ADOTTA UNA SCHEDA

Adotta un titolo 1Adotta un titolo 2Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).

I titoli al momento disponibili sono:

[MANGA] Dominion Conflict One (Scadenza: 27/5/2015)

[LIVE] Bokura ga ita (First Movie) (Scadenza: 31/5/2015)

[MANGA] Ex-Vita (Scadenza: 3/6/2015)

[ANIME] 
Cherry no Manma (Scadenza: 7/6/2015)

[ANIME] Gekijouban Major
 (Scadenza: 10/6/2015)

Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Relic Armor Legaciam, Usagi Drop e Sailor Moon Crystal.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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"Relic Armor Legaciam" è un OAV interamente realizzato da Hiroyuki Kitazume, uno dei migliori character designer degli anni '80 ("ZZ Gundam", "Char's Counterattack", "Megazone 23 part III"). Egli in quest'opera si diletta come regista, mecha designer, character designer, direttore dell'animazione e creatore originale. Siamo di fronte a uno dei numerosi OAV per otaku di seconda generazione basati esclusivamente sul fanservice fine a sé stesso: la trama di "Relic Armor Legaciam" è praticamente fittizia e subordinata al design, agli aspetti tecnici e ai cliché richiesti dagli otaku hardcore dell'epoca. Il canovaccio di questo lavoro di Kitazume è quello tipico di molti OAV anni '80 ad esso affini: una lolita sale a bordo di un robottone figo e sborone, si fa la doccia, piange e poi vince. Questo modo di scrivere le sceneggiature degli OAV è stato introdotto da "Iczer One", uno dei più importanti figli della rivoluzione estetica introdotta da "Macross".

Il mecha design ricorda moltissimo quello del tominiano "Aura Battler Dunbine", inoltre la loli protagonista dell'OAV è praticamente una clone di Elpeo Ple di "ZZ Gundam" resa a differenza dell'originale un po' remissiva al fine di far colpo sugli otaku giapponesi fruitori di questo tipo di opere, gente molto attratta da lolite dolci e piagnucolone. Kitazume continua a citare Tomino anche nello script: il robottone che dà il nome all'anime viene rinvenuto dal nonno della protagonista in un'astronave abbandonata da chissà quale civiltà aliena (quale opera tominiana vi ricorda questa cosa?).

Per essere un OAV basato interamente sul fanservice robotico, "Legaciam" è animato veramente male. Spesso i volti dei personaggi appaiono fin troppo scattosi, caricaturali e deformati. Questo è un grosso difetto per un'opera di questo tipo: un "Dangaioh" o un "Leda" a caso come animazioni stanno su ben altri livelli. Il fanservice sessuale è quasi inesistente, a differenza di molti altri OAV dell'epoca, come ad esempio "Lolita Anime" (il primo hentai lolicon della storia), "Iczer One", "Megazone 23" e tantissimi altri, i quali avevano almeno una scena ecchi più o meno spinta quasi sempre annessa. Devo tuttavia puntualizzare una cosa. Il lettore abituato all'invadente fanservice sessuale presente negli attuali anime da fascia serale non dovrà farsi un'idea sbagliata pensando che non ci sia alcuna differenza fra fanservice sessuale degli OAV anni '80 e fanservice sessuale degli anime contemporanei: i prodotti per otaku hardcore anni '80, tra l'altro relegati unicamente al mercato OAV, erano molto più ingenui di quelli odierni: è con la messa a punto delle strategie di marketing multimediali arrivata con "Evangelion" che il pubblico otaku consumatore di OAV è stato dirottato sulle serie televisive da fascia serale, con conseguente aumento della capziosità del fanservice annesso, sia sessuale che pubblicitario tout court.

Le musiche di "Lagaciam" sono un'altro punto a sfavore. Esse sono assolutamente sottotono, e si dimenticano in fretta. Il doppiaggio è qualcosa di lancinante: la voce della loli più chiassosa dell'opera è stridente, perforante, in grado di far innervosire qualsiasi persona dall'orecchio sensibile. La "trama" viene sviluppata confusionariamente tra un combattimento poco spettacolare e l'altro; inoltre, come è tipico in questi OAV, sono onnipresenti personaggi-fanservice dalla caratterizzazione nulla e dal design accattivante (sempre di Hiroyuki Kitazume stiamo parlando). Insomma, l'unica cosa che salvo in quest'opera è il character design, il quale, quando viene accompagnato a dei mecha che fanno l'occhiolino a un'anime del calibro di "Dunbine", riesce di per sé a intrattenere per quaranticinque minuti il cultore dei robotici Sunrise dall'udito non troppo sensibile.




8.0/10
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Avvicinando un qualunque titolo, sia esso un film, un libro o un fumetto, si ha più o meno una vaga idea di quello che l'opera può dare, grazie a pareri di amici, recensioni o semplicemente da quanto si può evincere dal titolo; così, durante la visione, si scopre spesse volte che l'idea che ci si era fatti in partenza era sbagliata, anzi, è meglio dire che essa non era del tutto corretta. Se poi il titolo che si prende in considerazione non appartiene alla cerchia dei propri generi preferiti, è facile che ci si ritrovi spiazzati, come a me è capitato con "Usagi Drop". Partito con l'idea di avere tra le mani un anime leggero, che fungesse da intermezzo tra opere un tantino più impegnate, ho scoperto invece una faccia dell'animazione giapponese che ancora non avevo avuto modo di apprezzare appieno; seppur non ai livelli di quel "Wolf Children", audace inno all'amore e alla forza di ogni madre, qui "Usagi Drop" vuole essere sì un encomio del genitore solo, ma ribaltando la prospettiva e prendendo per protagonista un ragazzo "padre", alle prese con una piccola peste di sei anni, in modo da dar vita a un anime che alterna i dolci momenti di vita quotidiana a profonde riflessioni su temi attuali come il matrimonio, la famiglia e lo stesso ruolo di genitore.

Il protagonista, Daikichi, trentenne impiegato in una ditta di abbigliamento, è costretto a recarsi nel suo paese natale per la scomparsa del nonno ottantenne, trovando però al suo arrivo a casa un singolare, quanto inaspettato membro della famiglia, ossia Rin, la figlia di sei anni del defunto nonno. Tra lo scandalo e lo stupore dei parenti, il destino della bambina pare incerto, nessuno sembra disposto ad accudirla e l'alternativa più quotata è affidarla a un qualche servizio sociale, lavandosene ben bene le mani di lei e del suo futuro. A questo punto Daikichi, infastidito dalla noncuranza dei familiari, decide di prendere la bambina a proprio carico e vivere con lei finché la famiglia non avesse trovato una soluzione stabile per la piccola Rin. Comincia così un'avventura straordinaria, nella sua ordinarietà, per questa improbabile coppia, che la porterà a sviluppare un rapporto magico, unico e indissolubile. Daikichi scoprirà che essere genitore, e diventarlo di una bambina già cresciuta, è più difficile del previsto; sarà costretto a sacrifici sul lavoro e a rinunciare a buona parte del proprio tempo libero, sempre a disposizione dei mille bisogni della piccola Rin, che da parte sua si dimostra volenterosa di aiutare il nipote - perché tecnicamente Rin è zia di Daikichi - a preparare il pranzo e sbrigare faccende in casa. Tutti i momenti passati assieme dai due protagonisti fortificano il rapporto che si è venuto a creare, riuscendo pure, nel mio caso, a coinvolgere lo spettatore grazie all'alternanza di scene di liete e soavi ad altre più tese e tristi. I problemi di un genitore non si fermano a preparare da mangiare e andare a prendere il proprio figlio a scuola, ma si estendono anche a dove il genitore può intervenire e dove invece deve astenersi dal farlo, portando spesso una diatriba interiore tra istinto paterno e razionalità. Emblematico in questo caso è un episodio che voglio citare, un momento di riflessione in cui Daikichi, stressato dal lavoro e sempre impegnato a crescere la bambina, si chiede se effettivamente sia più lui a fare da genitore a Rin o più lei a insegnare e fornirgli continui insegnamenti di vita. Ed è proprio questo il concetto fondante dell'intero anime: queste esperienze non sono mai unilaterali, c'è sempre un dare e un ricevere, Daikichi decide di dedicare la sua vita a Rin, rinunciando alla carriera e a una vita sociale attiva, ma venendo ampiamente ripagato dal sorriso smagliante - e un po' sdentato - della bambina, l'unica cosa che potrebbe risollevarlo dopo una devastante giornata di fatica.

Quindi per me "Usagi Drop" è l'ennesimo di esempio di come si sbagli a giudicare un libro dalla copertina; è un'opera che può essere vista su due livelli, come semplice slice of life dai colori tenui e le musiche rilassanti, che narra un'insolita storia familiare, o come opera dai risvolti più psicologici e adulti, che vuole dare un messaggio, oltre a intrattenere. Assegno dunque un otto abbondante a questo titolo, fermamente intenzionato a recuperare la storia nella sua versione originale cartacea. Consigliato davvero a tutti.




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Ho retto finché ho potuto. Finché non ho realizzato che qualcosa, di questa serie, proprio non mi andava giù. E quel qualcosa era tutto. Logico fissarsi delle aspettative: le mie erano alte, e laddove per molti derivassero soprattutto dal fattore nostalgico, nella mia situazione si era affiancato, ad esso, un acceso desiderio di riportare alla mia mente "Sailor Moon" in quanto trama, dacché ormai quasi completamente dimenticata. È stato, in un certo senso, come guardarlo per la prima volta. Il risultato è stato invece sconfortante: non mi sarei mai immaginato che seguire una serie di tal calibro (sulla carta) si rivelasse così faticoso, e che perfino un intervallo bisettimanale a cavallo fra gli episodi non sarebbe bastato ad alleggerire il peso della visione.

Di questo Crystal non ho trovato un solo elemento che non fosse trattato con superficialità. Tanto per sparare sulla croce rossa, inizio col dire che la realizzazione tecnica è da far accapponare la pelle, una presa in giro bella e buona da parte di un colosso come la Toei. Tralasciando un chara-design traboccante di quality, striminziti fondali acquerello, digitale da lame ai polsi (che non ha risparmiato nemmeno l'altrimenti piacevole opening) e animazioni da piattino delle offerte, a lasciarmi allibito è stata soprattutto una regia capace di riportarmi davvero indietro nel tempo, nel '92, quando la serie originale venne messa in onda. Terribili i movimenti di macchina, inefficaci nel compensare il basso numero di disegni, disastrosa la fase di post-produzione, dalla quale neanche il doppiaggio esce illeso. Insomma, se do un'occhiata al calendario e leggo "2014", vuol dire che non ho usato io una macchina del tempo, ma che l'anime, tecnicamente, risulta proprio obsoleto. Come lo è l'impostazione del racconto, nel suo succedersi frettoloso, scontato, ciclico di stilemi narrativi che sentono il peso del tempo più di quanto sia lecito aspettarsi da un reboot. Se poi rammento di aver trovato estremamente godibili opere ben più longeve di questa, neppure l'anno di realizzazione può fare da scusante a cotale banalizzazione scenica e povertà di caratterizzazioni.

Pare insomma che alla Toei abbiano preso fin troppo alla lettera il concetto di rifacimento e che, senza azzardare alcun tentativo di attualizzazione del brand, si siano "accontentati di accontentare" i medesimi spettatori/lettori di venti anni fa. Per Toei è stato imperativo non rischiare troppo, svolgere il compitino, e per il resto lasciar ricostruire tutto all'immaginazione degli appassionati. Ma molti di essi, come i primi dati di vendita hanno dimostrato, non hanno gradito il trattamento subito, e trovo sia giusto così.