Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo a titoli recenti, con il manga Neanche il tempo per sognare e gli anime Gyakkyou burai Kaiji - Hakairoku hen e B gata H kei.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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In un puzzolente mondo di soli uomini, pieno di miniappartamenti sozzi e trasandati con personalissime collezioni di stemmi mercedes trafugati, che brillano tra le vaste macerie di prodotti alimentari preconfezionati a porzione singola e fazzoletti rinsecchiti da non meglio precisate sostanze viscose, la sagra dell'inconcludenza riesce a spiegare scientificamente la scarsa qualità del seme e quindi delle nascite.

Se un povero diavolo ha le palle fatte a pezzi, come fa a generare prole degna di rispetto ?
Ed ecco uscire dall'oscurità del profondo pozzo in cui il finale della prima serie lo aveva gettato come il rifiuto che è: Kaiji, l'eroe di tutti i bambini a letto con l'influenza, che altrimenti si divertirebbero guardando le televendite di snappy, ghiaccetto o chef Tony.

La seconda serie ci dà il bentornato con un ottimo twist di rimedi contro l'insonnia, che tuttavia a lungo andare si rivelano pericolosamente dannosi per gli individui già nevrastenici.
Però Kaiji è tornato. Anche se nessuno glielo aveva chiesto egli ha deciso di riattaccarsi le dita, ultimo baluardo del proprio divertimento da single, e ritornare alla sua vita passata; talmente bella che subire l'amputazione di un arto e di un orecchio, con inestimabile vista sulle coloratissime luci notturne della città, è infatti robetta risibile rispetto alla montagna di cadaveri ai piedi del grattacielo.

Kaiji lo scommettitore, l'irrazionale giullare, lo stoico spartano del pachinko è tornato dalle tenebre; incurante della promessa fatta all'amico scomparso nel baratro, di vegliare sulla donna amata e di utilizzare i soldi guadagnati per riscattarla dal giro di prostituzione della yakuza locale, il nostro magnanimo eroe ha visto bene di tentare la sorte che tanto nella vita lo aveva favorito; perdendo dita e soldi, ma guadagnandoci un inestimabile sacchetto di ghiaccio.
Sconosciute le condizioni dell'amato, scomparso improvvisamente dai radar della serie e dall'interesse generale degli autori, possiamo immaginare che la poveretta sia ancora 24 ore su 24, 7 giorni alla settimana gambe all'aria in mezzo a un 'moeissimo' gruppo di yakuza. Tuttavia ella non può assolutamente disperare!, poiché Kaiji è tornato!

Ah, in questa stupenda, frizzante e coloratissima serie lo spettatore ha l'imbarazzo della scelta: quale episodio preferite?
Quello in cui Kaiji spreme le meningi facendo un fumo violaceo, quello in cui si avvicina alla sedia, quello in cui si siede, oppure quello a seguire in cui mette mano alla manopola, quello in cui nell'ebbrezza del momento la generosità dell'autore lascia osservare Kaiji mentre lancia non una ma ben tre, dico tre palline da pachinko?
Oppure quello seguente in cui le palline rotolano? O quello in cui una cade e le altre due rimangono appese in un climax di suspense, tra la vita e la morte, tra il passare al secondo livello del pachinko o cadere nell'oscuro baratro metallico?

Kaiji è venuto al mondo senza che nessuno lo chiedesse; nella realtà dei fatti potremmo immaginare che i suoi genitori abbiano commesso seppuku dopo avere consultato un oracolo beneaugurale alla nascita del pargolo, e che quindi il nostro eroe sia stato affidato a qualche barbone con problemi di alcolismo, che gli permetteva una volta a settimana di giocare con il proprio cane. In quei fatidici giorni in cui le cucine del ristorante cinese donavano generosamente un osso di bistecca al povero mendicante, questi, ligio all'onore del ronin, manteneva la promessa di fare giocare il figlio adottivo legandogli l'osso al collo e lasciando libero il pulcioso bastardino di dare qualche leccata.

L'anime di Kaiji è un esempio di inconcludenza che deve essere tramandato ai posteri. E quando un puzzolente NEET volesse colpevolizzare la società per la propria condizione, il povero malcapitato dovrebbe essere messo di fronte alla realtà dei fatti; alla durezza della vita, all'inconcludenza della sua esistenza. Con soli 10 episodi di Kaiji, si riuscirebbe a trasformare qualunque parassita NEET con ancora un briciolo di amor proprio in un minatore cileno.
Kaiji è il Re dei NEET, l'esempio ultimo dell'evoluzione della specie. Nessuno può eguagliare le sue gesta, né tanto meno le sue movenze camaleontiche durante i lunghi minuti di un episodio anime.
Ed è giusto che sia così. In una nazione avvelenata dai NEET, come può un anime su un rifiuto della società essere apprezzato? Ma ben venga allora la continua vessazione degli ascoltatori, l'immancabile punizione che episodio dopo episodio lascia le masochistiche masse con gli attributi appesi all'appendiabiti fino alla settimana seguente.
Il piano perfetto per liberarsi dei NEET: farli ravvedere o impedirgli di riprodursi tramite l'utilizzo di un anime con contenuti castranti.

Kaiji non è tuttavia solo nelle sue avventure; un seguito di nerboruti maschioni sono sempre presenti per aiutarlo nelle situazioni più nere. Ed è ovvio che il nostro eroe possegga un potere magnetico di socializzazione superiore a Rufy, Goku e Naruto messi assieme: un così bell'esempio di natura umana, talmente ricco di cultura, idee ed espedienti fruttiferi… che infatti è sempre indebitato fino al collo, gioca i suoi arti nelle scommesse e abbandona alle catene della prostituzione le donne amate dagli amici, tradendone le promesse fatte in punto di morte.
Ed ecco finalmente giunto un anime per persone adulte, colme di esperienza di vita e insoddisfatte della loro attuale condizione: genitori, avete un figlio NEET? Castratelo con Kaiji!



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Credo che se tutti gli yaoi portassero la firma di Yugi Yamada, probabilmente questa tipologia di manga sarebbe meno bistrattata e succube dei pregiudizi. O forse no, sto esagerando; il pregiudizio è figlio dell'ignoranza e non basterebbe di certo un nome famoso a cancellare le "misconcezioni" di cui molta gente è portatrice, però, sono quasi sicura che se costoro provassero a leggere un'opera di quest'autrice, il pregiudizio potrebbe in larga parte attenuarsi.

"Neanche il tempo per sognare" racconta la storia di Kawamura e Yoshitake, studenti di un istituto di aeronautica, e compagni di stanza. Nonostante le differenze caratteriali, a poco a poco i due, complice anche la convivenza forzata, riescono a instaurare un rapporto di amicizia e fiducia reciproca. All'improvviso però, a causa della morte del padre di Yoshitake, i ragazzi si separano e la loro amicizia termina senza poter pienamente sbocciare. Dopo qualche anno i nostri protagonisti si rincontrano sul posto di lavoro (un'azienda di trasporto merci aereo) e il sentimento interrotto bruscamente tempo addietro sembra tornare a fiorire.

Questa è la storia di due ragazzi, della loro amicizia e del loro amore, ma è anche la storia di un sogno. La vicenda è narrata fondamentalmente dal punto di vista di Kawamura, il classico uke dolce e un po' tonto; anche a diversi anni di distanza, nonostante i ricordi sbiaditi, egli continua a pensare ai sei mesi trascorsi con Yoshitake, come se il tempo si fosse fermato nell'attimo in cui i due si scambiarono il primo e ultimo abbraccio. Nel momento in cui la coppia di amici si riunisce, sembra che il flusso del tempo e i sentimenti di Kawamura tornino all'improvviso a scorrere, in modo tanto forte da non poter essere fermati. Yoshitake è in qualche modo la materializzazione del sogno e della disillusione di Kawamura (che avrebbe voluto diventare pilota di aerei), per questo non riesce a dimenticarlo e ha fatto di lui il punto focale della propria adolescenza.
In questo manga Yugi Yamada mescola sapientemente l'elemento drammatico a quello amoroso, creando un'opera che non risulta smielata nel suo romanticismo, né patetica e penosa nella sua drammaticità. Il sentimentalismo non manca, le frasi da Baci Perugina nemmeno, ma tutto è abbastanza verosimile. Dunque niente pianti epocali e niente scenate da "ti amo ma non posso".
Da non dimenticare le gag e le scenette comiche, molto divertenti e ottimamente rese dai deliziosi disegni in super deformed.
Altro punto a favore è il capitolo extra intitolato "Neanche il tempo per vestirsi", che prende in esame due simpatici personaggi secondari.

Il tratto della Yamada è deciso e abbastanza proporzionato, anche se a volte braccia e mani sono troppo grandi, ma questo è un po' un marchio di fabbrica degli yaoi. Le tavole sono molto ordinate, le scene d'amore non sono mai eccessive o fuori luogo, ma soprattutto non sono per niente volgari e riescono perfettamente a trasmettere i sentimenti dei personaggi.

Lo ammetto, sono una grande fan della Yamada, quindi il mio giudizio potrebbe essere di parte, ma pur lasciando i sentimenti da parte, non riesco a trovare un difetto a quest'opera, se non il suo essere troppo breve. E' pur vero però che il punto centrale della vicenda è il ricongiungimento tra Kawamura e Yoshitake, che si conclude con la piena presa di coscienza dei loro sentimenti, quindi una volta raggiunto quest'obiettivo, la storia non avrebbe motivo di andare avanti.

Il manga in Italia è pubblicato da Flashbook e per quanto io sia ignorante in campo tecnico, mi sento di poter dire che è stato fatto un ottimo lavoro: l'edizione è la classica con sovraccoperta, l'albo è morbido e si lascia sfogliare senza alcuna difficoltà, la rilegatura è perfetta, la carta non è trasparente e l'inchiostro non macchia.

Tirando le somme: "Neanche il tempo per sognare" è un manga godibilissimo e molto dolce, la cui lettura scorre e coinvolge senza mai incepparsi. Consigliato non solo agli "yaoisti", ma anche a chi si approccia per la prima volta ai manga yaoi.



8.0/10
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Nel corso del tempo, anime dopo anime, ho sviluppato un radar cosiddetto "rileva giapponesate". Con questo termine, ovviamente da intendere in senso benevolo e non denigratorio, intendo riferirmi a quelle trame, situazioni e caratterizzazioni che, vuoi per motivi di irrealismo o eccessività, risultano un po' forzate, strambe e godibili solo con notevole astrazione mentale.
Leggendo per la prima volta di quest'opera la probabilità di ricadere in queste casistiche sembrava alta: una liceale vergine che vuole avere cento "trombamici"? Mah!
Eppure, superando un crescente scetticismo, ho cominciato la visione di quest'anime e, devo proprio dirlo, mi sbagliavo!

Gli elementi vincenti sono due, in primis la trama. Nonostante a primo avviso sembri stupida e volgarotta, alla prova dei fatti si rivela invece peculiare e innovativa. L'elemento geniale è dato dal fatto che nonostante faccia spesso il verso alle scene tipiche delle commedie romantiche (sovente abbinandole a contenuti piccanti, ma mai eccessivi), di fatto essa è da ascrivere alle stesse per le situazioni che si presentano e per la centralità dei sentimenti dei protagonisti. Il senso di piacevole spiazzamento che si prova nel corso delle puntate di fatto tiene incollati allo schermo, eliminando il rischio di ripetitività.

La vera marcia in più è però costituita dalla componente legata al sesso.
Se in molti anime il fanservice può risultare fastidioso perché fine a se stesso e slegato dalla trama, in questo caso invece non solo è elemento centrale della stessa, ma è parte del particolare umorismo che pervade questa serie. Le gag, a differenza di altri casi, fanno ridere non tanto per gli ovvi riferimenti anatomici, quanto per la familiarità di certe situazioni: i primi contatti con l'altro sesso e gli annessi sentimenti (preoccupazione, imbarazzo, insicurezza) sono certo rappresentati in taluni casi in maniera esagerata in virtù della componente demenziale, ma generalmente si può dire che siano godibilissimi, in quanto coerenti con la realtà.
L'altro punto di forza è senz'altro la protagonista: Yamada è un personaggio riuscito, in quanto riesce a essere buffa, romantica e anche provocante allo stesso tempo, un mix coraggioso che si dimostra ideale per la vicenda raccontata. Il coprotagonista è stato reso in maniera "gommosa", cioè abbastanza anonimo e funzionale alla controparte femminile: una scelta azzeccata, atta a valorizzare la figura della scatenata liceale.

L'aspetto grafico si attesta su buoni livelli, pulito, con ottimi disegni e molto luminoso. Le musiche sono nel complesso orecchiabili, con un'intro deliziosa.
Se dovessi definire "B gata H Kei" direi: scherzare sul sesso e sull'amore è il miglior modo di raccontarli per quello che sono. Sono i momenti che di più segnano la nostra vita e che per più tempo ricorderemo.