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Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).

I titoli al momento disponibili sono:

[ANIME] Amon Saga (Scadenza: 10/09/2014)

[MANGA] K-ON! College (Scadenza: 14/09/2014)

[MANGA] Giovanna D'arco (Scadenza: 17/09/2014)

[ANIME] Record of Lodoss War - La saga dei cavalieri (Scadenza: 21/09/2014)


Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo ad anime del 2012, con Shinsekai Yori, Wolf Children e Sakamichi no Apollon.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.

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Il mondo è perfetto perché ha vissuto la sua imperfezione, subendone le pesanti conseguenze. Ma, come è giusto che sia, la vera perfezione deve essere imperfetta per dare un senso all'esistenza. Il potere, un concetto astratto associato spesso alle gesta valorose di pochi eletti, è la 'perfetta' normalità nel mondo disegnato da Yusuke Kishi. Non è infatti l'uomo ad avere potere, ma l'intera comunità. Nessuna differenza, ma solo educazione verso il bene. Nessuno è superiore, se non la volontà collettiva. Nessuno può dunque permettersi di usare il potere contro un suo pari, incrinando la perfezione. Insomma, il potere è il primo passo verso la 'paura', la genera e ne viene governato. La soluzione è la creazione di un mondo utopico, serrato, che neutralizza qualsiasi forma di diversità in meccanismi di controllo talmente perfetti da sfociare in una tranquilla paranoia. L'unica diversità tollerata è quella tra chi ha la possibilità di plasmare il mondo, di creare le regole, e chi deve sottostare, agognando protezione e benevolenza. Una diversità che in "Shinsekai Yori" diventa fisica, razziale, elevandosi all'ennesima potenza.

Potere e paura sono i due lati della stessa medaglia. Sono imprescindibili. La consapevolezza di avere potere scaturisce dalla paura di perderlo, dall'esigenza di tutelarlo, di controllarlo, di preservarne la valenza contro qualsiasi cambiamento. La paura provata verso chi ha potere genera desiderio, volontà di rivincita, tensione e necessità quasi esiziale di salvaguardare la propria esistenza, di non renderla così esposta ai mutevoli capricci di un fato incarnatosi in chi è diverso solo perché possessore di qualcosa che tu non hai. Vuoi dunque sottrarti al giogo di chi è un potenziale giudice e boia guidato da meccanismi spesso oscuri. Vuoi liberati dall'inesorabile pressione di una schiavitù morale diventata psicologica.

Quando la variabile impazzita, puntualmente presente in ogni contesto creato dall'uomo perché connaturata alla sua natura, si presenta, l'utopia perfetta governata da paura e potere genera rifiuto, disperazione e morte: diventa distopia. La paura genera intelligenza, coraggio e infine rivolta. Il potere si chiude in sé stesso, crolla sotto i colpi della propria imperfezione, innescata dal naturale bisogno umano di dare una possibilità al libero arbitrio. In seguito, la variabile impazzita, da ago che inietta il veleno, si trasforma in siero che salva e consente di rendere il corpo sociale immune alle tensioni che ne stavano decretando la scomparsa. La società utopica si ristabilisce più forte e vaccinata, almeno in attesa di un nuovo passaggio attraverso l'inferno la cui via - e qui il cliché ci sta tutto - è spesso lastricata di buone intenzioni.

Profondo, adrenalinico, affascinante, immaginifico; "From the new world - Shinsekai Yori", tratto dal romanzo di Yusuke Kishi, vincitore del 29º Nihon SF Taisho Award, è un anime che va 'osservato' fotogramma per fotogramma per intuire come potere e paura maturino nell'esistenza umana. Etica, filosofia, eugenetica, religione (è fortissima l'influenza del buddismo), politica... Kishi realizza un meltin' pot miscelato con cura sapiente, dando vita a una storia imperniata di storicismo romantico (la verità è frutto di uno stato positivo che si scontra con il suo negativo, per generare un nuovo positivo). Il lento maturare della tragedia, scandito dall'incedere dell'età dei protagonisti, sfocia infatti in un nuovo mondo 'migliore' ma ancora incubante il virus del processo 'storicistico'.

Disegni superbi, musiche di altissimo livello, regia e fotografia degne di una trama che sconfina. Il tutto è ovviamente condito in salsa nipponica, in quelle atmosfere dove tensione e fatalismo si autoalimentano nell'epica dei personaggi, rendendoli immediatamente beniamini. Sono loro gli eroi imperfetti, pieni di paure da superare.

Consigliato a chi vuole riflettere immergendosi nella magica atmosfera di un anime, perché la tensione genera mostri, ma questi abitano oltre la corda che delimita il villaggio. A volte però è necessario che qualcosa vi entri, per crescere, per migliorare, per essere umani.



8.0/10
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Questa è la storia di due fratelli: Ame e Yuki. Yuki, la neve, è un fenomeno atmosferico effimero che nasce candida e soffice e, con lo scorrere del tempo, muta adeguandosi all'ambiente in cui si trova. Ame, la pioggia, è un qualcosa di particolare, un fenomeno che consideriamo più che naturale, ma che è in realtà speciale, è acqua che cade dal cielo. La pioggia ha due volti: quello tenero e timido di una pioggia autunnale o quello violento e impetuoso di un monsone primaverile. Hana è il nome della madre dei due bambini. Hana ovvero fiore: un fiore che sorride sempre al prossimo, un fiore eternamente fresco e profumato.
I nomi, in questo film, non sono assolutamente stati scelti a caso.

"Wolf Children" è, finora, l'apice della carriera artistica di Mamoru Hosoda (autore già noto nel Bel Paese per "Summer Wars" e "La ragazza che saltava nel tempo"). Si tratta di un film di quasi due ore edito in Italia da Dynit e recentemente reso visibile gratuitamente in streaming dal portale VVVVID.
La trama è molto semplice: Hana, una studentessa universitaria, si innamora di un uomo che si rivelerà essere un uomo-lupo. La donna non viene spaventata dalla natura del suo amato e instaura con lui una profonda relazione che porta alla nascita di due bambini. Quando, a causa di un incidente, il padre dei bimbi scompare, sarà Hana a dover educare due piccoli bambini lupo.
L'incipit è relativamente semplice: il film non punta a sbalordire colui che lo visiona con effetti speciali o colpi di scena indimenticabili, concentrandosi sull'aspetto slice of life più semplice e dolce possibile. La regia riesce a reggere ottimamente le scelte narrative trovando, di volta in volta, trucchi registici o inquadrature che rendono la visione molto più appassionante.
Alla interessante sceneggiatura e alla ben curata regia si accompagnano delle gradevoli musiche e animazioni di buon livello. Per quanto riguarda le OST si tratta di tracce piacevoli, ma non indimenticabili né troppo coinvolgenti. Le animazioni sono invece altalenanti, o meglio, le animazioni in 2D sono piacevoli, ma, nella prima parte del racconto, vengono spesso accostate a una CG ben poco azzeccata con il tema naturale del film (io non posso vedere i fiori in CG, è un controsenso!). Gli sfondi e le ambientazioni sono curate nei minimi dettagli.
Il film contiene varie, e spudorate, citazioni al maestro Miyazaki (anche se quasi solo ed esclusivamente a "Il mio vicino Totoro").

Parlando invece dei piccoli difetti del film, il primo elemento che viene in mente è la prima parte del film che, essendo molto veloce, presenta colpi di scena introdotti un po' malamente. Inoltre, nei primi trenta minuti, sono spesso presenti tentativi di creare una situazione poetica non particolarmente riusciti (classiche animazioni con solo la musica in sottofondo senza parlato). A livello di sceneggiatura, superata questa parte che mi ha fatto storcere il naso, si ha un continuo crescendo. Lo svolgimento della storia non è così originale per quanto riguarda la giovane Yuki, mentre per il piccolo Ame le vicende sono molto più interessanti e originali.
Un altro difetto dell'opera è quello di non riuscire a mantenere una organicità costante della narrazione. Il punto di vista si focalizza prima su Hana, poi su Yuki, poi su Ame, per poi condurre al finale. Questa scansione netta e un po' troppo rigida mina il ritmo del film, seppure in modo vago.
Il progetto di Hosoda è senza dubbio molto coraggioso. Pochi registi hanno tentato di confrontarsi con film adatti ad un pubblico internazionale (forse gli unici che veramente sono riusciti nell'intento sono Miyazaki e Kon, e forse Oshii) e quasi nessuno ha proposto un titolo come "Wolf Children".

La visione di questo titolo è, a mio avviso, consigliabile a persone di ogni età e sesso: potete ritrovare messaggi rivolti ai bambini così come ad adulti o anziani. Concludo ricordandovi che il film è disponibile in streaming gratuito. Insomma, che aspettate a vederlo?



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Ho continuato la visione di quest'anime solo per rispetto al jazz, perché per il resto si tratta di uno dei peggiori lavori del 2012.

Come ha fatto Watanabe a cadere in simile ridicolo? Non so. Comunque sia la serie in diversi modi ha cercato di avvisarmi dell'odore di putrido che aleggiava, ma che inizialmente non avvertivo così distintamente. Innanzitutto, per essere un anime che - credevo - sarebbe dovuto essere incentrato sul jazz, mi aspettavo un'opening ed un'ending jazz, per l'appunto. Invece sono j-pop e ciò mi ha lasciato perplesso, ma non ci ho dato molto peso. Il primo episodio, però, ha continuato durante i suoi venti minuti a farmi sorgere l'impressione che ci si stesse avvicinando sin troppo a qualcosa di nauseante. Sentarou si presenta come una sorta di Onizuka, un ragazzo che sembra più grande (si viene a sapere che han tutti quindici anni, il che è stato l'apice della comicità) e che porterà l'archetipo 'sfigateggiante' Kaoru a superiori livelli di conoscenza di vita. A differenza di Onizuka, però, Sen non fa mai ridere e alla fin fine, a parte fare a pugni con chiunque nei primi episodi, non pare avere grandi capacità di guru. Legata a questi due ragazzini è Ritsuko, un'amica di Sentarou, che diviene chiaramente oggetto d'amore del nuovo arrivato Kaoru. Chiaramente, non c'è da chiederselo, si sviluppa un triangolo fin da subito e fin da subito iniziano i melodrammi relativamente a quanto faccia soffrire il protagonista incapace, che, oltre ad avere un aspetto da shoujo anime, ha anche la lacrima facilissima. A questo punto avevo già compreso dove si sarebbe andati a parare, ma ho dato un'ulteriore chance, sperando che l'animo jazz di "Sakamichi no Apollon" avrebbe trionfato sul melodramma beautiful-esco. Mai fui in cotanto errore. Non solo il jazz viene trascurato fin da subito (ed evito di concentrarmi su come il protagonista abbia fatto a diventare così bravo in poche settimane), ma la facciata melensa dell'anime si metamorfosa in un essere sempre più fagocitante. Da triangolo amoroso si arriva ad un quadrato, con l'arrivo di una nuova ragazza, Yurika. Può bastare? No. Ne arriva un altro, un amico di famiglia, Junichi, che crea un famigerato pentagono. Grazie al cielo qualcuno ha consigliato loro di smettere e non siamo arrivati al fatidico esagono, anche perché già col pentagono tutto è crollato. Gli episodi sono diventati un modo per mostrare che gli esseri umani hanno lacrime infinite che si rigenerano. Tizio è andato contro Caio perché Tizia ama segretamente Caio, Caio ora odia e picchia Sempronio perché Sempronio ha rubato Caia. Insomma, tutti si odiano e tutto crolla, il jazz viene snobbato e sostituito dal piagnucolio e dal mio soffrire. Ho dimenticato anche di dire che, in un qualche modo, sono riusciti a inserire in questo guazzabuglio anche la sfera cristiana, che tra l'altro è anche abbastanza in tema con il piagnucolio e il moralismo, quindi non li biasimo, ma ne rido ugualmente.

Fortunatamente sono stati solamente dodici episodi, ma di drammaticità tanto condensata che parevano essere infiniti. Tornando alla trama, non solo ci sono i problemi di cui ho parlato, ma arriva anche il Mefistofele di turno, un ragazzino dalla faccia cattivognola, col canino sporgente (?) e dalla voce effeminata. Egli ama i Beatles, invece che il jazz, come praticamente tutti i giovani dell'epoca, quindi fa ancora più ridere la scena del festival scolastico in cui i due improvvisanti jazzisti riscuotono un fantastico successo di massa. Comunque, l'arrivo di questo diavoletto fa scoppiare la bolla già instabile per motivi sentimentali, ma in un qualche modo il volersi bene cristianamente ritorna pur sempre. Le cose si stabiliscono, Sempronio e Caia se ne vanno, mentre Tizia scopre di essere davvero cotta di Tizio. Ovviamente Caio si ritrova da solo. Il finale che ne consegue è la cosa meno realistica possibile e ovviamente totalmente estraniata dal jazz, che viene aggiunto agli ultimi minuti giusto per ricordare all'utente che si sarebbe dovuto trattare di un anime relativo al jazz.

Uno dei peggiori lavori di sempre; si salvano solamente gli intermezzi musicali e Yoko Kanno, che è dir poco che ha fatto un lavoro egregio.