Tutti quanti, in questo momento, abbiamo un fatto oggettivo davanti agli occhi: noi esseri umani, per come abitiamo la Terra, siamo di quanto più dannoso sia mai capitato al pianeta da quando esiste. Non rispettiamo la nostra casa, sfruttiamo tutto quello che abbiamo a "disposizione", persone e spazi che siano. Allevamenti intensivi, piantagioni, fabbriche, sovrapesca, deforestazione, estrazioni minerarie e tanto altro ancora.

Eppure non durerà, non potrà durare all'infinito, perché se finito tutto questo non cambieremo qualcosa arriverà davvero il momento in cui la Terra dirà "Adesso basta”. E se c’è qualcosa che questa seconda stagione di Dr. Stone ha provato a farci capire è come nello scontro di ideali tra il progresso e il rispetto per il mondo vada cambiato qualcosa. Come avrà reso TMS questo secondo atto dell’avventura nello Stone World del Regno della Scienza? Scopriamolo assieme.

Ricordiamo che l'anime di Dr. Stone: Stone Wars è stato trasmesso su Crunchyroll nel quale è tuttora disponibile così come la prima stagione dell'opera. Il manga, sceneggiato da Richirō Inagaki e disegnato da Boichi è distribuito in Italia da Star Comics.
 
 
La seconda stagione di Dr. Stone si apre esattamente dove l’avevamo lasciata circa un anno e mezzo fa: Senkū e il Regno della Scienza sono in procinto di partire alla volta dell’Impero della Forza di Tsukasa, forti di armi irreperibili per lo studente più forte tra i primati, fermo e irremovibile nella sua decisione di fermare ad ogni costo lo sviluppo scientifico e mantenere il mondo ad uno stato primordiale per… varie motivazioni (le vedremo più avanti).

I due schieramenti, pertanto, si collocano su due opposti assoluti, e questo si riflette anche nel tipo di guerra che i due “sovrani” preparano: se da un lato Senkū, forte di uno sviluppo scientifico “avanzato” per l’era in cui si trovano può permettersi di giocare a suo favore carte molto più offensive rispetto a Tsukasa, quest’ultimo, dal canto suo, concentra tutto la sua strategia su pochi uomini fidati, assieme ai quali guida un vero e proprio esercito (ottenuto grazie al liquido del risveglio) con cui ritiene di poter facilmente ribaltare le sorti dell’inevitabile scontro con Senkū.

Di fatto, in questa seconda stagione assistiamo alla concretizzazione di tutte le strategie preparatorie che avevamo visto nella prima e che avevano catturato l’attenzione dello spettatore: la “guerra” che abbiamo sotto gli occhi è, nei dovuti limiti e sospensione dell’incredulità, realistica, con pensieri logici e strategie che hanno un senso compiuto, dall’utilizzo del cellulare per ottenere un consenso tra la popolazione dell’Impero della Forza alla strategia della tenaglia per chiudere il Regno della Scienza durante uno scontro.
 

Tuttavia, un elemento potrebbe far legittimamente storcere il naso ai più, ed è qualcosa che in realtà permea l’opera sin dal suo primo capitolo: per quanto i “cattivi” si impegnino e provino a fermare i “buoni” dal compimento dei loro obiettivi, l’avanzata di Senkū e, di conseguenza, del Regno della Scienza sembra inesorabile. Appare evidente come ci sia una predisposizione a monte e che gli scontri, sin dalla mente dello sceneggiatore, cerchi sempre di prendere una piega a favore dei protagonisti.

Badate bene: questo potrebbe tranquillamente essere interpretato con una metafora di Inagaki sull’inesorabile sviluppo ed evoluzione del genere umano, tema centrale dell’opera e dello sviluppo dei suoi personaggi, e potrebbe anche andare bene se non fosse che le scelte dei cattivi non vengono MAI premiate tranne in un solo caso.

Non si sta parlando di far vincere ad ogni costo gli antagonisti, ma di trattare con parità i personaggi e in modo coerente alle loro conoscenze, cosa che effettivamente avviene in questa stagione. Per fare un esempio pratico: durante la “guerra”, ambo gli schieramenti riescono a fare un prigioniero, e mentre la persona catturata dal Regno della Scienza non riesce a fuggire, chi era stato catturato dall’Impero della Forza sfrutta le conoscenze apprese da Senkū per crearsi una via di fuga. Una trovata giusta e coerente, in quanto premia un altrettanto coerente situazione di superiorità tra due personaggi.

I problemi di cui sopra, purtroppo, nascono in altre situazioni di cui è meglio non parlare per evitare spoiler indesiderati, soprattutto perché molti risvolti sono legati a personaggi decisamente interessanti di cui, finalmente, è giunto il momento di parlare.
 


Iniziamo da Senkū, che si conferma il solito irreprensibile genio di sempre, senza il quale la serie non sarebbe sé stessa e brillerebbe decisamente meno. Anche in questa seconda stagione, Senkū si conferma un personaggio coerente con la sua filosofia di vita e i suoi principi anche durante una situazione fuori dal comune persino in questo contesto: una guerra. Memorabile la scena in cui chiede di fidarsi a un personaggio basandosi esclusivamente sulla sua parola, ben sapendo la considerazione che molti hanno di lui e conscio del suo carisma. Per quanto, quindi, Dr. Stone continui ad essere "Senkucentrico", non possiamo assolutamente definire la cosa un errore. Spostiamoci però dal nostro caro protagonista per concentrarci maggiormente su personaggi, vecchi e nuovi, che hanno brillato per freschezza e capacità di stupire molto più di lui, cominciando dalla new entry decisamente più interessante: Ukyo.

Il ragazzo, addetto al sonar nel vecchio mondo e sentinella dell’Impero della Forza di Tsukasa, è uno dei pochi di cui si accennava prima con cui il giovane comanda il suo esercito. Se però da un lato Ukyo gli presta obbedienza, ben presto possiamo vedere, in corso di serie, come le sue motivazioni siano molto più complesse e che certe sue azioni che troviamo inizialmente inspiegabili acquisiscano una rotondità e una chiarezza man mano che il ragazzo di svela al pubblico: lui è semplicemente terrorizzato da Tsukasa, ma non approva il suo metodo di “selezione” del genere umano (massacrare le statue degli adulti per poi riportare in vita solo i giovani) ed è infatti estremamente incuriosito dalla volontà di Senkū di portare avanti una guerra senza spargimenti di sangue.

Nel Regno della Scienza, invece, vediamo brillare (finalmente) un Chrome maturo e non più “stregone” (come lui un tempo si definiva), ma finalmente scienziato e pronto a mettere bene in atto tutte le conoscenze che sta pian piano acquisendo da Senkū. Sue sono infatti alcune idee che hanno permesso al Regno della Scienza di arrivare dove si trova in questo momento, e soprattutto in questa seconda stagione il giovane ha occasione di brillare, diventando più volte una delle figure chiave delle strategie folli ideate non solo da Senkū, ma anche da lui stesso. Chrome non ha paura di scommettere e assumersi il rischio delle sue azioni, e anche in questo il personaggio viene giustamente premiato dalla sceneggiatura.

Purtroppo, tra personaggi che spiccano positivamente, ce n’è uno in particolare che invece lo fa negativamente, e a malincuore mi tocca ammettere che questo personaggio e niente di meno che il cattivo principale della storia, Shishio Tsukasa. Non starò a girarci troppo intorno e andrò dritto al punto: le motivazione dateci a fine stagione per le azioni di Tsukasa sono semplicemente ridicole, e per quanto il momento in cui la natura umana del personaggio, finalmente, viene fuori, mi è impossibile riuscire a crederci a mente fredda. Scendere nel dettaglio significherebbe spoilerare pesantemente uno dei più grandi risvolti di trama di Dr. Stone (finora), ma vi basti sapere che il personaggio non voleva soltanto “un mondo ecosostenibile”, una motivazione che tra l’altro trovo di per sé lacunosa, soprattutto perché questa deriva ambientalista non trova alcun elemento pregresso nella prima stagione e sembra essere stata aggiunta da Inagaki in primis solo per edulcorare la caratterizzazione di Tsukasa, troppo tendente a un villain senza scrupoli che, però, sarebbe risultato decisamente più interessante se mantenuto coerente, e che avrebbe anche potuto portare agli stessi identici risvolti di trama.

Riferendomi a quanto detto in apertura, la denuncia portata avanti dagli autori allo sviluppo incontrollato e dannoso per il nostro pianeta è doverosa visto ciò di cui parla Dr. Stone, ma è stata messa in mano a un personaggio sfruttato male, portando la stessa tematica a morire con la chiusura di questo suo arco narrativo… forse.
 


A posteriori, è evidente come la scelta più logica per Tsukasa sarebbe stata chiedere aiuto a Senkū e non cercare di ucciderlo, accettare la scienza e non cercare di fermare lo sviluppo del genere umano. Trovo la sua scrittura, finora, uno dei pochi punti dolenti dell’opera di Inagaki, che forse non ha avuto il coraggio di far diventare Tsukasa “troppo cattivo”, deviando parte del suo (probabile) piano originario nella figura di Hyouga, che trovo invece nel suo stereotipo e nella sua monodimensionalità un personaggio più essenziale e coerente.

Il cast, pertanto, brilla in alcuni punti ma fa anche pesantemente acqua: non sono pochi i personaggi che dicono poco e niente, ma anche quelli che facendo il loro compitino sanno regalare momenti emozionanti e in grado di intrattenere.

Tecnicamente parlando, la serie non rivela grandi sorprese ed evidenzia, in alcuni casi, quanto l’anime di Dr. Stone sia una produzione standard. Tuttavia, questo non è affatto un problema. Se siete in grado di passare sopra il carro armato in CGI dell’Opening (che non è nemmeno così brutto) vi accorgerete presto come le animazioni da capogiro non sono assolutamente necessarie in una serie come Dr. Stone, in grado di intrattenere molto meglio investendo tempo, risorse e persone sulla realizzazione dei momenti di “divulgazione” in cui il Regno della Scienza imperversa nei suoi folli esperimenti.

Tuttavia, c’è da dire che quel pochissimo di azione che c’è stata in questa seconda stagione non è stata affatto deludente: TMS, conscia dei propri limiti e di quelli strutturali della serie, ha confezionato un prodotto che non eccelle da nessuna parte, ma che fatti alla mano non fa nemmeno cilecca.

Ciò che forse ha un po’ deluso è la colonna sonora: non si evidenzia nessuna nuova traccia degna di nota (tranne la canzone di Lillian completa) e pochi sono i ritorni che fanno emozionare, eccezion fatta per il penultimo episodio in cui, a sorpresa, parte Sangenshoku dei Pelican Fanclub (seconda opening della prima stagione) regalando un momento decisamente esaltante, come direbbe Senkū, anche in virtù del fatto che la opening di questa seconda stagione non lo sia più di tanto.

Anche in questo caso, direi un lavoro senza infamia e senza lode.
 
 
La seconda stagione di Dr. Stone è quindi una lavorazione piena di alti e bassi: se da un lato la sceneggiatura brilla grazie a molteplici personaggi in grado di stupire, uno dei suoi punti chiave e delude le aspettative e abbassa di molto il gradimento di questo atteso ritorno. Su una cosa, però, Inagaki non fa cilecca: le tematiche, sempre forti e sempre presenti. Ciò che Dr. Stone cerca di ribadire, ancora una volta, è che se vogliamo continuare a vivere in questo mondo dobbiamo trovare un compromesso tra ciò che vogliamo noi e ciò che serve al pianeta. Non facciamolo per la Terra, è ridicolo e arrogate oltre ogni misura pensare di poter salvare la terra: questo pianeta è sopravvissuto alla sua stessa terraformazione, a meteoriti, onde solari e glaciazioni da quando esiste, e non si farà di certo mettere in ginocchio da noi, ce la ha appena dimostrato. Ha colto la prima occasione utile per tornare a respirare, a vivere.

Non facciamolo per la Terra, facciamolo per noi. Facciamolo per smetterla di sopravvivere, per iniziare finalmente a vivere e rendere la nostra esistenza, finalmente, qualcosa di davvero esaltante.