Ushio è un ragazzo come tanti, finché la sua vita non viene sconvolta da uno straordinario incontro.
Curiosando nello scantinato del tempio dove vive con suo padre, il ragazzo incontra Tora, un demone tenuto prigioniero da una lancia, e finisce, così, accidentalmente per liberarlo e finire da lui posseduto.
Il demone vorrebbe papparselo in un sol boccone, ma, fortunatamente, Ushio è protetto dalla magica arma, la mistica Lancia della Bestia, temuta da mostri e demoni poiché ha il potere di soggiogarli.
Inizia così, fra uno stranito Ushio e un reticente Tora, una bizzarra convivenza fatta di screzi continui ma anche di combattimenti mortali. Da quel momento, infatti, il povero ragazzo si troverà ad attrarre a sé frotte di creature sovrannaturali decise a distruggere l’odiata lancia e il suo portatore.
Una serie di incontri e di lotte quasi fortuite, ma che, forse, chissà, fanno parte di un disegno più grande ed importante…



Un ragazzo buono e coraggioso, un demone tigrato possente ed irascibile, una lancia dai poteri magici e un’avventura tutta da scoprire: nell’ormai lontano 1990 iniziava così Ushio e Tora, manga firmato da Kazuhiro Fujita per la casa editrice Shogakukan e pubblicato in 33 volumi fino al 1996.
Una storia apparentemente molto semplice, poco commerciale rispetto ad altre che impazzavano nello stesso periodo, ma che, in qualche modo, è riuscita a lasciare un segno profondo in molti autori, manga e anime contemporanei o successivi. Sin dai primi anni ’90, infatti, non sono poche le opere che, dopo Ushio e Tora, hanno finito per raccontarci di sovrannaturale, youkai, burrascosi amori con amiche d’infanzia, adolescenti che scoprono demoni imprigionati nei templi o che combattono demoni e spettri: si pensi, per fare qualche nome, a Yuu Yuu Hakusho, Tenchi Muyo, Inuyasha, Bleach.
L’opera di Kazuhiro Fujita, forse a causa delle sue particolari atmosfere tendenti all’horror, non ha mai avuto un adattamento televisivo, dovendo accontentarsi solo di una misera serie di 10 OAV negli anni ’90 che raccontavano soltanto le parti iniziali della storia. Questo fino al 2015, in cui, per festeggiare il suo venticinquesimo anniversario, Ushio e Tora è stato rilanciato con numerose iniziative a tema: una ristampa del manga in formato Perfect Edition (di prossima uscita in Italia per Star Comics), l’uscita di alcuni artbook e, soprattutto, la produzione di una serie animata televisiva in 39 episodi.

Uno dei motivi del successo di Ushio e Tora è sicuramente la bellezza dei personaggi e della storia, un intreccio che si sviluppa in maniera complessa e intricata andando via via sempre più in crescendo.
Si comincia con una serie di episodi autoconclusivi che presentano la vita familiare/quotidiana di Ushio e dei suoi amici e i primi incontri del ragazzo con demoni e mostri vari, ma ben presto ci si rende conto che questa storia apparentemente casuale è in realtà già scritta in un destino più grande, dove ogni incontro, ogni personaggio ha un ruolo ben preciso che poi ritorna in maniera più o meno importante man mano che la vicenda va avanti. L’autore è molto bravo a gestire i tempi della sua storia, alternando comicità ed emozioni, drammaticità e azione, horror e poesia, per creare una trama affascinante e completa, ricchissima di personaggi in continua evoluzione e tutti con qualcosa da dire, fino ad arrivare ad una delle battaglie finali più coinvolgenti di sempre. Una vicenda corale e ricca di emozioni, molto vicina alla coralità di opere come La grande avventura di Dai o Full Metal Alchemist, che ha incantato tantissimi lettori nel corso degli anni.
Lettori che hanno accolto con gioia ed entusiasmo l’inaspettato ma gradito annuncio di una serie animata, sperando che l’intento di narrare tutta la storia potesse rendere giustizia al bellissimo manga di Kazuhiro Fujita.

Ushio e Tora colpisce immediatamente per il suo innegabile “vecchio stile”: niente ragazzine carucce dall’aspetto infantile o ragazzi coi capelli ingellati che si sparano le pose; una computer grafica ridotta all’osso (giusto qualche inquadratura di nugoli di mostri o della Lancia della Bestia); un tipo di umorismo molto semplice e diretto con smorfie, deformazioni e bernoccoli che ci riporta a piacevoli atmosfere di tanti anni fa; un cast ricco di doppiatori adulti e rodati.
Peccato che la storia sia stata riportata ai giorni nostri, come dimostrato dagli immancabili smartphone inquadrati qua e là. Poco male, in fondo quella di Ushio e Tora è una storia priva di precise connotazioni temporali, e potrebbe anche essere ambientata oggi, ma in alcuni punti della storia il fatto che i personaggi abbiano un loro smartphone personale ha rotto un po’ l’incanto e la drammaticità della vicenda: che Asako chiami Ushio al cellulare dall’interno della pancia di un mostro per farsi salvare, invece di usare il simbolico walkie-talkie di fortuna che era un elemento molto importante dell’episodio originale, ha fatto perdere diversi punti all’adattamento.
Piccolezze come questa a parte, l’atmosfera è pressoché la stessa del manga originale, pur smorzata un po’ attenuando le scene più splatter o ammorbidendo i disegni. Inevitabile, dato che lo stile di disegno di Fujita è grezzo, sporco e inquietante, elemento che ha donato ai suoi fumetti uno stile unico e azzeccatissimo, ma che per forza di cose non poteva restare in un adattamento fatto di colori, immagini in movimento e disegni abbelliti.
Rimane, però, quella splendida alternanza di azione, comicità, intimismo, sovrannaturale, horror e momenti pregni di una carica emozionale fortissima che avevano fatto la fortuna dell’opera originale, così come la sua struttura di un viaggio fisico e interiore di un ragazzo che scopre di essere parte di un grande destino e che incontrerà lungo il cammino innumerevoli personaggi con cui instaurerà un profondo legame.

Pur essendo una storia ricca d’azione e di combattimenti, questi in realtà non sono poi così elaborati (si limitano a qualche colpo di lancia di Ushio o a qualche fiammata o fulmine di Tora) e il focus della storia è, invece, tutto sui personaggi, sui loro sentimenti, sulla crescita che inevitabilmente subiscono grazie all’incontro con quel sorridente ragazzo dal grande cuore e dal grande coraggio.
Il cammino di crescita interiore del protagonista è palpabile e piacevolissimo: inizialmente catapultato suo malgrado in un mondo fatto di demoni che vogliono mangiarselo e che è costretto a uccidere di volta in volta, comincia poi a comprendere pian piano che anche queste creature hanno dei sentimenti e che fra le due razze, nonostante i numerosi conflitti passati, si può ancora creare complicità e fratellanza.
Allo stesso tempo, è costretto ad abbracciare il suo destino, scoprendo verità celate nel passato della sua famiglia che non mancheranno di sconvolgere la sua vita, rendendo la trama e la caratterizzazione del suo personaggio decisamente più articolate ed interessanti.
Tora riesce ad essere anche più affascinante di Ushio, affrontando un percorso di crescita più marcato: inizialmente demone crudele e sanguinario che vuole solo mangiare e uccidere tutti gli umani, finisce per affezionarsi a loro, accettare i loro sentimenti, combattere per proteggerli a rischio della propria vita. Forse perché il legame che unisce quel burbero demone tigrato, gli umani, la Lancia della Bestia e il terribile e ancestrale nemico della stessa è più profondo e affascinante di ciò che sembra inizialmente, chissà.
A Tora, ai suoi battibecchi con Ushio e ai suoi comicissimi approcci al mondo moderno degli umani, fra televisione e hamburger, corredati da buffi siparietti in superdeformed dove il possente demone tigre perde tutta la sua fierezza per diventare tenero e divertente, ci si affeziona con facilità, risultando un personaggio decisamente indovinato.

Ushio e Tora ha tantissimi personaggi, chi più chi meno tutti importanti, e nel corso del suo svolgimento finisce per trattare tantissimi temi: la lotta tra il bene e il male, il destino, i legami familiari, l’amore, l’amicizia, la vendetta, il razzismo, il perdono, la morte delle persone e l’accettazione del lutto, il rapporto tra l’uomo e il sovrannaturale, fra il sovrannaturale e la scienza...
E’ una grande storia fatta di tante piccole storie, che non mancano di essere toccanti o di regalarci scene molto intense ed emozionanti e personaggi che decisamente si fanno ricordare, lasciando tutti quanti qualcosa di sé a Ushio e allo spettatore che insieme a Ushio li ha incontrati.
La serie ha, però, un difetto piuttosto grave, che le impedisce di raggiungere lo stesso livello di bellezza del manga originale: il limitato numero di episodi. Solo 39, decisamente troppo pochi per adattare pedissequamente i 33+1 volumi del fumetto.
Il risultato è una serie che sì, a differenza dei precedenti OAV, arriva fino alla fine della storia, ma che finisce per tagliare almeno un terzo delle vicende del manga, specialmente quelle considerate poco importanti per la trama principale.
Ushio e Tora è, però, un manga dove tutto è importante, dove tutto prima o poi ritorna nel bellissimo finale, anche solo per una comparsata di una vignetta che però riesce ad emozionare, o dove anche episodi apparentemente inutili per la trama principale riescono ad essere divertenti, a distendere un po’ l’atmosfera tesa e orrorifica di molte avventure o a raccontare perle di lirismo ed emotività straordinarie.
Nell’adattamento animato ci si è persi personaggi interessanti (uno su tutti il monaco badass Nigira, uno dei personaggi più fighi del manga), vicende commoventi (la donna dei ghiacci, il demone degli occhi), piccoli dettagli che aiutavano a caratterizzare meglio i personaggi e le loro storie personali (penso al non ricambiato amore di Kagari per Tora, alla passione per la palestra del padre di Asako, alla vicenda che porta Kirio a finire adottato dalla famiglia di Mayuko, al racconto della storia d’amore dei genitori di Ushio, al ruolo del giornalista televisivo nella battaglia finale, per fare qualche esempio).
Peccato che alcuni di questi tagli siano effettuati su vicende importantissime per la trama, che infatti poi inevitabilmente fanno la loro comparsa, senza però che la cosa sia stata spiegata nel dettaglio. Capiterà quindi, ogni tanto, che compaiano personaggi che lo spettatore non sa chi siano (i mostri rivali del decano tengu, ad esempio) o che qualche vicenda sia stata liquidata con troppa semplicità. Peccato.

Tanti tagli piccoli e grandi che minano la bellezza di una storia che, su carta, era veramente perfetta e che, invece, in animazione risulta “solo” bella. Naturalmente, chi non conosce il manga originale non avvertirà questa cosa come un problema, ma dovendo valutare l’adattamento non si può dire che sia stato perfetto al 100%, e ci si chiede come mai, dato che non si doveva correre dietro alla lavorazione del manga e che esempi di ripescaggi precedenti (JoJo su tutti) stanno facendo un ottimo lavoro nell’adattare alla perfezione il manga originale senza tagli di sorta.
Ancora una volta, la maledizione dell’animazione moderna, dove deve essere tutto breve e conciso, tutto di meno di 50 episodi, tutto con mille pause tra una stagione e l’altra, tutto privo di “filler” (anche quando, come in questo caso, i “filler” sono parte integrante della vicenda e assumono poi un loro ruolo importante) ha mietuto una vittima, e dispiace che un manga bello e praticamente perfetto come Ushio e Tora, che ha ancora tanti fans sia in Giappone che all’estero (non stupisce che Yamato Video, che già aveva pubblicato gli OAV, abbia subito opzionato i diritti per l’Italia, trasmettendo la serie in versione sottotitolata sul suo canale Yamato Animation e su Man-ga), non sia riuscito ad avere un adattamento animato che ne restituisse tutta la bellezza.

Tagli a parte, Ushio e Tora rimane ugualmente un bell’anime, aiutato anche da uno stile di disegno molto classico ma efficace, che ripulisce e abbellisce i disegni di Fujita mantenendone, sia pure con le dovute limitazioni, la forza e l’efficacia, e di un’alternanza di colori tra il cupo (per le scene d’azione/horror) e il vivace (nelle numerose gags di cui l’opera è costellata, specialmente nei primi episodi).
Una colonna sonora orchestrata di grande impatto aiuta a incrementare il lirismo di molte scene, mentre le varie sigle d’apertura e chiusura, tutte caratterizzate da un ritmo molto forte, fanno il loro lavoro, anche se dubito che verranno ricordate sulla lunga distanza.
Decisamente ottimo il doppiaggio, che mischia vecchi e nuovi talenti per creare un piacevole affresco. Splendida la prova di Rikiya Koyama, che ci regala un Tora perennemente scontroso e incavolato dalla voce roca, al punto da risultare adorabile, ma la parte del leone la fa sicuramente una irriconoscibile e fenomenale Megumi Hayashibara, che dà la voce al cattivo principale dell’opera.
Questo personaggio, già nel manga originale, è uno dei più complessi, malvagi, inquietanti e affascinanti cattivi mai visti nel mondo dei fumetti nipponici, capace di far rabbrividire il lettore anche solo con un’inquadratura dei suoi occhi.
L’adattamento animato riesce a rendere la sua complessa malvagità alla perfezione, impreziosendone il maligno carisma con una splendida doppia voce maschile e femminile. Anche chi si approccia a Ushio e Tora soltanto in versione animata finirà ben presto per tremare di terrore ma restare al contempo affascinato alla presenza di questo personaggio, e questa cosa è bellissima. Sicuramente uno degli elementi più riusciti dell’adattamento, oltre al fatto che fa piacere, una volta tanto, veder dato spazio a qualche doppiatore veterano in un ruolo di primo piano, fra tanti giovani talenti, cosa ormai sempre più rara.

Nonostante i tanti tagli alla storia del manga originale, la versione animata di Ushio e Tora è ugualmente pregna di lirismo, orrore, poesia e tantissime emozioni. Arrivati agli ultimi episodi, anche se rispetto al manga manca qualche tassello e dettaglio, avremo vissuto una grande storia, ricchissima di personaggi e sfumature.
Un anime da consigliare a chi ama le storie d’azione con venature horror, ma anche agli amanti del folklore giapponese, che è uno degli elementi più caratterizzanti di tutta l'opera, sia pure rielaborato in versione orrorifica.
Di sicuro, con tutti i suoi difetti, probabilmente, questa serie ha avuto il merito di riportare sotto i riflettori un bravo autore di cui si parla sempre troppo poco (ora ci fate anche l’anime di Karakuri Circus, vero?). In quest’ottica, e in virtù delle belle emozioni che comunque la visione riesce a regalare, si possono perdonare a Ushio e Tora i suoi difetti nella trasposizione da manga ad anime, perché quel sorridente ragazzo con la lancia e quel burbero ma adorabile demone tigrato si finisce comunque per amarli, in un modo o nell’altro.