七転び八起き /nanakorobi yaoki/ Cadere sette volte, rialzarsi l’ottava


Così recita un proverbio giapponese. Un concetto simile si ritrova nelle varie declinazioni del verbo ganbaru: non arrendersi di fronte alle avversità, mettercela tutta per superarle e fare del proprio meglio, dando il massimo per superare l'ostacolo e raggiungere l'obiettivo. Ma se l'ostacolo fosse troppo alto? Se le avversità ci avessero tolto tutto?
Se fossimo fra quelli che nel marzo del 2011 sono stati travolti da un terremoto senza precedenti che ha sconvolto la regione del Tohoku? Si può riuscire a ricominciare quando non è rimasto nulla o quasi della nostra vita così come la conoscevamo?
 

È quello che ci racconta Hakubo, mediometraggio del regista Yutaka Yamamoto che conclude con quest'opera la sua "trilogia-Tōhoku". Dopo Blossom e Wake Up, Girls!, rispettivamente ambientati nelle città di Otsuchi (prefettura di Iwate) e Sendai (prefettura di Miyagi), ora è la volta della città di Iwaki, nella prefettura di Fukushima.
Ma non pensate di dover preparare i fazzoletti: nei 52 minuti che compongono l'opera scopriamo che si possono usare toni leggeri e immagini bellissime per spiegare come alla morte e al dolore si possano sostituire vita e amore. D'altronde a presentare Hakubo basterebbero le parole del suo creatore: "Uno stile di vita che potrebbe essere di chiunque, vissuto da una ragazza che potrebbe essere ovunque. Una vita che potrebbe essere vissuta ovunque. Un amore che potrebbe essere ovunque."
 
 
Hakubo infatti racconta la storia di Sachi Koyama, una ragazza che non ha ancora superato il trauma di quegli eventi e per questo, nonostante abbia delle fedeli amiche e suoni il violino nel club della scuola, tende a isolarsi. Un giorno però questo suo camminare in solitaria per la campagna giapponese la porterà ad incontrare Yuusuke, un giovane che in seguito al terremoto ha dovuto lasciare casa sua e si è trasferito proprio ad Iwaki. Il ragazzo ama disegnare e Sachi lo aiuterà a cercare i panorami migliori da immortalare sul suo blocco.
 

L'opera segna il ritorno sulle scene di Yutaka Yamamoto, regista dai risultati altalenanti e personaggio controverso per le sue critiche al mondo dell'animazione giapponese. Nel 2016 infatti aveva annunciato un nuovo ritiro dalle scene (il primo era stato a seguito dello scarso successo di Fractale) per riprendersi in seguito a "troppe irragionevoli congiunture accumulatesi" che lo avevano fatto ammalare.
A marzo dell'anno successivo invece presentò il suo nuovo progetto, Hakubo appunto, finanziato da contributori privati tramite crowdfunding. Raggiunto l'obbiettivo di 15 milioni di yen, l'opera ha visto la luce nel 2019 ed è disponibile ora in streaming legale e gratuito sulla piattaforma di Crunchyroll.
 

Hakubo è una storia semplice e probabilmente questo è il suo punto di forza. Pur durando meno di un'ora, riesce a raccontare quello che serve. Non ci sono inutili fronzoli, né forzature. Il fulcro della storia è il terremoto del Tohoku: "grazie" a quello Sachi e Yuusuke si incontrano. Se non ci fosse stato, le loro vite si sarebbero mai incrociate? Come sarebbero cresciuti se non avessero dovuto affrontare questa prova?
L'adolescenza è un periodo della vita in cui si cerca il proprio posto nel mondo, si vorrebbe capire chi si è e cosa si vorrebbe diventare. I due protagonisti devono capirlo più in fretta dei loro coetanei, perché sono stati sradicati dal loro mondo, sia fisicamente come nel caso di Yuusuke che psicologicamente.
 
 

"I paesaggi che vediamo ogni giorno e consideriamo normali possono scomparire in un attimo"

Con queste parole Yuusuke spiega a Sachi perché si stia impegnando tanto per ritrarre il mondo attorno a sé. Non sappiamo cosa ci può riservare il futuro, tutto quello che conosciamo, tutta la nostra quotidianità potrebbe esserci tolta in pochi secondi. Quindi bisogna vivere senza rimpianti e se dichiararsi alla persona amata ci fa paura, occorre farsi coraggio e dirle quanto ci piaccia, perché potremmo non avere una seconda opportunità.
Temi così belli e importanti sono narrati attraverso i primi palpiti di cuore dei due giovani protagonisti e questo rende il tono molto leggero.
 

Non si può non fare il tifo per Sachi e Yuusuke: vederli arrossire mentre viaggiano vicini sullo stesso autobus o guardare il cellulare nella speranza di veder comparire la fatidica notifica di un nuovo messaggio fa bene al cuore e ci ricorda come tutti si sia passati attraverso i batticuori del primo amore.
Impareggiabili poi le amiche della protagonista: Rina, appassionata di serie anime a tema idol, pronta a dare il proprio sostegno alla compagna e a proporle come consolazione i suoi amori 2D e Hiichan, alla continua ricerca di un ragazzo e spassosissima quando capisce che Sachi potrebbe averlo trovato prima di lei.
 

E se le storie d'amore fra liceali non vi fanno impazzire, Hakubo meriterebbe comunque la vostra attenzione per l'impatto visivo che offre. Yutaka Yamamoto ha fatto la gavetta alla Kyoani e si vede, pur non raggiungendo ovviamente le vette spesso inarrivabili dello studio di animazione di Kyoto. Si può riconoscere infatti in alcuni momenti quella cura dei dettagli tipica della Kyoani e tale per cui i personaggi non hanno bisogno di parlare: saranno i loro gesti e le loro espressioni a parlare per loro e il loro carattere emergerà principalmente attraverso il linguaggio del corpo, focalizzandosi ora su un piede, ora su una mano, ora su un ciuffo di capelli.
 

Il tutto accompagnato da un grande amore per la musica: ottima colonna sonora basata principalmente su pezzi classici, visto che la protagonista suona il violino e poco importa se abbia iniziato perché voleva indossare dei bei vestiti. Ora è la musica che riesce a farla uscire dal guscio e a darle l'occasione per interagire con gli altri.
Inoltre molto suggestiva la theme song del film, intitolata "Tookue cantata da Azuma Hitomi.
 

Davvero belli poi i fondali: la campagna giapponese è ritratta attraverso panorami stupendi in cui ogni sfumatura di colore è presente. Verrebbe da pensare che il regista abbia voluto così omaggiare quei paesaggi distrutti dallo tsunami, rendendoli nuovamente vivi ai nostri occhi, facendo abitare nuovamente le zone evacuate perché contaminate.
Infatti seppur con piccoli cenni sapientemente messi all'interno della trama, le conseguenze del terremoto ci sono e ci vengono ricordate. Che sia un telegiornale che mostra in tv i livelli di radioattività o Sachi che sogna di attraversare in bicicletta strade di una città abbandonata e di sorvolare la centrale di Fukushima, la tragedia del Tohoku è lì ed è un monito per tutti perché non sia dimenticata e con essa tutte le sue vittime morte o vive che siano.
 
 
Hakubo quindi tratta temi importanti ma con i freschi occhi dell'adolescenza, segnata dalla tragedia ma pronta a ripartire. Perché comunque vadano le cose la vita va avanti e va avanti ancora meglio se al tuo fianco c' è qualcuno per cui ti batte il cuore.