Da ragazzo rimasi affascinato da una serie televisiva che oggi è stata dimenticata da molti, Le avventure del giovane Indiana Jones (The Young Indiana Jones Chronicles), serie che, all'inizio degli anni '90, ci fece conoscere la gioventù di quello che allora era uno degli eroi cinematografici più amati, una vera icona pop. Nel momento in cui ho saputo della realizzazione di una serie animata come Lupin Zero, la mente mi è tornata proprio a questo illustre precedente. Da leggenda a leggenda, specie se stiamo parlando di una figura anch'essa davvero iconica come Lupin III, che ha sempre avuto un passato misterioso. Tra serie, film e special, nel corso di oltre 50 anni ogni traccia sul suo passato, specie quello prima di diventare un ladro di fama internazionale, è sempre stata centellinata, contraddicendosi anche in vari casi. Non poteva quindi che essere accolto con stupore il fatto che fosse in arrivo qualcosa che avrebbe svelato la vita di Lupin tra i banchi di scuola, quando non sapeva ancora che fare da grande, impegnato a svolgere il classico ruolo di adolescente in contrasto con le indicazioni paterne.






Fa strano vero? A contribuire poi al senso di straniamento del fan medio è il character design particolare che in pratica ci riporta la fisionomia più che conosciuta del ladro gentiluomo ma in fattezze più piccole. Non solo: nonostante la sua giovane età, anche i comportamenti di questo imberbe ragazzino sono più che familiari. Ruba sfacciatamente, sfida criminali più che navigati, difende le belle donne nei guai. Già dalle prime battute della prima puntata ci troviamo di fronte a un personaggio più che formato, anche se, ammettiamolo, lontano da quel personaggio immorale e spietato della prima serie, quella in giacca verde. Qui siamo di fronte a un Lupin che sembra più un mix tra il simpatico birbante di Miyazaki e quello della seconda serie.

Detto questo, non possiamo che stamparci un sorriso da fan nel vedere la genesi dell'amicizia di una vita tra Lupin e Jigen. Rapporto nato per caso (sono entrambi nella stessa scuola, anche se Jigen la frequenta poco), ma sbocciato nel più classico dei momenti in una storia di Lupin: uno scontro a fuoco! Qui i ragazzi finiscono di "annusarsi" e iniziano a comprendere di parlare la stessa lingua, pur vestendo abiti e venendo da mondi totalmente differenti.
 
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Lupin è un ragazzo ricco alle prese con il peso delle grandi aspettative che il suo nome porta. Ha tutte le capacità e l'intelligenza per diventare un grande ladro come il suo omonimo nonno. Allo stesso tempo, è ancora abbastanza giovane da scegliere invece di condurre una vita normale come da desiderio paterno, e non c'è dubbio che potrebbe trovare un grande successo anche dalla parte giusta della legge. Ma Lupin non vuole seguire nessuna delle due strade, è un ribelle e vuole trovare il suo percorso, senza aiuti o interferenze. Per far questo però, data la sua giovanissima età, è ancora alla ricerca di conferme, di qualcuno (non della sua famiglia) che lo aiuti nel percorrere i passi giusti. Qualcuno come Jigen.
 
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Quest'ultimo, dicevamo, viene da un contesto completamente opposto al futuro partner in furti e rapine. Ha trascorso i suoi anni formativi passando da una zona di conflitto all'altra, combattendo sempre la guerra di qualcun altro. Anche in un paese apparentemente pacifico come il Giappone, viene utilizzato come mero strumento di morte. L'incontro con Lupin gli apre invece un nuovo scenario, quello di combattere una propria battaglia con una persona accanto che lo capisce e che lo completa. Splendida, a tal proposito, la scena in cui Lupin, ormai deciso a diventare un ladro ma alle sue regole, decide che il suo primo vero furto debba essere proprio il cuore dell'amico Jigen!
 

A parte il rapporto tra i due protagonisti, a rendere Lupin ZERO una serie davvero meritevole sono i continui omaggi e riferimenti a una delle serie più amate del ladro gentiluomo, la prima storica in giacca verde, di cui riesce a catturare le atmosfere e ad avvolgerle in un anime moderno ma, appunto, dal sapore classico, che tutta la famiglia può apprezzare.

Dalle superbe nuove versioni della musica di Takeo Yamashita (fantastico riascoltare "AFRO"LUPIN'68") riarrangiate da Yoshihide Otomo, alle iper nostalgiche opening/ending, ai colorati personaggi secondari, alla stilosissima scelta di mostrarci le animazioni in qualità SD come fosse un titolo da VHS. La serie, d'altronde, è ambientata negli anni '60, e cerca di farci respirare a pieni polmoni tutto ciò che ha contraddistinto i primi passi di Lupin animato e di conseguenza del suo fandom, in modo da soddisfare sia i nuovi che i vecchi fan. Questi ultimi non potranno non emozionarsi nel guardare ogni dettaglio e scoprire le citazioni.

 

Lato doppiatori il lavoro svolto è stato davvero particolare e ben riuscito. Una chicca dare il personaggio del padre di Lupin a Toshio Furukawa, che era stato il ladro gentiluomo solo una volta nel film Lupin III - La cospirazione dei FumaTasuku Hatanaka è stato un Lupin più che convincente, riuscendo a dargli l'imprinting che ci aspetteremmo da un carattere istrionico ma altamente romantico come è stato qui tratteggiato il protagonista, come è stato Shunsuke Takeuchi, anche se all'inizio ho avuto un senso di straniamento a sentire una voce così profonda su quello che doveva essere un ragazzino delle medie.

 
Lupin Zero cast   Lupin Zero cast
 

Al netto quindi di alcune scelte che possono interrompere il senso di incredulità, come il fatto che ragazzini delle medie possano fumare, guidare e frequentare certi locali notturni, questa mini serie prodotta da TMS Entertainment (come sempre quando si tratta di questo franchise) è davvero una boccata d'aria fresca per i fan di Lupin, usciti piuttosto delusi dalla sesta serie. Un risultato positivo ottenuto sicuramente grazie alla breve durata di sei episodi e al fatto che è stata rilasciata per lo streaming, senza la necessità di scadenze televisive ravvicinate. Questo però senza nulla togliere all'ottimo lavoro fatto dallo staff, a partire dal regista Daisuke Sako, (già direttore delle animazioni di  e ), al character design di Asami Taguchi (Lupin III – L’avventura italiana), che sarebbe forse meritevole di lavorare ancora sul personaggio, magari quello adulto. Dalle intense sequenze d'azione ai momenti più intimi e romantici, la serie non ha mai avuto sbavature di natura tecnica. 
 
ZERO, insomma, prende principalmente tutte le cose migliori di Lupin e celebra le origini del personaggio con una nuova storia ben raccontata, senza problemi di ritmo o animazioni. Sei episodi che volano forse troppo velocemente, fondendo magistralmente azione a tinte forti e umorismo in un soggetto inedito che si riallaccia alla prima serie animata del 1971, per diventare un moderno “cult” per i fan storici del personaggio creato da Monkey Punch e per le nuove generazioni di appassionati.
Fatevi rubare il cuore da questo birbante anche voi ancora una volta, vi assicuro che non ve ne pentirete! Tutti gli episodi sono disponibili in lingua originale sottotitolata grazie ad Anime Factory, in attesa della versione doppiata che arriverà a pochi mesi di distanza su Amazon Prime Video.