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Voglio cominciare questa recensione con delle premesse. Questo film va visto con lo spirito giusto per carpirne la totale essenza. Non è un’opera creata per farci del merchandising.
È il secondo film del grande studio Ghibli che vedo (il primo è stato “Principessa Mononoke”), e devo dire che gli ottimi commenti, riferiti a questa casa di produzione sono più che meritati.

Quest’opera, tratta dall’omonimo libro, è diretta dal maestro Isao Takahata (co-fondatore dello studio Ghibli insieme a Miyazaki), per raccontare attraverso gli occhi di due bambini un lato della guerra che va oltre le battaglie, i dispiegamenti di eserciti o piani di conquista da megalomani, quel lato che non si vede nei libri di storia perché realmente è sporco e fa troppo orrore per essere raccontato.
La storia si svolge durante l’ultima estate della Seconda Guerra Mondiale nel 1945, quando l’Impero Giapponese è ormai al collasso. I bombardamenti americani privano giorno dopo giorno la popolazione dei mezzi per sopravvivere: dalle case al cibo, dal lavoro alla speranza di un futuro migliore. In questo turbine di eventi due ragazzini dovranno cercare di sopravvivere con le loro esili forze, potendo contare solo su loro stessi e la loro voglia di vivere, quella voglia di vivere che si manifesta così splendidamente quando si è bambini. Non voglio dilungarmi, altrimenti spiffererei troppo, dato che il mio intento è solo quello di introdurvi la trama generale per non rovinare la visione a nessuno.

Dal punto di vista della grafica lo studio Ghibli è impeccabile come sempre, con movimenti fluidi che si adattano al tipo di personaggio sia per il ruolo che ricopre, che per la propria età. Il doppiaggio italiano non è stato da meno, anzi, esso ha saputo immedesimarsi alla perfezione particolarmente nelle scene drammatiche. L’audio si è dimostrato all’altezza dell’opera, con struggenti melodie che si mescolavano a dovere con le eventi.

Secondo una mia opinione è un film da vedere nella vita, ma una sola volta, dato che un tale pugno nello stomaco non sarei capace di sopportarlo di nuovo (almeno io). Non fate l’errore di vederlo con l’idea di ridere con degli amici, anzi, qualche lacrima potrebbe anche scapparci.
Sperò di aver stimolato la vostra curiosità e vi auguro una buona visione. Sono sicuro che non ve ne pentirete.