È notizia recente l'arrivo in streaming su Netflix dei film dello Studio Ghibli, l'apprezzato studio d'animazione fondato da Hayao Miyazaki e Isao Takahata e diventato col tempo uno dei fiori all'occhiello dell'industria animata giapponese. Ma se per più di una generazione di appassionati i film di Miyazaki e Takahata sono ormai classici intramontabili, da vedere e rivedere, ci siamo resi conto col recente annuncio di quanti siano gli spettatori, specialmente tra i più giovani, che ancora non hanno avuto occasione di vedere uno o più di questi titoli. 
Abbiamo quindi deciso di portarvi una panoramica di alcuni dei titoli più famosi e apprezzati dello studio in concomitanza alla graduale distribuzione dei film su Netflix. Proseguiamo con questo viaggio tornando alle origini, col primo lungometraggio realizzato dallo studio. 
 
Studio Ghibli

Ispirato alla letteratura ottocentesca di Swift, Verne e Stevenson, Laputa - Il castello nel cielo è il primo lungometraggio ufficialmente targato Studio Ghibli e manifesta tutto l'amore del cineasta nipponico per il genere avventuroso, fantasy e fantascientifico.
Il volo come espressione di libertà e anelito di purezza è una costante nel cinema di Miyazaki che nell'immensità del cielo trova una dimensione poetica ideale: la maggior parte dei suoi film esordiscono con una sequenza aerea e sulle nuvole i suoi eroi si innalzano leggeri come l'aria e liberi come gli uccelli oltre le imperfezioni e le brutture del mondo. Laputa (e forse ancora di più Porco rosso) rappresenta l'epitome di questa passione per l'aeronautica che l'autore infonde sistematicamente nelle sue opere.
 

Il film narra le avventure di Pazu e Sheeta alla ricerca della fortezza volante di Laputa, un'isola incantata contenente un'arma segreta potentissima già nelle mire del malvagio colonnello Muska e del suo esercito. Nella ricerca i due giovani saranno affiancati da una ciurma di strampalati pirati dell'aria guidati da Mama Dola, una terribile nonnetta che punta a impadronirsi dei leggendari tesori nascosti in Laputa.

I temi dominanti sono l'antimilitarismo e l'ecologismo, che nel film si uniscono all'avvincente racconto di avventura dei due giovani protagonisti: l'isola volante ci mostra una natura selvaggia e incontaminata il cui equilibrio è messo a rischio dall'umana sete di potere del cattivo di turno pronto a servirsi dell'immensa energia di Laputa per dominare il mondo. E' significativo il ruolo dell'ultimo robot guardiano che, da letale macchina da guerra di un tempo, si trasforma in angelo custode della sacralità della natura.
Colpisce la cura con cui sono tratteggiati e sfumati i personaggi: una galleria assortita in cui risaltano i profili dei due protagonisti, ricalcati sulla fisionomia di Conan e Lana, e la controversa figura della piratessa Mama Dola, su cui l'autore ridipinge un convincente 'Long John' Silver al femminile, prototipo di personaggio ambiguo e complesso, in bilico tra buoni e cattivi, che rivela il grande potenziale comico del regista di Akebono.
Molti grandi autori hanno un loro 'attore feticcio' (basti pensare a Mastroianni per Fellini o a De Niro per Scorsese): per Miyazaki si potrebbe tranquillamente parlare di Conan, che qui rientra in azione nelle vesti di Pazu, ma che riapparirà anche più avanti 'interpretando' il principe Ashitaka, in quella che sarà l'evoluzione ideale dell'eroe 'miyazakiano' nell'affrontare i temi maturi dell'amore e della morte.
 

Pur non raggiungendo il respiro epico e grandioso di Nausicaä, in Laputa il cineasta riesce a far convivere tutte le sue anime cinematografiche con grande equilibrio: il gusto per l'azione e per il ritmo incalzante, i momenti pacati e riflessivi, la frizzante commedia, la delicata poesia, sono tutte componenti che il regista orchestra con estrema perizia. Da ricordare la scena claustrofobica ambientata nelle viscere della terra in compagnia del vecchio minatore che fa da preludio all'eterea libertà degli immensi spazi aperti nelle lunghe sequenze aeree.
La realizzazione tecnico/artistica di altissimo livello ci offre un brillante esempio di animazione 'classica', le cui qualità e modernità restano ancora oggi ineguagliate: il character design morbido ed elegante, le macchine volanti dal sapore 'steampunk', la ricchezza degli scenari, la fluidità dei movimenti, gli spericolati inseguimenti e le spettacolari e adrenaliniche sequenze aeree sono momenti memorabili di grande animazione e hanno fatto scuola ispirando registi del calibro di Hideaki Anno (Nadia e il mistero della pietra azzurra, 1990) e John Lasseter, che omaggia il maestro recuperando la scena del salvataggio di Sheeta con il flaptor nel suo A bug's life, 1998.
Ma il cuore del film resta la fluttuante isola di Laputa, costruita attorno al grande albero: quest'ultimo, da sempre simbolo 'miyazakiano' e presenza ricorrente nel suo cinema, qui trascende i limiti del possibile e diventa metafora stessa della maestosità della natura che riconquista i propri spazi vitali ai danni dell'assurdo delirio di onnipotenza da parte dell'uomo.
 

Come ciliegina sulla torta, la toccante colonna sonora di Joe Hisaishi enfatizza i momenti più alti del film facendogli raggiungere vette inusitate di sublime arte animata.
 
Laputa è un'opera per tutti che al contempo diverte e commuove, stupisce e incanta, fa rivivere tutta la magia e lo spirito di avventura dei mostri sacri della letteratura fantastica ed eleva Miyazaki al rango delle personalità cinematografiche più illustri del Sol Levante.