cura si può anche notare osservando il comparto tecnico, che ha il suo punto forte nei design e nella caratterizzazione dei personaggi, che pur non apparendo appariscenti, riescono ad essere estremamente espressivi e realistici. Anche le animazioni fanno ottimamente il loro dovere, così come l’accompagnamento musicale, discreto ma azzeccato.
Un anime come se ne vedono pochi, che ricorda per diversi aspetti alcuni lavori per degli Studio Ghibli. Altamente consigliato.
Si tratta di un medio metraggio, ambientato in Spagna, più precisamente in Andalusia, che affronta un tema che non ho ricordi di vedere in un anime, ovvero il ciclismo. In poco tempo ci vengono presentati una serie di personaggi fuori di testa. Il protagonista, ora impegnato in una gara, è spinto da motivazioni che hanno radici piuttosto profonde e pertanto non sarà semplicemente seguito nella sua impresa sportiva, ma impareremo a conoscerlo in modo piuttosto approfondito grazie ai flashback e ai racconti degli altri personaggi.
Si tratta di un’opera realizzata con cura e attenzione, strutturata su una sceneggiatura intelligente e mai pesante, divertente e in grado di far sia pensare che sorridere. La trama nella sua semplicità è un pretesto per presentarci un gruppetto di personaggi ben assortito e affiatato, immersi in un contesto affascinante e non inflazionato, ovvero quello andalusiano.
La cura si può anche notare osservando il comparto tecnico, che ha il suo punto forte nei design e nella caratterizzazione dei personaggi, che pur non apparendo appariscenti, riescono ad essere estremamente espressivi e realistici. Anche le animazioni fanno ottimamente il loro dovere, così come l’accompagnamento musicale, discreto ma azzeccato.
Un anime come se ne vedono pochi, che ricorda per diversi aspetti alcuni lavori per degli Studio Ghibli. Altamente consigliato.
Kimi ga Nozomu Eien
8.0/10
Recensione di ReiRan->--@
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Stanchi delle solite storie sentimentali a sfondo scolastico? Allora questo titolo fa per voi. Tutto inizia in modo monotono, ma non fatevi ingannare, ben presto la serie prenderà una piega del tutto inaspettata, e verrà raccontata una storia nuova e molto coinvolgente.
Dicevo, tutto inizia in modo usuale: la bella e sportiva Mitsuki Hayase cerca l’amicizia di Takayuki Narumi con l’obiettivo di fare mettere con lui la sua migliore amica, la timida e gracile Haruka Suzumiya, che ha una cotta per il ragazzo. Così si viene a creare un unito quartetto, formato dal protagonista, dalle due ragazze e dall’amico di Shinji, Taira. La vita scorre in pace e serenità, fin quando finalmente Haruka si fa coraggio e confessa il suo amore a Takayuki, il quale decide di cominciare a frequentare la sua spasimante, più per non ferire i suoi sentimenti che per reale affezione nei suoi confronti. Ma come nel più classico dei triangoli, la sensale si rende conto del tragico errore che ha compiuto nel favorire il sentimento della sua amica e comincia pentirsene, realizzando i propri veri sentimenti. Ma ecco irrompere un evento inaspettato, che stravolge gli schemi della commedia scolastica e la muta in tragedia, un evento che sconquassa tutto e ci porta in una realtà futura ben diversa, in cui tutti i rapporti interpersonali sono cambiati e i protagonisti non sono più adolescenti liceali, bensì giovani adulti che lottano per trovare il loro posto nel mondo e la pace delle proprie coscienze.
Sulla trama non posso rivelare di più, salvo incorrere in sgraditi spoiler, tuttavia non posso esimermi dal dare un giudizio di massima sul finale tanto discusso da avere indotto gli autori a creare un OVA con un epilogo alternativo; ritengo che il finale dolce-amaro sia perfetto così com’è, e qualsiasi variazione non fa che rovinare un buonissimo anime. Questo ovviamente presuppone che io abbia preso le parti di Mitsuki Hayase, eppure ammetto che è veramente difficile schierarsi, difatti vi sono momenti in cui si entra in empatia con entrambi i personaggi femminili principali.
In questo anime viene trattato il tema del senso di colpa, l’angoscia che ne deriva: i personaggi si sentono responsabili per cose che, in ultima analisi, non avrebbero potuto evitare; ma anche per pulsioni alle quali hanno ceduto, o non hanno saputo controllare, anche se avrebbero potuto. Un altro personaggio importante per la narrazione è anche quello della sorella minore di Haruka, Akane, che nella sua giovane età vede tutto in bianco e nero e non sa apprezzare le sfumature grigie dell’esistenza; ella è pronta a giudicare e non a perdonare, non capisce, soprattutto non manca di puntare il dito contro quei modelli che aveva preso a esempio e secondo i suoi stretti canoni l'hanno delusa. In definitiva è una delle fonti che più nutrono l’angoscia e i sensi di colpa.
Questo prodotto è apprezzabile da chi non ha disdegnato anime come School Days (non aspettativi il lato gore di questo anime però) e i due EF- Tales of (forse gli anime che più si avvicinano a questo titolo). Tutt’e tre non rientrano in un genere specifico, ma mischiano sapientemente sentimenti, drammaticità, con una punta di ambientazione e temi da commedia scolastica.
Dicevo, tutto inizia in modo usuale: la bella e sportiva Mitsuki Hayase cerca l’amicizia di Takayuki Narumi con l’obiettivo di fare mettere con lui la sua migliore amica, la timida e gracile Haruka Suzumiya, che ha una cotta per il ragazzo. Così si viene a creare un unito quartetto, formato dal protagonista, dalle due ragazze e dall’amico di Shinji, Taira. La vita scorre in pace e serenità, fin quando finalmente Haruka si fa coraggio e confessa il suo amore a Takayuki, il quale decide di cominciare a frequentare la sua spasimante, più per non ferire i suoi sentimenti che per reale affezione nei suoi confronti. Ma come nel più classico dei triangoli, la sensale si rende conto del tragico errore che ha compiuto nel favorire il sentimento della sua amica e comincia pentirsene, realizzando i propri veri sentimenti. Ma ecco irrompere un evento inaspettato, che stravolge gli schemi della commedia scolastica e la muta in tragedia, un evento che sconquassa tutto e ci porta in una realtà futura ben diversa, in cui tutti i rapporti interpersonali sono cambiati e i protagonisti non sono più adolescenti liceali, bensì giovani adulti che lottano per trovare il loro posto nel mondo e la pace delle proprie coscienze.
Sulla trama non posso rivelare di più, salvo incorrere in sgraditi spoiler, tuttavia non posso esimermi dal dare un giudizio di massima sul finale tanto discusso da avere indotto gli autori a creare un OVA con un epilogo alternativo; ritengo che il finale dolce-amaro sia perfetto così com’è, e qualsiasi variazione non fa che rovinare un buonissimo anime. Questo ovviamente presuppone che io abbia preso le parti di Mitsuki Hayase, eppure ammetto che è veramente difficile schierarsi, difatti vi sono momenti in cui si entra in empatia con entrambi i personaggi femminili principali.
In questo anime viene trattato il tema del senso di colpa, l’angoscia che ne deriva: i personaggi si sentono responsabili per cose che, in ultima analisi, non avrebbero potuto evitare; ma anche per pulsioni alle quali hanno ceduto, o non hanno saputo controllare, anche se avrebbero potuto. Un altro personaggio importante per la narrazione è anche quello della sorella minore di Haruka, Akane, che nella sua giovane età vede tutto in bianco e nero e non sa apprezzare le sfumature grigie dell’esistenza; ella è pronta a giudicare e non a perdonare, non capisce, soprattutto non manca di puntare il dito contro quei modelli che aveva preso a esempio e secondo i suoi stretti canoni l'hanno delusa. In definitiva è una delle fonti che più nutrono l’angoscia e i sensi di colpa.
Questo prodotto è apprezzabile da chi non ha disdegnato anime come School Days (non aspettativi il lato gore di questo anime però) e i due EF- Tales of (forse gli anime che più si avvicinano a questo titolo). Tutt’e tre non rientrano in un genere specifico, ma mischiano sapientemente sentimenti, drammaticità, con una punta di ambientazione e temi da commedia scolastica.
E quindi siamo giunti alla fine. Si chiude l’era della spada, dei samurai, degli ultimi uomini di un epoca, di un ordine di secoli tagliato fuori inesorabilmente dal presente. Kenshin è il trapasso di un epopea. Un uomo che è vissuto in uno di quei periodi in cui un passato si chiude, senza tracce nel presente, persistendo solo in quegli ultimi testimoni e incarnazioni, per poi scomparire e diventare leggenda – il passato e gli uomini. E se ne avverte solo il peso, che grava su chi ne discende – la modernità, i figli della nuova generazione, il figlio di Kenshin. Da questo si capisce che questi 2 OAV si discostano molto dalle “Memorie del passato”; non per la drammaticità (che è immutata seppure su basi diverse), ma per lo spirito di fondo che regge quest’opera e per il dolore che qui scaturisce dal senso di rovina e di nostalgia intrinseco nel destino dell’ombra di Battousai. Questo almeno per quel che riguarda il secondo OAV. E qui veniamo al grande difetto (a parte il fatto che non c'è per nulla sangue, ah, ah!). Se anche in “Memorie del passato” il primo episodio era un mezzo passo falso, lì si sorpassava senza problemi, essendo gli OAV 4. Ma qui la cosa si ripete, e sorpassare è difficile perché gli episodi sono uno e due. Infatti il primo episodio al solito fatica a ingranare, ballonzolando tra passato, ricordi, scontri, richiami alla serie e altre cose che finiscono per renderlo confuso e dispersivo. Altra cosa sarebbe stata incentrare tutto sulla leggenda di Kenshin, sulla sua impossibile ricerca di serenità in mezzo al dolore, su quanto grava il passato su di lui e su chi gli sta attorno, sulla rovina dell’uomo e soprattutto del guerriero, sull’unico rifugio rappresentato dall’amore per una donna, e su ciò che resta dopo un vita epica e per sua conseguenza. Ma questo è il secondo episodio, che tocca punti altissimi e raggiunge la profondità e il dramma posseduti dai 4 precedenti capitoli sopracitati. Per il resto il comparto tecnico è come sempre ineccepibile: sia disegni, colori, animazioni, che fondali, musiche e regia; – forse di poco sotto a “Memorie del passato”, ma comunque di alto livello. Dulcis in fundo (ma che c’è di dolce in questa storia?… Non c’è proprio niente!) devo in ogni caso fare una media, per cui nel totale il valore di questi OAV si abbassa, ed è un peccato. In ogni caso è la fine amara, desolante, tragica e struggente di un uomo decadente, distrutto fisicamente, avvelenato dal dolore, all’apice del suo declino, all’epilogo della sua vita; l’ombra della sua leggenda – o quello che segna realmente ogni leggenda. Nonostante tutto (il primo episodio), impedibile per quello che alla fine trasmette e per la tragedia legata ai grandi destini che incarna.
Sakigake!! Cromartie High
8.0/10
Recensione di Metaldevilgear
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Agli spettatori in ascolto:
I personaggi di questo anime sono tutti delinquenti. Quindi, per favore, non ispirate in nessun modo il vostro comportamento a quello che vedete qui.
È questo il monito che, puntualmente, apre il sipario di Sakigake!! Cromartie High School. Intimoriti? Sembra davvero qualcosa di serio, non vi pare? Beh, aspettate che parta la sigla. Stupiti? Bene, adesso rivalutate il precedente avvertimento; una volta fatto ciò, calatevi nella visione del primo episodio, lasciandovi alle spalle qualsiasi configurazione mentale del concetto di "sensato". Vi risulterà comunque difficile accettare di comprendere ciò che state vedendo? Niente paura! Il nonsense non è mai stato tale!
La Cromartie pare essere una scuola frequentata interamente da teppisti, persone dall'aria cinica, dai trascorsi nefandi, ma lo studente Takashi Kamiyama, che vi si è appena trasferito, non è il tipo da farsi abbindolare dalle facinorose attitudini dei coetanei. Purtroppo però, l'unico barlume di sopravvivenza all'interno di questa così folta manica di bulli sembra garantito dall'inserimento in codesto gruppo. Riuscirà nell'ardua impresa di farsi accettare? Beh, se aggiungo che anche uno come Calimero avrebbe potuto guadagnarsi tutto il rispetto della Cromartie, avreste ora dovuto capire di che stampo di personaggi stiamo parlando, anche se non potrete minimamente spingervi a tal punto con l'immaginazione da intuire che razza di ulteriori brutti ceffi potrebbero mai presentarsi ai vostri occhi, finché non li avrete definitivamente incontrati. Perché solo alla Cromartie vi potreste imbattere in tipacci di ogni sorta, tra i quali un beneducato gorilla, un robot capo-banda molto rispettato e un omaccione di poche parole - o meglio, nessuna - incredibilmente somigliante a Freddie Mercury; perché di delinquenti che si riuniscono amichevolmente per gustarsi del tè caldo, organizzare festicciole di buon compleanno o prendersi cura di teneri animali da compagnia, non ne trovereste in altri istituti, se non alla Cromartie; perché solo alla Cromartie avreste modo di ammirare le più bizzarre acconciature mai viste all'interno di un impianto scolastico, di incappare nelle conversazioni più stupide mai generate dalla mente umana, di assistere alle esperienze più improbabili che la vita di uno studente possa ospitare - come ad esempio una breve, frettolosa e pacifica invasione aliena.
L'anime è adattato da un omonimo manga di Eiji Nonaka del 2001 - purtroppo ancora inedito nel nostro Paese -, sviluppato da Production I.G. e suddiviso in ventisei episodi della durata di dieci minuti ciascuno. Questi sono a loro volta segmentati in mini-episodi dai contenuti più svariati, che avranno a che fare con le strambe vicissitudini di ogni personaggio e che, inutile a dirlo, mai una volta "accuseranno" - per la nostra contentezza - la presenza di un senso logico, anche se più volte avremo modo di trarne efficaci spunti di satira, mirati principalmente al sistema nipponico - sono moltissimi i riferimenti sparsi all'immaginario del Sol Levante, ma ve ne sono anche al mondo occidentale. In quanto a divertimento, senza dubbio Sakigake!! può vantarsi di offrirne a palate come davvero pochissime altre opere del suo genere abbiano potuto fare. Se per "demenziale" volessimo intendere "ridere come dementi davanti a uno schermo", beh, questa sarebbe decisamente la serie da chiamare in causa, giacché, non so a voi, ma a me di rado è capitato di sbellicarmi a tal punto per le gag di un cartone giapponese, colpa anche della non certo ampia concorrenza, tra sorrisi forzati e sbadigli.
I punti di forza dell'umorismo di questo anime sono individuabili nel contrasto tra apparenza e sua improbabile realtà (riferita ai protagonisti), nella sobrietà delle battute (che non cadono mai nel volgare, a dispetto di quanto si potrebbe pronosticare), nell'impareggiabile doppiaggio originale, che dona a quei pazzi un carisma irresistibile - mio punto di vista, che comunque penso condivideranno in molti -, e nello stile di rappresentazione in sé, che è molto particolare: il character design è in primo piano e presenta peculiarità che calzerebbero a pennello in un seinen o per l'appunto in un anime di quelli incentrati sui combattimenti tra bande - che in Cromartie, quando (raramente) proposti, presentano sempre e comunque un aspetto caricaturale -, ma ci sono una serie di elementi di contorno che ne sfatano ripetutamente la gravità; vi si allaccia poi una regia che, pur avvalendosi di un numero esiguo di animazioni, con i suoi continui tagli d'inquadratura, violente zoomate e chicche varie, rende il tutto molto frenetico ed elettrizzante. Anche il sonoro, che gioca molto sull'effetto "sorpresa" a seconda delle situazioni le quali si collega, è di vitale importanza ai fini della riuscita dello humour.
Concludendo, mi sento in dovere di esortare tutti a dare un'occhiata a questo Sakigake!! Cromartie High, perché pochissime opere riescono a destare sorrisi a distanza di giorni dopo aver richiamato alla memoria loro particolari frangenti, e questa ne fornisce un esempio illustre. Da ricordare che nel 2005 è stato realizzato in proposito un film live action.
Imperdibile per gli amanti del nonsense… e dei Queen.
I personaggi di questo anime sono tutti delinquenti. Quindi, per favore, non ispirate in nessun modo il vostro comportamento a quello che vedete qui.
È questo il monito che, puntualmente, apre il sipario di Sakigake!! Cromartie High School. Intimoriti? Sembra davvero qualcosa di serio, non vi pare? Beh, aspettate che parta la sigla. Stupiti? Bene, adesso rivalutate il precedente avvertimento; una volta fatto ciò, calatevi nella visione del primo episodio, lasciandovi alle spalle qualsiasi configurazione mentale del concetto di "sensato". Vi risulterà comunque difficile accettare di comprendere ciò che state vedendo? Niente paura! Il nonsense non è mai stato tale!
La Cromartie pare essere una scuola frequentata interamente da teppisti, persone dall'aria cinica, dai trascorsi nefandi, ma lo studente Takashi Kamiyama, che vi si è appena trasferito, non è il tipo da farsi abbindolare dalle facinorose attitudini dei coetanei. Purtroppo però, l'unico barlume di sopravvivenza all'interno di questa così folta manica di bulli sembra garantito dall'inserimento in codesto gruppo. Riuscirà nell'ardua impresa di farsi accettare? Beh, se aggiungo che anche uno come Calimero avrebbe potuto guadagnarsi tutto il rispetto della Cromartie, avreste ora dovuto capire di che stampo di personaggi stiamo parlando, anche se non potrete minimamente spingervi a tal punto con l'immaginazione da intuire che razza di ulteriori brutti ceffi potrebbero mai presentarsi ai vostri occhi, finché non li avrete definitivamente incontrati. Perché solo alla Cromartie vi potreste imbattere in tipacci di ogni sorta, tra i quali un beneducato gorilla, un robot capo-banda molto rispettato e un omaccione di poche parole - o meglio, nessuna - incredibilmente somigliante a Freddie Mercury; perché di delinquenti che si riuniscono amichevolmente per gustarsi del tè caldo, organizzare festicciole di buon compleanno o prendersi cura di teneri animali da compagnia, non ne trovereste in altri istituti, se non alla Cromartie; perché solo alla Cromartie avreste modo di ammirare le più bizzarre acconciature mai viste all'interno di un impianto scolastico, di incappare nelle conversazioni più stupide mai generate dalla mente umana, di assistere alle esperienze più improbabili che la vita di uno studente possa ospitare - come ad esempio una breve, frettolosa e pacifica invasione aliena.
L'anime è adattato da un omonimo manga di Eiji Nonaka del 2001 - purtroppo ancora inedito nel nostro Paese -, sviluppato da Production I.G. e suddiviso in ventisei episodi della durata di dieci minuti ciascuno. Questi sono a loro volta segmentati in mini-episodi dai contenuti più svariati, che avranno a che fare con le strambe vicissitudini di ogni personaggio e che, inutile a dirlo, mai una volta "accuseranno" - per la nostra contentezza - la presenza di un senso logico, anche se più volte avremo modo di trarne efficaci spunti di satira, mirati principalmente al sistema nipponico - sono moltissimi i riferimenti sparsi all'immaginario del Sol Levante, ma ve ne sono anche al mondo occidentale. In quanto a divertimento, senza dubbio Sakigake!! può vantarsi di offrirne a palate come davvero pochissime altre opere del suo genere abbiano potuto fare. Se per "demenziale" volessimo intendere "ridere come dementi davanti a uno schermo", beh, questa sarebbe decisamente la serie da chiamare in causa, giacché, non so a voi, ma a me di rado è capitato di sbellicarmi a tal punto per le gag di un cartone giapponese, colpa anche della non certo ampia concorrenza, tra sorrisi forzati e sbadigli.
I punti di forza dell'umorismo di questo anime sono individuabili nel contrasto tra apparenza e sua improbabile realtà (riferita ai protagonisti), nella sobrietà delle battute (che non cadono mai nel volgare, a dispetto di quanto si potrebbe pronosticare), nell'impareggiabile doppiaggio originale, che dona a quei pazzi un carisma irresistibile - mio punto di vista, che comunque penso condivideranno in molti -, e nello stile di rappresentazione in sé, che è molto particolare: il character design è in primo piano e presenta peculiarità che calzerebbero a pennello in un seinen o per l'appunto in un anime di quelli incentrati sui combattimenti tra bande - che in Cromartie, quando (raramente) proposti, presentano sempre e comunque un aspetto caricaturale -, ma ci sono una serie di elementi di contorno che ne sfatano ripetutamente la gravità; vi si allaccia poi una regia che, pur avvalendosi di un numero esiguo di animazioni, con i suoi continui tagli d'inquadratura, violente zoomate e chicche varie, rende il tutto molto frenetico ed elettrizzante. Anche il sonoro, che gioca molto sull'effetto "sorpresa" a seconda delle situazioni le quali si collega, è di vitale importanza ai fini della riuscita dello humour.
Concludendo, mi sento in dovere di esortare tutti a dare un'occhiata a questo Sakigake!! Cromartie High, perché pochissime opere riescono a destare sorrisi a distanza di giorni dopo aver richiamato alla memoria loro particolari frangenti, e questa ne fornisce un esempio illustre. Da ricordare che nel 2005 è stato realizzato in proposito un film live action.
Imperdibile per gli amanti del nonsense… e dei Queen.
- LE NOSTRE RECENSIONI
Texhnolyze: Recensione (Limbes)
direi che darò priorità a sto benedetto e parlatissimo Kino no Tabi e poi a PlanetEs, Texhnolyze e Uninhabited Planet Survival
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