Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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Se con la terza stagione "Shokugeki no Soma" ha raggiunto il suo massimo potenziale sotto alcuni specifici aspetti come la caratterizzazione narrativa e l'esaltazione evolutiva dei personaggi principali dell'opera, la quarta stagione riconduce nuovamente la trama in una dimensione statica e ripetitiva, per la quale neanche i molteplici flashback e l'accelerazione di alcune parti del manga hanno potuto evitare la manifestazione di noia all'interno dello spettatore. Noia che almeno si può considerare preannunciata, costruita a partire già dagli ultimi episodi della terza stagione.

In effetti lo spettatore cosa si sarebbe mai potuto aspettare dal "Regiment de Cuisine"? È vero, Tsukuda attraverso la proposizione di un nuovo tipo di battaglia culinaria tenta in qualche maniera di alleggerire la solita solfa e presentare stimoli diversi dal solito modus operandi. Tuttavia si tratta chiaramente di un'arma a doppio taglio, in quanto da una parte riesce ad approfondire l'evoluzione narrativa e psicologica di alcuni personaggi, come Erina, la quale finalmente ha raggiunto una quadratura definita e completa all'interno della storia; d'altra parte, è difficile evitare lo spazio labirintico venutosi a creare all'interno delle quattro mura in cui si sono tenute quasi per intero tutte le battaglie culinarie del "Regiment de Cuisine". Dunque l'autore si è focalizzato principalmente su Erina, che è riuscita a liberarsi dalle catene paterne per perseguire un'idea di cucina la quale non debba essere necessariamente ricondotta a prodotti e piatti raffinati oppure significare nel vero senso della parola "perfezione", ma prendere in considerazione, nell'accezione globale, elementi come la passione, i sentimenti, le speranze che si ripongono all'interno di un piatto. Si potrebbe definirlo come un modo di cucinare più simile a quello di Soma, al quale, però, ancora non ha riconosciuto di essere un rivale alla sua altezza (non ha sancito la bontà di un suo piatto). Anche se, oramai, la Regina di Ghiaccio sembra essere caduta ai piedi del giovane cuoco della tavola calda - d'altronde una delle caratteristiche migliori di Soma è sempre quella di coinvolgere tutti, nessuno escluso, con la sua predominante determinazione nel fare le cose. Già all'interno della terza stagione si sono visti dei chiari segni di questo graduale cambiamento da parte di Erina, e la quarta ha messo il punto esclamativo sul loro rapporto.

Il tema che ha lasciato molti punti interrogativi è di sicuro il finale nuovamente aperto: con quanto visto nell'ultimo episodio, chiunque avrebbe potuto pensare a una conclusione definitiva e logica delle vicende. Tuttavia, Tsukuda ha voluto stupirci per l'ennesima volta, facendo chiaramente intendere che i giochi non sono ancora finiti. Oltretutto sorge la necessità di sottolineare come i produttori abbiamo svolto davvero un ottimo lavoro nel tagliare l'arco narrativo di intermezzo (quello frapposto tra il "Regiment de Cuisine" e il "Blue"), per presentare direttamente il nuovo avversario di Soma. Parlando personalmente, preferisco quando l'anime è fedele in tutto e per tutto al manga, ma in questo frangente il taglio di gran parte dell'arco narrativo è stato geniale, volto ad aumentare l'hype nello spettatore per la quinta e credo ultima stagione già annunciata.

Il comportato grafico resta fedele alle precedenti stagioni, non ho notato particolari miglioramenti o d'altra parte abbassamenti della qualità globale; come al solito l'esaltazione delle curve delle ragazze durante gli shokugeki, oppure la new entry, il "Denudamento Trasmesso", sono qualcosa davvero di eccezionale, naturalmente non da prendere in maniera seria, ma che quantomeno strappa un sorriso de è utile a spiegare la differenza nella qualità dei piatti. Come accennato in precedenza, le animazioni non sarebbero quasi giudicabili, dato lo spazio labirintico nel quale si sono svolte le vicende di questa specifica stagione. L'opening (Stereo Dive Foundation - "Chronos") e l'ending (nano.RIPE - "Emblem") non mi hanno dato quella carica e quella spinta come nella terza stagione, sono leggermente sottotono; il doppiaggio mi fa sempre morire dalle risate, soprattutto quando vengono pronunciate le parole in italiano.

Sostanzialmente questa statica quarta stagione supera appieno la sufficienza; siamo arrivati quasi alle fasi conclusive dell'opera, di conseguenza i colpi di scena sono all'ordine del giorno. Bisogna comunque premiare la meticolosità di Tsukuda nel caratterizzare tutti, e dico tutti i personaggi attraverso dei brevi e rapidi flashback, anche se fungono da semplici comparse all'interno della storia. Non ci resta altro che scoprire quale sarà il futuro dei nostri giovani cuochi e se l'autore ha in serbo per lo spettatore anche qualche risvolto a livello amoroso, oppure se desidera attenersi rigorosamente ai canoni dello shonen classico. Chi lo sa, lo scopriremo nell'ultima stagione!
Il mio voto finale è 7,5.

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“Alicia’s Diet Quest” è un manga fantasy-comico, in tre volumi, scritto e disegnato da Aoi Fujiwara.
Protagonista della storia è Alicia, una sacerdotessa, che insieme all’eroe Ryan e al cavaliere Sarah, si mette in viaggio con l’obiettivo di sconfiggere il re dei demoni. Il vero scopo della ragazza però è un altro: perdere peso.

Alicia è, infatti, molto golosa, le piace mangiare, e soprattutto le piace bere tante pozioni ed elisir, con gran dispiacere di Ryan, che con fatica aveva accumulato oggetti senza usarli in battaglia. La nostra protagonista però, cerca sempre di trovare un modo per perdere peso, sia esso cambiare classe e diventare monaca, per fare così più allenamento fisico, o usare ad esempio un mostro slime come palla da pilates…

Nel corso dei tre volumi, tante sono le diverse situazioni in cui i nostri eroi si ritroveranno coinvolti, una più divertente dell’altra.

Il mondo in cui si svolge la storia creata da Aoi Fujiwara è chiaramente ispirato a quello dei videogame jrpg degli anni ’80 e primi anni ’90, in particolare la serie di Dragon Quest. Basta sfogliare il manga fin dalle prime pagine per accorgersi dei tanti rimandi e citazioni, sia negli oggetti che i personaggi usano, sia nei loro costumi, che nei mostri che incontrano sul loro cammino. La particolarità della storia e il suo bello è che tutti questi elementi sono usati in modo sorprendente e anticonvenzionale, dando vita a scene e gag molto divertenti, specialmente per chi è appassionato del genere jrpg e conosce bene i videogame di riferimento.

Oltre alla storia, altro punto a favore del manga, sono i disegni. Molto belli, e all’apparenza semplici, sono in realtà ben fatti e molto curati, specialmente in virtù di quanto detto più su, nel ricreare lo stile e i particolari tipici dei videogame a cui la storia è ispirata. Inoltre, il disegnatore è molto bravo nel passare all’occorrenza da scene leggere e stupide, con le varie gag e situazioni comiche, ad altre più serie e sufficientemente fighe, tipo quando i nostri eroi sono alle prese con le battaglie contro i mostri.

Per concludere quindi, “Alicia’s Diet Quest” è una serie bella e divertente, che si fa leggere con piacere fino alla fine, specialmente se si è appassionati dei videogame a cui l’autore si è ispirato per creare l’ambientazione. Ciò detto, è comunque perfettamente comprensibile anche a chi non ha mai preso in mano un joystick, anche se magari si corre il rischio di non capire due o tre battute più ricercate.

9.0/10
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«Dungeon meshi» è un manga che segue un filone entrato molto di moda negli ultimi 10 anni, quello della cucina, come «Toriko» dà un twist alle cose, dato che si tratta di cucinare mostri, ma a differenza di quest'ultimo tutto avviene in un'ambientazione fantasy estremamente classica che soprattutto i fan di D&D potranno molto apprezzare.
Questo manga è una piccola gemma passata molto inosservata (probabilmente anche per la mancanza di una trasposizione animata). Il focus, ovviamente, è sulla cucina, i nostri avventurieri per sopravvivere si ritrovano costretti a mangiare qualunque cosa il dungeon offra loro, portandoli a sperimentazioni assurde e a cacciarsi in situazioni imprevedibili.
Nonostante questo focus sulla cucina, il mangaka riesce a confezionare perfettamente tra i capitoli una storia principale, azione, world build, storie personali, caratterizzazione dei personaggi e soprattutto commedia di grandissimo livello. La cucina e la caccia a gli ingredienti vengono usate proprio come collante per creare scene d'azione ma anche per raccontare le storie dei personaggi, dato che un piatto è spesso in grado di tirar fuori i sentimenti delle persone e di richiamare anche ricordi importanti.

A brillare è proprio il cast dei personaggi principali, e proprio il punto di maggior forza di questo manga, perfettamente bilanciato sia per quanto riguarda le razze (abbiamo l'umano, l'elfa, l'halfling, il nano e una beastkin) che per quanto riguarda il carattere; le interazioni tra il cast principale sono esilaranti e non annoiano mai, ma spesso sono anche piene di "cuore" dato che non mancano anche momenti emozionanti e pieni di feels. Sebbene ogni tanto ci sia qualche momento ripetitivo dato che, come detto, è sempre il tema della cucina che lega un po' tutto (quindi ci sono alcuni momenti che vanno a replicarsi, come in un piccolo rituale), l'autore sfrutta bene sia i punti di forza che le debolezze di ogni personaggio e quelli delle razze, e anche i vari mostri del dungeon per creare situazioni e dialoghi sempre diversi, mantenendo un ritmo narrativo veramente solido.
Dal punto di vista artistico il manga non fa gridare al miracolo, si nota spesso qualche mancanza specialmente negli sfondi, ma malgrado ciò penso che il mangaka faccia un ottimo lavoro con i personaggi e le loro espressioni, ma anche con il design estremamente classico, ma riuscito, dei mostri.

Concludendo consiglio veramente di dare una possibilità a questo manga, soprattutto a chi ci è passato sopra pensando si tratti "solo" di un manga di cucina, è opera sempre in grado di strappare una risata, con molto cuore e personaggi che si possono solo amare per come sono caratterizzati, uno dei migliori fantasy degli ultimi anni.