Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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"Psycho-Pass: Sinners of the System" è una serie di tre film che fa in qualche modo da cerniera fra la seconda e la terza serie di "Psycho-Pass". È quindi consigliato per completezza visionare "Sinners of the System" prima di approcciarsi alla terza serie, in particolare va visto il terzo caso. I film sono comunque composti da tre casi autoconclusivi, quindi sono sì consigliati, ma non fondamentali per seguire gli avvenimenti principali di "Psycho-Pass". È invece necessario aver visto la prima e seconda serie e il film del 2014 per poter comprendere bene la trilogia in esame in questa recensione.

I film hanno come protagonisti gli agenti che abbiamo imparato a conoscere nelle due serie precedenti e alcuni personaggi nuovi che potrebbero anche avere un ruolo all'interno di "Psycho-Pass 3". Dalle serie precedenti conosciamo solo l'ente di pubblica sicurezza e il Sybil System, qui invece si approfondisce la struttura del futuro Giappone, occupandosi anche di altri enti statali come l'Esercito e il Ministero degli Esteri. Essendo la parte inerente al sistema penale già stata ben sviscerata nella prima serie, ritengo finalmente azzeccata la scelta di occuparsi più del lato fantapolitico, in modo di non cadere nel già detto, o addirittura nel contraddittorio ("Psycho-Pass 2")

A livello di sceneggiatura, l'anello debole è il caso 1. Sceneggiato da Ryō Yoshigami, questo, nonostante una storia potenzialmente buona, presenta dei villain scialbi e Mika come protagonista, personaggio che ritengo inadatto a tale ruolo. Inoltre questo caso non aggiunge quasi nulla all'universo narrativo.
Il caso 2 e 3, invece sceneggiati da Makoto Fukami, sono decisamente migliori, focalizzati sull'aspetto militare e fantapolitico del futuro Giappone, fanno buon uso di protagonisti e villain e si ricollegano decisamente meglio alla seconda serie. Seguendo l'esempio del film singolo rilasciato nel 2014, impiegano l'alto budget per mostrare un buon assortimento di droni e delle ottime scene di combattimento. Particolarmente riuscito è il caso 3, in cui l'ex esecutore Kogami, maturato dopo avere girato l'Asia di rivoluzione in rivoluzione, come un novello Garibaldi si prepara a chiudere i conti con il suo passato. L'evoluzione del personaggio iniziata nel film del 2014 si conclude mostrando come Shinya Kogami, uccidendo Makishima, non ha semplicemente consumato la sua vendetta, ha di fatto preso il suo posto come antagonista del sistema, ma con meno intellettualismo e più umanità.
La mancanza di Urobuchi alla sceneggiatura o alla supervisione si sente, con la mancanza del sadismo e del gore gratuito che avevano caratterizzato le serie precedenti. Nonostante questo, "Sinners of the System" rimane un prodotto abbastanza crudo in certe sequenze.

Il comparto tecnico della Production I.G. è promosso: pur non essendo cambiato molto negli ultimi cinque anni, sono buone le scene d'azione, ma purtroppo le parti "full CG" ancora si amalgamano poco al resto dell'animazione. In definitiva, consiglio la visione a tutti coloro che vogliano continuare il proprio percorso nel franchise di "Psycho-Pass".

10.0/10
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Dopo il successo di “Serial Experiments Lain”, lo sceneggiatore Chiaki J. Konaka, il character designer Yoshitoshi ABe e il produttore Yasuyuki Ueda tornano a collaborare per la realizzazione di un nuovo capolavoro: nel 2003 nasce così “Texhnolyze”, anime di ventidue episodi prodotto dallo studio Madhouse e diretto da Hiroshi Hamasaki (futuro regista di “Shigurui” e “Orange” e co-regista di “Steins;Gate”).

La storia si svolge in un mondo sotterraneo in cui un ente denominato “Organo” si occupa di mantenere l’ordine all’interno della società, mutilando senza scrupoli coloro che non rispettano le regole. Stessa sorte tocca all’ex-pugile Ichise, il quale si ritrova a vagabondare senza più un braccio e una gamba, fin quando la dottoressa Eriko Kamata gli impianta due protesi meccaniche dette “Texhnolyze”.

Ancor più di “Lain”, l’anime qui analizzato non è uno di quelli che il grande pubblico riuscirebbe a digerire con tanta facilità. L’impatto con il primo episodio, a questo proposito, può essere determinante: se si trova eccessivamente pesante il ritmo lento con cui si succedono molte immagini e pochissimi dialoghi, allora è meglio orientarsi verso un altro tipo di opera; se invece ciò che si è provato è un’assoluta meraviglia nei confronti di una regia così ipnotizzante ed espressiva, allora è necessario continuare per godere delle altre innumerevoli esperienze visive che “Texhnolyze” è in grado di offrire.

La prima parte dell’anime è essenzialmente un’introduzione: ci vengono presentati i vari attori che interagiranno sul grande palcoscenico degli eventi e le organizzazioni di cui fanno parte. La trama portante rimane ancora piuttosto oscura, ma l’introspezione psicologica dei personaggi, così come alcune delle tematiche della serie, si mostrano a noi in tutto il loro splendore. Mi è rimasta impressa nella mente, a questo proposito, la figura di Ichise che vaga per la città prima senza e poi con i suoi nuovi arti: un peregrinare lento e straziante, in cui emerge la figura miserabile e primitiva del nostro protagonista, che rifiuta senza raziocinio le protesi che gli hanno conferito nuova vita. Altrettanto silenziosa quanto esplicativa è la presentazione che ci viene fornita di Onishi, direttore dell’Organo ligio alla protezione della sua città e poco interessato a sua moglie.

Nella parte centrale comincia a intravedersi una certa evoluzione nei personaggi, soprattutto per quanto riguarda Ichise. Ma la vera perla di diamante, a mio avviso, è costituita dagli ultimi episodi, nei quali vengono a galla le tante verità che inseguivamo fin dall’inizio e, soprattutto, si ergono i messaggi che l’opera desidera trasmetterci. “Texhnolyze”, infatti, è un anime che oltre al rapporto uomo-macchina, visibile sin dalle prime battute, si propone di indagare l’approccio dell’essere umano alla società post-moderna. Costante è la ricerca di un’evoluzione, da attuare con l’ausilio di protesi artificiali e con la ghettizzazione dei reietti, e il perseguimento di ideali molto variegati tra i vari personaggi; altrettanto ricorrente è il fallimento di ogni proposito di miglioramento, che scaturisce dall’impossibilità di cambiare qualcosa di immutabile e costretto a ripetersi nel tempo.
La ciclicità è un altro elemento fondante dell’opera: la società rappresentata nell’anime non può sfuggire al continuo reiterarsi di distruzione e rinascita, ma ciò non è da leggersi in una chiave completamente negativa. Se esiste disperazione, vi è inevitabilmente speranza, e nel caso così non fosse, l’annullamento di ogni male può considerarsi liberatorio e portare alla totale pace dei sensi.

Per quel che riguarda il comparto tecnico, l’ormai affermato character design originale di Yoshitoshi ABe ci regala personaggi dai lineamenti realistici e dalla forte espressività. La qualità dei disegni è ottima per tutta la durata dell’anime, mentre le animazioni sono volutamente minimali, meccaniche e ridotte all’osso. Uno degli elementi che ho più apprezzato nell’opera è la profonda differenza tra il mondo sotterraneo e quello della superficie: il primo ci viene mostrato attraverso ambienti bui e abitazioni dai colori spenti che si stagliano contro un insolito cielo bianco; il secondo pare proprio un quadro di pittura metafisica, con i suoi spazi desolati, ombre che si estendono all’infinito, colori più vivaci stesi in campiture piatte e uniformi. Se il mondo sotterraneo dà l’impressione di un luogo angusto in cui si continua a lottare per la vita, quello della superficie sembra il riflesso di una società ormai spenta che ha accettato con rassegnazione il proprio destino. In un anime in cui i dialoghi sono spesso assenti, le musiche svolgono naturalmente un ruolo fondamentale: Hajime Mizoguchi (“I cieli di Escaflowne”, “Jin-Roh”) e Keishi Urata (addetto al sintetizzatore in “Cowboy Bebop” e nello stesso “Jin-Roh”) compongono una colonna sonora incredibilmente variegata, nella quale spicca, tra le tante, la toccante traccia “Blue Darkness - A Sleepless Town”. Radicalmente diverse ma perfettamente adatte all’anima dell’opera sono l’opening e l’ending: nella prima immagini distorte, oscure e fugaci si sincronizzano alla perfezione con il brano “Guardian Angel” dei Juno Reactor; nella seconda la struggente “Tsuki no Uta” di Gackt si accompagna al lento mutare di un vivido fiore fucsia su sfondo bianco.

In definitiva, “Texhnolyze” è un anime non facilmente abbordabile, ma che, se visto con la giusta attenzione e dedizione, è in grado di regalare allo spettatore un’esperienza visiva ipnotica e irripetibile: una storia, dei personaggi e un comparto tecnico come quelli creati dalla “triade di Lain” difficilmente potranno essere emulati.

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La storia ci porta nel Giappone del 2105. In questo contesto futuristico, una tecnologia in particolare si è decisamente evoluta rispetto alle altre, e viene usata in ogni ambito della società, ovvero gli androidi, qui chiamati Hie. Tali robot sono nati inizialmente per aiutare nelle faccende domestiche ma, piano piano, il loro utilizzo si è esteso a moltissimi campi della società, essi hanno sempre sembianze femminili, o "neutre". Ci sono molte persone che odiano gli Hie, soprattutto nelle fasce più povere della popolazione, dato che per “colpa” degli Hie hanno perso il loro lavoro. Tali robot vengono odiati anche perché è diffuso il pensiero prima o poi sostituiranno totalmente gli esseri umani, quindi una specie di attacco ai “valori” degli esseri umani.

Il nostro protagonista è uno studente di 17 anni, il suo nome è Arato Endo, a lui piacciono molto gli Hie, li considera al pari degli esseri umani, e questo lo porta spesso a scontrarsi con i suoi amici, e compagni di classe, Ryo Kaidai e Kengo Suguri. Un giorno, a tarda ora - andando a comprare del gelato alla sua (insopportabile) sorella minore Yuka - Endo, si ritrova in pericolo: dopo la caduta sul terreno di strani “fiori” gli Hie vicini impazziscono, cercano di aggredirlo, e anche le auto a guida autonoma cercano di investirlo. Arato ha la sensazione che sia giunta la sua ora, ma quando tutto sembra ormai perduto, dal nulla, appare quello che sembra un Hie, “lei” è vestita in modo molto strano e porta uno strano “attrezzo” con sé, dice di chiamarsi Lacia e chiede ad Arato se vuole essere il suo padrone. Inizialmente lui è molto indeciso, ma accetta di diventare il suo padrone. Lacia gli dice che può fermare questo attacco, ma per farlo dovrà usare una specie di attacco EMP che potrebbe uccidere le persone nelle vicinanze che usano pacemaker e altri dispositivi simili, facendo capire al ragazzo che lei è un esecutore dei suoi ordini, ma che il responsabile legale per le sue azioni è comunque Arato. Lui la autorizza e l’attacco nemico viene definitivamente neutralizzato. Arato decide allora di tornare a casa con Lacia, e così inizia la loro convivenza (anche con Yuka, la marmocchia); per sapere come continua dovete leggervi il manga, essendo solo due volumi, non voglio andare troppo avanti con la storia.

Passiamo all'aspetto tecnico dell’opera: all'inizio il disegnatore, mette le mani avanti per così dire, si scusa per lo stile di disegno, il disegno non è eccezionale ovviamente, ma non posso neanche dire che sia brutto. Diciamo che per quanto riguarda i volti, ha usato uno stile molto classico, fin troppo, direi quasi banale mentre, i vestiti delle Hie principali e le armi sono molto ben fatti.
Passiamo alla caratterizzazione dei personaggi, premetto che essendo un manga in soli due volumi, con abbastanza personaggi, non si può chiedere un approfondimento veramente dettagliato, soprattutto per quanto riguarda i personaggi secondari. Comunque penso che sia stato fatto un lavoro discreto, quelli che mi sono piaciuti di più sono Lacia, e l’antagonista, sul protagonista Arato, direi sufficiente, mentre la sorella minore Yuka, bocciata senza appello, non tanto per il fatto di essere insopportabile, ma proprio perché ritengo che sia un personaggio scritto male, e abbastanza inutile sotto ogni punto di vista.
Vorrei approfondire un aspetto molto importante del manga, che tratta un argomento che spesso non è evidenziato in opere di questo tipo, ovvero umanizzare delle macchine solo perché hanno forma umana, come gli androidi qui chiamati Hie.

Come dicevo in precedenza il nostro protagonista Arato, tratta gli Hie come degli esseri umani, ma loro non lo sono, questo gli viene fatto notare sia dai suoi amici, sia da Lacia stessa. Lei essendo un androide, risponde ai comandi del suo padrone, non ha un’anima, e neppure dei desideri, o comunque non come un essere umano, sotto questo punto di vista Arato è un ingenuo su tutta la linea, onestamente in alcuni frangenti mi è sembrato abbastanza patetico. Potremmo esemplificare il discorso in questa maniera: per quanto uno possa essere affezionato alla propria auto, sa che non è un essere vivente, e che alla fine della sua vita operativa la rottamerà, alla fine per un androide è lo stesso, o no? Solo il fatto che abbia forma umana la rende diversa da un’auto? Certo poi entra in gioco il discorso relativo all'intelligenza.
In quest’opera, i computer hanno superato l’intelligenza umana da molti decenni, ovviamente non ci vuole un genio, per capire che Lacia non è un Hie comune, quindi anche la sua intelligenza è molto superiore a quella di un essere umano (certo se paragonata ad Arato e Yuka, non e che ci volesse chissà che cosa) e delle altre Hie, ma avere una forte capacità di calcolo, mista con l’intelligenza, non vuol dire avere dei sentimenti, e questa cosa Lacia la fa notare, mentre Arato continua a non capire, se non all'ultimo, e comunque solo in parte.
Gli esseri umani provano dei sentimenti, perché sono degli animali (e per di più sociali): possiamo anche essere cinici e pensare che le nostre emozioni, sono solo e solamente impulsi elettrici e sostanze chimiche, che il cervello secerne e produce, ma questo, a mio avviso, non le rende meno importanti. Certo molte delle emozioni derivano dai nostri bisogni base, il nostro “retaggio animale”, ma sono importanti, dalla fame e di conseguenza al gusto, all'amore e alla riproduzione, ma come la mettiamo con gli androidi?
Un robot non potrà mai provare la fame, o il gusto di un cibo saporito, i robot non hanno bisogno di mangiare, non possono provare cosa vuol dire amare (o, più semplicemente, il piacere di un rapporto sessuale). Certo ci possono essere dei sex-bot (nel manga, non si capisce se ci siano o no, o meglio si pensa di sì, ma non viene fatto capire se la cosa sia legale o no) Lacia, se Arato volesse sembrerebbe disponibile (su richiesta di Arato si sa che ucciderebbe, quindi penso che fare sesso, non sarebbe questo grande problema).
Un programma apposito può essere implementato, ma che significato avrebbe questo atto per lei? Per i robot non è un’esigenza primaria, visto che non si riproducono come gli animali ma vengono costruiti dagli umani. Quindi i robot andrebbero visti come degli “aiutanti”, più di semplice attrezzo (infatti in questo manga, gli Hie si definiscono così, senza troppi problemi), ma meno di un essere umano, qualcuno potrebbe pensare a loro come a degli animali domestici, ma per avere le stesse tutele, allora gli androidi sarebbero considerati molto di più di semplici oggetti.

Come dicevo nella parte dei disegni, le armi sono realizzate molto bene, ovviamente quelle più belle non sono quelle degli umani, ma quelle delle varie Hie principali.
Alla fine del primo volume, ci sarebbe quello che sarebbe il prologo dell’opera, infatti nell’anime mostrano questo per iniziare, anche se è un prologo, essendo alla fine del volume, non lo citerò.
In conclusione: consiglio questo manga, anche se per poterlo apprezzare tutto va visto l’anime, dato che la storia è tronca, e non copre tutta la Light Novel, a differenza dell’anime: questo può essere visto come un succoso antipasto, comunque se volete un opera abbastanza leggera, e con molta azione, questo manga fa per voi.
Voto finale 7