Recensione
Chrno Crusade
10.0/10
Che i giapponesi in generale siano attratti, anzi sarebbe meglio corretto affermare innamorati, dalle leggende e dalla “mitologia” occidentale è ormai un dato di fatto inequivocabile, così come il loro interesse passi anche attraverso l’esplorazione e la comprensione delle varie religioni di un mondo lontano anni luce dalle loro concezioni.
Ignaro di cosa fosse esattamente Chrno Crusade, cominciai a vederlo senza sapere a ciò che andavo incontro e dopo essermelo gustato, averlo assorbito e vissuto minuto per minuto posso tranquillamente dire di aver assistito ad un capolavoro con la C maiuscola.
Un incrocio fra credenze popolari, religione cristiana e fantasy retrò condito da immagini quasi iconografiche di demoni dell’inferno, entità misteriose, luci e ombre che rimandano ai misteri della creazione.
Questa è la storia di Rosetta, una suora piuttosto “speciale”, che assieme al suo amico Chrono (Chrno in originale, l’adattamento in italiano ha storpiato il nome donandogli una vocale in più), lavora come cacciatrice di demoni nell’America di inizio ‘900.
Come incipit pare abbastanza fantasioso. Rosetta vive in un monastero di suore che pare più un distaccamento segreto atto a debellare il male che si annida nella società, e non solo in senso metaforico. Chrono invece è un giovane ragazzo dall’aspetto curioso, capelli scuri e pelle olivastra, dai tratti che non ricordano proprio un essere umano. Aiuta Rosetta nelle sue missioni, ma non è per niente ben visto dal resto della comunità ecclesiastica dove vivono le suore. Tuttavia, i due sono legati da un indissolubile quanto commovente segreto e oltre a lavorare come cacciatori di demoni, sono alla ricerca del fratello scomparso della protagonista, di nome Joshua, fattore che li porterà ad affrontare un’avventura incredibile e piena di colpi di scena.
La caratterizzazione dei personaggi è sia il punto forte che una delle peggiori lacune dell’anime: alcuni sono troppo stereotipati, figure viste e riviste nel mondo dell’animazione nipponica sia shonen che shoujo, altre invece sono tocchi di classe senza precedenti, che se anche possono sembrare ispirati a figure già esistenti posseggono un carisma, una verve e un potere calamitante incredibile: fra tutti ho preferito la figura di Aion (letteralmente “Satana” dall’ebraico, uno dei tanti nomi del Demonio), uno dei migliori “cattivi” mai apparsi in tutti gli anime esistenti, una figura bivalente e profondamente studiata dagli autori, che nasconde molto più di quello che può sembrare.
In realtà questo prodotto è ispirato all’omonimo manga di Diasuke Moriyama e possiede un finale completamente diverso, ben più tragico della sua controparte cartacea, oltre che diversi passaggi modificati dalla storia che potremmo definire “originale”. Per assurdo ho apprezzato molto di più questo epilogo, forse per la mia passione per le storie drammatiche e sentimentali o semplicemente perché è riuscito a trasmettere quel senso di tristezza, angoscia e disarmante realtà che alla fine tutta la vicenda vuole comunicare: la speranza è l’ultima a morire, ma il futuro dell’uomo è esclusivamente nelle sue stesse mani e non dipende certo da un destino imperscrutabile.
Inoltre, l’ultima manciata di minuti dell’ultimo episodio propone un agghiacciante evento storico avvenuto realmente e che fa riflettere su profondi aspetti sia della religione che delle credenze di vario genere. In generale il prodotto si presenta come un anime d’azione con tanto di sparatorie, combattimenti volanti e scontri bestiali fra creature sovrannaturali, ma la chiave di tutto non è certamente lo stampo “shonen” e i duelli.
Tecnicamente si mostra un ottimo prodotto e l’idea di offuscare con una leggera, sinistra nebbiolina le scene più inquietanti e spaventose l’ho trovata davvero geniale: in certi frangenti rende un senso di oppressione e ansia quasi tangibili, creando un’atmosfera davvero appropriata. Il chara design, praticamente identico al manga l’ho trovato superlativo, molto deciso nel tratto e davvero curato. L’abbinamento cromatico adottato per i protagonisti rende loro giustizia (il completo bianco di Aion è una metafora estrema, colui che risplende e che allo stesso tempo più di ogni altro è nero nell’anima), e in tutti e 24 gli episodi solo in pochi sporadici casi il livello artistico cala così tanto da poterne risentire. Interessanti opening e ending, utile “alla causa” la colonna sonora in generale, nulla di trascendentale ma di sicuro supporto alle scene. Come a riprova della cura messa per la figura di Aion, anche i motivi musicali a lui legati spiccano per intensità e bellezza.
A parte qualche forzatura di trama per far coincidere alcuni elementi discordanti dal manga, tutto sommato siamo di fronte ad un lavoro strepitoso che trova nella sua trama una delle tante rivisitazioni nipponiche alla intricata e interessante vicenda del cristianesimo, degli angeli e dei demoni. Il finale mi ha davvero commosso e non solo per ciò che si potrebbe pensare. Pone una semplice quanto reale riflessione: se il mondo e le civiltà che lo abitano sono giunte ad un punto piuttosto delicato della loro esistenza, è solo ed esclusivamente merito (o colpa) dell’uomo stesso? O di fattori esterni? Il libero arbitrio esiste o è semplice frutto delle nostre azioni?
Pessimismo o realismo?
Da vedere assolutamente.
Ignaro di cosa fosse esattamente Chrno Crusade, cominciai a vederlo senza sapere a ciò che andavo incontro e dopo essermelo gustato, averlo assorbito e vissuto minuto per minuto posso tranquillamente dire di aver assistito ad un capolavoro con la C maiuscola.
Un incrocio fra credenze popolari, religione cristiana e fantasy retrò condito da immagini quasi iconografiche di demoni dell’inferno, entità misteriose, luci e ombre che rimandano ai misteri della creazione.
Questa è la storia di Rosetta, una suora piuttosto “speciale”, che assieme al suo amico Chrono (Chrno in originale, l’adattamento in italiano ha storpiato il nome donandogli una vocale in più), lavora come cacciatrice di demoni nell’America di inizio ‘900.
Come incipit pare abbastanza fantasioso. Rosetta vive in un monastero di suore che pare più un distaccamento segreto atto a debellare il male che si annida nella società, e non solo in senso metaforico. Chrono invece è un giovane ragazzo dall’aspetto curioso, capelli scuri e pelle olivastra, dai tratti che non ricordano proprio un essere umano. Aiuta Rosetta nelle sue missioni, ma non è per niente ben visto dal resto della comunità ecclesiastica dove vivono le suore. Tuttavia, i due sono legati da un indissolubile quanto commovente segreto e oltre a lavorare come cacciatori di demoni, sono alla ricerca del fratello scomparso della protagonista, di nome Joshua, fattore che li porterà ad affrontare un’avventura incredibile e piena di colpi di scena.
La caratterizzazione dei personaggi è sia il punto forte che una delle peggiori lacune dell’anime: alcuni sono troppo stereotipati, figure viste e riviste nel mondo dell’animazione nipponica sia shonen che shoujo, altre invece sono tocchi di classe senza precedenti, che se anche possono sembrare ispirati a figure già esistenti posseggono un carisma, una verve e un potere calamitante incredibile: fra tutti ho preferito la figura di Aion (letteralmente “Satana” dall’ebraico, uno dei tanti nomi del Demonio), uno dei migliori “cattivi” mai apparsi in tutti gli anime esistenti, una figura bivalente e profondamente studiata dagli autori, che nasconde molto più di quello che può sembrare.
In realtà questo prodotto è ispirato all’omonimo manga di Diasuke Moriyama e possiede un finale completamente diverso, ben più tragico della sua controparte cartacea, oltre che diversi passaggi modificati dalla storia che potremmo definire “originale”. Per assurdo ho apprezzato molto di più questo epilogo, forse per la mia passione per le storie drammatiche e sentimentali o semplicemente perché è riuscito a trasmettere quel senso di tristezza, angoscia e disarmante realtà che alla fine tutta la vicenda vuole comunicare: la speranza è l’ultima a morire, ma il futuro dell’uomo è esclusivamente nelle sue stesse mani e non dipende certo da un destino imperscrutabile.
Inoltre, l’ultima manciata di minuti dell’ultimo episodio propone un agghiacciante evento storico avvenuto realmente e che fa riflettere su profondi aspetti sia della religione che delle credenze di vario genere. In generale il prodotto si presenta come un anime d’azione con tanto di sparatorie, combattimenti volanti e scontri bestiali fra creature sovrannaturali, ma la chiave di tutto non è certamente lo stampo “shonen” e i duelli.
Tecnicamente si mostra un ottimo prodotto e l’idea di offuscare con una leggera, sinistra nebbiolina le scene più inquietanti e spaventose l’ho trovata davvero geniale: in certi frangenti rende un senso di oppressione e ansia quasi tangibili, creando un’atmosfera davvero appropriata. Il chara design, praticamente identico al manga l’ho trovato superlativo, molto deciso nel tratto e davvero curato. L’abbinamento cromatico adottato per i protagonisti rende loro giustizia (il completo bianco di Aion è una metafora estrema, colui che risplende e che allo stesso tempo più di ogni altro è nero nell’anima), e in tutti e 24 gli episodi solo in pochi sporadici casi il livello artistico cala così tanto da poterne risentire. Interessanti opening e ending, utile “alla causa” la colonna sonora in generale, nulla di trascendentale ma di sicuro supporto alle scene. Come a riprova della cura messa per la figura di Aion, anche i motivi musicali a lui legati spiccano per intensità e bellezza.
A parte qualche forzatura di trama per far coincidere alcuni elementi discordanti dal manga, tutto sommato siamo di fronte ad un lavoro strepitoso che trova nella sua trama una delle tante rivisitazioni nipponiche alla intricata e interessante vicenda del cristianesimo, degli angeli e dei demoni. Il finale mi ha davvero commosso e non solo per ciò che si potrebbe pensare. Pone una semplice quanto reale riflessione: se il mondo e le civiltà che lo abitano sono giunte ad un punto piuttosto delicato della loro esistenza, è solo ed esclusivamente merito (o colpa) dell’uomo stesso? O di fattori esterni? Il libero arbitrio esiste o è semplice frutto delle nostre azioni?
Pessimismo o realismo?
Da vedere assolutamente.
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