Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

8.0/10
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"Chainsaw Man" è un manga shounen di Tatsuki Fujimoto, il manga è ambientato nel mondo reale del 1997 ma con delle piccole differenze rispetto alla nostra realtà, per esempio l'unione sovietica non è mai crollata. Ci sono in questo mondo anche delle differenze un po' più grosse: esiste l'inferno ed esistono i diavoli che impersonano le paure della gente e da queste traggono la loro forza.
I diavoli possono terrorizzare gli inermi cittadini o possedere delle persone, ma possono anche fornire enormi poteri ad individui ed organizzazioni, stringendo dei patti. Questo è il caso in cui si trova il nostro protagonista Denji che stringe un particolare patto con Pochita, il diavolo della motosega. Tirando la cordetta di accensione che ha nel petto Denji può trasformarsi in Chainsaw Man: tamarrissimo supereroe dalla testa e dalle braccia di motoseghe.

Il manga è diviso in almeno due parti distinte che pur avendo lo stesso universo narrativo differiscono nei personaggi ricordando per ora la struttura di Jojo's Bizzarre Adventures, l'unica parte completa è la prima: "L'arco della pubblica sicurezza" ed è quella qui in esame, la recensione quindi si riferisce per ora solo alla parte 1, riservandomi integrazioni per quando sarà finita la parte 2.

Sicuramente "Chainsaw Man" non è in lista per la miglior sceneggiatura del millennio, parte con molti cliché e anche se poi gli abbandona quasi tutti, si sviluppa purtroppo in modo incoerente e illogico lasciando molte domande irrisolte e tanta confusione nella testa del lettore.
Il Manga ha però delle frecce al suo arco: Uno spiccato humor nero che lo rende palesemente debitore di Dorohedoro ed uno stile grafico che si ispira ad Abara anche se è ben lontano da eguagliarne i disegni. Il manga rimane comunque pur sempre uno Shounen quindi il lato tamarro prevarrà sempre su eventuali deboli letture morali le quali si incentrano per lo più sul cogliere l'attimo che magari domani ti risvegli sotto un cipresso, anche se non mancano dei dialoghi fatti davvero bene.

Ottimi sono invece i personaggi quasi tutti appartenenti alla forza di pubblica sicurezza che combatte e ripulisce il Giappone dai diavoli. Particolarmente pregevoli sono il protagonista e la sua spalla nonchè collega nella squadra di pubblica sicurezza.
Denji, diversamente da altri protagonisti shounen non ha grandi obiettivi nella vita, tira a campare e finisce per delegare la maggior parte degli aspetti della sua vita agli altri seguendo la corrente. La sua spalla, il devilman del sangue Power, è una ragazza, o meglio un diavolo che si è impossessato di una ragazza e si comporta in modo stupido, meschino, megalomane e violento, tuttavia ha accettato di militare nella pubblica sicurezza per avere salva la vita e a questi sembra andare bene. Power è fondamentalmente la linea comica del manga e la coppia nel suo lato comico ricorda per molti versi Frey & Bender di "Futurama".

Oltre al lato comico c'è un lato gore come ci si aspetta da un manga con un protagonista che ha una motosega al posto della testa: corpi smembrati, budella come se piovessero e mutazioni grottesche sono all'ordine del giorno, con grande dispiacere di nemici ed alleati che non hanno il benché minimo plot armour a proteggerli. Il cacciatore di diavoli pubblico è un lavoraccio con poche speranze che non siano la morte o, più saggiamente, le dimissioni.

Il manga come accennato inizia in modo quasi banale e per molti capitoli vede sfilare dei villain scialbi o appena accennati attraverso situazioni abbastanza dozzinali, qui il manga si regge solo sulle performance dei personaggi e su una buona gestione delle vignette. Gli ultimi 4,5 capitoli portano invece una ventata di freschezza con situazioni abbastanza originali ed impreviste e finalmente dei villain davvero riusciti che vanno dall'inquietante cacciatore di diavoli Santa Claus, all'eccezionalmente orrorifico Diavolo dell'oscurità, all'odioso Diavolo del controllo al misterioso e graficamente riuscitissimo Diavolo Pistola. Non possiamo però parlare di un vero miglioramento perché nell'inserire colpi di scena e situazioni impreviste Fujimoto si incarta parecchie volte e fa scricchiolare pesantemente l'impianto narrativo.

Nel complesso lo ritengo un manga molto scorrevole, ben disegnato, con una buona gestione delle vignette e che vi divertirà parecchio se siete disposti a chiudere un occhio sui numerosi buchi della trama.

9.0/10
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Dalle copertine non avrei mai dato un centesimo.
Forse anche per questo è, purtroppo, un manga poco conosciuto e pertanto sottovalutato, una vera ingiustizia perché in questo caso non bisogna fermarsi alle apparenze, qui siamo davanti a un manga fantastico!
Devo dire di essermi avvicinata al mondo di "Dorohedoro" grazie al consiglio di un conoscente, consiglio che tra l'altro riguardava l'anime.
Per chi non l'avesse visto, consiglio assolutamente anche l'anime perché è fedelissimo alla controparte cartacea, ben realizzato e doppiato in italiano, ottimo inizio per chi volesse conoscere "Dorohedoro" (anche se è uscita solo la prima stagione, per ora). Quindi io vidi inizialmente l'anime e me ne innamorai subito arrivando ad acquistare immediatamente tutta la serie in blocco, per fortuna completa di tutti i 23 volumi.

Comincio col dire che una trama così particolare non mi era mai capitata in decenni di lettura, è davvero un manga unico e inimitabile!
Questo è un titolo che spicca per la sua originalità e particolarità non solo a livello narrativo, ma anche grafico.
L'autrice ha creato un intero universo con regole ben precise e fin dai primi capitoli incuriosisce il lettore, rapito dai vari misteri che circondano i personaggi e i vari mondi e non può non affezionarsi ai personaggi e voler continuare e vedere come andrà a finire.

"Dorohedoro" è un seinen dark fantasy, la parola stessa del titolo significa fango/melma. E fango e melma costituiscono la città di Hole, e impregnano ogni cosa con la sua pioggia scura.
Hole è il mondo degli umani, una città degradata, sporca, dove i poveri abitanti vengono spesso usati come cavie per esperimenti magici. Parallelamente vi è il mondo degli stregoni, più vivace e pulito, qui la famiglia di En spadroneggia nel suo bel castello nel lusso in quanto sono stregoni d'élite, in grado di fare magie prodigiose, ogni mago possiede una magia particolare: - distruttiva, come per esempio Shin, o come quella della sua compagna Noi -rigeneratrice e guaritrice. La magia fuoriesce dalle dita sotto forma di fumo, ma non tutti gli stregoni sono uguali, ad alcuni, minori, esce poco fumo o nullo, altri hanno poteri davvero inutili. Molti stregoni minori spesso si recano a Hole per far pratica con la magia; infine ci sono i Demoni, esseri superiori con poteri immensi formidabili, superiori agli stregoni; in questa scala sociale alcuni umani agognano a diventare maghi, e alcuni maghi a divenire demoni, attraverso esami concessi ma lunghi e con trabocchetti emotivi non indifferenti.

La cosa interessante di "Dorohedoro" è che qui non esistono buoni o cattivi, ogni fazione ha pregi e difetti, ragione e torto, l'autrice non ti fa tifare per una fazione piuttosto che un'altra, tutti i personaggi di questa storia sono divertenti, bizzarri, a volte inquietanti, la caratterizzazione dei personaggi è davvero interessante e originale, in un clima a tratti tetro, lugubre, carico di splatter, ma anche tanto humor nero e ironia. Vengono trattati molti temi, come la disparità sociale, il valore dell'amicizia, il desiderio di evolversi socialmente, le ingiustizie, i soprusi e il desiderio di vendetta.

La trama parte con il protagonista Cayman, un umano con un'insolita testa di rettile e delle croci sugli occhi, ritrovato in un vicolo senza memoria e immune alla magia, segno che è stato sottoposto già a diversi incantesimi. Cayman in questo mondo si è fatto numerosi amici, prima fra tutti Nikaido una abilissima cuoca che cerca di portare avanti il suo ristorante a base di gyoza (presto si scoprirà essere in realtà una strega), ma Cayman vuole assolutamente ricordare il suo passato e scoprire chi è in realtà: questo sarà il primo e principale rompicapo di una lunga serie, ma l'autrice è molto abile a svelare le carte in tavola piano piano, con regolarità e con interessanti colpi di scena, arrivando infine agli ultimi volumi chiudendo tutti i cerchi narrativi senza lasciare domande in sospeso.
Se devo fare una nota personale, essendo una serie molto lunga ho notato un po' di pesantezza nelle scene di alcuni volumi dove molti personaggi morivano e resuscitavano come niente fosse, avrei sacrificato volentieri un paio di capitoli per evitare certe scene un po' ripetitive e che potrebbero stancare.

Hayashida ha lavorato a questo manga per ben 18 anni, l'autrice ha dichiarato di disegnare da sola, un lavoro immenso!
Il suo stile è inimitabile e a me è piaciuto tantissimo, le mani sono molto realistiche, si nota lo stile accademico che discosta tantissimo dai suoi colleghi mangaka (che disegnano i tipici volti con gli occhi enormi e niente naso, giusto per intenderci), infatti si è laureata all'accademia delle belle arti di Tokyo, il tratto a volte è volutamente poco preciso e spesso sporco, con una inchiostratura a tratti marcata, che rimanda a un'atmosfera lugubre e oscura, un richiamo perfetto al fango e alla melma tipici di questa storia.

La Planet manga ha fatto un'ottima edizione, peccato non abbia messo pagine a colori! infatti sulle pagine dove in origine erano previste il bianco e nero rende difficile l'identificazione stessa dei dettagli di quei disegni, io le avrei messe a colori assolutamente perché viste online in originale sono bellissime. Su ogni volume alla fine è sempre inserito un capitolo supplementare che va ad aggiungere dettagli su alcune scene e sui nostri protagonisti, devo dire molto carini, io li ho riletti con calma una volta finita la serie.

Consiglio "Dorohedoro" soprattutto a chi non è amante del genere dark fantasy, perché reputo che quando un'opera è ben scritta, possa conquistare anche chi non è amante del genere come la sottoscritta (una apprezzamento simile mi è successo infatti solo con un altro titolo: "Berserk")

Dato che purtroppo questo è un manga poco conosciuto e pertanto sottovalutato, invito tutti a recuperare la serie e dare una possibilità di lettura, vi renderete subito conto dai primi volumi di avere tra le mani una perla rara, una storia interessante raccontata con un stile unico!
A mio parere " Dorohedoro" vale molto più di tanti manga più famosi sul mercato elevati a capolavori.
Correte a leggerlo, non ve ne pentirete!

9.0/10
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A circa trent’anni dalla pubblicazione del manga omonimo scritto e illustrato da Akimi Yoshida, nell’estate del 2018 va in onda “Banana Fish”, anime di ventiquattro episodi prodotto dallo studio MAPPA e diretto da Hiroko Utsumi (“Free!”).

La storia vede come protagonista Ash Lynx, giovane e affascinante capobanda di una delle gang di strada di New York. Un giorno il ragazzo incontra un uomo che, prima di morire, gli consegna una boccetta contenente una strana sostanza e pronuncia le parole “Banana Fish”. Il ragazzo decide così di indagare sulla vicenda, poiché si tratta delle stesse parole che suo fratello Griffin, incapace di intendere e di volere e costretto su una sedia a rotelle, ripete da quando è tornato dalla guerra in Iraq.

Violenza di strada, complotti internazionali, droghe misteriose, associazioni mafiose facenti capo ad etnie differenti, scandali per pedofilia e pedopornografia, rapimenti e sparatorie: sono questi alcuni degli elementi che rendono “Banana Fish” un anime incredibilmente coinvolgente, un prodotto d’intrattenimento capace di tenere lo spettatore incollato allo schermo e di lasciarlo col fiato sospeso per via dei vari misteri che vengono presentati e poi svelati episodio dopo episodio. La serie è dunque un susseguirsi di azione e colpi di scena sorprendenti, che di sicuro non annoierà il pubblico in cerca di una visione movimentata e non banale.

Tuttavia, non è questo l’unico aspetto vincente di “Banana Fish”, e nemmeno quello che mi ha conquistata e mi ha spinta ad assegnare un voto tutt’altro che basso. Ciò che più ho apprezzato dell’opera è infatti il lato introspettivo, che analizza nel profondo la psicologia di un variegato e folto gruppo di personaggi. Quello della Grande Mela, della New York ora buia e difficile, ora sfarzosa e fintamente luminosa, è un palcoscenico su cui si muovono attori diversi per obiettivi ed estrazione sociale. Se da un lato abbiamo infatti politici corrotti, perversi malavitosi e mercenari spietati, la cui essenza è racchiusa fondamentalmente nella loro sete di potere e crudele bassezza, dall’altro troviamo una risma di personaggi ben più umani e caratterizzati. Un destino a cui è complicato sfuggire finisce così per riunire chi desidera svolgere al meglio il proprio ruolo ma si sente costantemente inadatto e sottoposto al giudizio degli altri, chi quel ruolo imposto da qualcun altro vorrebbe abbandonarlo, chi è vittima di crudeltà fin dalla nascita e per questo non riesce ad amare.
E poi, invece, c’è chi ha visto solo il lato più oscuro dell’uomo da quando ne ha memoria, ed è riuscito comunque a trovare qualcosa di puro da proteggere, una persona che di lui vede il lato più nascosto e vulnerabile a sua volta bisognoso di protezione. È questo, essenzialmente, il magnifico legame che viene a crearsi tra Ash ed Eiji, due ragazzi tanto diversi quanto vicini: Eiji, completamente estraneo alla violenza che imperversa tra i vicoli della Grande Mela, riesce a cogliere la bontà e l’insicurezza insite in Ash, riesce a percepire la bellezza e il tepore di una pallida alba in una grigia e fredda New York; Ash, a prima vista indistruttibile e insensibile ai torti subiti, è in realtà un ragazzo estremamente fragile che intravede in Eiji la possibilità di sfuggire al suo destino e diventare un diciassettenne come tutti gli altri.

A supportare dei contenuti tanto validi, vi è un altrettanto valido apparato tecnico. Il character design di Akemi Hayashi svecchia e attualizza quello della Yoshida, pur mantenendone alcuni tratti essenziali tipici degli anni ’80. Ottimi disegni si accompagnano ad animazioni abbastanza fluide per la maggior parte della serie, con occasionali cali qualitativi sparsi qua e là. Gli sfondi iper-realistici ricalcano al meglio gli sgargianti graffiti sugli sporchi palazzi newyorchesi, le finestre scintillanti degli enormi grattacieli e il caldo riflesso del tramonto sul fiume Hudson. Sempre d’effetto le varie OST, splendide tutte e quattro le sigle, in particolare la prima opening “Found & Lost” e la seconda ending “RED”, entrambe eseguite dalla band Survive Said The Prophet.

In conclusione, “Banana Fish” è un anime coinvolgente e dal ritmo adrenalinico, ma allo stesso tempo un’opera struggente e introspettiva, capace di regalarci grandi personaggi che affrontano diversamente il medesimo, ineluttabile destino. La punta di diamante è rappresentata dai due protagonisti e dal loro magnifico rapporto, che più di tutti mette in luce le debolezze e il bisogno di amore dell’essere umano. Il finale, come il resto della serie, è commovente ma mai forzatamente tragico. L’unico difetto? La ripetitività di alcuni avvenimenti nella seconda parte della serie, che comunque non ne intacca il valore complessivo. Voto: 9.