Sabato 2 maggio 2015, presso la sala stampa del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, AnimeClick.it ha intervistato il regista Takashi Yamazaki e il produttore Keiichiro Moriya, i quali il giorno prima avevano presentato al pubblico del Far East Film Festival i loro ultimi due lungometraggi: Parasyte, part 1 e Parasyte, part 2, quest’ultimo proposto in anteprima assoluta in contemporanea con la proiezione in Giappone.
 

La prima domanda riguarda Eien No Zero (The Eternal Zero), film che si è aggiudicato il Gelso d’Oro nella scorsa edizione del Far East Film Festival: c’è stata una polemica in patria con Hayao Miyazaki, che si è scagliato specialmente contro la versione originale del romanzo di Naoki Yakuta, da cui è tratta la storia, che è stato definito da Miyazaki "un ammasso di bugie", e successivamente lo stesso regista si è impuntato anche sulla pellicola di Takashi Yamazaki definendola un film che in un certo senso sarebbe un’apologia dell’esperienza dei kamikaze, mentre proprio nello stesso periodo proponeva, attraverso Kaze Tachinu, una lettura a suo avviso radicalmente diversa e profondamente pacifista dell’esperienza dei tokkotai e anche dei caccia Zero stessi, del valore simbolico dei caccia Zero. La mia domanda è: ha avuto poi modo di discutere con Miyazaki riguardo questo aspetto, cioè la polemica è rientrata?

Takashi Yamazaki: "Va detto che in Giappone Miyazaki è abbastanza noto come regista anche per avere questo tipo di uscite che possono essere considerate un po’ sventate e disattente. Secondo me non ha letto l’opera originale, e anche per quanto riguarda il film, col fatto che lui stesso stava creando un film sui caccia Zero, probabilmente partiva dal presupposto che la sua prospettiva su questo tipo di argomento fosse quella giusta e, col fatto che il romanzo originale trattava lo stesso argomento, forse questo ha creato in lui qualche istinto che l’ha messo fortemente a disagio. Però ripeto che Miyazaki è abbastanza noto in patria per avere questo tipo di uscite che possono essere considerate disattente, incaute. Secondo me lui non ha né letto la storia originale né visto il film. Per quanto mi riguarda lui è un grandissimo maestro e qualunque cosa avesse detto io non mi sarei mai minimamente arrabbiato nei suoi confronti. Credo che quello che si può dire di Miyazaki è che lui parla semplicemente di argomenti nei confronti dei quali nutre grande interesse, quindi alla fine queste sue parole possono essere considerate come una forma un po’ contorta di amore. Ovviamente poi l’opera originale tratta un argomento molto particolare e di sicuro avrà dei punti deboli però quello che immagino è che non si sia cimentato né nella lettura dell’opera letteraria né nella visione del mio film, ma abbia semplicemente avuto questo tipo di uscita".

A proposito di Parasyte la prima cosa che volevo chiedere è: che cosa significa trarre un film live action da un manga lungo dieci volumi?

T.Y.: "Se fosse stata di una lunghezza leggermente più estesa sarebbe stato meglio perché a quel punto si sarebbe trattato di decidere solo di carpire i punti migliori della storia e di riproporli, invece questa lunghezza era proprio quella che potremmo definire più seccante perché a quel punto devi decidere semplicemente se eliminare alcuni episodi dalla storia, ma io devo dire che adoro il manga originale, in prima persona, e quindi è stata una cosa difficile per me. L’unica scelta che ho pensato potesse essere valida è stata quella di diminuire il numero dei personaggi della storia e ho cercato di farlo cercando di rendere Shinichi, il protagonista, il più solo possibile, quindi la regola non è stata: questo personaggio mi piace di più o di meno e decido di tagliarlo, no, assolutamente. Il criterio fondamentale è stato quello di fare questi tagli dei personaggi a) ovviamente per riuscire ad arrivare all’estensione che mi serviva come lunghezza del film e b) per dare un maggiore senso di solitudine a Shinichi, però, come dicevo, essendo io un grande ammiratore della storia originale, è stata davvero un’operazione dolorosissima".

Keiichiro Morya: "Posso dire che alla fine si tratta di un principio abbastanza semplice: nella storia originale c’erano quelle che potremmo definire delle colonne portanti e quindi la cosa alla quale abbiamo fatto particolare attenzione è stata di fare in modo che la struttura portante potesse comunque rimanere della sua validità e poi ovviamente ci sono state tutta una serie di operazioni che abbiamo fatto come cambiare la storia di modo che ci fosse un nucleo familiare composto da madre e figlio solamente e poi nel momento in cui la madre viene a mancare si sarebbe enfatizzato ancora di più il senso di solitudine che Shinichi prova. Anche perché a volte da una perdita si riesce anche a capire cosa da quel momento diventa più importante per se stessi, ed è proprio questo tipo di lavoro di consultazione reciproca che abbiamo fatto con il regista per operare questi tagli".
 
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Prima di Parasyte avete entrambi lavorato al film di animazione Stand by me Doraemon che ha vinto il premio come miglior film di animazione agli Academy Japan ed è stato il primo film di animazione in 3D a vincere questo premio; inoltre è stato premiato anche ai 3D Awards come miglior film anche a livello internazionale. Potete parlarci di questo progetto dal punto di vista produttivo e registico? E della difficoltà di realizzare un film in 3D di questa portata?

T.Y.: "Doraemon ha una storia in 2D lunghissima e la maggior parte dei fan lo conoscono come personaggio bidimensionale. Nel momento in cui si è deciso di fare una versione in 3D bisognava tenere in considerazione il fatto che, ancor più che noi, molto probabilmente ci sarebbero stati molti fan che avrebbero avuto un senso di astrazione rispetto a quello che poteva essere questa nuova versione. Anche per quello che riguarda la casa che detiene i diritti d’autore, ovviamente c’è stato l’okay da parte loro, però poi il passaggio dal 2D al 3D ha richiesto notevoli sforzi di interazione sia da parte nostra che da parte loro. La cosa più importante e allo stesso tempo più difficile per noi è stata quella di far percepire il meno possibile questo passaggio in modo che non ci fosse il senso di astrazione e inadeguatezza".

K.M.: "La cosa che ha richiesto maggior fatica e difficoltà è stata proprio la natura bidimensionale di Doraemon, anche semplicemente il fatto di riproporlo in 3D e farlo diventare un corpo che si muove nello spazio gli dava l’aspetto della materia, che viene a mancare nel 2D, e quindi vedendo questa forma arrotondata ci si è chiesti: ma allora di che cos’è che è fatto? – Anche gli occhi di Nobita che spesso nel fumetto erano così vicini, quasi attaccati, come potevamo renderli? La capigliatura di Suneo etc. Tutti questi erano dettagli che per rendere credibile il passaggio dal 2 al 3D hanno richiesto molta fatica da parte del team che vi ha lavorato".
 
Rispetto a Parasyte richiamo in causa Miyazaki Hayao. Di recente c’è stata una trasmissione radiofonica, se non sbaglio dell’emittente Tokyo FM, in cui erano presenti per Parasyte il produttore Kawamura e per lo Studio Ghibli il co-fondatore e produttore Toshio Suzuki. La trasmissione promuoveva Parasyte, parte 2, e si parlava di un progetto dello Studio Ghibli e in particolare di Miyazaki, di portare sullo schermo come produzione animata appunto Parasyte, con la partecipazione all’asta per i diritti all’adattamento animato. In un certo senso la storia di Parasyte viene incontro a quelle che sono le tematiche ambientaliste tipiche di Miyazaki, ad esempio un tema a lui caro è quello della coesistenza delle specie. Mi viene in mente Kaze no Tani no Nausicaa. Trova delle assonanze specialmente col Miyazaki di Nausicaa e col Miyazaki ambientalista?

T.Y.: "In realtà con questo tipo di tematiche non ho una grande affinità. Se facciamo molta attenzione alla storia di Nausicaa possiamo vedere come lei tradisca tutto in ultima analisi. Lei praticamente alla fine diventa il personaggio cattivo che fa sì che poi il mondo finisca, perché comunque poi alla fine si cerca di fare in modo che sia il genere umano a continuare ad andare avanti. La stessa cosa la possiamo applicare anche in Parasyte. Qui abbiamo questi parassiti che vengono in contrasto con ciò che al momento sta facendo sì che il mondo, il globo, si trovi nei suoi guai: la terra si trova nei suoi guai a causa degli esseri umani. Quindi i parassiti che cercano di eliminare gli esseri umani che sono un guaio per la Terra, alla fine stanno dalla parte della Terra stessa. Infatti Goto, il personaggio più cattivo del film Parasyte, che alla fine viene ucciso da Shinichi, fa sì che gli esseri umani continuino a sopravvivere mantenendo la loro responsabilità e mantenendo le loro colpe, che continuano ad avere nei confronti del mondo, cioè non c’è un’espiazione di alcuna sorta. Quindi rispetto al fatto che l’essere umano sporca il mondo quindi è il male, nei confronti di questo io non ho grandi interessi. Invece, e credo che valga anche per Miyazaki, riguardo alla natura dell’essere umano, quella che è la base radicale della natura dell’essere umano, quella è la parte che più solletica il mio interesse.

Come mai sai tutte quante queste cose? Neanche noi le sapevamo!"


In Italia i quotidiani di animazione sono molto interessati!

T.Y.: "Comunque va detto che ero a conoscenza del fatto che lo Studio Ghibli aveva nei suoi piani questo tipo di progetto, in effetti ha tantissimi progetti che tiene in considerazione, quindi probabilmente, sarà stato solo uno dei tanti, poi non so dire fino a che punto fossero interessati a svilupparlo. Però anch’io quando ho sentito la notizia ho subito pensato: fatelo! fatelo!"
 
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Riprendendo il discorso dell’umanità e della natura dell’essere umano, a me ha colpito molto il personaggio di Tamiya e il rapporto che si instaura con la maternità e con il bambino. Bambino di cui lei biologicamente non è madre in quanto parassita ma che pure nel finale protegge, quindi mi chiedevo se ci fosse comunque un’eco del discorso molto presente nel Giappone contemporaneo, in film, dorama etc. che riguarda la famiglia e i modelli di famiglia alternativa rispetto a quella tradizionale fondata su legami di sangue.

T.Y.: "Devo dire che questa tematica l’ho già approcciata nella serie di film Always e posso dire senza dubbio che si tratta di contenuti che a me piacciono molto personalmente. Va a onor del merito detto che la storia di Tamiya è presente nel manga originale e l’ho trovata davvero molto bella. Perché c’è questo parassita che prende la forma di donna e ha interesse nei confronti degli esperimenti che cerca di portare avanti. Però alla fine, nel portare avanti questi esperimenti, diventa lei stessa realmente madre e tutto a un tratto, senza accorgersene, sviluppa anche gli istinti della madre. Questa era una parte della storia che io ho trovato estremamente interessante e al tempo stesso anche bellissima. Al di là del fatto che ci siano legami di sangue o meno, c’è il fatto che si possa diventare genitori per quello che è l’ambiente che ci circonda, che quello diventi la ragione per la quale si diventa genitore: questo tipo di tematica mi è sempre piaciuta moltissimo. L’ho quindi espressa nella serie Always, l’ho espressa anche nel film il cui titolo inglese è Friends, l’ho sempre riportata nelle mie trasposizioni cinematografiche. Non credo di averlo fatto volutamente, però così, a livello inconscio, a pensarci bene è un punto sul quale mi piace battere".

Yamazaki San ha lavorato a molti adattamenti live-action, e non solo, di diversi manga come Always, Ballad, Space Battleship Yamato, Kiseiju per l’appunto. Di questi diversi progetti, quali aspetti l’hanno colpita e poi spinta a fare i film? e poi come è stato coinvolto anche con il produttore Moriya?

T.Y.: "Da quando ero bambino avevo delle opere manga verso le quali nutrivo grandissimo interesse e tutte quelle nominate rientrano fra queste. Quindi nel momento in cui mi viene fatta la proposta di trarne una versione cinematografica, come potrei dire di no? Parlando di Space Battleship Yamato, sapevo che il budget non era particolarmente elevato, sapevo che c’era la possibilità che si sarebbe tramutato in un lavoro estremamente complicato, in un bagno di sangue, però comunque era una di quelle opere che da bambino hanno suscitato in me grande interesse e che mi hanno davvero cambiato. Come potevo retrocedere senza lottare? e questa lotta significava fare la versione cinematografica. Va detto che quando si tratta di queste opere, che hanno cambiato me ma non solo me, bisogna considerare che hanno tantissimi fan, e molti di loro dopo aver visto la versione cinematografica dicono – no, ma sarebbe stato meglio fare così… - e alla fine ti crei una marea di nemici. Però per me era la possibilità di realizzare il sogno che avevo da bambino, quindi alla fine non riesco a evitare di correre questo rischio e se lo faccio è perché lo voglio veramente, anche se capisco quello che poi potrebbe comportare. Negli anni mi sono state fatte richieste per altre opere che magari sono successive rispetto a quando ero bambino e posso dire anche questo: anche se si tratta di opere che hanno una loro notorietà, se per caso non riesco ad avere un qualche tipo di assonanza con quelli che erano i contenuti che io percepivo come importanti quando ero bambino non riesco a farne poi una versione cinematografica. Alla fine il punto è questo. Va bene che la produzione sia una fase terribile, un bagno di sangue e tutto il resto, ma deve essere fatto solo se c’è un ricordo che rivive dentro di me, altrimenti preferisco lasciare perdere. Parasyte e Space Battleship Yamato sono storie che già da bambino mi sarebbe piaciuto trasporre in qualche modo e quando ho avuto l’opportunità di farlo sono stato consapevole del fatto che avrei dovuto affrontare dei rischi. Sul fatto di avere il produttore Moriya accanto a me, va detto che io sono una persona da un certo punto di vista molto spensierata, invece Moriya è un tipo molto negativo e quindi da questo punto di vista diventa un sistema di blocco, un sistema di controllo di quelle che sono le mie uscite. Io magari penso che qualcosa sia molto gradevole, sia molto bella, lui poi invece arriva e mi “butta giù”. Questo lo possiamo prendere come paragone con un episodio che è successo con Star Wars. In pratica Star Wars 4 e 5 avevano come produttore una persona che aveva queste uscite estremamente negative, questo ha fatto sì che si venisse a creare una bella storia e il risultato fosse molto gradevole. Invece Sar Wars 6, forse perché avranno litigato o ci saranno state altre ragioni, quel produttore se n’è andato via e infatti non si può dire che dal punto di vista della storia sia molto ben sviluppata. Quindi, come dire, nei confronti di un regista che ha questa “luminosità” avere una persona che lo “butta giù”, come in questo caso il signor Moriya, fa sì che poi si riesca ad avere un contrasto che porta ad avere un buon equilibrio, c’è la possibilità di confrontarsi e da questo confronto si può arrivare ad un buon risultato"